Il biondo si espresse con falso sorriso  –un immorale voglia di quella maledetta ambrosia scarlatta, un fiore raro e pregiato bruciato dall’ odio e dal veleno di un mondo di indecenze.
Non un singolo sentimento trapelava dal suo volto, non una parola usciva dalle screpolate labbra.
Fu tutto un gioco di ombre –sguardi e sorrisi di due guerrieri con un cuore che ormai da secoli pompa acqua salata e petrolio, di fiele che scorrono senza sosta nel corpo e di puri sentimenti occultati o posti in angolo scordato del cuore.
-Mi odi così tanto? Guarda che io ci rimango male, eh!- a rompere il silenzio quelle parole false, dette solo per istigare quell’ angelo dalle ali spezzate.
Schizzi di luna si riflettevano sul viso bagnato di lacrime mai uscite di Misael, che un sospiro gelido chiuse gli occhi e strinse i pugni, facendo tremare le catene che lo bloccavano alla parete.
-No.- gli occhi purpurei dell’ altro si ridussero in bianco oceano con una piccola isola d’ iride.
-Cosa?- chiese. Ciò che aveva sentito era un illusione, era una menzogna, era un sogno che mai si sarebbe realizzato.
Il biondo tremava: erano giorni che non mangiava, che la pioggia gli batteva addosso e che Vector lo torturava, il corpo era pesante e iniziava a mancare di lucidità.
-Ho ammesso di non odiarti. – sorrise.
Sorrise senza ragione, sorrise come un bimbo.
A sorridere però non fu Misael ma fu Zeta, quello che Misael era quando era puro, quello che riusciva a comunicare con i draghi.
Un suono sordo – le catene tese al massimo e un corpo a peso morto- spezzarono l’ atmosfera.
Magari si sarebbero rincontrati in un loro terza vita, sperando di non esser nemici …
Ma di essere se stessi in quel sentimento conosciuto come amore.