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Autore: DeliciousApplePie    19/11/2013    2 recensioni
“Se mi spiegate cosa ci trovate di così divertente magari posso ridere anche io” Sputo acida. “Mh,capelli verde acido.. quindi per rispettare i tuoi capelli fai anche tu l’acida.. Giusto?” Io alzo un sopracciglio. “Tu per rispettare i tuoi capelli color mestruo di gatto non oso chiedere cosa fai!” Mi giro tornando ai miei disegni. L’altro ride di gusto mentre quello con i capelli strani rimane imbambolato non sapendo cosa rispondere. “ Ahahahah, Mark, mi sa che ha un bel caratterino questa qui.” “Oh zitto Tom. Secondo te mi odia?” Io sto per rispondere di si quando la campanella interrompe quello strano incontro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
Paura e delirio al SOMA.



Mi trovo in un letto, credo sia quello di Mark –riconosco la mensola con le cassette di Star Wars- avvolta nelle lenzuola, con un occhio semi aperto e l’altro chiuso. La testa mi scoppia. -Dannato Rum.. e dannata vodka!- A pochi centimetri dalla mia faccia c’è una Skye Everly che mi urla parole incomprensibili per la mia povera mente atrofizzata dal sonno e dall’alcol.
“Skye, calmati per favore!” è l’unica cosa che riesco a percepire prima di rigirarmi nel letto e infilare la testa sotto il cuscino.
Vorrei tornare a dormire ma con tutto quel casino non riesco, il mio cervello si sta attivando. Non posso rimanere impassibile. Devo sistemare la situazione, per poi tornare a dormire. Si.
Caccio la testa dal cuscino e mi siedo sul letto stropicciandomi gli occhi. La testa pulsa.
“Zittisciti oca, o ti faccio ingoiare la lingua.” Skye si blocca di colpo. Io la osservo attentamente. Sta per iniziare nuovamente. “Sono seria. Apri un’altra volta quel covo ciuccia peni e finisce male.”
A qualcuno dietro la bionda scappa una risatina. Inclino leggermente il capo per osservare meglio. È Mark.
“Allora” Dico cercando di sistemare alla ben meglio la mia povera cresta. “Cosa vuoi? Parla, non urlare. Mi fa male la testa”
Lei si schiarisce la voce per poi appoggiare le mani sui fianchi.
“Chi ti ha dato il diritto di andare alla festa con Mark? Come ti permetti a dormire nel suo letto?”
“Uno, Mark mi ha solo dato un passaggio. Due, non so nemmeno io cosa ci faccio qui!”
Mark alza una mano. “Ehm, ti ho portato io. Ti eri addormentata sul tappeto del salotto. Io ho dormito li per terra” Dice indicando un cuscino e una coperta di fianco al letto.
“Grazie” Sorrido.
“Allora perché hai ballato il lento con lui se non siete venuti insieme alla festa?”
“Skye, giusto per curiosità, sei ancora la sua ragazza?” Lei scuote il capo. “E allora vaffanculo. Non rompere le palle e fammi dormire”
“Facci!” Precisa Mark.
“Sei proprio una troia Cooper. Una troia.”
Questo è troppo. E quando io dico che troppo significa che sono guai.
Mi alzo in piedi. Non mi frega che mi gira la testa, qui bisogna reagire.
