11°
capitolo
Si era sottoposto a molte consulenze
mediche, e uno dei dottori era riuscito a dargli una prima diagnosi,
l’impiego
prolungato del teaser, utilizzato soprattutto alla schiena
all’altezza della
colonna vertebrale, aveva creato delle correnti elettriche tanto forti
da
sconvolgere il metabolismo delle ossa, dunque la produzione di midollo.
Ma
questa era solo un’ipotesi.
Sdraiato sul proprio letto vestito con i
soli boxer, respirava lentamente. La casa era riscaldata e non sentiva
freddo
sulla pelle, la sensazione sgradevole era nel suo cuore. Sentiva un
freddo
pungente, amarezza ed un velo di tristezza. Insomma era deluso. Reid
era
svanito, non gli aveva rivolto parola, non si era fatto sentire ma
soprattutto
non si era ancora presentato, Garcia gli aveva telefonato circa alle
16.30
avvertendolo di andare subito a casa dopo le analisi perché
una piacevole
visita lo attendeva e invece era solo. Completamente solo.
Schioccare
le dita e far apparire decine di
ragazze? Chiamare un paio di amiche e passare una serata fra sesso e
alcool?
No, preferiva rimanere lì, sdraiato, sul suo letto a fissare
il soffitto color
crema.
Pensare
che io odio quel colore, così tenue... insipido! Decisamente
nel
nuovo appartamento sarà tutto, uhm... ROSSO!
Borbottò
sbuffando come una ciminiera. Era
frustante non poter dire in modo chiaro quello che desiderava esternare
da così
tanto tempo! Senza contare che il ragazzino lo aveva deluso per ben due
sere di seguito! Era troppo! Quei
pensieri su di lui… su di loro, erano solo fantasie
adolescenziali che lo stare
a contatto e lo stress del rapimento avevano acuito!
MALEDIZIONE!
Urlò
per sfogarsi, liberare la rabbia e
l’oppressione del suo cuore.
BASTA!
Non ce la faccio… più
Un
rumore, aveva sentito un rumore. Si mise
a sedere, allungò il braccio e da sotto il cuscino estrasse
la sua piccola
pistola di scorta. Afferrò i pantaloni della tuta e con una
sola mano li
infilò, la camera era immersa nel buio.
Era sicuro che fosse tutto chiuso al piano inferiore, ma
doveva
controllare, aveva sentito quel rumore! Fece qualche passo,
guardò lentamente
oltre la soglia della porta, il corridoio era libero. Uscì
spalle al muro e
sgattaiolò fino alle scale, osservò con
precisione ogni angolo, le ombre
proiettate dalla luce esterna erano le solite di sempre, nulla da
segnalare.
Scese scalino per scalino piegando le ginocchia e tendendo le braccia
attaccate
al corpo, pronto però a scattare, la sicura già
tolta e il colpo in canna,
pronto a sparare.
Arrivò alla fine delle scale, altro
corridoio, si appiattì al corrimano e sbirciò da
sopra di esso, niente ancora.
Si alzò e lo percorse tutto, ispezionò la camera
degli ospiti, lavanderia e
bagnetto. Infine arrivò al soggiorno, guardò a
destra e a sinistra, nulla. Non
c’era indizio di una possibile intrusione. Veloce
arrivò al divano e si piegò
dietro di esso, in modo da poter vedere cosa accadeva in cucina, senza
esser
visto. Con qualche altro passo, continuando a tener gli occhi aperti
arrivò
alla cucina, niente neanche lì. Rasserenato emise un respiro
di sollievo e
accese la luce del salone per non inciampare nel tappeto o
chissà che altro,
s’incamminò poi verso l’entrata
anteriore per controllare se fosse stato
qualche animale a fare quel rumore, ma sulla poltrona vide qualcosa. Si
voltò
completamente e
Terry!
