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Autore: bibersell    22/11/2013    0 recensioni
Quella ragazza era un.. possiamo dire mistero, a Rey piaceva chiamarla cubo di rubik, perché non avrebbe mai capito fino in fondo i segreti di entrambi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Io non sorrido mai-
-Sei stupido-
-Come?-
-Hai un sorriso bellissimo, quando sorridi la tua faccia si illumina,come il sole illumina una calda giornata estiva,compaiono due spendide fossette ai lati della tua bocca. Dovresti sorridere più spesso, hai la bocca fatta per sorridere-
Non la capiva proprio. Faceva sempre così, era strana, passava dal ridere e scherzare con lui al diventare seria e fare certe domande che lo facevano riflettere come mai in vita sua. Quella ragazza era un.. possiamo dire mistero, a Rey piaceva chiamarla cubo di rubik, perché non avrebbe mai capito  fino in fondo i segreti di entrambi.Come tutti sanno c'è un modo per sbloccare qul cubo, un modo che bisogna capire, non prendere stupide scorciatoie e magari cercare la soluzione su internet, non servirebbe a niente,il risultato non sarebbe gratificante come scoprire da soli il segreto dietro quel cubo che,potremmo dire, mette anche un pò di paura, ma non perché sia brutto o altro, 
è l'ignoto, quello che non conosciamo a spaventarci, e nel caso di Rey la cosa che lo spaventa di più oltre all'ignoto è il fatto di doversi sforzare un pò di più per capire qualcosa. Se fossimo a scuola diremo che Rey è il classico ragazzo "intelligente, ma che non si applica" ma visto che non siamo a scuola ma in un parco, seduti su una panchina di legno, di fronte ad un lago, diciamo semplicemente che Rey è un ragazzo pigro. Come dicevamo prima, non riuscirà mai a capirla, quella biondina dagli occhi azzurri e i capelli di una forma indefinita sulla testa, sembrava che avesse un cespuglio, una volta lei gli aveva detto che erano ricci, ma lui non ci ha mai creduto, non potevano essere semplicemente ricci, non c'era niente di "semplice" in quella ragazzina con fin troppa fantasia che a volte le faceva paura. Gli faceva sempre un pò paura, gli aveva sempre fatto un pò paura, dalla prima volta che l'aveva vista lì in quello stesso parco, anni prima, quando gli disse che doveva spostarsi perché stava calpestando una famiglia di cervi. Ovviamente lui da bambino intelligente le aveva detto che non era possibile, perché i cervi non vivevamo nei parchi pubblici, ma lei gli rispose che ovviamente era stato Try, il suo amico immaginario, che si annoiava e quindi li aveva rimpiccioliti. Dopo quella confessione pensò bene di andarsene, non poteva di certo farsi vedere con quella svitata in giro, aveva sempre una reputazione lui. Ma qualcosa lo fece restare, chissà cosa sarà stato, magari li occhi di quella bimba, erano strani anche loro, forse erano azzurri, ma non riusciva a capirlo bene, aveva la pupilla tanto grande da inghiottire il colore, oppure quei capelli biondi, tanto chiari che, lei, avvolta in quel cappotto bianco e circondata da quella neve candida sembrava risplendere di una qualche luce particolare, oppure , la cosa che lo convinse a rimanere e a tornare anche il giorno dopo,forse,fu la scena a cui assisti. Quella piccina levarsi i guanti e sorridere teneramente al contatto con la neve gelida, iniziare a prenderne un pò fra le mani e farne una palla, e iniziare a correre per il parco gridando "papà". E poi lo vide e gli corse incontro, un papà in giacca e cravatta con scarpe super-lucide, e un cellulare molto costoso all'orecchio intento a parlare con chissà chi e di chissà cosa. La bimba corre e corre veloce dal padre e cerca di mostrargli quella palla di neve di cui è tanto fiera, l'ha fatta lei! E la neve