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Autore: Scath Panther    19/11/2013    0 recensioni
....La liberazione di Derek era stata complicata, ma alla fine era andato tutto bene, certo la morte per mano sua della S.I era stata una nota negativa, ma il loro collega, amico e confidente Derek Morgan era uscito quasi illeso da quel incubo...
Il continuo di My Obsession, ma tranquilli se non vi va di leggere il racconto precedente non cambia nulla, la storia è completamente autonoma, ci sono solo pochi riferimenti a quella passa.
Questa volta i nostri amati Derek e Reid saranno alle prese con un caso complicato, si beh come sempre, ma con due aspetti forse mai trattati prima l'omicida è sotto gli occhi da tutti eppure Reid ha dei dubbi. Ma non è tutto Derek sarà vittima di fantasmi inconsci difficili d'affrontare, ce la farà da solo o qualcuno lo dovrà aiutare?
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le menti degli assassini, due profiler'
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11° capitolo - Fantasmi e visioni. La realtà fa paura
In questo capitolo ci sono altri particolari sulla nostra coppietta, su come Morgan stia affrontando questo periodo e dettagli sul caso. Il Morgan di questo capitolo però forse è un po' OOC, non so di preciso perchè l'ho voluto rendere davvero molto "sconvolto" e preda di ansie e paure, quindi se non lo riconoscete è "normale"

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11° capitolo

Il bagno ristoratore era decisamente servito. Gli ultimi esami avevano dato ottimi risultati, il suo midollo stava lentamente tornando a funzionare, ma per tornare ai livelli di prima del rapimento ci sarebbe voluto impegno e molto tempo. Era però più tranquillo ora, i suoi globuli rossi portavano meno sangue, essendo numericamente inferiori ai conteggi del passato, ma riuscivano comunque a fare il loro lavoro quindi doveva solo aspettare e sperare, dopo tutto non poteva far molto di più!
Si era sottoposto a molte consulenze mediche, e uno dei dottori era riuscito a dargli una prima diagnosi, l’impiego prolungato del teaser, utilizzato soprattutto alla schiena all’altezza della colonna vertebrale, aveva creato delle correnti elettriche tanto forti da sconvolgere il metabolismo delle ossa, dunque la produzione di midollo. Ma questa era solo un’ipotesi.
Sdraiato sul proprio letto vestito con i soli boxer, respirava lentamente. La casa era riscaldata e non sentiva freddo sulla pelle, la sensazione sgradevole era nel suo cuore. Sentiva un freddo pungente, amarezza ed un velo di tristezza. Insomma era deluso. Reid era svanito, non gli aveva rivolto parola, non si era fatto sentire ma soprattutto non si era ancora presentato, Garcia gli aveva telefonato circa alle 16.30 avvertendolo di andare subito a casa dopo le analisi perché una piacevole visita lo attendeva e invece era solo. Completamente solo.

Schioccare le dita e far apparire decine di ragazze? Chiamare un paio di amiche e passare una serata fra sesso e alcool? No, preferiva rimanere lì, sdraiato, sul suo letto a fissare il soffitto color crema. 

Pensare che io odio quel colore, così tenue... insipido! Decisamente nel nuovo appartamento sarà tutto, uhm... ROSSO!  

Borbottò sbuffando come una ciminiera. Era frustante non poter dire in modo chiaro quello che desiderava esternare da così tanto tempo! Senza contare che il ragazzino lo aveva deluso per ben due sere di seguito! Era troppo! Quei pensieri su di lui… su di loro, erano solo fantasie adolescenziali che lo stare a contatto e lo stress del rapimento avevano acuito!

MALEDIZIONE!

Urlò per sfogarsi, liberare la rabbia e l’oppressione del suo cuore.