“BRUTTA SUCCHIA CAZZI A TRADIMENTO. QUA L’UNICA TROIA SEI TU. TI SEI SBATTUTA MEZZO LICEO. SE NON FOSSE CHE L’ALTRA META’ E’ COMPOSTA DA RAGAZZE TE LO SARESTI SBATUTTO TUTTO.”
Skye mi si avvicina pericolosamente. Mi guarda negli occhi e poi si fa il segno della croce, guarda in alto e poi SBAM. Mi sento la guancia pizzicare.
“EVERLY. SEI MORTA.”
Sto per attuare la mia speciale combo –Che generalmente riservo ai ragazzi- cioè destro, sinistro, gancio e montante quando un Tom appare davanti la porta. Completamente nudo. Mentre si gratta una chiappa.
“Ehi ragazze, che succede? Mica starete litigando per me? Tranquille, c’è né per tutte!“
“DELONGE COPRITI PER L’AMOR DI DIO!”
Il mio livello di incazzatura è al limite. DeLonge se ne va ancora grattandosi il culo come se nulla fosse. Se non metto mano su Skye scoppio. Sicuro. Sto per avventarmi contro di lei quando una figura mi travolge abbracciandomi. È Mark. “Ti prego, ti prego.” Mi sussurra nell’orecchio. Odora di buono. Quasi di dolce.“Sono le quattro di mattina. Non urlare anche tu o il mio vicino mi fa una bella denuncia. Ti prego. E non far male a Skye, è pur sempre mia amica.”
Inspiro profondamente per poi tirare fuori tutta l’aria con calma per rilassarmi. Rilasso le spalle e deglutisco.
“Sembro davvero così pericolosa?” Lui annuisce.
Mi sporgo leggermente e oltre mento a culo noto Skye non molto felice di vedere il suo principe azzurro avvinghiato alla strega cattiva. Questo mi basta per cambiare idea e non volerla più massacrare –Per il momento- Poi si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo!
“Va bene, protettore dei deboli, hai vinto tu. Ora puoi anche lasciarmi andare, non ci saranno inutili spargimenti di sangue per stasera. Poi, credo sia meglio che io vada.” Dico sciogliendo quell’abbraccio. “Cosa? Perché?”
“Ho già combinato abbastanza casini. Non credo che io sia fatta per stare con voi. Sai, preferisco rimanere nel mio angolino buio, non dar fastidio a nessuno. Poi odio essere circondata da oche..” Dico riferendomi a Skye.
“Ecco, esatto Cooper, è meglio che vai!” Metto i miei anfibi lasciandoli slacciati e con un cenno della testa saluto mento a culo che mi guarda con una strana smorfia. Esco dalla stanza e scendo velocemente le scale.
“Dove vai?”
“Torno a casa Alex. Lo sai che odio litigare, ed essere circondata da oche, e credo che svegliarsi con Skye che mi urla in faccia non era previsto nei miei programmi.” Lui ridacchia per poi alzarsi prendendo il suo mantello da vampiro.                                                                                                               
“Ti accompagno và” Io lo abbraccio.
“Sei il migliore”
“Lo so lo so!” Si pavoneggia lui.
“Ora sbrighiamoci. Non voglio che si svegli Holly. È una rompipalle quella.” Mi dice mentre usciamo dalla struttura.
“Che ti avevo detto?” Lui mi passa una mano intorno alle spalle.
“Si, ma scopa bene” Roteo gli occhi.
“Solo a quello pensi? Che palle che sei.” Lui ride e lentamente camminiamo per la strade di Poway.
 