è davvero gelida come dicono nei cartoni, il padre deve assolutamente saperlo, magari posso fare una battaglia con le palle di neve, ma mentre cerca di attirare l'attenzione del padre, quello chiede scusa alla persona con cui sta parlando e rimprovera la piccola dicendole che non ha tempo per sciocchezze come la neve e che deve sedersi sulla panchina accanto a lui in silenzio. Sul volto di lei si dipinge un espressione di pura delusione e tristezza, avrebbe davvero voluto giocare a palle di neve col padre, ma per non farlo arrabbiare ancora si abbassa e posa la neve che ha in mano sulla neve per terra e poi ci batte la manina sopra un paio di volte cosi è sicura che sia tornata dalla mamma, poi si alza e si siede sulla panchina come le aveva detto il papà, non sembra nemmeno la stessa bimba di sue minuti prima, ora è seduta composta con le gambe che le penzolano, perché troppo bassa, e non le dondola nemmeno avanti e indietro come farebbe un bambino qualsiasi, si rimette i guanti e si posa le mani in grembo mettendone una nell'altra, e rimane lì, ferma, immobile, e quando il papà ha finito la telefonata  mette il cellulare nella tasca e, senza chiamarla o girarsi, se ne va. Era stata in silenzio tutto il tempo, e lui si era dimenticato di lei. "Si" pensa, forse è stato allora che ha deciso di rimanere, oppure quando durante una lezione di scienze, la 
professoressa dice che esistono solo tre colori per gli occhi, marroni, azzurri e verdi, lei con tutta la semplicità del mondo si alzò e disse  -Lei è una stupida, non è vero che esistono solo tre colori di occhi, gli occhi sono come l'anima, ognuno ha i proprio e sono tutti differenti gli uni dagli altri, sono differenti per colore, sfumature, forma, per i 
sentimenti che si possono leggere all'interno, ognuno porta, dentro di se, qualcosa di diverso, che dagli occhi si può leggere, non è difficile, basta essere giusto un pò più attenti, e possiamo perfettamente capire lo stato d'amino di una persona.- 
E lei è bravissima in questo, secondo Rey, riesce a leggerti dentro, con quella faccia da ingenua e la sua statura più tosto piccola, può sembrare semplicemente un piccola e dolce ragazzina di sedici anni, ma non è così, Rey lo sa bene, è 
dannatamente brava a leggere tutto da i suoi maledetti occhi, lo ha capito per la prima volta quando un giorno gli chiese  -Hey Rey come stai?- e lui rispose -Bene- 
-Sei felice?-
-Che?- era seria? Glielo aveva appena chiesto!
-Ti ho chiesto se sei felice- ma perchè doveva avere quei momenti di serietà che lo spaventavano a morte? 
-Non lo so..-
-Te lo chiedo perché credo che chiederti se stai bene o se sei felice non sia la stessa cosa, se ti chiedo se stai bene mi sembra troppo superficiale, troppo scontato e tutti sanno chiederti se stai bene, ma nessuno vuole indagare più affondo e avere il coraggio di vedere se sei felice, io voglio indagare Rey, io sono coraggiosa, tu?- Già e tu Rey?
Ora che la guarda, mentre parlava di Try, già quel suo amico non era ancora scomparso, e mentre lanciava sassolini nel lago pensa al fatto che dopo anni che si conoscono non conosce ancora tutti i suoi segreti e vorrebbe farlo, vorrebbe sapere tutto, perchè sa che ci sono segreti in lei, nascosti da qualche parte che non vorrebbe mai far vedere a nessuno, Rey vorrebbe solo avere la sua capacità di leggere le anime, davvero gli farebbe comodo, lo aiuterebbe a conoscere quel suo "cubo di rubik" personale. Ora mentre la guarda e pensa a tutte queste cose, questi episodi che disegnano un pò la 
loro storia, le chiede di sorridere, e lei lo fa sorride a quella buffa richiesta.
E indovinate un pò?
Non è lui quello con la bocca fatta per sorridere.
  
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