Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ulysses    19/11/2013    0 recensioni
Pensai per un paio di minuti alla risposta giusta insieme a Daniele, il primo che mi aveva avvertito del tradimento di Flavia. Alla fine optai per un serenissimo messaggio di chiusura: “Io no. Vaffanculo”.
Che classe. (Nuda, Capitolo 1)

Un viaggio in prima persona nelle menti di adolescenti napoletani della medio-alta borghesia tra feste, crisi d'identità, primi amori, problemi in famiglia, alcool e droga.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mentre rientro nell’Accademia, con ancora un fazzoletto premuto con forza sulla narice destra, ho un solo pensiero. Io devo uccidere quel coglione di Daniele. Gli devo tirare un bel cazzotto dritto tra i denti. Non sul naso. Non come ha fatto lui, questo coglione.

I pensieri affollano la mia mente, troppo occupata da essi per accorgersi del cambio di temperatura sbalorditiva in quel freddo giorno di fine ottobre. La discoteca è stracolma proprio come trenta (o forse erano quaranta? Ho perso la cognizione del tempo) minuti fa, quando Daniele, affiancato dai suoi tipici amichetti del cazzo, che si credono dei scesi in terra, me ne ha tirato un destro. Perchè? Già, questo me lo chiedo anche io. Daniele è uno stronzo e così lo sono quei suoi amici idioti: Giovanni, Michele, Francesco, Tommaso e, poi, ovviamente Lui. La più grande testa di cazzo di tutto l’Umberto, Ettore Marconi. Non mi sono simpatici, per niente. Sono stronzi con gli altri ragazzi, reputano chiunque non sia del loro gruppo uno sfigato, ma soprattutto lo sono con le ragazze. Ettore l’anno scorso fu fidanzato con quella che allora era la mia ex e ora è la mia attuale fidanzata, Flavia. Lui l’ha scopata per un po’, poi è partito per la sua vacanza nel Regno Unito e quando è tornato ha avuto la bella sorpresa di scoprire che anche io c’ero uscito. A testimonianza del fatto che sono più bello e che me la tiro molto meno e che non sono stronzo come lui. Ettore poi si è fatto quella troia di Chiara, che è un po’ la cannetta del sabato sera a piazza Bellini: se la fanno tutti. Lui ora sta ancora con Federica, credo.

Comunque per qualche assurdo motivo e per qualche bicchiere di quella pisciazza color rossa, comunemente chiamata “vodka redbull e fragola” da froci, mi ha preso alla sprovvista, in mezzo alla folla mentre ballavamo, e mi ha colpito forte. All’inizio non me n’ero capacitato, andava tutto al rallentatore. Credo sia questo l’effetto di quella cosa che chiamano adrenalina. Se non mi sbaglio, praticamente ti fa essere reattivo anche sotto stress, pompa più sangue più velocemente, forse. Preso il pugno, sono inevitabilmente caduto a terra (anche colpa dell’eccessivo alcol, probabilmente) scatenando l’ilarità di Daniele, Ettore e Michele e di quegli altri quattro loro scagnozzi senza personalità. Mi sono alzato e sono andato di forza verso Daniele ma Vincenzo mi ha fermato e così ha fatto anche Mario. Cazzo quanto li voglio bene, sono i miei migliori amici, ma li  dovevano lasciarmi andare. Loro sono anche messi bene fisicamente, li avremmo distrutti. 

Eccomi dentro, mi guardo attorno, in cerca del mio nemico. Affianco a me ci sono Vincenzo e Mario, stanno parlando, forse con me, ma non li ascolto. Mi conoscono benissimo, sanno che sono infuriato. 

-Prendiamoci qualcosa, Marco- dice Vincenzo tirandomi la spalla in modo che mi giri verso di lui per guardarlo negli occhi. Lo vedo un po’ preoccupato: non siamo tipi che fanno a botte, di solito andiamo a ballare, ci divertiamo, ci portiamo qualche ragazza e poi a casa. È la prima volta. 

