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Autore: NiamhBlue    21/11/2013    8 recensioni
"La mia mano esitò per un attimo, poi mi decisi ad abbassare con una lentezza esasperante la zip, fino ad aprirla completamente, e sfilai delicatamente la manica dal braccio ferito. Sentivo le guance bruciare per l’imbarazzo della situazione e gli occhi di Oliver su di me. Smettila di fissarmi, per l’amor di Dio."
- Piccola one-shot su Oliver e Felicity di Arrow. Amo questa coppia! E' ambientata nella seconda stagione, ma non contiene spoiler rilevanti. Spero che vi piaccia! :) -
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Wounds.

 
Il rumore delle mie dita sulla tastiera del computer era l’unica cosa che mi faceva compagnia quasi tutte le sere, dopo che Oliver indossava il suo completo verde, afferrava l’arco e fuggiva via a compiere il suo dovere in giro per Starling City.
Ultimamente anche Dig era meno presente del solito. Aveva deciso di passare più tempo con Lyla: dopo averla riavuta, non l’avrebbe lasciata andare tanto facilmente.
Oliver stava via sempre per molto tempo, ma quella sera era tremendamente in ritardo. Non avevo notizie di lui da più di tre ore.
Spensi il computer e afferrai le chiavi dell’auto, preoccupata e agitata.
Mi torturai il labbro con i denti, tamburellando con il piede, nervosamente. Dove diavolo era finito?
La mia mente cominciò a vagare, e mi ritrovai a immaginare gli scenari più tragici. Scossi la testa come per scacciare quei pensieri.
 
Poco dopo sentii qualcuno scendere per le scale e mi voltai: conoscevo bene quei passi.
Oliver scese l’ultimo gradino, ma restò nell’ombra.
«Felicity, che ci fai ancora qui?». La sua voce era più bassa e cupa del solito.
Mi affrettai a rispondere. «Ero…preoccupata, sono rimasta qui per assicurarmi che stessi bene...»
Oliver esitò per qualche secondo, poi venne avanti…e trattenni a stento un gemito. Mi avvicinai di qualche passo a lui, con un’espressione sgomenta.
«Oliver… che cosa… che è successo?»
Il suo viso era sporco di sangue, un taglio profondo solcava la sua fronte, il suo labbro sanguinava, e a giudicare dal modo in cui teneva una mano premuta sulla spalla destra, era ferito anche lì.
Presi fiato e accorciai ancora la distanza tra noi due. C’era sangue dappertutto. Portai una mano alla bocca, con l’altra gli sfiorai il viso. Rinsavii quasi immediatamente, inspirando a fondo.
«Siediti, presto!»
«Felicity, non è niente. Sto bene.»
Mi allontanai velocemente, in cerca di panni, bende, qualsiasi cosa.
«D-dove sono gli aghi?», chiesi, ignorando completamente le sue parole, continuando a rovistare ovunque.
«Felicity, ti prego, calmati. E’ solo qualche graffio, non è niente.»
Dopo aver aperto quasi tutti i cassetti, nell’ultimo trovai ago e filo.
Sentivo lo sguardo di Oliver addosso, seguiva ogni mio movimento frenetico.
Mi voltai verso di lui: era ancora lì, immobile, con una mano a premere sulla ferita della spalla.
«Siediti» gli ordinai nuovamente, alzando di un po’ il tono della mia voce.
«Felic- »
«OLIVER!!!» sbottai, arrabbiata.  «Sta’ zitto e siediti!»
Lui si arrese e sospirò, depose l’arco e le frecce e si sedette sulla branda poco dietro di lui. Mi avvicinai cautamente, osservando attentamente il suo viso devastato da quell’orribile taglio sanguinante, e mi posizionai di fronte a lui.
«Se non ricordo male, hai problemi con il sangue. Non voglio essere colpevole della tua dipartita» disse, a bassa voce, guardandomi negli occhi e trattenendo un sorriso.
Sorrisi lievemente.
«Ehi, ehi… sono io la spiritosa del gruppo. A te non è permesso fare battute. E comunque.. cosa vuoi che sia un po’ di sangue? Sopravviverò.»  Beh, in realtà non ne ero così sicura.
 