BASTA! Non ce la faccio… più

Un rumore, aveva sentito un rumore. Si mise a sedere, allungò il braccio e da sotto il cuscino estrasse la sua piccola pistola di scorta. Afferrò i pantaloni della tuta e con una sola mano li infilò, la camera era immersa nel buio.  Era sicuro che fosse tutto chiuso al piano inferiore, ma doveva controllare, aveva sentito quel rumore! Fece qualche passo, guardò lentamente oltre la soglia della porta, il corridoio era libero. Uscì spalle al muro e sgattaiolò fino alle scale, osservò con precisione ogni angolo, le ombre proiettate dalla luce esterna erano le solite di sempre, nulla da segnalare. Scese scalino per scalino piegando le ginocchia e tendendo le braccia attaccate al corpo, pronto però a scattare, la sicura già tolta e il colpo in canna, pronto a sparare. 
Arrivò alla fine delle scale, altro corridoio, si appiattì al corrimano e sbirciò da sopra di esso, niente ancora. Si alzò e lo percorse tutto, ispezionò la camera degli ospiti, lavanderia e bagnetto. Infine arrivò al soggiorno, guardò a destra e a sinistra, nulla. Non c’era indizio di una possibile intrusione. Veloce arrivò al divano e si piegò dietro di esso, in modo da poter vedere cosa accadeva in cucina, senza esser visto. Con qualche altro passo, continuando a tener gli occhi aperti arrivò alla cucina, niente neanche lì. Rasserenato emise un respiro di sollievo e accese la luce del salone per non inciampare nel tappeto o chissà che altro, s’incamminò poi verso l’entrata anteriore per controllare se fosse stato qualche animale a fare quel rumore, ma sulla poltrona vide qualcosa. Si voltò completamente e

Terry!

- Sylette Theebel Laigree! Prego –

Agghiacciato l’agente di colore non sollevò neanche il braccio per puntargli contro la pistola, continuava solo a osservarla.

Tu… tu sei

- Morta? –

SI!

Esclamò arrabbiato poi si ricordò di avere la pistola e così la punto sulla donna, che sedeva scompostamente con il vestito rosso attillato, assolutamente troppo corto, che le scopriva le gambe e la scollatura che mostrava tutto quello che poteva mostrare.

Non dovresti… essere qui!

- Davvero? –

Sì, certo!

- Uhm… e tu? –

Io cosa?

- Tu sei qui… giusto? –

Certo!

- Allora perché sei qui? –

Io non… capisco! Vuoi prendermi in giro! Tu tu

- Affatto, tu non dovresti essere qui, perché sei come me: Morto! –

NOOOH

No, no, non è vero! No!

Morgan! Mooorgan! Svegliati! DEREK!

L’urlo di Reid gli arrivò alle orecchie ferendole e causando così il risveglio improvviso

No, no io… tu, Spencer? Reid… tu


Il ragazzo era seduto al suo fianco, gli stringeva ancora le mani sulle spalle ed era chino; poteva sentire il suo profumo, sentire il calore del suo corpo, vedere dentro quegli occhi troppo vispi. Scosse con forza il capo per scacciare tutti quei pensieri e finalmente riprese totalmente conoscenza.

Sono entrato, tua madre… mi aveva dato le chiavi di questa casa, scusa se non te l’ho mai detto. Ti sentivo urlare, ma non ti svegliavi. Eri in uno stato di trans… di coma profondo! Non potevo interagire con te! Non c’era niente che potessi fare e urlavi, hai detto… tu sei morta… Morgan?

Come sempre il ragazzo non si risparmiò dal parlare ininterrottamente sommergendolo così di parole.

Io stavo… sognando

NO! Non eri nella fase REM, ho controllato le pupille e le palpebre! Tu eri… in coma, avevi un allucinazione o stavi rivivendo qualcosa. Oh cavolo: le torture, tu stavi

No, io.. è che l’ho vista, ok?

Quando si accorse di avere praticamente il ragazzo addosso si tirò indietro, mettendosi a sedere, Reid però non indietreggiò e gli rimase di fianco, molto vicino, intenzionato a farsi dire quello che era accaduto.

Era lei, punto. Io l'ho visto lei… e mi diceva che ero morto anche io

Reid spalancò gli occhi e si sentì impietrito, non poteva certo proteggere Morgan anche nei suoi sogni, l’aveva uccisa una volta, non poteva ripetere la cosa irrompendo nella mente dell’agente di colore.

Tu lo sai, vero, che sei vivo? Che respiri? Che senti dolore, ma anche gioia! Che sei circondato da persone che ti vogliono bene! Che puoi aver fame, sete, provi paura e eccitazione! Tu sei vivo!

