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Autore: Gio_Snower    19/11/2013    5 recensioni
GaLe (GajeelxLevy) Os
Ecco dunque, che c’accingiamo, a narrar una storiella come tante.
Solo che, a differenza d’altre, questo raccontino ha per personaggio un uomo che fu raffrontato all’acciaio più duro ed una fanciulla che fu raffigurata come il cadenzato mar.
Pertanto, dopo questa piccola introduzione, c’apprestiamo a raccontar la loro vicenda, che d’amor c’ha tanto quanto c’ha d’odio.

Lui duro come l'Acciaio.
Lei mutevole come il Mare.
Cosa succederà quando l'Acciaio incontrerà il Mare?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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L’Acciaio ed il Mare
 
 
Ecco dunque, che c’accingiamo, a narrar una storiella come tante.
Solo che, a differenza d’altre, questo raccontino ha per personaggio un uomo che fu raffrontato all’acciaio più duro ed una fanciulla che fu raffigurata come il cadenzato mar.
Pertanto, dopo questa piccola introduzione, c’apprestiamo a raccontar la loro vicenda, che d’amor c’ha tanto quanto c’ha d’odio.
 
 
Gajeel Redfox era un uomo tutto d’un pezzo; spesso, infatti, veniva paragonato all’acciaio più duro o al mulo più testardo.
Con i suoi modi bruschi e parole senza traccia alcuna di dolcezza si ritrovò in una Gilda Oscura chiamata «Phantom Lord».
Gajeel, dall’aspetto minaccioso poiché alto, massiccio e dai capelli selvaggi scuri quanto gli occhi, incuteva paura a molti maghi e con la sua magia, selvaggia anch’essa, infuriava per le stradine e viuzze più povere e senza leggi alcune.
Quindi, oramai, era conosciuto per quel che era.
Un Dragon Slayer dell’Acciaio duro come lo stesso metallo che manipolava.
Un giorno, in conseguenza ad una faida con una Gilda, conobbe una giovane e la impalò ad un albero.
Tale fanciulla aveva corti capelli blu con riflessi cerulei;
il nome d’essa era Levy, Levy McGarden.
Siffatto incontro fu dettato dal destino? O fu possibile grazie alle mire d’un mago potente e malvagio?
Ma queste domande non sono importanti per il nostro racconto, piuttosto, c’è da chiedersi cosa mai potranno aver in comune questi due personaggi singolari nel loro esser sé stessi.
In conclusione a quell’episodio e dopo varie battaglie, la Phantom Lord fu sconfitta.
Gajeel, dunque, si ritrovò invitato nella Gilda della fanciulla, la stessa contro cui aveva combattuto: la Gilda di Fairy Tail.
Essa era rumorosa e caotica e frequentata da persone particolari.
Gajeel con i suoi modi bruschi si trovò presto d’accordo con Kana, donna dai modi rozzi, e con Natsu, anch’egli Dragon Slayer e ragazzo spigliato e casinista.
Spesso però, si ritrovava d’un tratto con lo sguardo posato su Levy e ne osservava sovrappensiero i movimenti, le espressioni, il modo di porsi.
E frequentemente, più e più volte, si scoprì ad ascoltare con attenzione il suono della sua voce che assumeva vari toni o la sua risata argentina ch’era come il suono delle onde sugli scogli.
Quindi pensò, tutto sgomento, “mi sarò forse interessato a lei?”.
Eppure, non riusciva a capacitarsene.
Non notava gli sguardi fugaci che Levy gli indirizzava, non notava le guance leggermente rosate quando gli passava vicino.
Non vedeva quel cambiamento avvenuto non si sa bene quando né dove.
 
