22/11/2013
2 recensioniIo AMO questo telefilm, l'ho amato dalla prima volta che ho visto il promo questa estate. Non posso farci nulla ne sono dipendente, e la prossima settimana non c'è puntata T.T Dovrò sopravvivere senza il mio amato Francis! Non so come farò!
La flashfic è ambientata subito dopo il sesto episodio. Siamo in piena notte. Un giorno intero è passato dal discorso di Francis in cui ha spiegato a Mary che d'ora in poi le starà lontano...
Vi lascio a questa pazzia.
Io posso starvi lontano
Qualcuno deve tenere le cose sotto controllo tra di noi. Io posso farlo. Io posso starvi lontano.
Avevo pronunciato quelle parole poco più di ventiquattr’ore fa ed ero fiero di me, avevo passato un’intera giornata lontano da Mary, dalla sua espressione offesa, dai suoi sorrisi luminosi, dai suoi occhi tristi.
Ero riuscito ad esserle indifferente per tutto il giorno, anche quando ci eravamo incrociati nei giardini del castello, l’avevo salutata ed ero tornato alle mie occupazioni, semplicemente, senza curarmi di quale peso gravasse sul suo sguardo spento. Già, avevo notato appena quello sguardo. E le ero stato lontano.
Non mi ero fatto prendere dalla gelosia nemmeno quando avevo visto Bash avvicinarla ed offrirsi per tenerle compagnia, li avevo semplicemente degnati di uno sguardo di sfuggita, ed era stato un caso che la mascella mi dolesse per aver serrato troppo forte i denti, può capitare, mi dicevo.
Potevo starle lontano, questa giornata lo aveva dimostrato.
Potevo farlo.
Continuavo a ripeterlo mentre mi muovevo in quegli angusti corridoi di roccia cercando di non fare rumore, erano cavi, il rumore avrebbe potuto allertare chiunque.
Secondo i miei calcoli ero quasi arrivato, infatti dopo poco vidi la porticina che dava direttamente nelle stanze di Mary, e delicatamente la aprii.
Non avrei dovuto, non era conveniente entrare nelle stanze di una giovane donna di notte, tantomeno di nascosto e tantomeno della mia fidanzata.
Ma avevo bisogno di vederla. Di conservare almeno un attimo in questa giornata che fosse solo mio. E quei passaggi erano lì per un motivo.
Volevo rubarle un solo momento, una sola carezza, mi dissi mentre le sfioravo il viso, un solo sorriso, mentre la vedevo sorridere nel sonno in risposta al mio tocco.
Io le avevo detto che potevo starle lontano. Io dovevo starle lontano.
O almeno potevo fingere di farlo, di poterlo fare.
Avevo pronunciato quelle parole poco più di ventiquattr’ore fa ed ero fiero di me, avevo passato un’intera giornata lontano da Mary, dalla sua espressione offesa, dai suoi sorrisi luminosi, dai suoi occhi tristi.
Ero riuscito ad esserle indifferente per tutto il giorno, anche quando ci eravamo incrociati nei giardini del castello, l’avevo salutata ed ero tornato alle mie occupazioni, semplicemente, senza curarmi di quale peso gravasse sul suo sguardo spento. Già, avevo notato appena quello sguardo. E le ero stato lontano.
Non mi ero fatto prendere dalla gelosia nemmeno quando avevo visto Bash avvicinarla ed offrirsi per tenerle compagnia, li avevo semplicemente degnati di uno sguardo di sfuggita, ed era stato un caso che la mascella mi dolesse per aver serrato troppo forte i denti, può capitare, mi dicevo.
Potevo starle lontano, questa giornata lo aveva dimostrato.
Potevo farlo.
Continuavo a ripeterlo mentre mi muovevo in quegli angusti corridoi di roccia cercando di non fare rumore, erano cavi, il rumore avrebbe potuto allertare chiunque.
Secondo i miei calcoli ero quasi arrivato, infatti dopo poco vidi la porticina che dava direttamente nelle stanze di Mary, e delicatamente la aprii.
Non avrei dovuto, non era conveniente entrare nelle stanze di una giovane donna di notte, tantomeno di nascosto e tantomeno della mia fidanzata.
Ma avevo bisogno di vederla. Di conservare almeno un attimo in questa giornata che fosse solo mio. E quei passaggi erano lì per un motivo.
Volevo rubarle un solo momento, una sola carezza, mi dissi mentre le sfioravo il viso, un solo sorriso, mentre la vedevo sorridere nel sonno in risposta al mio tocco.
Io le avevo detto che potevo starle lontano. Io dovevo starle lontano.
O almeno potevo fingere di farlo, di poterlo fare.