“Bisturi…
Divaricatore… Pinze…” i comandi della dottoressa Fourier erano chiari e ben
precisi, l’equipe medica si muoveva veloce nella sala operatoria… l’intervento
andava avanti ormai da più di due ore…
“Fa’ attenzione,
Caroline… i suoi livelli di energia si stanno abbassando…” disse il Dottor
Gilmoure.
“Sta’ calmo
Isaac… so benissimo quello che faccio…” rispose la donna, ostentando una
sicurezza che in quel momento non sentiva affatto…
“Forza Caroline”
disse tra sé e sé “ne hai viste di peggiori… avanti… estrai quella maledetta
pallottola!”
Le sue mani
agivano con estrema cautela… una mossa sbagliata avrebbe condannato Joe ad una
morte istantanea…
“Eccola… la
vedo!”
La dottoressa
Fourier cercò di afferrare il corpo estraneo con un paio di pinze, ma il primo
tentativo fallì…
“Che
succede?”
“E’ troppo vicina
al cuore… rischio di provocargli un’emorragia interna…” poi pensò “Se muore
sotto i ferri non avrò più il coraggio di guardare in faccia sua moglie…” ma si
trattenne dal pronunciare queste parole…
Il Dottor
Gilmoure le afferrò la mano che stringeva lo strumento medico… “Morirà comunque
se non ci provi… Caroline sei la nostra unica speranza!”
Osservò l’uomo
accanto a lei: i suoi occhi la stavano supplicando… voleva davvero molto bene a
quei ragazzi, erano la sua famiglia, il suo mondo, rappresentavano tutto ciò per
cui valeva la pena lottare…
Fu allora che
ricordò perché aveva scelto di fare il medico: salvare esseri umani era il suo
scopo, la sua missione… aveva sacrificato la sua vita privata per questo… “No”
si disse “non è stato un sacrificio… sono stata io a scegliere questa
professione, nessuno mi ha obbligata e se potessi tornare indietro non cambierei
una virgola della mia esistenza… niente ti può dare una gioia paragonabile al
sorriso ed alla felicità delle persone che hai aiutato a
guarire…”
Annuì allo
scienziato e si concentrò nuovamente… “Bene piccola stupida pallina di latta…
non mi impedirai di salvare questa vita…”
Stavolta riuscì
nel suo intento: un movimento rapido e la pallottola sgusciò fuori dal petto di
Joe senza fare il minimo rumore.
Caroline Fourier
la tenne sollevata per un lungo istante, poi gettò uno sguardo all’apparecchio
che monitorava costantemente il cuore del ragazzo… nessun cambiamento anomalo…
“Bene” esclamò, rivolta ai suoi collaboratori “potete
ricucire…”.
Gettò via la
pallottola e si diresse all’esterno della sala operatoria, seguita da un
sollevato Dottor Gilmoure.
L’anziano
professore la bloccò prima che potesse uscire e le disse: “Non so davvero come
ringraziarti Caroline…”
“Al contrario…”
rispose la donna con un cenno della mano “sono io che devo ringraziare
te”.
Lui non riusciva
a capire, allora lei continuò “Vedi Isaac, oggi dopo tanto tempo ho scoperto di
nuovo il significato del mio lavoro: fare del bene al tuo prossimo. E’ una
sensazione bellissima che ti apre il cuore… non so bene come
spiegarlo…”
Il buon dottore
le porse la mano, scuotendo il capo “Non ce n’è bisogno… capisco perfettamente
quello che vuoi dire… sei una donna in gamba Caroline ed un ottimo medico.
Grazie… grazie infinite…”.
La dottoressa
Fourier contraccambiò la sua stretta calorosamente “Torna pure dagli altri
adesso… saranno molto in pensiero… spiega loro com’è andato l’intervento… io
devo andare a controllare Françoise”.
Detto questo si
incamminò verso la stanza della ragazza… sul suo volto comparve finalmente un
bellissimo sorriso…
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Stavo in piedi,
immobile come una statua, ad osservare una bambina che giocava spensieratamente
nel giardino di quella che doveva essere la sua casa… era tutto così strano…
quella dimora… quella ragazzina allegra… sembrava una scenetta così
familiare…
Improvvisamente
ricordai, portandomi una mano alla bocca… quella piccola ero io! Quella casa era
la mia!