Era sera, quando Gajeel ritornava a Fairy Tail, ed era sempre lo stesso vespro quello dove Levy, seduta ad un tavolo, leggeva un grosso tomo in una lingua runica antica.
 Quando Gajeel aprì la porta, essa si girò.
«Bentornato Gajeel!» esclamò con un sorriso.
«Che vuoi?» chiese brusco lui.
«Mah, niente.» rispose Levy, per niente turbata.
Gajeel si sedette al suo tavolo, così, per far passar il tempo e la noia; la  sedia era ovviamente girata dalla parte storta ed esso, seduto a gambe divaricate, s’appoggiava allo schienale con le braccia.
«Cosa c’è?» domandò Levy con un sorriso.
«Ma tu sorridi sempre?» domandò Gajeel aggressivo.
«Sì. E tu, invece, sorridi solo quando vuoi combattere?» lo interrogò Levy.
Le ombre della sera gettavano una sfumatura malinconica sul suo bel volto a cuore.
«Sì. Mi piace combattere. E fare a botte.» un sorriso ferino increspò il volto ispido e virile di lui.
«Non hai mai sorriso per felicità? O per gentilezza?» continuò imperterrita Levy, per nulla impressionata.
«Perché mai dovrei? Sorridere è da sciocchi. Ghignare è meglio.» ribatté lui mostrando un bel ghigno malvagio.
Levy ridacchiò.
«Perché ridi ora?!» sbuffò Gajeel esasperato.
«Sei buffo.» rispose Levy inclinando la testa ed osservandolo con un brilluccichio negli occhi.
«Senti chi parla!» esclamò lui in risposta.
«Che vuoi dire?» chiese lei curiosa ed un po’ impettita.
«Che anche tu hai la tua buona dose di assurdità!» rispose.
«Tipo?» mormorò sottovoce Levy, sorpresa.
«Mentre leggevi battevi le dita a tempo. Una specie di “1.2.3.1.2.3.” e così via.» rispose Gajeel e gli mostrò il gesto facendolo sulla sedia.
Levy, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
Vedi? Pensò Gajeel fra sé e sé.
E voleva pure dirglielo, pronunciarglielo, ma si deconcentrò per via di lei che rideva allegra di una risata piena e gioiosa.
D’un tratto le sue labbra si incurvarono, non per sua volontà, in una specie di sorriso goffo.
Levy si asciugò una lacrima all’estremità dell’occhio e, stupita, sorrise davanti a quel che vide.
«Stai sorridendo.» lo canzonò con voce dolce.
«Bè, sembra che succeda anche a me, qualche volta.» ribatté Gajeel, d’un tratto scherzoso.
Dentro di sé, Levy si sentì incuriosita da quel grande uomo dai modi strani ed esasperanti e si chiese se avesse altri lati inaspettati.
«E’ tardi.» disse ad un tratto osservando l’orologio.
Lui annuì.
Levy prese il tomo e si alzò. Lui non si mosse e la osservò per tutto il tempo fin quando non uscì.
Poi sospirò.
Sospiro? Si chiese Gajeel. Da quando so sorridere e sospirare? Pensò stupito.
L’amor è cieco, ma è anche vero che esistono persone cieche davanti all’amore.
Molte volte, esse, s’accorgevano troppo tardi di quel che gli accadeva dentro e dei loro sentimenti reconditi e quasi sempre troppo tardi.
 
La mattina dopo, arrivò a passo lento.
Gajeel si risvegliò nella sua camera spoglia e priva di ninnoli su un letto comodo sorretto da un fondo d’acciaio.
Alzandosi, esso cigolò.
Con aria assonata si trascinò nel piccolo bagno adiacente, nudo anch’esso di qualsiasi particolarità.
Lo specchio davanti al lavandino rimandò nel suo riflesso l’immagine di un uomo dal volto duro, dai lineamenti affilati, dagli occhi neri e socchiusi le cui sopracciglia erano dei piercing e dal naso imponente contornato dagli stessi piercing d’acciaio; i suoi lunghi capelli erano selvaggi intorno al suo viso e scendevano lungo le spalle e la schiena in una ondata indistinta.
Si sciacquò il viso borbottando e, dopo aver indossato dei pantaloni di pelle nera, una maglietta attillata nera, un lungo cappotto messo in fretta sopra la maglietta e degli scarponcini, se ne uscì dalla sua stanza per andare alla Gilda.
Da quando era arrivato alla Gilda, aveva svolto varie missioni e le aveva concluse con successo.
Agiva sempre come mago solitario, non abituato alla compagnia od ad avere aiuti, si comportava come un lupo, o meglio, un drago.
Vicino alla Gilda, in un parchetto pubblico, vide una figura a lui conosciuta.
Con curiosità assidua s’avvicinò.
Levy osservava degli uccelletti appoggiati ad un ramo con uno sguardo sereno ed una posa rilassata.
«Guardi gli uccelli?» chiese Gajeel sarcastico.
«Sono animali bellissimi.» rispose Levy con un lieve cipiglio.
«Cosa ci troverai, mah.» commentò Gajeel brusco.
Levy sorrise ironica.
«Quello che ci trovi tu a vestirti tutto di nero.
Sai che assomigli ad un corvo?» lo prese in girò lei.
«Sono un Drago.» rispose Gajeel chinandosi verso di lei con un ghigno.
Levy trattenne il fiato e lo fissò negli occhi, per nulla intimorita.
I loro visi erano vicini tanto da poter sentire il respiro dell’altro.
«I tuoi occhi sono intensi.» disse con un soffio Levy.
«Smettila.» affermò Gajeel fissandola duramente.
«Di fare cosa?» chiese lei frastornata.
«Sai cosa. E non cadrò nella rete di una stupida donna.» affermò.
«Stupida donna? Bè, grazie tante.» sbuffò Levy spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Gajeel si congedò annuendo e si allontanò.
Stupida donna…Quelle parole dette con impeto gli risuonarono nella mente.
“I tuoi occhi sono intensi.” Una voce parlò nella sua testa, ripetendosi migliaia di volte, sempre così dolce e facendolo sempre infuriare per un motivo che non capiva.
A volte, gli sciocchi si rendono conto di qualcosa, ma la allontanano ancor prima di prenderla in considerazione.
 
