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Autore: PassengerXX    20/11/2013    2 recensioni
Jay. Sammy. Vic.
Tre chitarre, tre voci accomunate da un sogno: sfondare nella musica.
Questa è la storia di tre ragazze che contattate da una grandissima casa discografica Newyorkese firmano un contratto e si scontrano contro il loro sogno. Impareranno a conoscersi, a stringere profondi legami, a credere in se stesse e in quello che vogliono.
Da una parte c'è Vic la "bella" del gruppo, voce chiara e potente, dall'altra parte c'è Sammy la "doce" del gruppo, la più sensibile, il cuore pulasante, poi c'è Jay ... E beh per descrivere Jay basta una parola "problematica".
La trama oltre ad essere incentrata sul tema del rendere possibile ciò che si ritiene impossibile si concentra principalmente sulla relationship Jay/Sammy poi capirete perchè ..
WARNING:
Nonostante sia una storia molto leggera, si affronteranno argomenti quali: violenza, omosessualità, autolesionismo, droga.
Non sono particolarmente brava nelle introduzioni ma spero di avervi convinto!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 10

Oh, darling I’ll kiss your eyes And lay you down on your rug Just give me some candy After my hug




<< Allora ragazze, ecco a voi il piano delle lezioni! >>
Come al solito, Luke riusciva ad essere sempre più euforico del sopportabile. Eravamo in quella sala da circa un’ora e aveva ripetuto la parola “lezione” una quarantina di volte.
<< Il lunedì, il mercoledì e il venerdì, dalla nove a mezzogiorno? >> chiese Vic, non so per quale motivo soddisfatta.
<< Questi sono gli orari ufficiali, ma pensate che nel momento delle registrazioni, ci dormirete anche in questa sala! >> esclamò l’omone biondo, con un sorriso che metteva soggezione.
<< E non fare questa faccia, Wallas! Giuro che non so come tu abbia fatto a prendere il diploma! >> disse, lanciandomi un’occhiataccia che provocò le risate delle mie due “compagne”.
Lo sapeva eccome come avevo fatto a prendermi il diploma! Qualche mese prima si era concluso, per mia profonda gioia, l’ultimo anno di superiori. Dopo la brutta esperienza del mio terzo anno e gli effetti dell’anno dopo, l’ultimo anno l’avevo trascorso studiando. Una vera e propria novità per me… anzi… forse una novità per tutti. Fu un vero e proprio shock per i miei professori scoprire che dietro a quel carattere irascibile, dietro a quei tatuaggi, ci fosse un cervellino niente male.
 
Il resto della mattinata trascorse molto lentamente. Sentivo lo sguardo di Vic fisso su di me, come una presenza che mi gravava addosso. Quella strana situazione iniziava a infastidirmi, proprio perché non sapevo come comportarmi. La maggior parte delle volte che il mio sguardo si posava su Sammy, seguiva subito un’occhiata o un battutina da parte della bruna. Sammy, invece, se ne stava tranquilla e sembrava particolarmente felice. Forse perché Vic le aveva concesso di guidare la sua bellissima decapottabile, fatto sta che questa sua pseudo felicità durò per tutta la settimana successiva.
Proprio come Luke ci aveva detto, iniziammo a frequentare le lezioni, e infondo mi ritrovai a realizzare che non erano proprio male. Era bello conoscere le mie due compagne sotto il lato artistico.
Vic, oltre a possedere una voce formidabile, era un abile pianista. Seppur per qualche assurda ragione non suonasse spesso, quando lo faceva e si accompagna con la voce, il risultato era formidabile.
Sammy, invece… Be’. Che dire di Sammy? Avevo letto ormai quasi tutti i suoi testi, trascorrevamo le ore intere a creare nuove melodie, mettendo insieme accordi su accordi, spesso perdevamo completamente la condizione del tempo. Di solito quando ci riunivamo tutte e tre, spesso a casa di Vic, dopo un certo orario quest’ultima si addormentava, ed era proprio in quei momenti che io e Sammy davamo il meglio. C’era una sorta di sintonia tra noi… Nonostante caratterialmente fossimo agli antipodi, nel momento in cui suonavamo insieme si creava un’alchimia impressionante.
A dispetto del tempo trascorso insieme, non parlavamo mai tantissimo di noi due. Ci limitavamo a confrontarci sul lato artistico. Suonavamo, cantavamo, componevamo nuove melodie, e avevamo anche buttato giù qualche frase per qualche futura canzone.
Tutto questo accadeva spesso sotto gli occhi maliziosi di Vic. Il suo sguardo fisso su di noi era diventato ormai una costante. Sammy se n’era di sicuro accorta, e spesso, ad alcune battute non esattamente innocenti dell’amica, arrossiva inevitabilmente e quelle guancie morbide restavano di quel colore per minuti interi.
Non mi ero mai ritrovata in una situazione del genere. Da una parte la trovavo davvero buffa e dall’altra provavo un’insensata paura. Il lavoro discografico, le lezioni, lavorare con le due ragazze… erano tutte cose che mi piacevano moltissimo.
Avevo scoperto un nuovo mondo, e non ero pronta per lasciarlo.
 
