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Autore: lauramelzi    22/11/2013    7 recensioni
Il direttore delle prigioni Sebastian Craven ha tutto: affascinante e viziato, conduce un'esistenza privilegiata ed è riconosciuto da tutti come il celebre capo degli agenti di Korck.
Nelle campagne della periferia londinese, Allison Jones passa il tempo a scattare foto artistiche e leggere le storie che fanno sognare. Considerata da tutti "strana" è esclusa da tempo dal villaggio vicino. Una mattina dei poliziotti la prelevano e la portano in tribunale: la sorella Jessica è stata uccisa e tutti i sospetti ricadono su di lei.
Scortata nelle prigioni di Korck, la ragazza timida, semplice e innocente, entra nel mondo pericoloso di Sebastian Craven, e qualcosa di nuovo sconvolgerà la vita della giovane Allison
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Allison tremava.
 
In quel momento si sentiva svuotata, privata di ogni cosa, della sua libertà.
 
Avrebbe avuto solo i suoi ricordi, per un po' di anni, nessuna esperienza se non tra mure sudice e sporche.
 
Mura di una prigione.
 
Una lacrima le solcò la gote arrossata. Tutto ciò era ingiusto, profondamente ingiusto.
 
Era stata svegliata la mattina presto da dei poliziotti che l'avevano obbligata a vestirsi velocemente, prelevandola dal suo piccolo appartamento in campagna per portarla in centrale.
 
L'avevano accusata dell'omicidio di sua sorella maggiore, il suo fulcro, le sue fondamenta, il terreno su cui per anni si era appoggiata.
 
Era stata trovata strozzata con addosso solo l'intimo, in bagno riversa al suolo.
 
Il tribunale aveva deciso il suo futuro, destinandola ad un edifici carcerario.
 
Si strinse le unghie ai palmi delle mani, fino a sanguinare.
 
Lei sapeva.
 
Ne era a conoscenza da poco tempo, ma sua sorella aveva avuto dei litigi con suo marito per cose banali, fatto sta che la menava brutalmente.
 
Cristo, non era possibile, avevano accusato lei! 
 
Una ragazzina magra, bionda, esile come un fuscello, che i muscoli non sapeva neanche cos'erano. 
 
Mike, così si chiamava quel criminale, era stato furbo.
 
Aveva previsto il tutto e si era creato un falso alibi, ci poteva mettere la mano sul fuoco.
 
Allison non credeva che i poliziotti potessero accusarla così, non avevano neanche delle motivazioni, ma ovviamente a quello aveva provveduto il caro Mike.
 
Infatti aveva rilasciato una dichiarazione  in centrale dove sosteneva di averle viste litigare violentemente.
 
Lei si era così ritrovata con motivazioni valide e senza alibi.
 
La ragazza viveva da sola in campagna e nessun altro, se non il suo cane, poteva testimoniare a suo favore.
 
Jessica, sua sorella, viveva invece nel villaggio li vicino a meno di un'ora di macchina.
 
La cosa strana era che Allison quelle sere aveva sentito il suo cane abbaiare più volte, ma credendo fosse una qualche volpe che si aggirasse intorno al pollaio, non era neanche uscita a controllare.
 
Come ogni giorno, al calar del sole aveva sbarrato tutte le finestre, chiuso a doppia mandata la porta e si era preparata una bella cioccolata calda da gustarsi leggendo Jane Eyre sul divano caldo.
 
Lei era quel tipo di ragazza che aveva paura del buio, di tutti gli esseri che ci si potevano nascondere, mostri di ogni genere.
 
Film horror? Mai.
 
Aveva una repulsione verso il sangue, ogni volta che se ne parlava o che ne vedeva anche una goccia, le venivano i coniati di vomito.
 
Dormiva con la luce accesa sul comodino di legno in una stanza bianca e lilla, la sua stanza da quando aveva tre anni.
 
Si morse il labbro, per trattenere le lacrime e ricacciarle indietro.
 
Le sarebbe mancato tutto della sua libertà, la sua casa e il suo vecchio cane, il suono del gallo al mattino, l'aria pulita che emanava il terreno dopo le piogge estive, il venticello d'autunno che si faceva strada tra gli alberi e avvolgeva ogni cosa, la vista dei fiori che ondeggiavano tranquilli tra i ciuffi d'erba.
 
