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Autore: LunaBlu89    30/04/2008    8 recensioni
Quanto poco ci vuole... per tagliuzzare la felicità altrui... vero, Matt? Chissà, se te lo sei mai chiesto...
Io ho avuto la mia risposta con te. Uno, piccolo, insignificante, frammento di secondo.
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Matt, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mhh... che dire. Innanzitutto vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto la mia precedente one-shot, chi ha commentato e chi non lo ha fatto <3
Poi... Anche questa volta non sarà il massimo della leggerezza, però non è colpa mia se non vedo mai un futuro felice per Matt e Mello XD In ogni caso, ci tengo a dire che non mi piace descrivere in prima persona, è molto più facile in terza... in prima esce fuori soprattutto l'introspezione, quindi scusatemi se una parte del capitolo vi sembrerà forzata. Ho fatto quel che mi era umanamente possibile ç__ç

E' il giorno in cui Mello decide di andarsene dalla Wammy's House... Per i ricordi ho usato il passato remoto anche se sono passate solo alcune ore dal fatto, ma odio il passato prossimo, non lo vedo rendere bene i ricordi >///<
Basta XD Vi lascio leggere, ora.
Listening to: Mello no Theme.





Mi piace… stare qui a sognarti.
Sognare di stringere la tua mano, ed essere protetto.
Sognare di stare insieme a ridere dei tempi passati, a ricordare i nostri giochi, a piangere per il futuro che ci attende.
Ma ora non saremmo soli sul serio, se io ci avessi permesso di rimanere insieme.

La tua voce però, non è qui. Prima lo era, o meglio, io le ero vicino.
Sentivo, quanto tremava. Quanto mi chiedeva. Mi chiedeva di ricordare quella promessa.


Uscii di corsa dall’orfanotrofio che fino a quel momento era stata la mia casa, dolce e accogliente. Stare in quel luogo era come ammettere di non esser mai stato nel grembo di una madre, ma a me non importava.
Non ero l’unico senza genitori, lì.
Avevo tanti fratelli che erano nati dal cielo, come me. Che avevano la mia stessa voglia di vivere, la mia stessa volontà di andare avanti e di ridere in faccia al destino nefasto. Che speravano di cambiare la loro vita.
Sì, avevo tanti fratelli lì, ma solo uno con cui avevo stretto un legame così forte da fare una promessa per la vita. E lì, a distanza di anni, quel fratello mi stava correndo incontro, mentre le sue lacrime bagnavano i suoi tanto cari occhiali da aviatore dall’interno, e quelle del cielo i nostri corpi.
Non ti ho mai detto quanto mi facesse sorridere la tua sensibilità. Quanto mi facesse sentire amato.
Mi guardasti con la testa bassa e poi rivolgesti lo sguardo al tuo indice, il dito che aveva conosciuto la punta del pugnale con il quale avevamo fatto il nostro giuramento, e che si era poi avvicinato al mio dito, e aveva mischiato il nostro sangue.
Sperai che potessi vedere ancora quella minuscola cicatrice, perché eri andato troppo in fondo. Che potessi ricordare con quanta cura ti avevo bendato quel lembo di carne lacerata.

“E… e così… hai deciso…” Gli occhi fissi a terra.
Io ti guardai un attimo e poi distolsi lo sguardo. Con la mano sinistra stringevo il sacco, ormai bagnato fradicio, che tenevo sulle spalle.
“Sei un bugiardo…” Ti mordesti il labbro inferiore.
Un tuffo al cuore di entrambi.
Non sai quanto mi fece male, quando finalmente mi guardasti, questa volta con rabbia.
“SEI UN BUGIARDO!”
I miei occhi divennero lucidi, cosa che non avrei mai voluto far vedere, e che per fortuna riuscii a nascondere con la pioggia che via via diventava sempre più insistente. L’unica nota del mio dolore era visibile nello sguardo fisso e sconcertato che ti rivolgevo.

Secondi, minuti.

“Mi dispiace, Matt” ebbi la forza di dirti, e poi mi girai verso il cancello di ferro ancora chiuso. In quel momento, mi venne di tirare un’ imprecazione, perché sembrava non potessi proprio fuggire via da te.
“Lo fai per lui, vero? Per lui… vero, Mello? La tua vita non ha senso senza.”
Le spalle vennero percorse da un brivido.
“Era una delle persone più importanti per me, e non solo per me…”
Stringesti i pugni. “E di chi altro t’importa, eh?”
Altro tuffo al cuore. “Lo sai bene che tu…”
“No, non lo so!” Riprendesti con più vigore. “Non so più se te n’è mai fregato della mia amicizia!”
E lì ti avrei detto tante cose, amico mio. Ti avrei rivelato tutto il bene che provo per te ma che, per mia stupida indole, non ti ho mai rivolto direttamente. Te lo avrei detto, se una frase insistente non mi stesse assordando la testa. “Devo vendicarlo… devo vendicare la sua morte…”
Le lacrime iniziarono a scendere con più forza. La voce rotta dai singhiozzi.
Ti prego, non piangere.
“…Allora fammi venire con te.”
No, non posso. Non potevo portarti con me, in una strada senza fine e forse senza più ritorno. Sarebbe stato un abominio, e io volevo che la tua vita potesse risolversi meglio della piega a cui stavo portando la mia. Allora, ti mentii.
“…Voglio vivere a modo mio. Solo a modo mio…”
Non so cosa successe nei momenti di silenzio che seguirono, perché non mi girai a guardarti, avendo troppa paura di avvicinarmi a te e chiederti di dimenticare tutto quello che avevo detto. Avendo la consapevolezza che mi avresti messo una mano sulle spalle e mi avresti aiutato a portare il mio sacco di provviste a casa, di nuovo a casa. Non so cosa facesti, ma so che non sentii più i tuoi occhi su di me. Il tono della tua voce divenne più cupo. “Te la ricordi…?”
Sì, ricordo ancora oggi quella promessa. La promessa che saremmo stati insieme per sempre. Non l’ho dimenticata. Non te l’ho detto per ferirti, per allontanare il tuo cuore dal mio. Non te l’ho detto per farmi odiare, per farti credere che non sei mai stato niente per me, quando invece sei stato il miglior amico che potessi mai avere.
Ho dovuto.
E allora aprii il cancello, mentre sentivo il tuo cuore spezzarsi in tanti piccoli frammenti.
Quanto poco ci vuole... per tagliuzzare la felicità altrui… vero, Matt? Chissà, se te lo sei mai chiesto…
Io ho avuto la mia risposta con te. Uno, piccolo, insignificante, frammento di secondo.