 
Me ne stavo distesa sul divano, nella sala della mia casa discografica, con la chitarra fra le braccia suonando una cover dei King of Lion. Era sera ed ero stremata dalla giornata appena trascorsa, tra l’altro non ancora terminata.
Quel giorno avevamo provato tantissimo, ore e ore ininterrotte di prove. Questo perché Luke, all’ultimo minuto, ci aveva avvisato che la sera seguente ci saremo dovute esibire al Pete’s candy store.
Le reazioni erano state diverse per tutte e tre: Vic era incontenibile, non riusciva a trattenere la sua gioia, tanto che ad un certo punto iniziò ad abbracciare tutti quelli che aveva a tiro; Sammy, invece, quasi paralizzata, aveva ascoltato il tutto con incredulità, e nel suo sguardo ci si poteva cogliere paura ed eccitazione. Infine, io non avevo reagito. Colta totalmente alla sprovvista, ero sprofondata in uno stato di totale immobilità.
Suonare al Pete’s candy store, era qualcosa che desideravo da tempo. Nonostante abbia suonato in diversi locali della zona, in svariate serate, raggiungendo così un minimo di popolarità tra i veterani, non ero ancora riuscita a garantirmi un’esibizione al Pete’s, che era considerato uno dei locali più importanti proprio per le band emergenti.
<< Adoro questa canzone, sono convinta che potremo farla bene >> disse Vic, sedendosi sui miei piedi. << Accorcia queste zampacce, Wallas! >> continuò, sistemandosi meglio.
<< Te l’hanno mai detto che sei insopportabile? >> le ringhiai, mettendomi seduta.
Io e Vic non facevamo altro che punzecchiarci. Non avrei mai detto di poter istaurare un rapporto del genere con una persona, sembrava quasi che fossimo fatte apposta per quello. Nell’ultima settimana, scene del genere si ripetevano a intervalli brevissimi.
<< Credimi, glielo ripeto tutti i giorni >> sospirò la bionda, con un’espressione quasi rassegnata. << Non so ancora come faccio a sopportarla ventiquattro ore su ventiquattro >>.
<< Eh, sì. La convivenza è una brutta bestia >> mormorai, ricordando per qualche istante il periodo dove avevo ospitato Dani a casa mia. Era stato per circa due mesi. Lei aveva avuto una brutta discussione con i suoi genitori, e se n’era andata di casa. Fortunatamente, proprio quando la mia pazienza era giunta ormai al limite, la ragazza dovette trasferirsi al campus universitario …
<< Come farai una settimana senza di me? >> le chiese la bruna dal divano.
<< Perché, dove vai? >> m’intromisi, aprendo bene le orecchie.
<< Io? Da nessuna parte >> si affrettò a dire Vic, sorridendomi.
Ok, ormai conoscevo quel sorriso. Mi preparai psicologicamente a un suo intervento malizioso.
<< Torno a Nashville per una settimana. Approfitto del weekend e mi prendo un paio di giorni di pausa, ora che possiamo ancora… Se il progetto continua così, mi sa che vedrò i miei a Natale! >> affermò con una nota felice ma triste al tempo stesso.
<< Ah… >> dissi io, incapace di aggiungere altro.
Non sapevo l’effetto che potesse avere su di me un’informazione del genere, se non dopo averla ricevuta. Qualcosa nel mio stomaco si contorse al solo pensiero che per sette giorni non avrei rivisto i suoi occhi verdi e quella sensazione mi spaventò. Era normale provare qualcosa del genere? Perché quella ragazza faceva su di me un effetto così devastante? Per un secondo mi persi a un novembre di otto anni prima, quando Sammy tenne la varicella e non si presentò a scuola per più di venti giorni. All’epoca non capivo perché una volta arrivata a scuola la prima cosa che i miei occhi individuavano era la sua treccia bionda. Anche se con lei mi comportavo tremendamente, quando non c’era il mio cuore batteva più lentamente.
<< Jay, tutto bene? >>
La voce della protagonista dei miei pensieri mi fece rinsavire.
<< Hai perso la voce, Wallas? >> domandò Vic, facendomi dono di una delle sue occhiate colme di malizia.
Colpita nel vivo, appoggiai la chitarra a terra e mi alzai, allontanandomi dalle mie compagne.
Erano quasi le nove di sera, era tutto il giorno che provavamo ininterrottamente. Uscii all’aperto e per prima cosa estrassi una sigaretta dal pacchetto, accendendomela.
Non riuscire a capire il perché della mia reazione era la cosa più frustrante. Che diritto avevo per sentire la mancanza di una persona, se io non ero niente per lei? Sammy non era la mia ragazza, non era una mia amica, non era niente per me.
Non era niente per me… peccato che quella frase mi sembrava la più grande cavolata del mondo.
<< Pausa sigaretta? >>
Colei su cui rimuginavo, ruppe il silenzio ed io annuì senza guardarla in viso. Non volevo vi leggesse quello che stavo provando in quel momento: il mix perfetto tra confusione, rabbia e tristezza.
<< Sai… nella mia vita non ho mai fatto nemmeno un tiro >> affermò la ragazza, forse per iniziare una conversazione.
Io aspirai impassibile, senza proferir parola.
<< Ho sempre avuto dei buoni amici, ma non uscivo molto di casa… Sai, sono sempre stata il tipo di ragazza che alle feste preferisce starsene nell’angolo con una Coca-Cola anziché un drink >> continuò la bionda, appoggiandosi al muro di fianco a me.
Ascoltavo in silenzio. Me ne stavo appoggiata a quel muro, fissandomi le scarpe, proprio perché non sapevo in che modo avrei potuto reagire incrociando i suoi occhi verdi.
Dopo alcuni istanti, mi chiese:
<< Jay… cosa c’è che non va? >>
Gettai a terra la sigaretta, giunta ormai al filtro. << Nulla >> risposi alzando la testa, ma evitando di incrociare il suo sguardo.
<< Non mi sembra così… >> mi contraddisse, sicura di quell’affermazione.
Drizzai la schiena, colta nel vivo un’altra volta. Perché quella ragazza era capace di destabilizzarmi, gettando a terra ogni barriera innalzata apposta per difendermi dal mondo esterno? Perché, anche quando non era presente fisicamente, il pensiero di lei s’insinuava nella mia testa, invadendola inevitabilmente?
In quel momento feci la cosa che mi riusciva meglio. << Credi sempre di sapere cosa sto pensando, ma non è così >> ribattei con irritazione, eludendo come sempre i suoi occhi.
Dette quelle parole, come se fosse stata la cosa più normale del mondo, me ne andai via da lì… via da lei.
 