Abbassò lo sguardo, notando per la prima volta che il colore della sua tuta, orribile come nei film. Non aveva neanche potuto portare con se le sue foto. Amava scattare, e spesso non avendo una persona che faceva il modello, quelli che incorniciava erano autoscatti.
 
Non si considerava bella, comune, ma adorava vedere le espressioni artistiche che poteva assumere il viso. 
 
Il pullmino frenò bruscamente, facendo cadere rovinosamente a terra Allison che sbadata come sempre non si era attaccata alle maniglie laterali.
 
Dei poliziotti risero sguagliatamente osservandola con sguardo derisorio. 
 
Allison strinse i pugni ma non disse niente. Non l'aiutarono nemmeno ad alzarsi. Ricordava perfettamente il motivo per cui era andata a vivere in campagna.
 
La gente la considerava imbranata e particolare, a volta sinistra per via dei suoi occhi, strana.
 
Odiava quel termine che spesso veniva sussurrato alle sue spalle. Jessica era solare, aperta e estroversa, lei il contrario, si apriva solo con determinate persone, timida e parlava poco o niente.
 
Si rialzò ostentando orgoglio e si pulì i pantaloni di almeno due misure più grandi, pieni di polvere.
 
Un secondino le afferrò duramente un braccio e la condusse con maniere brusche all'uscita di quel mezzo di trasporto minuscolo.
 
Le diede una spinta su una spalla, ben sapendo che la ragazza, esile com'era, sarebbe caduta.
 
Per non inciampare nella scaletta del pulmino, la ragazza saltò verso il terreno a un metro di altezza.
 
Le caviglie addormentate da due ore non ressero il peso e Allison rovinò nella polvere per la seconda volta. Stavolta si sbucciò le ginocchia ed emise un gridolino strozzato.
 
Quando alzò lo sguardo dal terreno arso, si trovò al livello di due stivali neri, sollevò il viso spaventata e si ritrovò davanti ad un ragazzo moro con ampie spalle,sicuramente un poliziotto in borghese a giudicare dalla postura.
 
Non l'aveva neanche guardata, come se lei non esistesse.
 
Sembrava scocciato e annoiato.
 
Non seppe che dire, così rimase lì, per terra nella polvere non sapendo se poteva alzarsi, lo sguardo rivolto alle mani arrossate.
 
"Questa è la nuova?" disse il ragazzo con  voce profonda e una punta di ironia e disprezzo non celati.
 
La ragazza ai suoi piedi si innervosì e cercò di alzarsi facendosi forza sulle mani tremanti. 
 
Si mise a carponi e si inginocchiò, si pulì le mani e mentre si sollevava, incenerì con occhi fiammeggianti il giovane difronte a lei che non aveva mosso un dito per aiutarla.
 
"Che modi" borbottò tra se arrabbiata.
 
Le parole appena sussurrate arrivarono alle orecchie del ragazzo che strinse la mascella e le si avvicinò lentamente squadrandola tutta per la prima volta.
 
La ragazza deglutì vistosamente e il ragazzo sorrise nel vederla in difficoltà.
 
Allison si sentì nuda davanti allo sguardo così intenso del ragazzo e si rese conto che probabilmente stava arrossendo, ma ciò nonostante non distolse lo sguardo dal suo.
 
"Ladruncola?" chiese con un sorrisino furbo e voce sensuale non allontanando gli occhi da quelli azzurri della ragazza.
 
Allison corrucciò la fronte.
 
Il giovane piegò la testa di lato osservandola incuriosito.
 
"Assassina, signore" rispose uno di quegli omaccioni che avevano fatto il viaggio con lei.
 
Lo sguado del ragazzo si fece più intenso con una scintilla di sorpresa. sembrava divertito e Allison non se ne capacitava.
 
"Dentro" pronunciò rapido dopo un'ultima occhiata al viso della ragazza.
 
Alle sue parole gli omaccioni le afferrarono le braccia esili e la trascinarono verso dei cancelli in ferro battuto.
  
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