-
Sylette Theebel Laigree! Prego –
Agghiacciato
l’agente di colore non sollevò
neanche il braccio per puntargli contro la pistola, continuava solo a
osservarla.
-
Morta? –
SI!
Esclamò
arrabbiato poi si ricordò di avere la
pistola e così la punto sulla donna, che sedeva
scompostamente con il vestito
rosso attillato, assolutamente troppo corto, che le scopriva le gambe e
la scollatura che mostrava
tutto quello che poteva mostrare.
Non
dovresti… essere qui!
-
Davvero? –
Sì,
certo!
-
Uhm… e tu? –
Io
cosa?
-
Tu sei qui… giusto? –
Certo!
-
Allora perché sei qui? –
Io
non… capisco! Vuoi prendermi in giro! Tu tu
-
Affatto, tu non dovresti essere qui,
perché sei come me: Morto! –
NOOOH
No,
no, non è vero! No!
Morgan!
Mooorgan! Svegliati! DEREK!
L’urlo
di Reid gli arrivò alle orecchie
ferendole e causando così il risveglio improvviso
No,
no io… tu, Spencer? Reid… tu
Il
ragazzo era seduto al suo fianco, gli
stringeva ancora le mani sulle spalle ed era chino; poteva sentire il
suo
profumo, sentire il calore del suo corpo, vedere dentro quegli occhi
troppo
vispi. Scosse con forza il capo per scacciare tutti quei pensieri e
finalmente
riprese totalmente conoscenza.
Sono
entrato, tua madre… mi aveva dato le chiavi di questa casa,
scusa se non te
l’ho mai detto. Ti sentivo urlare, ma non ti svegliavi. Eri
in uno stato di
trans… di coma profondo! Non potevo interagire con te! Non
c’era niente che
potessi fare e urlavi, hai detto… tu sei morta…
Morgan?
Come
sempre il ragazzo non si risparmiò dal
parlare ininterrottamente sommergendolo così di parole.
Io
stavo… sognando
NO!
Non eri nella fase REM, ho controllato le pupille e le palpebre! Tu
eri… in
coma, avevi un allucinazione o stavi rivivendo qualcosa. Oh cavolo: le
torture,
tu stavi
No,
io.. è che l’ho vista, ok?
Quando
si accorse di avere praticamente il ragazzo
addosso si tirò indietro, mettendosi a sedere, Reid
però non indietreggiò e gli
rimase di fianco, molto vicino, intenzionato a farsi dire quello che
era
accaduto.
Era
lei, punto. Io l'ho visto lei… e mi diceva che ero morto
anche io
Reid
spalancò gli occhi e si sentì
impietrito, non poteva certo proteggere Morgan anche nei suoi sogni,
l’aveva
uccisa una volta, non poteva ripetere la cosa irrompendo nella mente
dell’agente di colore.
Tu
lo
sai, vero, che sei vivo? Che respiri? Che senti dolore, ma anche gioia!
Che sei
circondato da persone che ti vogliono bene! Che puoi aver fame, sete,
provi
paura e eccitazione! Tu sei vivo!
Parlò
come sempre per istinto, aveva uno scopo stavolta, voleva dargli una
scossa, fargli capire che c’era davvero un rapporto speciale
tra loro, non avrebbe permesso ancora per molto che pensieri come
quello lo
spaventassero. Era vivo ed era seduto di fronte a lui, sul proprio
letto, in
boxer e…
Oh…
caspita sicuro che non fosse un sogno… di un altro tipo?
Domandò
per sdrammatizzare, la nudità
improvvisa dell’uomo lo aveva messo in forte imbarazzo, era
entrato e lo aveva
soccorso senza prestare minimamente attenzione al suo essere quasi
totalmente
nudo. Si tirò finalmente indietro mettendosi ben in piedi a
un metro
dal letto del collega.
Come?
Ah, no. È che… mi ero fatto una doccia dopo gli
esami, mi ero asciugato e
volevo riposarmi un po’, poi mi sono addormentato.
