Mi sveglio una mattina e mi rendo conto che… tutto ciò che era ieri non è oggi, colui che ero ieri, non sono e mai sarò più oggi.
Guardo fisso queste mani aperte, non sono le mani di un uomo, mai più lo saranno, sono le mani di un essere, di un mostro.
Fin dove può giungere la crudeltà umana, perché mi hanno fatto questo…?
Perché la vita mi riserba questo?
Si…
Vita, perpetuo arrancare d’inette virtù, il tutto in attesa d’un sogno sublime chiamato morte, e in tale attesa l’unico suo scopo diviene il cercare di lasciare un segno, una piccola esistenza alla quale tramandare un’illusione, o un gesto che ci lasci vivere in eterno nei ricordi altrui.
Che sapore amaro ha tutto ciò, un intero mondo che ci offre tanto e non ci offre nulla, e che ora mi riserba questo, mi fa scoprire di essere uno scherzo del destino.
Io questo non lo voglio, non lo accetto, lo rinnego.
Nel mio essere diverso troverò la forza per cambiare le cose, donerò all’uomo ciò che di più grande può aspirare, la sacra fonte da cui attingere la pace…la fine di ogni cosa.
Non ci sarà più sofferenza, rimarrà il nulla, così è giusto, nessuno più proverà il mio dolore, nessuno, mai più.
E’ l’unica via, madre, l’unica che nella mia follia pare limpida a questi occhi corrotti dall’odio…