Anime & Manga > Higurashi no naku koro ni
Segui la storia  |       
Autore: TheNaiker    19/11/2013    0 recensioni
Lungo il suo lungo viaggio, Rika ha affrontato decine di mondi, oltre a quelli raccontati nella storia. Mondi tristi, mondi tragici, mondi privi di un qualsiasi lieto fine. Con questa raccolta di one-shot, ripercorriamone alcuni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IX – Sonozaki Mion


Ormai era sotto quella doccia da più di un'ora, ma sembrava tutto inutile...

La morte della zia di Satoshi, la punizione inferta a Shion per essersi messa in mezzo e per essere evasa dal Collegio, e poi la sparizione di Satoshi stesso... Mion temeva che sua sorella non glielo avrebbe mai perdonato, il fatto che l'avesse aggredita a casa di Kasai ne era un evidente indizio. Le aveva messo le mani addosso... Certo, Shion si era calmata, dopo aver visto che anche lei si era fatta asportare tre unghie nello stesso identico modo, però... L'avrà davvero perdonata?

Mion si sentiva sporca, come se la sua anima fosse stata insudiciata dagli eventi dei giorni scorsi, ed aveva un enorme peso sulla coscienza, tanto che la prima cosa che fece dopo essere tornata alla grande villa Sonozaki fu un lungo e caldo bagno ristoratore. Dentro l'acqua, inondata da un mare di schiuma e di shampoo tonificante, lei aveva la possibilità di rilassarsi per bene e di sbollire la tensione, così chiese a sua madre di non essere disturbata e poi si barricò in bagno. Nessuno da fuori le avrebbe mai rovinato quel momento di piacere, se l'avessero chiamata anche con urgenza lei avrebbe fatto finta di non esserci.

Si sentiva frustrata. Aveva cercato di aiutare Satoshi, si era fatta in quattro per tenere nascosta la fuga di Shion alla sua stessa famiglia e per far sì che sua sorella non fosse punita... Ma non aveva ottenuto nulla, anzi l'altra gemella era quasi arrivata al punto da vendicarsi su di lei. Ma chi glielo faceva fare, di dare una mano al prossimo? Mion era un po' delusa da come gli altri si erano comportati con lei, però pensò che quella triste emozione se ne sarebbe andata man mano che il suo corpo continuava a galleggiare in quelle dita d'acqua.

Ma un'amara sorpresa l'aveva colta dopo essere uscita dalla vasca. Dopo aver estratto il tappo per lasciar defluire l'acqua, Mion si sentì come pizzicare sulla schiena. Forse era stata una zanzara od un qualche altro insetto, fatto sta che la prima reazione che ebbe la ragazza fu quella di girare il capo verso lo specchio del bagno, per controllare se avesse un qualche segno rosso sul dorso. E lì, vide il tatuaggio che ormai conosceva molto bene.

Erano anni che ormai ce l'aveva addosso. Il disegno di un demonio... Un volto deturpato da rughe e cicatrici, gli occhi spiritati, le lunga corna aguzze, una bocca assetata di sangue, e tutta una serie di decorazioni simboliche dal significato nefasto, emblemi di un'oscura epoca medievale che non voleva proprio saperne di finire. Mion avrebbe tanto voluto non aver più quella roba sulla schiena, ma era stata realizzata con intrugli particolari le cui ricette erano tramandate di generazione in generazione, in maniera tale che il disegno potesse durare per decenni, perfino dopo la morte del suo possessore. Una prospettiva poco allettante, per certi versi persino macabra.

Quel disegno sarebbe rimasto sempre lì, sempre immutabile, sempre uguale...

… Oppure no?

Mion ebbe l'impressione che prima il disegno fosse diverso.

Difficile dire dove, ma le sembrava di ricordare una qualche sfumatura diversa nel muso di quel demonio, il suo ghigno non era così pronunciato, fino ad un paio di giorni fa. Quel diavolo aveva tutta l'aria di divertirsi, come se fosse stato deliziato dallo spettacolo di morte e desolazione a cui aveva assistito nelle settimane precedenti. La ragazza ebbe un momento di esitazione, spiazzata, e subito tornò a riaprire il rubinetto dell'acqua calda. Voleva farsi un altro bagno, per togliersi di dosso quella spiacevole sensazione, forse le era rimasto dello sporco sulla schiena che dava un'immagine diversa del tatuaggio... Poi però ritornò in sé e scosse la testa.

“Ma figuriamoci! Mi sono appena ripulita da cima a fondo, come posso avere ancora delle macchie qua sopra? Deve essere il mio stato d'animo, sono troppo stressata in questo periodo, ho le allucinazioni... Piuttosto, dove è il mio asciugamano?”



