Lonely Forest

Gelido sussurro del vento

soffiava tra il fitto e verde bosco

dove i rami non filtravano il calore del sole

foglie cadute danzavano nell'aria

della SOLITARIA FORESTA

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S pifferi freddi entravano dalle persiana spalancata,laddove gli uccellini sui rami spogli degli alberi

cinguettavano felici volando qua e là;mentre la silhouette di una giovane ragazza si affacciava dalla finestra appogiando la minuta mano sul davanzale,stregata dal canto armonioso dei passeri il quale fece sorridere la fanciulla dallo sguardo triste.

L'orologio seggneva le tre,al centro della stanza ergeva un tavolino in legno dove giaceva su di esso un diario dalla copertina azzurra e una tazza di tè alle erbe,nel momento in cui una folata di vento si scagliò sulla giovane con veemenza quest'ultima socchiuse le iridi rosee quando poi spalancandoli il suo volto si riflesse sui vetri,quegli 'occhi maledetti',abbassando lo sguardo un minuto dopo non potendo tollerale più il suo riverbero,un misto di stupore si dipinse alla vista sulla vista di una fiore roseo cereo il quale si era posato sul tiepido liquido dell'infuso. Ella sedendosi sulla sedia prese tra le mani il bocciolo,calde lacrime cristalline solcavano il daifano volto della fanciulla che sussurrando frai i sigulti frasi sconnesse:

<<Mi...perdone....rai....mai....per questo?>>

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Lo scroscio della pioggia incorporea proteggeva come un velo la città,strade intsate,clacson strombazzanti spezzavano la quiete della sera,intanto che la luce dei lampioni illuminava le vie deserte,candenzati,lenti,privi di vitarisuonarono nella strada,dal fondo di essa apparve la silhouette di un ragazzo con il cappuccio della felpa calato sul capo celando gli occhi,camminando senza una meta allontanandosi sempre di più dalla città. Mentre lampi violetti fendettero la sottile e spessa cortina di pioggia. Con espressione assente fissava dinanzi a se senza realmente vedere il sentiero che stava percorrendo,un disperato richiamo echeggiò per la foresta:

<<Qualcuno mi aiuti....mi sento così sola>>

desto il ragazzo dallo stato di trance,blocco i suoi passi sul sentiero ciottoloso. Nuvole spumose,grige presero il posto al cielo terso un invernale brezza imperversava tra i verdi alberi della boschaglia finchè trasparenti gocce d'acqua cominciavano a scendere dal cielo.

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Seduta sulla seggiola di fronte al tavolo mentre con le mani giocherellavo co il tè,rievocavo i ricordi ancora nitidi sulla mia infanzia,isolata dal mondo esterno,con mia madre rammentando i momenti passati insieme a lei:

Accovacciata dirimpetto a me come ergendosi a muro difensivo,proteggendomi dagli sguardi (d'odio) delle persone che da lontano ci disprezzavano,non comprendevo il significato di quella ostilitò ne chiedevo conferma a mia madre che con sguardo addolorato poggiava la sua calda mano sulla mia testa sussurrandomi: “Non guardare gli altri negli occhi....oh.....si trasformeranno in pietra”

Guardando fuori dalla finestra il (solito) paesaggio meditando su cosa mi potesse riservare il futuro bevendo un sorso dell'infuso. Un cauto bussare risuonò per la casa,mi irigidii,nel momento in cui bussarono una seconda volta schiazzai in pidi come un gatto che arruffa il pelo al contatto con l'acqua,rovesciando l'infuso alle erbe sulla scrivania,guardai spaventata la porta,che cosa fare? Ripetendo dentro di me,nervosamente,avvicinandomi all'ingresso non vidi il pezzo di stoffa sul pavimento,goffamente scivolai sul lastricato inginocchiandomi tremante a terra,premendo le mani sul volto,coprendo i miei occhi (maledetti) mentre la porta si apri con facilità al contrario di quanto (io) pensassi.

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Spinto da quel richiamo che mi rimbombava nella testa ridestandomi dal mondo apatico che mi ero costruito attorno,sola,lei era sola (noi due) foglie atunnali trasportate dal vento isidioso mi indicavano la via da percorrere. Facendomi spazio tra le frasche con entrambi le braccia,dal fondo del bosco intravidi una graziosa casetta in legno;piegandomi leggermente in avanti appoggiai le mani sulle ginocchia respirando (affanosamente),il richiamo si afievolì,rialzando il capo ripresi a guardare con attenzione l'abitazione (solitaria) feci un grosso respiro,mi innalzai in posizione erretta e con passi sicuri bussai cautamente all'entrata...niente....grattandomi confuso la nuca bussai una seconda volta....niente....un sonoro tonfo mi fece trasalire....silenzio.....proccupato aprì il portone. Una figura di ragazza dai capelli lunghi e bianchi inginocchiata a terra,tremante (come ero io) con le mani premute sul viso”Non guardarmi negli occhi.....o diventerai di pietra” accovacciandomi dinnanzi a lei allungando la mano (verso di lei) “Il mondo sarebbe un posto migliore...” lasciai volutamente la frase così in modo che mi concedesse la sua attenzione....ora due iridi rosee puntavano sulle mie,il cuore perse un battito.

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“Il mondo sarebbe un posto migliore” incuriosita da quello sconusciuto allontanai le mani dal volto stupendomi della sua mano rivolta verso di me.

Caldi raggi di sole

illuminavano il bosco

foglie autunnali nel loro caldo tappeto coloravano

la FORESTA.

Note d'autore

Salve a tutti e la prima volta che mi cimento in una one shot (a dire il vero e la prima storia che pubblico su EFP) accetto recinsioni positive e negative poiché credo che mi aiuteranno a crescere,quindi spero che questa piccola storia vi a gradi

P.S. Ho seguito più o meno la trama della due canzoni:

• Imagination forest

• Shounen Brave

Alla prossima

LittelMoon