<< E Jay? >>
Non appena entrai all’interno della sala, Vic si rese conto che dietro di me non c’era il motivo per il quale pochi minuti prima ero uscita.
<< Se n’è andata >> dissi, lasciandomi cadere esausta nella poltrona.
<< E non le sei corsa dietro? >> chiese la mia amica, come se niente fosse.
Presa dall’esasperazione, scattai dicendo:
<< Perché avrei dovuto?! >>. Non riuscivo a credere alle sue parole.
<< Non l’hai ancora capito, eh? >> esclamò lei, per la prima volta seria in volto. << Ti sei diplomata con il massimo dei voti, sei sempre stata la migliore della classe, ma a volte sei proprio tonta… >> continuò, scuotendo la testa.
<< Sul serio, non ti seguo… Poi, perché prendi le sue parti? Che motivo c’era per reagire così? >> cercai di farla ragionare.
Non era la prima volta che una scena del genere si ripeteva.
<< Non prendo le sue parti, Sammy… E davvero non capisci perché ha reagito così? >> domandò infine, insicura se continuare.
Io, paralizzata, la guardai e le feci cenno di andare avanti.
<< Stasera ha reagito così perché tu partirai per una settimana… Credo che le abbia dato fastidio saperlo così >> spiegò, con fare meditabondo.
<< Vic, sul serio, non ti seguo >> continuai, testarda. << Perché mai gli dovrebbe interessare una cosa del genere? Parliamo di Jay, se il mondo finisse domani, a lei non fregherebbe niente! >>
Il suo sbuffare riempì la camera. << Oh, sveglia Sammy! Le piaci! >> esclamò felice, forse di essersi liberata di quel peso.
Nel momento in cui Vic pronunciò quelle parole, capii che molto probabilmente non ero ancora pronta per quella realtà. Certo avevo intuito i gusti di Jay, non era difficile farlo date le voci che giravano a scuola, le foto su Twitter, ma soprattutto le sue canzoni. In quella settimana io e Jay avevamo condiviso momenti davvero profondi. I più belli erano proprio quelli in cui restavamo per ore e ore, anche a notte inoltrata, a leggere le nostre canzoni. Non avevo mai pensato che si potesse conoscere una persona in maniera così profonda dal testo di una canzone… Ogni parola che leggevo mi permetteva di conoscere sempre più quella ragazza misteriosa, ed erano proprio quelle parole che me la facevano piacere ancora di più ed era proprio questa la cosa che più mi sconcertava. Come era possibile una cosa del genere? Perché proprio Jay? Perché proprio lei?
<< Questa è una follia >> sussurrai, ma quelle parole suonarono false persino a me.
<< Sammy, quanti anni sono che ti conosco? Dieci? Forse undici? Certo, probabilmente non avrei mai detto che ti potessero piacere le ragazze, ma è chiaro che provi qualcosa per Jay >> affermò. Se prima era sembrata titubante, ora era del tutto sicura di sé.
Probabilmente le mie guancie erano diventate più rosse delle fiamme di un incendio, e la saliva mi si era sicuramente seccata in gola. Dalla mia bocca non usciva nemmeno una parola, perché tutto quello che volevo fare era negare, negare e ancora negare quanto appena detto dalla mia amica… ma non potevo farlo.
Perché una parte di me sapeva che negare equivaleva a mentire.
 