Quanto ho desiderato… questo giorno. Non era certo così nero e desolato, perché c’eravate voi al mio fianco. C’eri tu, c’era Near, la persona che ha alimentato da sempre l’odio che mi è servito ad arrivare dove sono ora, e c’era lui. Lui, che riscaldava le nostre giornate con i suoi sorrisi timidi e le torte di panna e fragola. Lui, del quale la successione del suo compito dava un senso alla nostra esistenza. Lui, che non siamo mai riusciti a raggiungere. Immaginavo ce ne saremmo andati insieme, che avremmo preso una nuova casa, questa volta tutta nostra. Che avremmo vissuto come buoni amici, almeno fino a quando, da grandi, non ci saremmo trasferiti in un luogo molto più grande, dove poter riunire le nostre famiglie.
Famiglia. Non ho mai avuto un padre e una madre, ma credo che il calore che sarebbe dovuto derivare dai loro corpi si assomigliasse al tuo. La protezione che tu realmente, in situazioni di pericolo, non avresti mai potuto darmi, ma che io ho sempre percepito. Perché ero sicuro che ti saresti buttato per me.
Ma questa strada… l’ho scelta da solo. Io, e unicamente io, sono il responsabile e il colpevole della distruzione di tutti i nostri sogni.

Fa freddo. Mi stringo nella giacca troppo leggera per le giornate come questa e guardo avanti quanto più posso, nella nebbia. Un lampione rischiara questa notte. Vedere il fumo della nebbia così denso nella luce, mi dà un senso claustrofobico di soffocamento.
Già. Decisamente, non sarebbe dovuto essere così, il giorno in cui ce ne saremmo andati dalla Wammy’s House.
Cammino da ore, e ormai sono stanco. Avrei preferito che la pioggia avesse continuato a pugnalarmi ancora e ancora, che avesse continuato a raschiare via il mio dolore. Pulizia. Acqua.
Giro in un vicolo, e mi siedo a terra. Non voglio essere visto da nessuno. Prendo il mio sacco e per reazione lo abbraccio.
Matt…
Vorrei che fossi qui, che non dovessi sostituirti con un fottuto zaino. Che non dovessi sostituire i tuoi abbracci.
Sono un coglione. Avrei dovuto dirti di sì, per il mio bene.
Per il mio bene…
Quindi… quindi Matt… ti chiedo di dimenticare tutte le cattiverie che ti ho detto, questo pomeriggio. Ti chiedo di ascoltarmi.
Ascoltami.
Ti sto pregando.

Caldo sale mi cade sulle labbra.
Ah… sto piangendo.
Ho bisogno di te, Matt.
Del tuo eterno sorriso, del tuo buon cuore. Ho bisogno di te, perché sono dannatamente fragile. La forza è in te, tu che hai il coraggio ogni giorno di andare incontro ai tuoi sentimenti e di guardare in faccia alle tue paure. In te, che non hai vergogna nel far vedere che piangi. In te, che non te ne frega nulla se i tuoi gesti possono essere considerati troppo affettuosi.
Vieni da me. Sconfiggiamo Kira insieme, vendichiamo L insieme.
Salvami dalla solitudine e dall'autodistruzione.

Oh… ma per te - per te, amico mio, non posso farlo. Non posso chiederti una cosa del genere.
Odiami. Odiami fino in fondo, perché è l’unico regalo e cosa buona che io mai possa fare per te. L’ultimo mio gesto. Non cedere alle richieste di un bambino viziato che ha bisogno di un caldo letto e del suo migliore amico vicino, per dormire.
Essere libero da me ti farà bene, vedrai. Anche se non lo credi… anche se ora ti sembra assurdo. Non voglio precluderti la felicità.
E la mia… la mia sarà solo la vendetta, e il dolce ma graffiato pensiero che tu starai bene.
Non avere paura, perché ora sento con chiarezza, che ci rincontreremo. Che ci guarderemo di nuovo negli occhi, e che tu ritornerai ad essere il mio angelo custode.
Anche se non so perché il mio cuore malato mi dice che non vedremo più albe, dopo quel giorno.
Ma se sarà il destino a portarti da me e a quella triste fine, non mi importerà niente della mia vita, se ci conforteremo ancora l’un l’altro, come facevamo fino a poche ore fa.
Io starò bene.
Non credo che qualche divinità possa mai interessarsi a noi esseri umani insignificanti, ma questa notte pregherò per te. Per L e la sua anima. Pregherò perché io abbia la mia vendetta… e pregherò per un futuro felice insieme. Per noi, Matt. Pregherò per noi, mentre ti immagino al mio fianco.

***

“Matt, perché ti sei fermato?”
“Eh? No, niente… Ho sentito un… niente…”
“…Lui sta bene. Andiamo dentro, Matt.”
Gli occhi in cielo a cercare, poi le gambe muoversi. “Sì, Near.”
   
 
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