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Autore: Silvi_MeiTerumi    20/11/2013    1 recensioni
'Non ho paura, ho superato la fase del tremare di fronte a te'
'Ma il tuo cuore trema. . Ma perchè hai paura di me come persona o perchè ti stai innamorando Louise?'
Il suo cuore era freddo come l'inverno a Londra, nessuno sarebbe stato in grado di scoglierlo, di farlo diventare umano per quanto fosse possibile.
Questo è quello che pensava fino all'incontro con lei. La sua preda.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I’m not afraid.
 

 

Selection.
 

 
Candidi fiocchi di neve si posavano in ordine sparso sulle strade ormai buie di una piccola cittadina a sud di Londra.
I piccoli locali avevano chiuso da un’ ora buona e la gente del posto si era rintanata in casa per ripararsi del gelo che l’inverno si portava dietro da ogni anno a questa parte.
Si poteva solo udire il leggero canticchiare di un uomo di mezza età, che barcollando stava percorrendo il tratto più oscuro di quella sconosciuta parte della grande città.
Con una bottiglia vuota in mano tentava di reggersi in piedi, aggrappandosi di tanto in tanto al muro di mattoni, dove inevitabilmente poteva schiacciare i campanelli dei piccoli appartamenti ormai silenziosi.
Intonava una canzone ormai passata alle radio da tempo, gli occhi semichiusi in cerca di una piccola luce che lo conducesse fuori da quella strettoia inquietante, le labbra serrate per il freddo e la mano libera in cerca di calore nel pesante cappotto nero.
-Magnifica scelta, vecchio- e al seguito una risata che fece voltare l’uomo in cerca della fonte di quel suono così agghiacciante.
L’alcool nelle sue vene lo stava facendo impazzire pensò, per poi continuare per la sua strada in cerca di casa.
Doveva tornare da sua moglie, nonostante la dura litigata avvenuta poche ore fa lui l’amava e l’idea di ubriacarsi per dimenticare il tutto lo stava facendo sentire in colpa.
-Non tornerai a casa stanotte, vecchio- di nuovo quella voce che lo fece sobbalzare sentendola vicina. Si voltò di scatto, ma della persona che pronunciò quelle parole nessuna traccia.
Scrollò le spalle e buttò a terra la bottiglia, che all’impatto con il suolo ghiacciato si ruppe in mille pezzi.
Il sordo rumore del vetro rotto si sostituì al tonfo di un oggetto pesante, l’uomo speranzoso di tornare a casa giaceva ora a terra con gli occhi azzurri e lucidi spalancati.
 
                                                                     *
 
L’odore del pane tostato misto a caffè fece venire l’acquolina in bocca alla ragazza seduta a capotavola intenta a leggere un enorme libro di psicologia scarabocchiato.
-Studiare troppo fa male, secchiona – la riprese il ragazzo che di corsa si era fiondato sul piatto pieno di biscotti al cioccolato.
-Mamma! – urlò quest’ultima facendo voltare la giovane donna ai fornelli.
-Mattew lascia in pace tua sorella – lo richiamò facendolo sbuffare.
-Ragazzi sbrigatevi a mangiare, tra poco il bus passerà. . E non dovete arrivare in ritardo, soprattutto tu – lanciò un’occhiata al giovane che stava guardando il display sul cellulare.
-Mat non vorrai essere ancora rimandato spero – lo stuzzicò la sorella chiudendo e posando il libro nello zaino.
-Ah-ah simpatica come al solito, Louise – rispose mostrandogli la lingua.
Gli ultimi minuti li passarono a stuzzicarsi fino a quando l’ora di uscire di casa li fece alzare e correre verso la fermata poco distante da casa.
Gli stivali neri di Louise fecero scricchiolare il sottile strato di ghiaccio formatosi nella notte. Sorrise prima di salire sul mezzo di trasporto e sedersi verso gli ultimi sedili ancora vuoti.
Appoggiò la testa sul finestrino appannato e con un gesto veloce fece un cerchio affinché potesse osservare la strada e il cielo grigio.
 