 


“Buongiorno” Dico sbadigliando.
Mio fratello mi sorride.
“Giorno. Pronta per la scuola?"
Lo fulmino con lo sguardo.
“Come immaginavo”
Ridacchio sedendomi su una sedia. Oggi è lunedì, e sono passati due giorni dalla festa. Alex non si è fatto sentire –ovvio, no?- e Clair sta ancora male. Fantastico. Mi verso i cereali nella coppa e li mangio svogliatamente.
“Buongiorno tesoro” è mia madre. Ha sempre l’aria allegra, anche il lunedì mattina. È la classica casalinga felice stile anni sessanta. Quasi non la sopporto. Finisco il mio latte per poi salire e andare in bagno per lavarmi. Metto dei pantaloni neri con delle toppe di varie band, la mia maglia dei The Cure e la mia felpa nera. La cresta è bassa oggi, non ho voglia di perdere altro tempo. Metto lo zaino in spalla e svogliatamente arrivo alla mia macchina che finalmente il meccanico ha riparato. Nel giro di qualche minuto arrivo a scuola.
La giornata passa in fretta. È tutto così tranquillo. Non c’è niente di nuovo. È tutto molto noioso. A parte qualche occhiataccia da parte di Skye e qualche sorrisi sfuggevoli da parte di Tom non accade niente.
Hanno assecondato la mia richiesta di stare da sola, ma quasi me ne pento. Forse mi manca la loro presenza. Oddio, non è che ci ho passato molto tempo, ma almeno mi sentivo parte di un gruppo. Mi sentivo partecipe, quasi accettata..
Mh, ma che cazzo dico.
Oh ti stai rammollendo Sam. Non hai mai avuto bisogno di queste cose. Tu hai la scorza dura. Puoi star bene anche da sola!
Scrollo le spalle e apro la porta di casa. Non c’è nessuno. Mi fiondo in cucina e mi preparo un panino che divoro in pochi minuti. Squilla il telefono. È Alex. Mi dice che oggi dobbiamo vederci in un certo locale chissà dove. Mi verrà a prendere lui alle 9 e mezza. Accetto. In fondo cos’ho da perdere?