Ancora una manciata di minuti, e poi saremmo salite sul palco. Prima della mia fuga dalla sala prove il giorno prima, non aveva fatto altro che prepararci per quella serata.
Stavamo per salire sul palco del Pete’s candy store, questo piccolo locale alternativo di Brooklyn, nel quale erano anni che andavo a sentire gruppi su gruppi suonare, sperando che un giorno ci sarei potuta salire anch’io.
Mancavano davvero una manciata di minuti. Vedevo Vic davanti a me, stranamente serena e alle prese con alcuni esercizi vocali. Io me ne stavo in un angolo, intenta ad accordare la mia chitarra già accordata, giusto per mascherare l’agitazione. Non capivo però, a cosa quest’ultima fosse dovuta? Era ansia da prestazione pre-esibizione? Oppure ero in ansia perché Sammy ancora non c’era?  Dov’era finita quella ragazza? Da quando la conoscevo, non aveva mai tardato nemmeno una volta. Era la puntualità fatta persona quella ragazza, tanto era pignola.
Avevo saputo da Vic che il mattino dopo avrebbe dovuto prendere l’aereo per ritornare dai suoi genitori.
Non potevo ancora credere alla mia reazione del giorno prima… Mai mi ero comportata così, mai ero stata così infantile.
<< Vic, sono quasi le nove! Perché non la richiami?! >> chiesi per la terza volta in due minuti.
<< Ah, non ne uscirò viva con voi due >> esclamò lei in risposta, sospirando rumorosamente.
Stanca da quella situazione, mi alzai di scatto e inizia a comporre il suo numero. Uscì fuori e non appena aprì la porta con il telefono all’orecchio, mi scontrai con qualcuno.
Feci un passo indietro per vedere chi fosse la persona che mi aveva appena “investito” e…
<< Scusami >> mormorò Sammy, indietreggiando.
<< Scusami tu >> dissi, presa alla sprovvista.
Rimasi del tutto impalata davanti a lei, incapace di toglierle gli occhi di dosso: indossava un semplice vestito grigio perla, una cintura di pelle le stringeva la vita, mettendo in risalto il suo fisico asciutto e ben proporzionato, i capelli biondi, leggermente ricci, le cadevano morbidi sulle spalle, e… come sempre i suoi occhi brillavano come due smeraldi preziosi.
Ogni volta che il mio sguardo si soffermava sui suoi occhi, dopo mi risultava impossibile distoglierlo. Erano a dir poco magnetici, avrei potuto restarmene lì in piedi a fissarli per giorni interi.
<< Jay, ma sei tu che mi stai chiamando?! >> esclamò lei, guardando il display del suo cellulare.
<< Oh, scusami >>.
Immediatamente chiusi la chiamata, ma quando mi girai non potei fare a meno di notare lo sguardo di Vic che sogghignava spudoratamente.
Guadai l’orario: non avevo nemmeno il tempo di una sigaretta.
<< Allora, confermata la scaletta? >> chiese Sammy, chiaramente fissando Vic.
Da quando era entrata, non aveva ancora incrociato il mio sguardo.
<< Sì, sì. Iniziamo con i classici e finiamo con “Candy” >>.
Candy era la canzone di Paolo Nutini che avevamo provato il giorno prima. L’idea era stata di Sammy, le piaceva particolarmente quel cantate.
La voce del microfonista interruppe i miei pensieri. << Ragazze: trenta secondi! >>
In meno di un minuto di ritrovammo su quel piccolo palco, e sotto gli occhi dei ragazzi e delle ragazze presenti in sala, ci sedemmo sugli sgabelli al centro della scena.
Non so quanto tempo sarei riuscita a stare seduta, visto che odiavo suonare da seduta, ma ci avrei provato lo stesso.
Vic prese posizione tra me e Sammy, che analogamente a me, prese posizione sullo sgabello. Fissavo il profilo del suo viso, sotto quella luce fioca che le conferiva un’aria ancora più attraente del solito… sempre ammesso che fosse possibile.