Parlò come sempre per istinto, aveva uno scopo stavolta, voleva dargli una scossa, fargli capire che c’era davvero un rapporto speciale tra loro, non avrebbe permesso ancora per molto che pensieri come quello lo spaventassero. Era vivo ed era seduto di fronte a lui, sul proprio letto, in boxer e…

Oh… caspita sicuro che non fosse un sogno… di un altro tipo?

Domandò per sdrammatizzare, la nudità improvvisa dell’uomo lo aveva messo in forte imbarazzo, era entrato e lo aveva soccorso senza prestare minimamente attenzione al suo essere quasi totalmente nudo. Si tirò finalmente indietro mettendosi ben in piedi a un metro dal letto del collega.

Come? Ah, no. È che… mi ero fatto una doccia dopo gli esami, mi ero asciugato e volevo riposarmi un po’, poi mi sono addormentato.

A che ora hai finito gli esami?

Alle 16.20 circa, perché?

Perché sono le 20 passate!

Aveva dormito per almeno due ore e mezza, come poteva essere successo?! Indossava ancora i boxer e la porta della camera era chiusa, la pistola? Allungò il braccio e ne tastò il profilo, era ancora al suo posto, quindi era un sogno! Uno stupido sogno!

Quindi… hai dormito molto. O forse sei svenuto! Morgan sei sicuro che vada tutto bene? Le tue analisi? Che esiti danno? Non c’è qualcosa che non hai ancora detto a nessuno ma che dovresti dire, è la tua salute, è importante per noi sapere

Sto bene, a parte… un piccolo problema al midollo

Ecco l’ho detto!

Oh… caspita! Beh c’era da aspettarselo, le sollecitazioni elettriche possono interferire certe volte con le risposte neurologiche, anzi era davvero logico pensarlo. Ma ti stanno curando? Ti stanno dando dei farmaci, integratori, qualcosa per stabilizzare la produzione eh… oh… aspetta… tu non lo hai detto a nessuno, perché? È così grave?!

No, no… cioè poteva esserlo, ma la produzione è aumentata e… non c’è niente di cui preoccuparsi e

D’accordo Morgan

Reid non era un tipo perspicace, non se si parlava di sentimenti umani, eppure lo sguardo triste di Morgan l’aveva capito, non voleva parlare di quell’argomento, lo faceva sentire… ferito? Umiliato?

E così sei venuto?!

Certo, perchè non avrei dovuto??

Il cambio improvviso di registro spiazzò il ragazzo. Morgan non lo guardava negli occhi, Morgan gli dava le spalle, Morgan aveva le spalle curve.

Comunque, puoi anche andare ora. Grazie per esser passato

Reid s’irrigidì confuso e rattristato, era andato fin lì per vederlo, dargli due sacchetti di cartone pieni zeppi di prelibatezze orientali e scambiare quattro chiacchiere sulle nuove prove fisiche dei cadetti, ogni anno infatti venivano selezionati venti ragazzi fra i migliori che sarebbero stati messi ancora più sotto stress e loro due “scommettevano” su chi sarebbe risultato il migliore. Aveva pensato di stare con lui per tutta la sera, scherzare, ridere e trovare un po’ di equilibrio, ciò che gli serviva in quei giorni, soprattutto ora che era ad un passo dalla verità sul caso che stava seguendo.

Io… pensavo di mangiare con te

Confessò mostrando un piccolo sacchetto bianco di carta, un pacchetto speciale solo per Morgan, il resto della cena era al piano inferiore.

Un uccellino mi ha detto che adori la cucina orientale, questi sono due speciali involtini primavera, ho chiesto personalmente di aggiungerci del carry rosso e dello sciroppo di soia

Sempre Garcia?

No, Prentiss, ti ha sentito e visto ordinare un paio di volte durante le nostre cene post caso risolto, in entrambi casi stavi abbordando una bella mora. Parole sue, ovvio!

Nonostante quello scambio di battute Morgan era ancora voltato e la sua voce non aveva cambiato intonazione.