                                                           *
-Chi è così gentile da spiegare le varie fasi di sviluppo per Freud? – domandò la professoressa Collins scrutando i visi assonnati degli studenti.
Solo quando notò Dylan Evans giocare con qualcosa sotto al banco picchiò con forza il registro sulla cattedra ormai malandata.
Al quel rumore gli occhi verdi di Louise si alzarono verso la lavagna, oggi si era svegliata più stanca del solito e sorbirsi due ore di psicologia non era nei suoi piani.
La prima ora stava scorrendo lentamente e solo dopo l’intervento di Lily, una ragazza nelle prime file fece voltare tutti i ragazzi verso di essa.
-Scusi professoressa, ma non dovremmo prepararci? Alla prossima ora ci sono le selezioni – dichiarò fiera.
Louise sussultò, era oggi il giorno? Non poteva essere, se ne era scordata.
Una smorfia si fece spazio fra le labbra della donna che con un gesto secco della mano fece intendere a tutti di prepararsi.
Indossata la giacca grigia, la ragazza si diresse verso la porta in attesa di andare nella grande palestra.
 
                                                                     *
 
Il clima di tensione era palpabile, tutto se ne stavano zitti e scrutavano il piccolo palco improvvisato nel mezzo della grande e fredda palestra.
Al suo fianco Louise aveva la ragazza che aveva ricordato dell’evento alla professoressa, ella era intenta a passarsi un leggero strato di lucidalabbra e – Vuoi?- chiese alla bionda che con un movimento della testa negò.
-Sai – continuò Lily – Oggi è la mia occasione – sorrise – Dovranno per forza notarmi, finalmente potrò essere come loro – disse infine alteggiandosi come un’oca.
Un ‘patetica’ si fece spazio fra i pensieri di Louise che sperava di non essere notata in mezzo a tutta quella folla.
Non voleva diventare come loro, loro erano burberi e cattivi, la spaventavano, quando li incontrava per la strada non doveva guardarli. Altrimenti l’avrebbero uccisa.
Una voce ampliata dal microfono portò l’attenzione al preside che con uno strano sorriso si apprestava a richiamare dei ragazzi che lentamente avanzavano verso di lui.
Cominciò a sudare freddo, Louise, quei tipi le incutevano terrore.
-Come sapete cari ragazzi – prese un breve respiro l’uomo – Oggi è il grande giorno! – esultò facendo posto a una donna con i capelli tirati in uno chignon.
Gli occhi freddi fecero tremare Louise che strinse i denti.
-Buongiorno a tutti – disse con tono autoritario – Come tutti sapete, oggi i miei preziosi ragazzi si appresteranno a osservare uno di voi per ciascuno di loro. Spero non facciate i furbi, altrimenti le conseguenze sapete quali sono – disse facendo ridacchiare i vari ragazzi appoggiati al muro dietro di loro –Vi aspetta la morte se cercherete di scappare o rifiutare – concluse.
-Ehm. . Siate gentili ragazzi – intervenne il preside tentando non far cadere il microfono dalle mani.
Si potevano udire già i singhiozzi di alcune ragazzine, a nessuno sarebbe piaciuto stare a fianco di quei mostri.
-Potete andare – ordinò di nuovo l’uomo – E buona fortuna –
-Andiamo! –richiamò gli studenti la professoressa Collins – State compatti –
Mentre Louise usciva da quel luogo, ormai impregnato dalla paura, sentì degli occhi trafiggerla.
Era una preda?
 
*Ehm ehm*
Rieccomi qui :’)
Cosa ne pensate? Fa abbastanza schifo? :’)
Insomma, questo è solo l’inizio.
Come avete capito la protagonista principale è Louise, una ragazza comune.
Per i nostri cinque, bhe dovrete aspettare, da questo capitolo non si capisce chi uccide il pover uomo e chi fissa la nostra Lou.
Chi pensate che sia? Avanti, un po’ di idee ;)
E chi sono questi mostri? Cosa sono? E cosa è la selezione?
Fatemi sapere <3
P.s. Aggiornerò solo se vedo che comunque qualcuno segue e recensisce la storia.
Alla prossima <3
 

 

  
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