«Brucerà un pochino» sussurrai. Presi un batuffolo di cotone e lo inumidii con un po’ d’acqua ossigenata.
«Lo so» Mi rispose, accennando un sorriso.
Mi sentii un’idiota. Ovvio che lo sapesse già. Non era mica la prima volta che veniva ferito.
Stupida, Felicity, stupida.
Appoggiai delicatamente il batuffolo sulla ferita alla fronte, e lui non fiatò. Strinse un po’ i denti, ma non emise alcun suono.
Mi ritrovai a pensare che era così abituato al dolore, che un po’ d’acqua ossigenata su una ferita aperta non era niente per lui, in confronto a tutto ciò che aveva passato.
Mi dedicai a disinfettare anche la ferita al labbro, con delicatezza. Le mie mani erano già tutte sporche di sangue, ma cercai di non pensarci, e di non fissarle troppo a lungo.
«Cos’è successo?» gli chiesi, titubante, per rompere il ghiaccio.  «Chi ti ha ridotto così?»
«L’uomo a cui davo la caccia era in…compagnia. Sono stato colto di sorpresa. Erano in troppi, tutti armati, e non sono riuscito ad affrontarli…» rispose, un po’ esitante.
Io annuii impercettibilmente, e capii all’istante che non aveva voglia di parlarne. Era visibilmente frustrato.
Dopo aver disinfettato le ferite, mi decisi a prendere ago e filo. Esitai un po’, e ciò non passò inosservato ad Oliver, che aveva lo sguardo fisso su di me, e sembrava trattenere un sorriso. Il mio essere così insicura a quanto pare lo divertiva.
«Non sei obbligata a farlo»
Non avevo mai eseguito una sutura, ma lasciare che Oliver si medicasse da solo, in quelle condizioni, era fuori discussione.
«Sì, invece»
Cercai di prendere il controllo della situazione, ma le mie mani tremavano inspiegabilmente, e cercai di non badare alla vicinanza del mio viso con il suo, che di certo non aiutava.
Presi un respiro profondo prima di avvicinare l’ago alla ferita aperta, e perforai con più delicatezza possibile la pelle dura della sua fronte. Fu più facile di quanto avessi immaginato, forse anche per il fatto che Oliver sembrava non sentire alcun dolore.
Proseguii cautamente, ripetendo lo stesso movimento fino a chiudere il taglio.
Un silenzio imbarazzante era calato su di noi, e i suoi enormi occhi azzurri erano ancora fissi sui miei. Mi scrutavano con attenzione.
«Non guardarmi così, non ho bisogno che tu mi dica che sono una pessima infermiera.» azzardai, con un sorriso. Quel silenzio era diventato insostenibile.
«Hai chiuso la prima ferita, e non sei ancora svenuta. E’ una cosa positiva» mi rispose, sorridendo impercettibilmente.
La prima ferita. Giusto.
Istintivamente portai la mano alla zip della sua giacca, e me ne pentii all'istante. Il pensiero di ritrarre la mano sfiorò la mia mente per alcuni secondi, ma il danno era già stato fatto.
La mia mano esitò per un attimo, poi mi decisi ad abbassare con una lentezza esasperante la zip, fino ad aprirla completamente, e sfilai delicatamente la manica dal braccio ferito. Sentivo le guance bruciare per l’imbarazzo della situazione e gli occhi di Oliver su di me. Smettila di fissarmi, per l’amor di Dio.
I miei occhi caddero inevitabilmente sui suoi pettorali scolpiti e tonici, sugli addominali perfetti e sulle enormi cicatrici. Ero ormai abituata alla visione di Oliver seminudo, ma ero così vicina a lui che mi sembrò di vederlo per la prima volta. Il mio viso era in fiamme, il mio cuore sembrava sul punto di scoppiare.
Alzai gli occhi e osservai la ferita della spalla. Anche questa sembrava una ferita da taglio, era sicuramente più profonda, e aveva un aspetto orribile.
Inumidii un altro batuffolo di cotone con l’acqua ossigenata e lo posai delicatamente sulla ferita. Stavolta sentii Oliver irrigidirsi sotto il mio tocco, e mi ritrassi immediatamente.
«Scusa» mormorai, spaventata.
Lui scosse la testa, e mi guardò. «Non è niente».
Esitai, non volevo fargli male di nuovo, ma Oliver mi fece cenno di continuare.
Oliver strinse le sue mani attorno all’estremità della branda, quando perforai la sua pelle con l’ago. Agii con molta più cautela di prima, facendo attenzione alle sue espressioni facciali, che mi permettevano di capire se e quanto dolore gli stavo provocando.
Quando finii di richiudere l’enorme ferita, applicai su di essa una fasciatura bianca, per evitare che i punti si riaprissero facilmente.
«Adesso sei libero, ti lascio andare, puoi scappare via da me» mormorai, sorridendo.
Lui sorrise dolcemente, allentando finalmente la tensione nelle sue mani, che stringevano ancora la branda.
Feci per voltarmi e allontanarmi, ma sentii afferrarmi per il braccio, e in un millesimo di secondo mi ritrovai rivolta verso di lui, a un centimetro dal suo viso.
Incontrai per un attimo interminabile i suoi occhi azzurri, prima di sentire le sue labbra posarsi sulle mie, calde e sensuali. Fu un bacio che mi colse alla sprovvista, totalmente. Qualcosa mi si aggrovigliò dentro lo stomaco, tutto intorno a me sembrò scomparire e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.
Quando Oliver si staccò da me, sbattei ripetutamente le palpebre, sorpresa e confusa allo stesso tempo.
«C-cos’era quello?» mormorai a un soffio dalle sue labbra.
Mi sentii rispondere: «Il mio modo per dirti ‘grazie’».




NOTE: Sono reduce dalla visione dell'episodio 2x07, e ho ancora le palpitazioni. Quanto posso amare questi due? Mi scoppia il cuore dai sentimenti ogni settimana! *_*
  
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