A
che
ora hai finito gli esami?
Alle
16.20 circa, perché?
Perché
sono le 20 passate!
Aveva
dormito per almeno due ore e mezza, come poteva essere successo?!
Indossava ancora i boxer e la porta della
camera era chiusa, la pistola? Allungò il braccio e ne
tastò il profilo, era
ancora al suo posto, quindi era un sogno! Uno stupido sogno!
Quindi…
hai dormito molto. O forse sei svenuto! Morgan sei sicuro che vada
tutto bene?
Le tue analisi? Che esiti danno? Non c’è qualcosa
che non hai ancora detto a
nessuno ma che dovresti dire, è la tua salute, è
importante per noi sapere
Sto
bene, a parte… un piccolo problema al midollo
“Ecco
l’ho detto!”
Oh…
caspita! Beh c’era da aspettarselo, le sollecitazioni
elettriche possono
interferire certe volte con le risposte neurologiche, anzi era davvero
logico
pensarlo. Ma ti stanno curando? Ti stanno dando dei farmaci,
integratori,
qualcosa per stabilizzare la produzione eh… oh…
aspetta… tu non lo hai detto a
nessuno, perché? È così grave?!
No,
no… cioè poteva esserlo, ma la produzione
è aumentata e… non c’è
niente di cui
preoccuparsi e
D’accordo
Morgan
Reid
non era un tipo perspicace, non se si
parlava di sentimenti umani, eppure lo sguardo triste di Morgan
l’aveva capito,
non voleva parlare di quell’argomento, lo faceva
sentire… ferito? Umiliato?
E
così sei venuto?!
Certo,
perchè non avrei dovuto??
Il
cambio improvviso di registro spiazzò il
ragazzo. Morgan non lo guardava negli occhi, Morgan gli dava le spalle,
Morgan
aveva le spalle curve.
Comunque,
puoi anche andare ora. Grazie per esser passato
Reid
s’irrigidì confuso e rattristato, era
andato fin lì per vederlo, dargli due sacchetti di cartone
pieni zeppi di
prelibatezze orientali e scambiare quattro chiacchiere sulle nuove
prove
fisiche dei cadetti, ogni anno infatti venivano selezionati venti
ragazzi fra i
migliori che sarebbero stati messi ancora più sotto stress e
loro due
“scommettevano” su chi sarebbe risultato il
migliore. Aveva pensato di stare
con lui per tutta la sera, scherzare, ridere e trovare un po’
di equilibrio,
ciò che gli serviva in quei giorni, soprattutto ora che era
ad un passo dalla
verità sul caso che stava seguendo.
Io…
pensavo di mangiare con te
Confessò
mostrando un piccolo sacchetto
bianco di carta, un pacchetto speciale solo per Morgan, il resto della
cena era
al piano inferiore.
Un
uccellino mi ha detto che adori la cucina orientale, questi sono due
speciali
involtini primavera, ho chiesto personalmente di aggiungerci del carry
rosso e
dello sciroppo di soia
Sempre
Garcia?
No,
Prentiss, ti ha sentito e visto ordinare un paio di volte
durante le nostre
cene post caso risolto, in entrambi casi stavi abbordando una bella
mora.
Parole sue, ovvio!
Nonostante
quello scambio di battute Morgan
era ancora voltato e la sua voce non aveva cambiato intonazione.
Puoi…
andare, davvero! Sarà per la prossima volta
Reid
ebbe un tuffo al cuore, era preparato
a Morgan in preda all’eccitazione (pre assalti, post assalti
o nelle serate in
compagnia di belle donne), conosceva il lato furibondo e irritabile,
aveva
visto alcune volte il lato tenero e giocoso, ma mai aveva sentito
disperazione
e rassegnazione nella sua voce. Cosa diavolo stava succedendo a Morgan?
Ma
io, ascolta ti prego
Lo stava supplicando? E da quando? E perché? Per avere un po’ di attenzione!