La giornata era stata terribile.

Perchè si era fermata a scuola, dopo la fine delle lezioni? Avrebbe fatto molto meglio a tornarsene a casa subito, si sarebbe risparmiata quell'umiliazione. E invece no, si era dovuta intromettere... Vedere Keiichi allenarsi in modo così ossessivo con la mazza da baseball l'aveva resa inquieta, sembrava che volesse spaccare la testa a qualcuno a furia di dar fendenti con quel pezzo di metallo... Era stato per quello che gli aveva chiesto cortesemente di fermarsi, di piantarla di comportarsi come uno psicopatico solitario, e di riporre quell'attrezzo al suo posto, dove era sempre stato. In fondo quella mazza non gli apparteneva neanche, era quella di Satoshi, non la sua.

E lui? Si era voltato di scatto manco gli avesse dato un pugno sulla schiena, e le aveva vomitato addosso tutto il veleno che aveva in corpo, con una rabbia che lei non aveva mai visto in una persona sola. Keiichi che la insultava, che insinuava che lei avesse fatto sopprimere Satoshi e che avesse intenzione di fare lo stesso con lui... Per quale motivo era impazzito fino a quel punto? Che c'entrava lei con la sparizione di Satoshi, che elementi aveva lui per pensare che fosse stata lei? Che fosse stato Oishi, a mettergli quelle strane idee in testa? L'avevano visto più volte circuire il loro amico, e parlargli in luoghi tranquilli al riparo da orecchie indiscrete. Evidentemente gli aveva detto delle cose strane, che voleva tenere riservate... La cosa non era piaciuta affatto, a Mion, quando era venuta a saperlo.

Almeno ora era a casa, e poteva piangere liberamente, chiusa in camera sua. Keiichi l'aveva addirittura presa per un braccio, a scuola, l'aveva strattonata gridandole Dimmi la verità, dimmi la verità... Ma che verità voleva scoprire? Manco lei la conosceva, Mion non sapeva che fine avesse fatto Satoshi, ed anche se gli avesse giurato che non gli aveva fatto nulla, Keiichi non ci avrebbe mai creduto... La cosa bizzarra era che Mion pensava che in parte fosse anche colpa sua... Per quanto non sapeva dire che cosa lei aveva mai fatto di male, anzi voleva solo aiutarlo. Si sentiva dispiaciuta per lui, la giovane pensava di essere addirittura innamorata di lui, ma dopo quello che le aveva fatto... La ragazza non avrebbe mai pensato che il suo amico potesse diventare tanto violento, le aveva perfino parzialmente strappato la manica della camicetta, denudandone la spalla. Mion non poteva continuare ad indossare quello che ormai era stato trasformato in uno straccio per rimuovere la polvere, così aveva deciso di cambiarsi d'abito. Aprì l'armadio e cercò una nuova maglietta.

Nel farlo, aveva dato le spalle allo specchio presente in camera sua. Uno specchio come tanti altri, lo avevano regalato ai suoi genitori come omaggio per aver comprato gli altri mobili della camera da letto, però a Mion non spiaceva come oggetto d'arredamento, le dava una sensazione di familiarità, era abituata a vederlo sempre lì. Le dava tranquillità, come tutti gli altri elementi della stanza. Era il suo piccolo rifugio, dove nascondersi quando, di tanto in tanto, lei desiderava un momento di pace e serenità.

Fu quindi colta da una grandissima sorpresa, quando udì il vetro dello specchio cigolare, come se si stesse crepando. Cosa era successo? Mion non se lo aspettava, come soprammobile quello non era nuovissimo, ma arrivare al punto di incrinarsi da solo, senza che lei avesse fatto niente... La ragazza si girò verso di esso, ruotando il capo e continuando a dare le spalle al vetro. Da lì, poteva vedere la zona in cui il tessuto della camicia si era strappato. Poteva vedere la pelle della propria spalla... ma non solo. C'era anche una grossa linea nera che si stagliava sopra di essa. Di che cosa si trattava? Il suo tatuaggio non arrivava a coprire anche quel punto, non era così vasto. E quindi Mion, incuriosita ed un po' intimorita, si affrettò a sfilarsi il vestito.