Puoi… andare, davvero! Sarà per la prossima volta

Reid ebbe un tuffo al cuore, era preparato a Morgan in preda all’eccitazione (pre assalti, post assalti o nelle serate in compagnia di belle donne), conosceva il lato furibondo e irritabile, aveva visto alcune volte il lato tenero e giocoso, ma mai aveva sentito disperazione e rassegnazione nella sua voce. Cosa diavolo stava succedendo a Morgan?

Ma io,  ascolta ti prego

Lo stava supplicando? E da quando? E perché? Per avere un po’ di attenzione!

Tanto non ho fame!!

L’uomo di colore che si era alzato e diretto in mezzo alla stanza doveva essere qualche genere di ultracorpo proveniente da Marte, altrimenti perché diavolo Derek Morgan era disperato?

Ascolta, io ora scendo. Mi faccio un the, quando e se vorrai... io sarò in cucina. Non ti lascio in questo stato, a casa, da solo...

Reid si voltò avviandosi verso la porta, convinto in ciò che aveva appena detto, non avrebbe lasciato da solo Morgan!

Lascia stare, davvero!

La voce di Morgan perse l'esitazione di poco prima, l'uomo si avvicinò al ragazzino che era già arrivato alla fine del corridoio, non voleva essere fermato ne tanto meno pregato, lui sarebbe rimasto lì anche contro la sua volontà, glielo doveva… e un po’ lo doveva anche a se stesso.

Reid... SPENCER!

Lo chiamò con voce decisa, nonostante il tono grave, ma il dottore lo ignorò iniziando a scendere le scale. Morgan gli corse dietro e lo afferrò per un braccio strattonandolo.

Ragazzino, sta al posto tuo. Nessuno ti ha chiesto di venire ne tanto meno di restare, ora vedi di prendere le tue cose e sparire dalla mia vista sono stato abbastanza chiaro?!

Urlò a squarcia gola dritto davanti a lui a metà delle scale, due gradini più in alto di Reid, che voltato di tre quarti non aveva neanche estratto la mano dalla tasca. Lo guardava seriamente dispiaciuto, ma affatto terrorizzato.

SCORDATELO

Rispose in un mormorio, strattonando il braccio per liberarsi dalla presa dell'uomo.

Come scusa?!

Si, scordatelo! Ieri sei stato gentile con me, anzi lo sei sempre stato. Sei l’unico che mi ha sempre trattato da essere umano e non da bomboniera/pc portatile/archivio tutto sapere! E soprattutto mi hai ricordato costantemente la mia età, compreso ora: sono un ragazzino, nonostante io abbia 28 anni, perché non so nulla della vita. E ora che voglio imparare, capire, scoprire... non ho certo voglia di “andarmene”, io rimango qui. Tu fa ciò che ti pare!

Era una dichiarazione bellica o d’amore? Era una specie di confessione, mal celata da parole di cortesia o una vera sviolinata nei suoi confronti? Mortalmente abbattuto Derek dovette ripiegare, lasciò andare il braccio del ragazzino scuotendo forte il capo.

Ragazzino...

Soffiò stancamente, poi rialzò lo sguardo fissandolo in quello del ragazzo più giovane. Dereck si sentiva come una pantera pronta all’attacco e davanti a lui vedeva un delizioso cerbiatto che sbatteva i grandi occhi spauriti. Si leccò le labbra senza riflettere, ma lasciò subito svanire i pensieri livemente erotici e riprese il controllo. Si voltò, salì le scale e rientrò in camera cercando di ritrovare l'equilibrio interiore.