Tanto non ho fame!!
L’uomo
di colore che si era alzato e
diretto in mezzo alla stanza doveva essere qualche genere di ultracorpo
proveniente da Marte, altrimenti perché diavolo Derek Morgan
era disperato?
Ascolta,
io ora scendo. Mi faccio un the, quando e se vorrai... io
sarò in cucina. Non ti
lascio in questo stato, a casa, da solo...
Reid
si voltò avviandosi verso la porta, convinto in
ciò che
aveva appena detto, non avrebbe lasciato da solo Morgan!
Lascia
stare, davvero!
La
voce di Morgan perse l'esitazione di poco prima, l'uomo si
avvicinò al ragazzino che era già arrivato alla
fine del
corridoio, non voleva essere fermato ne tanto
meno pregato, lui sarebbe rimasto lì anche contro la sua
volontà, glielo
doveva… e un po’ lo doveva anche a se stesso.
Reid...
SPENCER!
Lo
chiamò con voce decisa, nonostante il tono grave, ma il
dottore lo ignorò
iniziando a scendere le scale. Morgan gli corse dietro e lo
afferrò per un
braccio strattonandolo.
Ragazzino,
sta al posto tuo. Nessuno ti ha chiesto di venire ne tanto meno di
restare, ora
vedi di prendere le tue cose e sparire dalla mia vista sono stato
abbastanza
chiaro?!
Urlò
a squarcia gola dritto davanti a lui
a metà delle scale, due gradini più in alto di
Reid, che voltato di tre quarti
non aveva neanche estratto la mano dalla tasca. Lo guardava seriamente
dispiaciuto, ma affatto terrorizzato.
SCORDATELO
Rispose
in un mormorio, strattonando il braccio per
liberarsi dalla presa dell'uomo.
Come
scusa?!
Si,
scordatelo! Ieri sei stato gentile con me, anzi lo sei sempre stato.
Sei
l’unico che mi ha sempre trattato da essere umano e non da
bomboniera/pc
portatile/archivio tutto sapere!
Era
una dichiarazione bellica o d’amore?
Era una specie di confessione, mal celata da parole di cortesia o una
vera
sviolinata nei suoi confronti? Mortalmente abbattuto Derek dovette
ripiegare,
lasciò andare il braccio del ragazzino scuotendo forte il
capo.
Ragazzino...
Soffiò
stancamente, poi rialzò lo sguardo
fissandolo in quello del ragazzo più giovane. Dereck si
sentiva come una pantera pronta
all’attacco e davanti a lui vedeva un delizioso cerbiatto che
sbatteva i grandi occhi
spauriti. Si leccò le labbra senza riflettere, ma
lasciò subito svanire i pensieri livemente erotici
e riprese il controllo. Si voltò, salì le scale e
rientrò in camera cercando di ritrovare l'equilibrio
interiore.
Il
dottore arrivò subito dopo in cucina, si
abbandonò
ad un sorrisino compiaciuto e si mise a cercare senza fretta
la teiera e le bustine per il the ad infusione. Aveva una tale
confusione ed
ansia addosso, non per Morgan, perchè tanto ormai aveva
capito
cosa stava succedendo
nel suo cuore, il problema era ciò che Morgan
provava per
lui, quello lo rendeva confuso e instabile.
Le buste con la cena erano rimaste sul
bancone della cucina, se mai Morgan fosse sceso avrebbe scaldato
ciò che
preferiva e avrebbero cenato, solo loro due… insieme, come
sarebbe dovuto succedere già da due giorni. Forse fino a
quel
momento non si erano mai davvero fermati a chiedersi del
perchè
di quel continuo cercarsi, tantomeno si erano chiesti che cosa era
successo in quei giorni di ricovero di Morgan?! Non avevano
più
parlato, nessuno dei due aveva provato ad accennare anche solo al fatto
che fosse successo qualcosa. Insomma erano due adolescenti intimiditi.
