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Autore: Feel Good Inc    22/11/2013    5 recensioni
#I. Kevin vede che è arrossita appena, ma la voce è sicura, senza note di soggezione. Si ritrova a sorridere. «Una degna Castle.»
Alexis ridacchia. «Non so se mio padre seguirebbe i miei metodi.»

#II. «Per favore, quando lo trova gli dica che questa volta lo ammazzo.»
È di sicuro un sorriso, quello che sente distintamente prima che lui riagganci.

Kevin/Alexis | accenni Richard/Kate
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kevin Ryan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più stagioni
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sight ~ ordine naturale di cose da guardare

 

 

 

 

La prima cosa che vede di lei sono le mani, piccole e impolverate e quasi sepolte da una pila altissima e variegata di scatole e libri. Scatta verso di lei come per un impulso naturale, l’aiuta a sorreggere quella minaccia al suo equilibrio – e solo allora si ricorda che qualcuno gli ha detto che la figlia di Castle sarebbe venuta a fare volontariato al distretto.

«Oh, grazie...»

Dalla pila emerge un sorriso luminosissimo. Kevin si affretta a toglierle dalle mani una buona metà delle cianfrusaglie con cui le toccherà avere a che fare per le prossime ore, e allora, come terza cosa, vede il colore dei suoi occhi.

«Farsi male il primo giorno non è il massimo delle esperienze» le fa notare, alludendo al peso che si è sobbarcata tutto in un colpo. «Sei Alexis, vero?»

La ragazza annuisce e si riassesta libri e scatole tra le braccia. Ha i capelli rossi, di un rosso quasi abbagliante nella luce dei vecchi neon della centrale, le labbra rosa e piene. Kevin rileva vagamente che Castle ha parlato spesso di sua figlia, ma deve aver pensato bene di non accennare mai a quanto sia carina.

«Puoi prendertela comoda, non sforzarti di fare tutto e subito...»

«Non è questo.» La ragazza accenna con un gesto delle spalle verso un punto dietro di lui, là dove c’è la porta aperta dell’archivio, zeppo di reperti anonimi, tracce di casi mai risolti. «È solo che ci sono... ci sono così tante storie, qui dentro. Ho pensato che forse, se mi impegnassi abbastanza, potrei dare una mano a fare luce su qualcuna.»

Kevin vede che è arrossita appena, ma la voce è sicura, senza note di soggezione. Si ritrova a sorridere. «Una degna Castle

Alexis ridacchia. «Non so se mio padre seguirebbe i miei metodi.»

Kevin soffoca sul nascere una risata, colpito da come a un primo impatto gli sia sembrata così simile e al tempo stesso così diversa – e comunque, se Castle passasse di qui in questo esatto momento, ridere non sarebbe certo la mossa migliore. Si ricorda delle scatole che tiene in mano solo quando lei lo supera nel corridoio vuoto per andare a depositare la sua metà sul tavolo al centro della stanza; la segue e fa altrettanto, rammaricandosi un po’ di dover tornare al suo caso e lasciarla alle prese con quel lavoraccio da sola, per quanto lei ne sembri entusiasta – o magari proprio per quello, invece. E allora gli viene un dubbio.

«Tuo padre ti ha detto, vero, che quando lui è troppo occupato dietro a Beckett per qualsiasi cosa puoi chiamare noi?»

La ragazza si volta a guardarlo con aria significativa. «Credo proprio che non ci abbia pensato.»

Questa volta Kevin si trattiene dall’alzare gli occhi al cielo. Recupera penna e taccuino dalla tasca e comincia a scrivere senza neanche pensarci. «Alexis Castle. Ti conosco da trenta secondi e già mi preoccupo per te. Ecco» le dice, strappando il foglio e porgendoglielo, «chiamami quando lui sarà irreperibile. Sono il detective Ryan.»

Alexis sembra divertita – e per un attimo Kevin teme di essere stato invadente: lei di certo non sembra una persona per la quale preoccuparsi – ma non esita ad accettare il biglietto dalla sua mano, sfiorandolo con quelle dita sottili e affaccendate che sono la prima cosa che ha notato di lei.

«Grazie, detective Ryan. Lo farò.»

Kevin si ritrae, si allontana con un cenno di saluto un po’ più goffo di quanto vorrebbe, esce dall’archivio e si avvia verso l’ascensore dove Javier probabilmente lo aspetta chiedendosi perché diavolo ci metta tanto. Quando si volta indietro, vede che l’ultima immagine di Alexis Castle sono i suoi begli occhi già persi in quel mare di vecchie storie da scoprire e la sua mano che, distrattamente, stringe e accarezza e si porta fin quasi alle labbra il suo numero di telefono.

 

 

 

[ 638 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Questa cosa potrebbe, e sottolineo potrebbe, diventare una raccolta (e uso il condizionale non per mancanza di ispirazione o di idee, quanto piuttosto perché sono stata tanto impaziente da cominciarla prima di mettermi in pari con lo show, rischiando di finire completamente out of canon, duh). Nello specifico, una raccolta basata sui prompt delle 11_reasons. In pratica sarebbero le mie personalissime undici ragioni per shippare Kevin/Alexis, tradotte in una serie di missing moments più o meno potenziali. BEWARE ME.

Sto letteralmente divorando Castle e ho appena finito la quarta stagione; no spoiler, please. Comunque, in origine quest’idea nasce e si evolve perché fin dalla prima serie avrei sempre voluto vedere Alexis interagire con il distretto, e quando lei ha iniziato a fare volontariato lì e poi è finita persino nello stage come assistente medico legale è stato tipo OMG epic win posso morire felice. Da lì a shipparla con l’adorato Ryan il passo è stato breve, anzi, inesistente. Perciò aspettatevi – se mai ci saranno! – altri capitoli con riferimenti ad episodi specifici del telefilm: qui siamo nel 2x10, appunto nel contesto del volontariato di Alexis per la scuola.

E non lo so, boh, questa ship merita amore, indiragionpercui grazie per esser passati. ;w;

Aya ~

   
 
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