Passo il pomeriggio studiando. Si fanno le 9 e in pochissimo sono già pronta. Ho indosso una semplice gonna a stampa scozzese rossa, le calze a rete stracciate, gli anfibi, un top semplice nero, la mia collana con le borchie e il mio chiodo. Sento il clacson suonare. È Alex. Percorro il vialetto stringendomi nella giacca. Saluto il mio amico non appena salgo e poi subito il silenzio cala. Non so perché, ma è tutto moto noioso in questo periodo. Non ho voglia di fare niente. Mi sembra quasi inutile andare avanti. Mi sembra inutile tutto a dir la verità.
Siamo arrivati. 
Il locale si chiama SOMA, e da fuori si sente già il frastuono della musica.
“Cos’è?”
“Un locale dove suonano delle band.. stasera suonano delle band punk!” Io alzo un sopracciglio.
“A te non piace il punk!”
“Infatti lo sto facendo per te.. ti vedo un po’ .. spenta ecco.”
“Di la verità”
Lui fa finta di non sentirmi per poi allungare il passo e superarmi. Sono così stanca, in un certo senso, che mi secca perfino fermarlo per dirgliene quattro. Non sembro nemmeno più io.
Entro nel locale con la mia bella cresta tirata su e mi aggiro tra i punkettoni seguendo Alex che scende al piano inferiore.
“Questo è il dungeon” Mi dice fiero.
Arrivati al piano di sotto mi accorgo che la sala è persino più piccola di quella superiore. È quasi soffocante. C’è un casino di gente che balla e poga. Quasi quasi non è stata proprio una brutta idea venire qui. Osservo il “palco” –o meglio, un piccolo ripiano sollevato- E noto dei ragazzi sistemare l’attrezzature, e una chitarra rossa piena di stikers. Mi piace.
Un ragazzino, biondo, simile ad un furetto si aggira eccitato per il palco aggiustando e collegando cavi. Mi addentro nella folla insieme ad Alex. Una volta abbastanza vicini alla piattaforma lui si gira sorridendomi. Abbasso lo sguardo e noto che ho un anfibio slacciato. Mi abbasso per sistemarlo e una voce mi blocca. “Buonasera stronzi, noi siamo i BLINK!” E un riff di chitarra irrompe nelle mie orecchie. Mi rialzo subito e con grande sorpresa noto un Tom DeLonge impegnato a suonare quella chitarra rossa, il ragazzo furetto a suonare la batteria e.. Mark con il suo basso nero. È proprio davanti a me. Mi riconosce e mi sorride. Non riesco a reggere quello sguardo. Abbasso la testa.
Mi sento una stronza. Mi sono comportata proprio di merda con lui.
Suonano qualche pezzo per poi lasciare posto alla vera e propria band.
Raccattano le loro cose e poi ci raggiungono. O meglio raggiungono Alex.
“Ehi amico!” Dice Tom battendo il pugno ad Alex.
“Andiamo a prendere qualcosa da bere.” Propone il furetto. Alex si illumina. Si dimentica completamente della mia presenza e trotterellando come una ragazzina si allontana sparendo dalla folla.
C’è troppa gente in torno a me, e il locale è troppo piccolo.
Mi sento soffocare. Dei ragazzi mi sballottano a destra e a sinistra. Cerco di divincolarmi tra la folla ma è impossibile, mi trovo in un pogo di punk incazzati e ubriachi. È un vero suicidio. L’ansia sale. Quasi fatico a respirare. Mi alzo sulle punte cercando la figura di Alex, ma niente. è praticamente impossibile. Qualcuno mi spinge, finisco tra le braccia di un ragazzo che mi guarda stranito. Mi scosto velocemente. Non riesco a respirare, ho il respiro affannato, sento un nodo in gola. Tremo. L’ansia sale. Mi trovo tra persone estranee, ho quasi paura. La testa mi inizia a girare. E non so come scoppio in un pianto isterico. Inizio a correre facendomi spazio tra la folla. Provo solo terrore e panico. Il respiro è sempre più affannato. Raggiungo le scale,le salgo velocemente, e finalmente dopo aver attraversato la sala superiore riesco ad uscire dal locale. Anche se mi trovo all’aria aperta mi sento comunque in trappola. Mi sento stretta in una morsa. Nella mia testa rimbombano risate isteriche, anche se fuori c’è il più assoluto silenzio. Le lacrime continuano a rigare il mio volto. Appoggio le mani sulle orecchie cercando di attutire la confusione nel mio cervello. L’angoscia mi sovrasta. Vorrei morire. Vorrei finirla qui, ora. In questo momento. Scendo il marciapiede sistemandomi in mezzo alla strada per poi scoppiare in un urlo. “FATELE SMETTERE” Piango stingendo la testa fra le mani. Il caos nella mia testa mi uccide. Le macchine mi passano di fianco scostandomi suonando il clacson. Sento due braccia trascinarmi di nuovo sul marciapiede. Ho paura di chi possa essere. Il mio pianto si fa ancora più forte, mi lascio cadere sull’asfalto rannicchiandomi. “LASCIAMI ANDARE” Urlo disperata. Non sento nessuna risposta. Solo due braccia che mi sollevano abbracciandomi. “Sono io, Lillian, calmati, sono io, Alex. Tranquilla.” Appena sento la sua voce mi sento subito al sicuro. Lo abbraccio forte continuando a piangere, e al suo fianco scorgo Mark e Tom che mi guardano shockati. Poco mi importa. Il respiro inizia a farsi più regolare.
“Alex, sono stanca.” Dico tremando.
“Ora ti porto a casa. Non preoccuparti”
Mi passa un braccio sulle spalle tirandomi a se raggiungendo la macchina. Dietro di noi ci seguono gli altri due. Alex apre la portiera e mi fa stendere sui sedili posteriori dandomi una coperta. Poco dopo entra Mark che fa una cosa strana. Mi alza leggermente facendomi appoggiare la testa sulle sue gambe per poi accarezzarmi una guancia. Di fianco ad Alex si sistema Tom. Non appena la macchina parte sento le palpebre farsi più pesanti.

Mark P.O.V.
 