Il disegno sulla schiena le sembrava davvero ingrandito. Occupava ora tutta l'area del dorso, arrivando a sfiorare braccia e gambe... Come era possibile? Anche il volto del Demonio che aveva addosso pareva essersi espanso, e pareva aver assunto un aspetto ancor più angosciante. I canini si erano allungati, erano vere e proprie zampe intrise di inchiostro rosso... Come se avesse bevuto sangue a profusione di chissà quale fonte. Anche il mento di quel diavolo si era tinta di un color vermiglio. Era diventato il disegno di un essere totalmente malvagio, senza più un'anima.

Mion si chiese come potesse essere possibile una stregoneria del genere... Il tatuaggio si era alterato, era divenuto qualcosa di irriconoscibile rispetto al consueto, non poteva essere una sua impressione. O forse lo era? Lo shock dovuto al trattamento subito da parte di Keiichi... avrebbe potuto giocarle dei brutti scherzi. Alla giovane girava la testa, e dunque prese la sola decisione che avrebbe potuto prendere: non uscire più di casa e chiudersi in camera sua, andando a dormire prima del solito. I suoi genitori, ed anche sua nonna... Si sarebbero preoccupati, ma Mion sperava che avrebbero capito.

Alle volte lei pensava che avrebbe fatto meglio a sparire... A togliersi la vita. Sarebbero stati meglio tutti... Oppure che avrebbe fatto meglio ad isolarsi dal resto di Hinamizawa. Dedicarsi solo ai propri problemi avrebbe reso la sua vita un'esistenza migliore, invece che star lì a dannarsi l'anima per i capricci di persone che non le erano neppure riconoscenti...

Che strani pensieri le ronzavano per la testa, ogni tanto.



La corsa a casa fu precipitosa.

Mion era volata fino alla villa dei Sonozaki, il più in fretta possibile, e si era barricata in camera sua per controllare una cosa. Aveva ricevuto una notizia sconcertante... Rika era stata uccisa da sconosciuti. L'avevano sventrata, e ne avevano abbandonato il corpo presso il Tempio Furude. Tutti i suoi amici lo avevano appreso dal sindaco Kimiyoshi, che aveva fatto la macabra scoperta mentre si dirigeva all'edificio sacro per la preghiera mattutina, e che aveva corso a perdifiato fino alla scuola per avvisare tutti di questa terribile rivelazione... E la maestra Chie aveva dato a tutti un giorno di vacanza straordinaria, era chiaro che nessuno avrebbe trovato la forze di studiare od insegnare, in quelle circostanze.

E Mion allora era andata subito a casa, ignorando Rena che voleva parlarle e tenerla là in classe. Ma perché mai farlo? Che aveva da fare, là dentro? Tanto i rapporti con gli altri suoi compagni si stavano lentamente ma irrimediabilmente guastando. Con Keiichi non si erano più parlati da quel giorno, nessuno dei due aveva il coraggio di rivangare l'argomento. Shion era stata rimandata al Collegio da cui era scappata l'anno precedente, e le suore la sorvegliavano a vista impedendole ogni via di comunicazione con il mondo esterno. Satoko pensava solo a Satoshi ed a Teppei, non si era curata neanche di che fine avesse fatto Rika, ed era inutile provare a dialogare con lei, non ascoltava nessuno. Rena, infine, si era fissata con il fatto che questa fosse il castigo di Oyashiro-sama ed andava ripetendo che presto tutti avrebbero fatto la fine della loro piccola amica... Mion ne aveva abbastanza di tutti loro, ma oltre a questo c'era una cosa che voleva verificare.

Non appena fu chiusa a chiave la porta della sua camera, la ragazza si svesti dell'abito che usava abitualmente come uniforme scolastica. Erano diverse ore che sentiva male alla schiena, ed un orrendo sospetto doveva essere dissipato al più presto. Si mise di fronte allo specchio, ed ammirò la scena che aveva davanti agli occhi.

Il tatuaggio era diventato ancora più grande, ed ora le marchiava quasi tutto il corpo, dando l'impressione di essere in procinto di risalire anche lungo il collo ed il volto, usando le sue vene come corde su cui arrampicarsi. Il volto di quel demonio si era espanso in misura spropositata, le copriva il petto, la schiena, e tante altre zone della sua cute. Le sembrava di essersi trasformata in un mostro. Quel disegno la stava contagiando, stava penetrando nel suo essere in tutto il suo potere distruttivo, e si stava radicando anche nel suo cervello. Cosa sarebbe avvenuto, quando il disegno le avesse ricoperto anche la faccia? Sarebbe stato impossibile celarlo alla vista degli altri.