Due giorni passarono da quell’incontro.
E nonostante i due si fossero sempre adocchiati alla Gilda, non si erano mai rivolti la parola.
Quel giorno, però, Levy gli si avvicinò.
«Ciao!» lo salutò con un sorriso.
«Cosa vuoi?» chiese lui brusco.
«Cosa vuoi tu, piuttosto.
Ti sei arrabbiato con me senza motivo e mi hai accusata di non so bene cosa. AH! E quando ti ho chiesto spiegazioni, mi hai dato della “Stupida Donna”.» rispose lei tutto di un fiato.
Poi gli puntò il dito contro.
«Quindi è: Cosa succede?» esclamò infine.
Gajeel fissò il dito che gli puntava contro.
Era così altezzoso ed allo stesso delizioso che Gajeel non sapeva se infuriarsi o ridere.
Si abbassò e glielo morse leggermente.
Levy lo guardò sorpresa.
«Co…cosa fai?» mormorò.
«Non lo so, ma è colpa tua, donna.» rispose lui, frastornato.
«Colpa mia?» esclamò lei.
«Sì.» rispose Gajeel.
«Tu sei un vero pazzo.» dichiarò lei.
«E tu assomigli al mare.» ribatté lui.
Poi se ne andò lasciandola lì.
 
 
La sera, ritornando da una missione, ritrovò Levy nella Gilda. Era l’unica rimasta nel salone a quell’ora.
«Ciao…» mormorò Levy.
Gajeel annuì in risposta.
«Senti, cosa intendevi con “sei come il mare”?» gli chiese lei.
Gajeel fissò i suoi occhi in quelli di lei.
«Per me sei un mistero.
Hai una personalità solare, eppure in un momento cambi.
Trasformi le tue parole, la tua voce, il tono che usi, il modo in cui ti comporti.
Sei mutevole ed attraente come il mare.» rispose lui, senza rendersene nemmeno conto fino a quello stesso momento.
«Attraente?» mormorò lei.
Lui scosse la testa brusco. Non sapeva che pensare.
Levy gli si avvicinò.
«Sai come sei tu?» gli chiese senza aspettar risposta.
«Sei selvaggio, duro, inflessibile, sanguinoso, scurrile e brusco.» disse avvicinandosi verso di lui. «Ma a volte mostri un lato tenero, goffo quasi. Il tuo sorriso intenerisce e i tuoi occhi sono intensi.
Tu sei come l’Acciaio.» aggiunse quando era ormai di fronte a lui. Il viso levato verso l’alto. Appoggiò una mano sul suo petto e lo sentì fremere.
Gajeel la abbracciò e senza rendersene conto, la baciò.
Il bacio fu impietoso, severo, passionale.
Frustrato.
Quando si staccarono, stavano tutti e due ansimando.
«Era questo, allora.» sorrise Levy.
«Anche per te.» la rimbrottò Gajeel.
Lei annuì con un sorriso misterioso.
Poi lo prese per mano e se ne andarono verso il suo appartamento.
Durante la notte si amarono più e più volte.
Appassionati, stanchi, teneri.
Si amarono in tutti i modi possibili.
Ed alla fine, l’acciaio diventò flessibile grazie al mare.
Perché l’Acciaio era sotto l’influsso del Mare quanto il Mare stesso era sotto l’attrazione dell’Acciaio.
La mattina, quando il sole scoprì i due teneramente abbracciati a letto, sembrò essere la più luminosa di sempre.
Forse, anch’essa sapeva che un nuovo amore, nato dal dolore e da un forte sentimento, era nato.
 
Così il Drago D’acciaio, di nome Gajeel, trovò la sua compagna in una tenera fanciulla a cui aveva arrecato dolore e piacere in due momenti diversi.
E così, una dolce fanciulla, trovò il suo amore per la vita in uomo che pareva D'Acciaio.
 
 
Ebbene, siffatti lasciamo qui i nostri personaggi.
Con un proposito di un futuro roseo e con l’animo  più leggero per una storia narrata che andava letta ed ascoltata  con il cuore.






Dedicata a @crisi_scarlatta.
Ti amo di bene, rob ♥
Giò
   
 
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