Le faccio appoggiare la testa sulle mie gambe. Ha in trucco sciolto. Le accarezzo una guancia. Ho quasi paura di toccarla, sembra così fragile in questo momento. Non l’avevo mai vista così. L’ho sempre vista come una ragazza dura, forte, ma oggi le mie convinzioni sono andate a farsi fottere direi. Non appena la macchina parte lei si addormenta, e Tom interrompe il silenzio.
“Si può sapere che Cristo è successo? E soprattutto chi è Lillian?”
Alex scuote il capo afflitto.
“Sono un coglione”
“Oh, Straw, puoi essere quello che cazzo ti pare, ma voglio sapere cosa è successo a Sam, o Lillian, o come cazzo si chiama. Se devo picchiare qualcuno, se-“
“Non devi picchiare nessuno Tom. Non è colpa di nessuno, o almeno è solo la mia”
Tom alza le braccia.
“ Si, ma spiegami cosa diavolo è successo! Quando l’ho vista in mezzo alla strada mi è venuto un colpo. Per non parlare di quando Mark ha cercato di spostarla e lei si è messa ad urlare. È per caso stata rapita dagli alieni e Lillian è il suo nome in codice?” L’altro fa un respiro profondo.
“Lillian è i suo secondo nome.”
Tom sbuffa.
“Che palle, e io che pensavo di aver trovato qualcosa di interessante. Comunque, ciò non toglie che voglio sapere perché era ridotta così male.”
“Soffre di attacchi di panico.”
“Attacchi di che?”
“Attacchi di panico. Prova un senso immenso di terrore, paura.”
Io abbasso lo sguardo su di lei. “Perché?” Gli chiedo.
“Non lo so. Non me l’ha mai voluto dire. Ma non credo ci sia una vera è propria causa” Io annuisco.
Il suo respiro ora è calmo. Sembra quasi rilassata.
“Ehi ciccio bello, non guardarla troppo che me la consumi.” Io sobbalzo. Mi sento leggermente in imbarazzo.
“Pensa a guidare tu.” Alex si ammutolisce.
Tom ti amo. Si ti amo. Spari stronzate a non finire ma quando te ne esci così ti amo tanto.
Passa qualche minuto e la macchina si ferma.
“Dorme” Dico. Alex annuisce scendendo, io lo seguo spostandola delicatamente cercando di non svegliarla.
“Vieni con me” Annuisco e attraversiamo il vialetto. Il mio amico bussa alla porta e ci apre la donna che mi ha accolto la sera di Halloween,è carina, è bionda, occhi azzurri, labbra sottili.
 “Alex, ma che piacere. E anche a te Mark, ciao! Sam non è qui.”
“Si, lo so, Sheila.. Sam è in macchina, sta dormendo, ha avuto.. sai..” La donna si porta una mano alla bocca voltandosi preoccupata.
“Nate. Nate. Vieni.” Davanti alla soglia si presenta un ragazzo alto più o meno quanto Tom, forse un po più alto, totalmente identico a Sam. Sicuramente è suo fratello. Gli è bastato guardare Alex in faccia per capire.
“è in macchina?”
Io annuisco e Nate ci supera preoccupato. Ci avviciniamo di poco. Vedo che dolcemente la sveglia facendola uscire dalla macchina e lei in dormi veglia si avvinghia al fratello che poi la solleva prendendola in braccio.
“La porta su.” Mi passa di fianco. Si è addormentata di nuovo. Mi fa tenerezza. La donna ci ringrazia preoccupata per poi richiudere la porta.
“Non succedeva da molto.” Dice Alex con voce amara.
Io non so cosa rispondere. Mi sento quasi in appropriato. In certe situazioni non so proprio come comportarmi. Saliamo in macchina e Tom chiede spiegazioni, che le arrivano quasi subito. Torno a casa stanco e ancora traumatizzato da ciò che è successo poco prima. Mi chiudo in camera, e mentre rielaboro tutta la serata mi prefisso un obbiettivo in testa. Devo starle accanto. Come amico, come persona.. Ma sento il bisogno di starle accanto. 

 

Va bene, ecco a voi il capitolo. L'ho riscritto 5 o 6 volte, e spero vi piaccia perchè ci ho lavorato molto. Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una recensione se vi va. Mi farebbe molto piacere. Grazie per aver letto il quarto capitolo.

Ringrazio Layla, staywith_me e LonelyGirl__ per aver recensito lo scorso capitolo :3

  
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