Qualcosa l’avevo anche scritta quella settimana, ma Luke ci aveva consigliato di cantare solo cover. Nonostante tra noi si fosse istaurata subito un’ottima alchimia, era meglio se ci limitavamo a suonare dei classici.
Così ci esibimmo con alcune canzoni dei Rolling Stones, Pink Floyd e anche cover più recenti come alcune canzoni di Adele o dei King of Lion. Tranne per l’agitazione iniziale, le nostri esibizioni furono impeccabili. Luke ci guardava e i suoi occhi sorridevano tanto era felice. L’intesa tra noi tre era davvero formidabile, e il riscontro con il pubblico fu davvero positivo. Dopo la quarta esibizione, mi resi conto che mentre cantavo cercavo lo sguardo di Sammy, ma mai ero riuscita a incrociare i suoi occhi.
Lei guardava davanti a sé, senza mai distogliere lo sguardo dal pubblico, e non sembrava nemmeno accorgersi del mio cercarla. Non sapevo cosa fosse che mi spingesse a fissarla, forse davvero era semplicemente magnetica.
Quella serata era finita, mancava l’ultima canzone. Ci fermammo giusto un paio di secondi, il tempo che mi permise di prendere la chitarra elettrica all’ultimo momento.
<< Che stai facendo? >> chiese Sammy, non appena mi vide con quello strumento in mano.
<< Lo vedrai presto >> risposi, accennandole un sorriso.
Vic invece di farmi domande, si limitò a sorridermi incoraggiandomi.
Mentre cantavo, suonavo quella melodia bellissima, e pronunciavo le prime parole della canzone, non potei fare a meno di guardare Sammy. Questa volta, però, gli occhi verdi della mia compagna erano puntati nei miei, e vi potevo leggere mille emozioni diverse. Fu proprio questo mix di emozioni che mi sospinse a cantare il resto della canzone continuando a guardarla negli occhi. Il momento che stavamo vivendo era magico, ogni parola che pronunciavo era come una lama tagliente che mi lacerava lo stomaco provocandomi un piacevole dolore. Forse quel piacevole dolore lo stava vivendo anche Sammy, perché nonostante tutto i suoi occhi erano puntanti nei miei, non distogliendo così lo sguardo nemmeno una volta. La sensazione che avvertivo era quasi quella che di stare in una bolla, la nostra bolla.
“Oh, darling I’ll kiss your eyes” e avrei sul serio baciato i suoi occhi, forse l’avrei fatto senza interruzioni per ore intere, “And lay you down on your rug” le avrei sul serio rimboccato la coperta prima di andare a dormire, magari le avrei anche posato un bacio sulla fronte, “Just give me some candy after my hug” perché volevo davvero stringerla a me per non lasciarla più andar via.
Questi pensieri accompagnavano senza sosta le mie parole, ed ero consapevole che sul mio viso si potesse leggere la verità dentro di esse, ciò lo capivo dallo sguardo consapevole di Sammy, che nonostante tutto però non accennava a distogliere gli occhi dai miei.
Forse era semplicemente la canzone, ma per la prima volta, sul suo viso potevo cogliere lo stesso desiderio che era presente in me.
“Oh I’ll be there waiting for you”. Quanto erano vere quelle parole. L’avrei aspettata, non sapevo cosa avrebbero significato, ma mi resi conto solo in quel momento che ci credevo sul serio.
Non appena la canzone fu terminata, fummo letteralmente sommerse dagli applausi delle persone in sala. Luke dall’angolo delle sala aveva assistito a tutto lo spettacolo, e lo potevo guardare sorridere soddisfatto.
Ricambiai il suo sorriso, dopo di che il leggero abbraccio di Vic, che sorrideva anche lei orgogliosa. Mi voltai verso Sammy, per condividere questo momento anche con lei, ma quando mi girai non la vidi più.