Quel periodo aveva portato Reid ad abbattersi e se non avesse avuto
quel caso in mano probabilmente avrebbe chiesto delle ferie anticipate
visto che non aveva concentrazione e lucidità per tornare ai
normali incarichi.
Nonostante la “pausa” però non
aveva ancora terminato di lavorare quel giorno: doveva esaminare ancora
molti
documenti e capire quella conversazione, l’ultima che era
intercorsa tra lui e l'imputato, quella che aveva portato
alla firma.
Seduto ad uno degli sgabelli del bancone,
Reid si versò dell’acqua da una caraffa. Si
sentiva sostanzialmente inutile e
del tutto fuori luogo, ma non se ne sarebbe andato, non ora, non dopo
quello
che era accaduto.
Reid,
dimmi… perché
Il
dottore, per nulla sorpreso dal
repentino arrivo dell’agente di colore si volse per poterlo
guardare,
indossava solo il pantalone della tuta, il petto si alzava e abbassava
molto velocemente,
era ancora in preda agli spasmi della rabbia.
Perché
sono qui? E' questo il punto?!
Perché
sta… succedendo tutto questo? Tu… e io
Domandò Morgan
sentendo scivolar via
tutti i pensieri orribili e terribili, sul mondo e su di loro, anche
l’ipotesi
di essere gay ormai non era più che un pensiero come un
altro.
Tu
e
io, già... io, non lo so, cosa, ne perché, ne
come... io non lo so!
Balbettò
voltandosi completamente verso l'altro, appoggiando
la schiena al bancone, mentre Morgan si avvicinava a lui.
Perché
mi porti la cena?! Perché vengo fino a casa tua per vedere
come stai? Perché ti
seguo con lo sguardo ogni volta che esci da una stanza?!
Perchè non posso non sfiorarti quando ti passo accanto?
Tutti quegli interrogativi detti in un lungo mormorio erano diretti a se stesso, ma li stava pronunciando a voce "alta" coinvolgendo così anche Reid, che non conosceva una delle risposte. In quel momento poi difronte all'uomo scosso, provato e tremendamente arrabbiato, non sapeva neanche che cosa doveva dire.
Per…perché..
io
Balbettò
di nuovo il dottore, trovandosi
sempre più vicino il corpo dell’uomo, che non
aveva smesso di avanzare verso di lui.
Ti
prego non farlo, Morgan! Picchiandomi non risolverai nulla, e'
perchè vuoi cancellare tutto, no? Beh non
c’è stato
niente, nessun contatto, nessun bacio, NIENTE! E
io…
non provo assolutamente nulla... E' questo che vuoi no?!
Chiese
con la voce incrinata e l'affanno. Morgan gli si
avvicinò con uno scatto, lo afferrò per le spalle
e lo strinse a se, con
forza, con rabbia, in un abbraccio che non aveva nulla di
affettuoso.
Cazzo, non capisci! Genietto illustre che può risolvere problemi cosmici, ancora non hai capito che io odio sentirmi debole e indifeso, cazzo! E tu mi fai sentire esattamente in questo modo... Ascoltami Reid.. Spencer, quello che è successo durante e dopo il mio rapimento è qualcosa di… surreale, non so quello che è accaduto si possa definire, non so neanche perchè c'è stato, quello che c'è stato. Insomma posso dirti solo che...
Ci
siamo baciati, io ti ho baciato. Morgan.. è questo il punto!
Non
c'è nulla da definre, le cose sono andate così!
Morgan,
hai tutto il tempo di questo mondo, ma ti prego chiarisciti le idee e
non tagliarmi
fuori. Non puoi aver cambiato idea così… tanto,
perché nonostante le influenze
esterne tu, rimani lo stesso, io lo so...
Colto
da una specie di raptus Reid tornò
vicino all’uomo di colore stampandogli un bacio sulla
guancia,
avrebbe voluto avere più coraggio o meno pudore e dargli un
altro genere di bacio, ma si era accontentato quella volta!