Il problema era un altro, però. Come mai si era ampliato fino a questo punto? Mion non si sentiva rappresentata da quel tatuaggio, però... Non riusciva a cogliere il senso di quel sortilegio, perché non poteva che essere una magia, quella, non poteva di certo essere un tumore od una malattia. Supplicare Irie perché le dicesse che malattia fosse non avrebbe portato a nulla, il medico ne avrebbe saputo quanto lei, probabilmente... Quella non era una patologia come tante altre, aveva qualcosa di sovrannaturale, qualcosa che la faceva stare davvero male. Essa non colpiva solo il corpo fisico, ma anche lo spirito della persona colpita, e Mion ansimava da questa paura, non sapendo cosa aveva. Che fosse solo una tremenda suggestione? Era possibile una cosa del genere?

Oppure forse era legato a qualcosa che riguardava le tradizioni di famiglia... Ogni leader della famiglia Sonozaki portava su di sé quel dipinto, in quanto memoria del fatto di discendere da dei feroci diavoli, vissuti sulla terra diversi secoli or sono. Però non si sentiva cattiva come loro: anzi, ricordando come le aveva prese da Shion, da Keiichi, e da tanti altri... a lei pareva piuttosto di essere un capro espiatorio. Una persona a prendere a schiaffi per sfogarsi e smaltire la propria rabbia. Quel tatuaggio allora assumeva un senso tutt'altro che spaventoso... Nel caso di Mion, quello era il segno distintivo della stupida di Hinamizawa. Un po' come quando si marchiava a fuoco un traditore, in modo da renderlo immediatamente agli occhi di tutti, o quando si indica lo scemo del villaggio, quello da deridere a prescindere... Il disegno non era un segno di timore reverenziale, anzi, additava la persona da umiliare di più in assoluto. Ed il tatuaggio, con il suo ghigno malefico, non stava ridendo con lei, stava ridendo di lei. Espandendosi stava divorando il suo corpo, e presto avrebbe fatto altrettanto anche con la sua anima... Non era il simbolo della propria natura, ma quello della natura degli altri, dei suoi compaesani, della sua stessa comunità.

A giudicare da queste riflessioni, il morale di Mion era decisamente basso... Ma non per la morte di Rika. Anzi, si sorprese di notare come verso la sua ex-amica stesse provando unicamente una certa indifferenza. Di lei, come di Rena, di Keiichi, di Satoko, perfino di sua sorella Shion... Non le importava più molto. Stava pensando solo a quello che stava accadendo a lei, e non si voleva neanche interessare del trambusto che la morte della bambina stava suscitando ad Hinamizawa.

Ne aveva fin sopra i capelli di farsi in quattro per aiutare chi era in difficoltà. Aveva fatto da sorella maggiore a Rika per tutti questi anni... Aveva scongiurato la nonna affinché Shion ricevesse la punizione più mite possibile dopo la sua fuga... Aveva creato il club scolastico per dare una mano a Satoshi e permettere a Satoko di sentirsi meglio... Aveva accolto Rena e Keiichi dopo il loro trasloco, in modo che si sentissero a casa... E per cosa? Per essere trattata come uno straccio da tutti loro? Mion non era buona ed ingenua fino a questo punto.

Avrebbe pensato solo a sé stessa, d'ora in poi. Potevano anche pregarla in ginocchio, adesso, lei non li avrebbe mai più aiutati. Perchè un conto è essere gentile con chi lo merita, un altro conto è invece esserlo con chi pensa che la tua cortesia sia un atto dovuto e che tu debba servirlo come l'ultima delle sguattere.

Ci sono tanti tipi di demoni, concluse allora Mion. Quelli che azzannano le proprie prede con le zanne e gli artigli, quelli feroci e sanguinari che seminano morte e distruzione attorno a sé, e poi ci sono quelli che non ascoltano una richiesta d'aiuto, rimanendo freddi ed impassibili e beandosi delle sofferenze altrui. Lei sarebbe divenuta quel tipo di Demonio, li avrebbe lasciati tutti morire se era il caso... Ma sì, che crepino tutti, tanto io non ci perderei niente, se ciò accadesse. Sarà divertente vederli mentre capiscono che stavolta devono fare da soli, che devono reggersi solo sulle proprie gambe. Troppo facile, chiamare sempre Mion in proprio aiuto e poi dimenticarsi di lei quando le cose si sistemano... Posso essere felice anche da sola...

Ed intanto quel dipinto sulla sua schiena continuava a ridere, sollazzato ed inebriato dall'anima di cui si stava voracemente nutrendo. Lo spirito di Mion stava inesorabilmente divenendo di ghiaccio, ed il demonio al centro di esso ne era enormemente compiaciuto.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Higurashi no naku koro ni / Vai alla pagina dell'autore: TheNaiker