“Non… non è
possibile… non può essere reale…”
“Lo è invece…
almeno in parte…”
Sussultai al
suono della voce alle mie spalle, così dolce e serena…
Ebbi quasi timore
nel voltarmi verso la direzione da cui proveniva… vidi una donna venire verso di
me… una bella signora con i capelli color dell’oro…
“Mamma!”
“La mia piccola
ballerina…” aprì le braccia ed io mi persi per un lungo momento in quel contatto
che non avevo mai dimenticato…
Lei cominciò ad
accarezzarmi i capelli, come faceva sempre quand’ero bambina, continuando a
ripetere quanto mi voleva bene e quanto le ero mancata.
Non mi ero
neanche resa conto di aver iniziato a piangere… stavo letteralmente
singhiozzando.
Mia madre allora
prese il mio viso tra le mani e mi asciugò le lacrime: “Suvvia, tesoro… adesso
basta… ti verranno gli occhi gonfi…”
Sorrisi… erano le
stesse parole che mi diceva quand’ero piccolina…
“Ecco… vedi?
Diventi molto più bella quando ridi”.
“O mamma!” non
riuscivo a parlare… avrei voluto rimanere così per sempre, al sicuro tra le
braccia di mia madre, lontano da dolori e dispiaceri…
“Cara… so che
stai attraversando un momento molto difficile, ma ogni cosa tornerà al suo posto
e tu sarai di nuovo felice”.
Mi indicò la
bambina che correva nel verde prato che si stendeva in
lontananza…
“Come vorrei
poter tornare a quell’età, poter rivivere la mia infanzia…”
dissi.
“Oh Françoise… ma
quella bambina non sei tu!”
Non riuscivo a
capire… “Ma… ma somiglia a me da piccola!”
Mia madre sorrise
“Tesoro, è normale… è tua figlia!”
Dovevo aver
stampata in volto un’espressione davvero stupida, perché mia madre non riuscì
più a trattenere le risate…
“Oh sì” disse,
quando riprese il controllo di sé “è proprio la mia nipotina” posò la sua mano
sulla mia pancia “ed è già qui… anche se ancora non si
vede…”
Avevo perso
completamente il dono della parola, dalla mia bocca uscivano sillabe
incomprensibili… tutto questo non poteva essere vero… io sono un cyborg ora… non
posso più avere figli…
Il dolce sorriso
della mamma interpretò i miei pensieri (ma non ero io che avevo il potere di
leggere nella mente?) “L’amore può tutto figlia mia, è il motore dell’intero
universo e non soggiace ai voleri della scienza… Guarda a che cosa porterà il
vostro amore…” mi fece voltare di nuovo verso quell’angioletto
biondo…
Non riuscivo più
a controllare le mie emozioni… piansi lacrime miste a dolore e gioia… dolore per
il timore di perdere Joe, che sapevo lottare contro la morte… gioia per quella
nuova vita che già cresceva dentro di me…
Mia madre prese
le mie mani e continuò a parlare “Tesoro… tuo marito starà di nuovo bene vedrai…
lo hai salvato… e non mi riferisco soltanto agli ultimi giorni… il tuo amore
così forte, così infinito, lo ha reso una persona migliore e, di conseguenza, ti
ha portato ad essere la meravigliosa donna che sei diventata. Sono così
orgogliosa di te…”
“Mamma…” la
abbracciai, piangendo “mamma… voglio… voglio restare qui con
te…”
“Oh cara… no…”
rispose, scuotendo la testa “non è ancora il momento… verrà il giorno in cui
potremo stare insieme, ma soltanto dopo molto… moltissimo
tempo…”
In quell’istante
compresi che non avrei più rivisto mia madre, se non nei miei
sogni…
“Però… angelo
mio… Jean sarà di nuovo accanto a te… sii buona con lui Françoise… quello che
può aver commesso di sbagliato, lo ha fatto solo per arrivare a te, perché ti
vuole bene… è tuo fratello, lo stesso sangue scorre nelle vostre vene…
promettimi che baderai a lui, cara…”
“Te lo giuro
mamma… te lo giuro…”
Lei accarezzò la
mia guancia un’ultima volta “E’ ora di tornare bambina mia… svegliati Françoise…
Françoise…”
La sua voce si
trasformò lentamente… che strano… era diventata più profonda… aprii gli occhi…
la prima cosa che vidi al mio risveglio fu il volto sorridente di mio fratello…
la prima cosa che sentii fu la sua voce che pronunciava il mio
nome…
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