-Buona idea, offro io. Ho il cinquantone di Papi stasera- aggiunge Mario, fingendo un sorriso per calmarmi. 

Non dico niente, annuisco, non ho voglia di parlare. Di bere forse sì.

Ci avviciniamo al bancone, c’è una fila enorme. Sono tutti ragazzi, quasi tutti più piccoli di noi. Riconosco Genny, Tony e il resto del loro gruppo, dei ragazzi del ’97. Parlano tra loro nell’orecchio, ci guardano. Tutti intorno al bar fanno lo stesso. Ci fanno andare avanti, qualcuno mi dà una pacca sulla spalla di incoraggiamento o di supporto. Non mi giro, non ho voglia di ringraziare o di parlare o di sorridere. A quanto pare la voce è circolata già in tutta l’Hdemia. Probabilmente mi seguiranno con lo sguardo per vedere cosa farò. 

Intanto Mario ordina tre Long Island e paga. In cinque minuti, sono col bicchiere in mano, già mezzo vuoto. La musica sembra essere “estesa” quando sono brillo. Non so spiegare bene la sensazione, ma è come se fossi immerso in quella musica. Delle ragazze ci salutano, forse sono toste, ma non dico niente, Vincenzo, il solito marpione, scambia due chiacchiere e probabilmente spiega che “stasera non è serata”. 

I miei occhi vagano per il loro locale, cerco il doppio taglio nero inconfondibilmente tagliato dai fratelli Testa. I miei due amici mi guardano, siamo appoggiati al muro, dalla porta opposta dei tavoli. Spero che Daniele ed Ettore e gli altri non si siano presi un tavolo, o la cosa si sarebbe complicata. 

Una persona cattura la mia attenzione, accenno ad un sorriso perché so che troverò presto il mio nemico. Federica cammina assieme a Claudia. Sono rispettivamente le fidanzate attuali di Ettore e dell’altro coglione. Il fatto curioso è che Claudia è stata una mia ex-ragazza. Forse ragazza però non è il termine appropriato: le piacevo follemente e siamo usciti con lei per qualche sera, poco prima che si mettesse con Daniele.

Sempre nel mio meditativo silenzio, comincio a camminare tenendo a debita distanza le due ragazze che sicuramente sono state informate della piccola imboscata ai miei danni.

Claudia aveva un vestitino nero, non scollato, davanti praticamente a coprire quasi tutto, mentre dietro si apre e lascia vedere un po’ di schiena. È un vestito di un materiale simile al pizzo, un po’ trasparente. Si intravedono le forme dei seni, abbondanti per una ragazza così snella. Sento qualcosa.

Intanto i miei amici mi seguono, sono preoccupati, ne sono sicuro. Mentre camminiamo, la gente praticamente si apre al nostro passaggio. Finalmente, per mia felicità, constato che le due ragazze si dirigono effettivamente verso i loro fidanzati che, per mia sfortuna, sono seduti ad un tavolo e bevono i loro cocktail da rotti in culo. Un’idea squarcia la mia mente e accelero il passo, perché non posso farmi sfuggire l’occasione.

-Claudia!- grido. La mia voce sembra a me e ai miei due amici uno strano strano giocattolo della nostra infanzia che ritroviamo dopo tanto tempo, quasi dimenticato. Lei non mi sente, o forse non vuole sentirmi, accelero ancora il passo e sbraccio passando alla gente che c’era tra me e le due ragazze.

-Claudia!

Lei finalmente si gira. Non mi mostra più i bei capelli castani ramati e la sua schiena e il suo bel culo, ora ce l’ho di faccia, ad un paio di metri. Per quanto sia quasi ubriaco, riesco a leggere la sua espressione e a capire che non è preoccupata. È semplicemente spiazzata, sorpresa, incredula. 