Ci
vediamo domani, promesso! Tu chiarisciti con te stesso. Io so quello
che è
successo, e so che c’è qualcosa fra noi,
quindi… per me, insomma, beh vorrei…
ecco… capito, no?!
Nonostante la confusione in quelle parole era chiaro che il dottore avrebbe voluto approfondire quel "qualcosa" e non scordarlo o lasciarlo da parte. Senza aspettare la risposta dell'uomo, corse fuori dalla stanza, dimenticando parte delle cose che aveva con se, e uscì dalla porta di caso sospirando grave. Arrivò all’auto e chiamò con il telefono della macchina nell’ufficio del procuratore, che ovviamente a quell’ora non era nello studio. Aveva bisogno di una cosa, una piccola insignificante cosa, doveva avere due particolari e forse avrebbe messo la parola "fine" al caso, e tutto grazie al suo collega. Come sempre avere intorno l'uomo di colore gli dava impulsi e vibrazioni che attivavano zone morte del suo cervello.
><><><><><><><><><><><><><><>
-
Sai cosa m’infastidisce di tutto questo Emily? Che penso che
siano seriamente sono due ottimi agenti, affiderei anche subito una
squadra a Morgan
e Reid ha tutte le capacità per diventare un grande uomo
oltre
che un esperto
in qualsiasi campo lui voglia inserirsi, ma non sono capaci ad
avvicinarsi. Non
che io sia un campione in questo, tu lo sai meglio di me, vero Emily?
Perlomeno
io ho avuto il coraggio di ammetterlo, non ci riesco o meglio non ci
sono
riuscito per molto tempo. Loro sembrano sempre quelli impettiti e
capaci di
tutto, ma alla fin fine non arrivano a niente – il capo della
squadra, Hotch.
passeggiava nervosamente nella camera d’albergo affittata per
i
giorni in cui
avrebbero dovuto seguire il caso dell’ambasciata.
-
Io penso che loro abbiano un modo troppo
introverso di comunicare sentimenti ed emozioni: Spencer per
incapacità e Derek
per timidezza, si quel ragazzone mi sembra timido. Però non
possiamo farci
niente, e questa cosa non sta guastando la squadra, anzi per molti
versi la
rende più unita. Non difendo l’operato del nostro
genietto nei confronti di
quell’SI, però pensiamoci… se non ci
fossero stati di mezzo i sentimenti
avrebbe avuto tanti lampi di genio sotto tale stress? No, io non
credo… ora
come ora possiamo solo sperare che il momento di pausa li faccia
avvicinare
come si deve, senza casi tra i piedi, trasferte, alberghi e estranei
forse
potrebbero… davvero avere il primo punto di
“contatto” – i due profiler si
sorrisero. Avevano visto tante volte quei due fare gli amiconi, senza
fingere
ovviamente, ma mostrando un’immagine tutt’altro che
da amici a chi li osservava
da fuori.
Le premure dell’uomo di colore nei confronti
dell’altro erano oggetto
di risate in tutto l’ufficio da anni, le volte in cui notava
il cambio di look
del più piccolo, quando gli preparava il caffe portandolo
nel momento esatto in
cui il dottore stava per alzarsi per andare a prepararselo o durante
feste e
uscite post lavoro, quando circondati da belle ragazze, Morgan tendeva
prima a
stare un po’ con il suo amico, con la scusa di indirizzarlo
su una certa preda
o dargli consigli.
Il
capo della squadra di profiler si mise a sedere sul letto
guardando
il proprio telefonino, il giorno dopo ci sarebbe stata l’operazione, la
dissezione di
quella massa e la prima di una serie di rivelazioni che avrebbero
portato alla
risoluzione del caso e poteva solo immaginare la tensione a cui era
sottoposto
il loro genietto.
><><><><><><><><><><><><><><>