Mi voltai di scatto nella sala in cerca della sua chioma bionda non difficilmente individuabile. Tanto vero che la vidi dirigersi verso una porta del locale ad altissima velocità e prima ancora di pensare razionalmente a quello che stavo facendo, mi ritrovai intenta a seguirla, o meglio, a correrle dietro. Solo quando giunsi davanti a quella porta realizzai che era il bagno del locale.
Non appena entrai la trovai davanti allo specchio intenta a strofinarsi gli occhi, asciugandosi probabilmente delle lacrime.
<< Sammy… Perché piangi? >> le chiesi, facendo un passo verso la sua direzione.
<< Non sto piangendo >> disse, ma la sua voce era rotta, segno che stava per scoppiare.
Non sapevo che fare. Non mi ero mai ritrovata in una situazione del genere, non ero brava a consolare le persone… Non ero semplicemente brava con le persone. Così non dissi nulla, mi limitai ad avvicinarmi di un altro passo e feci una cosa che non avevo mai fatto in vita mia: l’abbracciai.
In un primo momento il corpo di Sammy divenne rigido al contatto con il mio, ma dopo pochi istanti la sentì completamente abbandonarsi a me, e la sua testa si conficcò nel mio collo.
Non sapevo che fare, non sapevo come comportarmi, quel gesto era partito da me e non me ne capacitavo. Non so quanto tempo trascorremmo in quella posizione, i singhiozzi di Sammy che erano stati soffocati dal mio collo si erano adesso attutiti, e il suo respiro era tornato lentamente regolare.
<< Va meglio? >> chiesi titubante.
Il suo respiro si era attutito, ma il mio cuore batteva ad intervalli troppo veloci, e temevo seriamente che potesse uscirmi dal petto da un momento all’altro.
<< Sì >> rispose, allontanando il viso di qualche centimetro. << Grazie, Jay >> .
Fu proprio in quel momento, quando pronunciò il mio nome a pochi centimetri dal mio viso che non resistetti: senza darle nemmeno il tempo di capire quello che stava accadendo le sue labbra si ritrovarono a contatto con le mie.
Durò pochi secondi, non era stato un bacio, ma uno scontro. Lei mi guardò con occhi spalancati, in un chiaro stato di shock. Non ci misi molto a realizzare quello che avevo appena fatto.
<< Scusami >> boccheggiai con voce spezzata, prima di scappare via.
 
 
 
 
NOTE AUTRICE :
 
Ed ecco qui il decimo capitolo! Scommetto che molti di voi avevano perso ormai le speranze..!
Questo capitolo è stato un po’ sofferto rispetto a gli altri, nei giorni passati l’ispirazione aveva deciso di abbandonarmi a me stessa (cosa non buona) ;/ Fortunatamente è ritornata da poco e già sono a lavoro per un prossimo capitolo.
La storia è entrata ormai nel vivo. Nel prossimo capitolo ci sarà la tanto attesa “svolta”.. Spero che vi piaccia la direzione che ha preso la storia.
Come sempre ringrazio a chi ma inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite. Siete davvero in tanti :3
Un grande ringraziamento va a chi recensisce, perché con semplici parole mi spronate e stimolate a pubblicare più velocemente. Ma un ringraziamento speciale va alla mia Beta che con tanta pazienza sta donando a questa storia quel qualcosa in più di cui aveva bisogno.
Colgo l’occasione per dirvi che i primi capitoli verranno sostituiti da versioni leggermente modificate e corrette, quindi se volete darci un’occhiata … ;)
Non voglio annoiarvi più del solito vi mando un bacione.
Alla prossima ;)


 
 
 
 
 
 
 
  
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