Il dottore arrivò subito dopo in cucina, si abbandonò ad un sorrisino compiaciuto e si mise a cercare senza fretta la teiera e le bustine per il the ad infusione. Aveva una tale confusione ed ansia addosso, non per Morgan, perchè tanto ormai aveva capito cosa stava succedendo nel suo cuore, il problema era ciò che Morgan provava per lui, quello lo rendeva confuso e instabile.
Le buste con la cena erano rimaste sul bancone della cucina, se mai Morgan fosse sceso avrebbe scaldato ciò che preferiva e avrebbero cenato, solo loro due… insieme, come sarebbe dovuto succedere già da due giorni. Forse fino a quel momento non si erano mai davvero fermati a chiedersi del perchè di quel continuo cercarsi, tantomeno si erano chiesti che cosa era successo in quei giorni di ricovero di Morgan?! Non avevano più parlato, nessuno dei due aveva provato ad accennare anche solo al fatto che fosse successo qualcosa. Insomma erano due adolescenti intimiditi. Quel periodo aveva portato Reid ad abbattersi e se non avesse avuto quel caso in mano probabilmente avrebbe chiesto delle ferie anticipate visto che non aveva concentrazione e lucidità per tornare ai normali incarichi. 
Nonostante la “pausa” però non aveva ancora terminato di lavorare quel giorno: doveva esaminare ancora molti documenti e capire quella conversazione, l’ultima che era intercorsa tra lui e l'imputato, quella che aveva portato alla firma.
Seduto ad uno degli sgabelli del bancone, Reid si versò dell’acqua da una caraffa. Si sentiva sostanzialmente inutile e del tutto fuori luogo, ma non se ne sarebbe andato, non ora, non dopo quello che era accaduto.

Reid, dimmi… perché

Il dottore, per nulla sorpreso dal repentino arrivo dell’agente di colore si volse per poterlo guardare, indossava solo il pantalone della tuta, il petto si alzava e abbassava molto velocemente, era ancora in preda agli spasmi della rabbia.

Perché sono qui? E' questo il punto?!

Perché sta… succedendo tutto questo? Tu… e io

Domandò Morgan sentendo scivolar via tutti i pensieri orribili e terribili, sul mondo e su di loro, anche l’ipotesi di essere gay ormai non era più che un pensiero come un altro.

Tu e io, già... io, non lo so, cosa, ne perché, ne come... io non lo so!

Balbettò voltandosi completamente verso l'altro, appoggiando la schiena al bancone, mentre Morgan si avvicinava a lui.

Perché mi porti la cena?! Perché vengo fino a casa tua per vedere come stai? Perché ti seguo con lo sguardo ogni volta che esci da una stanza?! Perchè non posso non sfiorarti quando ti passo accanto?

Tutti quegli interrogativi detti in un lungo mormorio erano diretti a se stesso, ma li stava pronunciando a voce "alta" coinvolgendo così anche Reid, che non conosceva una delle risposte. In quel momento poi difronte all'uomo scosso, provato e tremendamente arrabbiato, non sapeva neanche che cosa doveva dire.

Per…perché.. io

Balbettò di nuovo il dottore, trovandosi sempre più vicino il corpo dell’uomo, che non aveva smesso di avanzare verso di lui. 

Ti prego non farlo, Morgan! Picchiandomi non risolverai nulla, e' perchè vuoi cancellare tutto, no? Beh non c’è stato niente, nessun contatto, nessun bacio, NIENTE! E io… non provo assolutamente nulla... E' questo che vuoi no?!  

Chiese con la voce incrinata e l'affanno. Morgan gli si avvicinò con uno scatto, lo afferrò per le spalle e lo strinse a se, con forza, con rabbia, in un abbraccio che non aveva nulla di affettuoso.  

Cazzo, non capisci! Genietto illustre che può risolvere problemi cosmici, ancora non hai capito che io odio sentirmi debole e indifeso, cazzo! E tu mi fai sentire esattamente in questo modo... Ascoltami Reid.. Spencer, quello che è successo durante e dopo il mio rapimento è qualcosa di… surreale, non so quello che è accaduto si possa definire, non so neanche perchè c'è stato, quello che c'è stato. Insomma posso dirti solo che...

Ci siamo baciati, io ti ho baciato. Morgan.. è questo il punto! Non c'è nulla da definre, le cose sono andate così!

Il dottore si staccò dall’abbraccio passionale dell'uomo con le guancia rosse e un forte tremore a mani e gambe, ma era deciso, Morgan poteva far finta di nulla, farlo sentire al sicuro mentre gli stava dicendo che rinnegava tutto, dargli una mano affinchè la loro amicizia non andasse a farsi benedire senza però voler affrontare quel benedetto bacio.

Morgan, hai tutto il tempo di questo mondo, ma ti prego chiarisciti le idee e non tagliarmi fuori. Non puoi aver cambiato idea così… tanto, perché nonostante le influenze esterne tu, rimani lo stesso, io lo so... 

