Era riuscito a dominarsi fino a quel momento. Il rischio di aver travisato, di essere rifiutato, era valso a frenarlo. Era riuscito a starsene seduto a modo sulla sua sedia e dedicare la più assoluta concentrazione ad un film che conosceva praticamente a memoria. Poi Guglielmo aveva iniziato a fissarlo, a carezzargli i capelli, e la sua saldezza era vacillata; quando gli aveva fatto quell'innocente complimento, carezzandogli l'orecchio col respiro e con la bocca, i suoi propositi si erano dileguati. Si era voltato di scatto, l'aveva afferrato per le spalle, aveva stampato le labbra sulle sue; ed era rimasto lì. Un attimo. Un altro. Cazzo. Aveva frainteso. Era la rovina.
Poi Guglielmo gli aveva preso il viso fra le mani, e la sua lingua aveva iniziato a lambirgli le labbra; aveva cercato la sua, l'aveva trovata, pronta ad assecondarlo. Si era sentito spingere indietro, con garbo ma con fermezza, dal peso del corpo dell'altro contro al proprio. Un braccio gli aveva cinto la vita, stringendolo. Una mano era corsa al primo bottone della camicia, per slacciarlo, poi si era infilata al di sotto, a carezzargli il petto.
Solo allora Alessandro si riscosse. Pensò che avrebbe dovuto fermarlo, era un suo studente. Realizzò che non se la sentiva di andare oltre, era un uomo. Poi decise che non gli importava, per una volta. Fece scivolare le mani dalle spalle di Guglielmo fino ai suoi fianchi, lo strinse, lo attirò verso di sé.