-Ehm, ciao Marco!-, eravamo rimasti in buoni rapporti seppur la reciproca inimicizia tra me e il suo ragazzo. Accenna ad un sorriso, forse un po’ forzato. -Senti ora sto andando da Daniele... ah... ho sentito... beh, quello che è successo tra di voi, mi dispiace, spero chiarirete, ora provo ad andargli a parlare anche di questo, ha fatto lo stronzo, poteva evitarselo...

La guardo, prendo qualche secondo. Lei non si gira, aspetta una mia risposta, quindi tutto è pronto, perfetto, cotto al punto giusto, proprio come lei è ancora cotta di me.

-Già è stato un coglione...-, Claudia sta per replicare forse per darmi ragione e per calmarmi, ma io continuo, -Stai andando da lui? Così hai detto, giusto?

-Sì.

-Allora vieni qui, voglio dirti una cosa, un messaggio per lui, per dimostrare che non ho affatto voglia di fare a mazzate con lui.

Claudia, nuovamente presa in contropiede, si avvicina lentamente, fa per porgere l’orecchio, per capire bene il messaggio che ho per il suo fidanzato, Daniele.

“È ora, vaffanculo Daniele Barone.”, ecco quello che penso. E ora ecco quello che faccio.

Prendo la sua mano, è delicata, liscia, usa ancora quelle lozioni super costose per rendere la sua pelle così morbida, vellutata, eccitante. Con l’altra mano le sposto la testa, siamo faccia a faccia e lei non dice nulla,  non capisce.

La bacio, prima per un istante: mi aspetto che lei si stacchi subito, e invece, a quanto pare, è ancora più cotta di quanto pensassi. Rimani per qualche seconda in più, sento la lingua per pochissimo, poi ci stacchiamo.

Lei è senza parole, Federica ha la bocca spalancata, Vincenzo beve nervosamente il suo Long Island con gli occhi sgranati, Mario ride come un dannato e io sorrido. E tutto è perfetto.

In cinque minuti, si scatena il casino. Il gruppetto si alza dal tavolo, sta venendo verso di noi. Ho ancora un ultimo sorso di drink, quindi lo finisco. So che devo avere bisogno di una scusante il giorno dopo per quello che ho fatto e per quello che farò. 

Daniele è infuriato. Sono sei in tutto. Noi siamo tre. Ci sono ancora diverse persone che ci separano: vengono sbalanzate dai coglioni infuriati, veramente, giuro, infuriati!

“Bene”.

Daniele prepara il pugno, il suo destro, quel freddo punto che ho conosciuto un’oretta prima. Lo guardo, sono anche io pronto.

Ecco che siamo alla giusta distanza, Daniele sta per tirarmelo di nuovo, Ettore e gli altri lo seguiranno, io alzerò subito anche i miei pugni.

E poi. Beh. I miei migliori amici sono i miei fratelli (non di sangue ma di cuore). Ve l’ho detto.

Vincenzo atterra Daniele proprio mentre stava per alzare il pugno per colpirmi. Mario scatta e prima da uno spintone fortissimo a Francesco che cade, trascinando con sé Giovanni, e poi passa a Tommaso, atterrandolo con il suo sinistro. Grazie a Dio è un maniaco della palestra.

Vincenzo nel frattempo si occupa di Michele, tutto sembra così facile. Daniele nel frattempo si tiene ancora il labbro, Vincenzo gliel’avrà dato fortissimo. Ettore è indeciso e io lo colpisco. Tutti e sei sono ora doloranti, chi ora si sta rialzando, chi invece si tiene lo stomaco o il naso o il mento dolorante. 

Tutti ci guardano e i buttafuori, ovviamente, corrono verso di noi. La musica intanto continua al massimo volume e noi usciamo da vincitore dall’Accademia, c’è chi ci guarda storto (saranno filo-Danielesi), chi invece ci sorride. 

I bodyguards dopo qualche stronzata ci lasciano andare. Questa volta la felicità mi permette di accorgermi della temperatura artica al di fuori della discoteca. Salgo sul motorino di Vincenzo, Mario intanto prende la sua Vespetta.

E ora, si ritorna a casa.

I gladiatori.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ulysses