Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Fiamma Erin Gaunt    21/11/2013    2 recensioni
Questa è la storia di una diciassettenne diversa da tutte le altre e della sua partecipazione agli Hunger Games: Enobaria. Cosa accade quando si trova l’amore durante i Giochi; un amore proibito, scandaloso e appassionato? Cosa si prova quando sai che la persona che ami potrebbe non tornare più da te?
Enobaria/Brutus
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Brutus, Enobaria
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tributi

 

 

 

Quella mattina Enobaria aveva sopportato pazientemente che sua madre le acconciasse i capelli, permettendole addirittura di truccarla un po’, poi aveva indossato il suo nuovo abito bianco e si era diretta al Palazzo di Giustizia. Aveva evitato con cura i suoi compagni dell’Accademia. Non aveva legato particolarmente con nessuno di loro, non le piaceva dare confidenza alle persone, e non aveva un carattere che invogliava la gente ad avvicinarla. Ma a lei andava bene così, se non altro non si sarebbe vista soffiare il posto come Tributo da qualcuna di quelle sedicenti “amiche”.

Attese pazientemente che il resto del gruppo di adolescenti finisse di registrarsi e poi si sistemò il più vicino possibile al palco dal quale sarebbe stato fatto l’annuncio delle estrazioni. Più stava davanti e maggiori erano le possibilità che Deino, la Capitolina del Distretto 2, si accorgesse della sua mano alzata.

La chioma della donna, che per l’occasione era stata tinta di uno sgargiante blu elettrico e cotonata all’inverosimile, fece capolino. La folla smise immediatamente di fare rumore. Era giunto il momento.

- Benvenuti e felicissimi sessantaduesimi Hunger Games a tutti voi. – esordì con il suo solito timbro cristallino.

Si diresse verso l’ampolla contenente i nomi femminili.

- Come sempre, cominciamo dalle signore. –

Rovistò tra i foglietti e, quando ebbe trovato quello che faceva al caso suo, lo aprì con aria teatrale.

Enobaria non la perse di vista per un attimo, pronta ad alzare la mano per candidarsi. Con la coda dell’occhio vide che anche altre due ragazze avevano fatto lo stesso. Doveva essere incredibilmente veloce se voleva quel posto.

- Enobaria Strongold. – sentenziò la Capitolina.

Cosa? Era stata davvero estratta?

- Mi offro volontaria! –

- Anche io mi offro volontaria. –

Ecco le due ragazze che aveva notato prima, decise a sfruttare quel suo apparente momento di riluttanza.

- Un momento, non ho detto che ho intenzione di rinunciare al mio posto. – replicò ad alta voce, fulminando le concorrenti con un’occhiataccia.

Deino emise una risatina leziosa. - Ma certo, mia cara, è bello vedere tutto questo desiderio di gloria in una ragazza. Coraggio, vieni avanti. –

Le tese una mano per aiutarla a salire sul palco, ma Enobaria la rifiutò sdegnosamente. Non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno, e se era per questo non lo voleva neanche.

- Che ragazza indipendente. – commentò Deino con tono fintamente divertito. Tuttavia lo sguardo gelido con cui la guardava lasciava chiaramente intendere che non era affatto contenta del suo comportamento.

Poco male, anche Enobaria non era particolarmente entusiasta di lei. Si sistemò accanto alla Capitolina e si dipinse sul volto un’espressione gelida e imperscrutabile. Sapeva che quelle riprese sarebbero state guardate da tutti i Tributi e aveva un’idea ben chiara di come voleva risultare ai loro occhi: fredda, calcolatrice, spietata e letale. Voleva essere temuta ancor prima di cominciare la preparazione per l’ingresso nell’Arena.

- E ora veniamo ai gentiluomini. –

La voce di Deino la distrasse dalle sue considerazioni. Lanciò un’occhiata ai ragazzi e vide che anche loro si stavano comportando nello stesso modo delle loro compagne.

- Josh Harris. –

Era stato sorteggiato un ragazzino di dodici anni, stranamente gracile per essere uno degli abitanti del Distretto 2. Decisamente troppo insignificante per essere un Favorito.

- Mi offro volontario. –

La prima mano che si alzò fu quella di un ragazzo dal fisico imponente, i capelli biondi e gli occhi di un gelido grigio che ricordava il colore dell’acciaio.

Enobaria lo aveva visto durante uno degli allenamenti nell’Accademia. Era un ottimo combattente e aveva abbastanza cervello da non pensare di fare affidamento solo ai muscoli per sopravvivere ai Giochi.

- Sali pure, mio caro, e dicci come ti chiami. – lo invitò Deino, dopo aver notato che com’era prevedibile il dodicenne non aveva sollevato alcuna obiezione davanti alla prospettiva di essere sostituito.

- Jack Herondale. – replicò, prendendo posto dall’altro lato.