Colto da una specie di raptus Reid tornò vicino all’uomo di colore stampandogli un bacio sulla guancia, avrebbe voluto avere più coraggio o meno pudore e dargli un altro genere di bacio, ma si era accontentato quella volta! 

Ci vediamo domani, promesso! Tu chiarisciti con te stesso. Io so quello che è successo, e so che c’è qualcosa fra noi, quindi… per me, insomma, beh vorrei… ecco… capito, no?! 

Nonostante la confusione in quelle parole era chiaro che il dottore avrebbe voluto approfondire quel "qualcosa" e non scordarlo o lasciarlo da parte. Senza aspettare la risposta dell'uomo, corse fuori dalla stanza, dimenticando parte delle cose che aveva con se, e uscì dalla porta di caso sospirando grave. Arrivò all’auto e chiamò con il telefono della macchina nell’ufficio del procuratore, che ovviamente a quell’ora non era nello studio. Aveva bisogno di una cosa, una piccola insignificante cosa, doveva avere due particolari e forse avrebbe messo la parola "fine" al caso, e tutto grazie al suo collega. Come sempre avere intorno l'uomo di colore gli dava impulsi e vibrazioni che attivavano zone morte del suo cervello.

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- Sai cosa m’infastidisce di tutto questo Emily? Che penso che siano seriamente sono due ottimi agenti, affiderei anche subito una squadra a Morgan e Reid ha tutte le capacità per diventare un grande uomo oltre che un esperto in qualsiasi campo lui voglia inserirsi, ma non sono capaci ad avvicinarsi. Non che io sia un campione in questo, tu lo sai meglio di me, vero Emily? Perlomeno io ho avuto il coraggio di ammetterlo, non ci riesco o meglio non ci sono riuscito per molto tempo. Loro sembrano sempre quelli impettiti e capaci di tutto, ma alla fin fine non arrivano a niente – il capo della squadra, Hotch. passeggiava nervosamente nella camera d’albergo affittata per i giorni in cui avrebbero dovuto seguire il caso dell’ambasciata.

- Io penso che loro abbiano un modo troppo introverso di comunicare sentimenti ed emozioni: Spencer per incapacità e Derek per timidezza, si quel ragazzone mi sembra timido. Però non possiamo farci niente, e questa cosa non sta guastando la squadra, anzi per molti versi la rende più unita. Non difendo l’operato del nostro genietto nei confronti di quell’SI, però pensiamoci… se non ci fossero stati di mezzo i sentimenti avrebbe avuto tanti lampi di genio sotto tale stress? No, io non credo… ora come ora possiamo solo sperare che il momento di pausa li faccia avvicinare come si deve, senza casi tra i piedi, trasferte, alberghi e estranei forse potrebbero… davvero avere il primo punto di “contatto” – i due profiler si sorrisero. Avevano visto tante volte quei due fare gli amiconi, senza fingere ovviamente, ma mostrando un’immagine tutt’altro che da amici a chi li osservava da fuori. 
Le premure dell’uomo di colore nei confronti dell’altro erano oggetto di risate in tutto l’ufficio da anni, le volte in cui notava il cambio di look del più piccolo, quando gli preparava il caffe portandolo nel momento esatto in cui il dottore stava per alzarsi per andare a prepararselo o durante feste e uscite post lavoro, quando circondati da belle ragazze, Morgan tendeva prima a stare un po’ con il suo amico, con la scusa di indirizzarlo su una certa preda o dargli consigli.

Il capo della squadra di profiler si mise a sedere sul letto guardando il proprio telefonino, il giorno dopo ci sarebbe stata l’operazione, la dissezione di quella massa e la prima di una serie di rivelazioni che avrebbero portato alla risoluzione del caso e poteva solo immaginare la tensione a cui era sottoposto il loro genietto. Avrebbe voluto essere lì per supportarlo, ma ormai era un uomo, se la sarebbe cavata!


 

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Continuo a ringraziare chi legge questa storia, so che non sono in molti, ma mi fa comunque molto piacere. Sarebbe bello aver parere sui due personaggi e su come li sto facendo evolvere, ma in ogni caso io continuo!
   
 
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