- Bene, Distretto 2, salutate i vostri Tributi: Enobaria Strongold e Jack Herondale. –

Centinaia di mani si alzarono al cielo, salutando i ragazzi con orgoglioso rispetto. Enobaria e Jack ringraziarono, si scambiarono una stretta di mano e lasciarono che i Pacificatori li scortassero all’interno del Palazzo di Giustizia per gli ultimi saluti con i propri cari.

Enobaria fu la prima ad uscire e a raggiungere il treno, in fin dei conti non aveva altre persone che tenevano a lei all’infuori di sua madre. Suo padre era morto quando lei aveva solo due anni, e suo fratello Emil aveva fatto la stessa fine durante la cinquantanovesima edizione degli Hunger Games.

Prese posto sul divano di pelle nera, ansiosa di visionare le Mietiture degli altri Distretti.

Jack la raggiunse dieci minuti più tardi, affiancandola sul divano in religioso silenzio. Lo ruppe solo una manciata di secondi più tardi.

- Sai che fine hanno fatto il nostro Mentore? –

Rispose con un lieve cenno di diniego. Non ne aveva la più pallida idea, ma cominciava a preoccuparsi. Sarebbero stati all’altezza di prepararli o erano un caso perso, reietti umani come quei due del distretto 6?

- Impazienti di andare al macello, ragazzi? –

Era una voce familiare. Enobaria si voltò verso l’angolo del treno da cui proveniva e fu allora che lo vide. Alto intorno al metro e novantacinque, muscoloso, con un paio di occhi azzurri simili a schegge di ghiaccio e capelli scuri tagliati molto corti, come erano soliti portarli i Pacificatori. Lo riconobbe all’istante: Brutus Anderson, il vincitore della cinquantaduesima edizione degli Hunger Games.

- Finalmente si è degnato di farsi vedere. – borbottò Jack.

- Chiedo scusa per il ritardo. – replicò l’uomo, ma era evidente che non lo pensava davvero, lo si leggeva nei suoi occhi gelidi.

- Io sono Jack Herondale. – si presentò, porgendogli la mano, ma Brutus si accomodò sulla poltrona accanto al divano senza degnarlo di uno sguardo.

Enobaria si lasciò sfuggire una risata. Se Jack sperava di riuscire a impressionare Brutus così come aveva fatto con i preparatori dell’Accademia si sbagliava di grosso. Lui aveva visto la morte in faccia, aveva ucciso undici Tributi con le sue mani, non sarebbe bastato un ragazzino dal bel faccino per convincerlo a prenderlo sul serio.

- Che hai da ridere? – ringhiò al suo indirizzo.

- Credevo fosse evidente, sto ridendo di te. È un problema, forse? – replicò imperterrita.

Jack recuperò il coltello che era stato appoggiato insieme al cibo sul tavolo ai loro piedi e fece come per tirarglielo contro. Enobaria però fu più veloce, con una mossa repentina gli girò il braccio dietro la schiena e lo costrinse a mollare la presa.

- Devo portarvi vivi a Capitol City. – fece loro notare Brutus, osservandoli con tiepido interesse.

Lo lasciò andare, - Incapace. –, poi tornò a mettersi comoda.

Jack le rivolse un’occhiata furiosa, ma la risata di Brutus lo colse di sorpresa.

- Accetta un consiglio, Herondale, lascia perdere la ragazzina, è un osso troppo duro per te. –

Enobaria lo guardò in malo modo, - Non sono una ragazzina, ho la stessa età che avevi tu quando ti sei offerto. –

- Certo, certo, tesoro. – minimizzò, tornando a non prestare attenzione a nessuno dei due e cominciando a smanacciare con lo schermo.

- Vediamo le Mietiture? –

Annuì. – Ovviamente, dolcezza. –

Il riepilogo finì quando erano ormai arrivati a Capitol City. Tra gli altri Tributi ne aveva individuati almeno quattro da tenere d’occhio, cinque se considerava anche Jack. C’erano i due ragazzi del Distretto 1, Charlotte dalla bellezza devastante e l’affascinante Julian, Cyntia del 3 che sembrava incredibilmente sveglia, e anche Rob del 4 sarebbe stato certamente un osso duro. Gli altri non la impensierivano più di tanto, ma avrebbe atteso il primo giorno d’addestramento per trovare conferma delle sue teorie.

- Siamo arrivati a destinazione, coraggio, sono sicura che a Capitol City vi adoreranno. – trillò Deino, trascinandoli praticamente in mezzo alla folla.

Jack sorrise e salutò senza sosta, Enobaria si limitò a non sembrare troppo imbronciata e lanciò di tanto in tanto qualche cenno del capo. Forse Capitol City li avrebbe davvero adorati, ma di sicuro il sentimento non sarebbe stato reciproco.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi con un’altra long, questa volta sempre su una dei Favoriti, ma che non viene nominata molto spesso nel fandom. Non so perché ma ho sempre immaginato che tra lei e Brutus ci fosse qualcosa, perciò eccoci qui. Spero che la storia vi abbia incuriosito e che vogliate lasciarmi una recensioncina con il vostro parere. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Erin Gaunt