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Autore: GaelJackson    23/11/2013    4 recensioni
"[...]mi sono spesso chiesto perché i Valar si siano accaniti così tanto su di lui,perché abbiano scelto di ostacolare in ogni modo la sua felicità,ma non voglio essere blasfemo ora."
In seguito alla scelta degli unici membri della sua famiglia in cui riponeva le proprie speranze,Elrond trova conforto e comprensione tra coloro che non lo abbandoneranno mai.
Questa storia è narrata in prima persona da Erestor,Capo Consigliere di Elrond e suo amico in un momento di profonda condivisione,mi auguro vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elrond, Glorfindel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Son,brother,husband,father
 
La sua intera esistenza,fin dal momento della nascita è stata una successione di lutti e perdite,una catena di eventi rapida e dolorosa al punto che chiunque altro al suo posto si sarebbe lasciato trascinare dal dolore. Elrond però è forte,ha resistito a tutto ciò che la vita gli ha messo davanti: ogni volta che il destino ha distrutto la sua vita,lui l’ha ricostruita…temo che questa volta non sia così però.
E’ immobile da ore ormai,nei giardini di Celebrìan, guarda con le lacrime agli occhi la stella di Eärendil e probabilmente sta pensando che lui,a differenza di molti altri,non rivedrà la sua famiglia a Valinor,che sarà solo anche lì. Eärendil ed Elwing non possono tornare su Arda,non potranno mai,suo fratello Elros ha scelto una vita mortale e da lungo tempo ormai le sue ossa si sono tramutate in polvere;in seguito c’è stato suo cugino Ereinion,Re degli Alti Elfi,morto in battaglia,la sua testa mozzata dalla vile lama di un orco.
Sono alle sue spalle,celato dall’ombra delle tende,e di norma questo non basterebbe a nascondergli la mia presenza,ma ora…ora non c’è altro che il suo dolore. Ho sempre sospettato che Elladan ed Elrohir avrebbero scelto una vita mortale,ma ho sperato fino all’ultimo che ci ripensassero,che si ricredessero,ma non l’hanno fatto,lasceranno il loro padre da solo. Non condanno la loro scelta,dovevano pensare a ciò che era meglio per loro stessi,ma come amico di Elrond e loro precettore non posso nascondermi dal dolore. Li ho visti crescere,li ho amati,ho trasmesso loro tutto ciò che so e ho confortato Arwen la prima volta che Estel si è allontanato da Imladris.Credo di poter dire di amarli come fossero figli miei. Per molto tempo loro sono stati l’unica ragione di vita per Elrond,dopo aver perso anche Celebrìan:mi sono spesso chiesto perché i Valar si siano accaniti così tanto su di lui,perché abbiano scelto di ostacolare in ogni modo la sua felicità,ma non voglio essere blasfemo ora. Forse un giorno Arwen e Aragorn gli daranno dei nipoti,magari almeno loro sceglieranno l’immortalità,può anche darsi che ci raggiungano sulle bianche sponde di Valinor…ma fino a quel giorno lui sarà solo.
Vorrei avvicinarmi a lui,al mio migliore amico,per confortarlo e lasciare libere le lacrime che entrambi temiamo di versare,tuttavia non ne ho il coraggio. Resterò qui alle sue spalle,a guardare la sua schiena scossa da tremori e singulti senza avanzare di un passo ed io stesso non sarò forse mai in grado di piangere la perdita dei nostri ragazzi.
Una mano si posa sulla mia spalla e una voce flebile e dolce raggiunge le mie orecchie:non ho bisogno di voltarmi.
-Come stai?
Sospiro.
-Sempre meglio di lui.
Si avvicina a me abbastanza perché io possa sentire il calore del suo corpo e so già cosa vuole fare…Glorfindel il Cuor di Leone non ha paura di intromettersi,a differenza di me. Il suo braccio circonda le mie spalle in una delle sue usuali dimostrazioni d’affetto,ma il mio sguardo viene attratto dalle petunie viola ametista intrecciate fra i suoi capelli d’oro.
-Vieni con me.
I nostri piedi scivolano rumorosi fra i fiori d’erica che adornano il prato e ci conducono accanto ad Elrond,che senza sapere come o quando,si ritrova stretto fra di noi: il mio braccio attorno alla sua vita,quello di Glorfindel sulle sue spalle.
Osservo il volto che ormai conosco bene quanto il mio e provo dolore nel vederlo rigato da lacrime che i suoi occhi plumbei come nubi cariche di pioggia non cessano di versare. La sua voce è sempre così sicura e cortese,mai influenzata dalle sue emozioni,ma è spezzata dal dolore,rotta dal pianto e tremante quando mi sussurra.
-Li ho persi,ho perso anche loro Erestor…mellyn nîn,io non…
 
Elrond

Il dolore nel mio petto è tale che ogni respiro sembra una pugnalata,vedo a malapena fra le lacrime gli occhi scuri di Erestor,pieni di preoccupazione e rammarico,e neanche mi rendo conto di esser stato avvolto fra le sue braccia e quelle di Glorfindel,semplicemente mi ritrovo stretto contro il petto del Capitano di Imladris,affiancato dal mio Consigliere…gli unici affetti che mi siano rimasti.
Le loro braccia mi circondano,Erestor mi tiene semplicemente vicino a se,mentre Glorfindel mi sfiora la schiena e i capelli,tentando di darmi conforto:cullato dal loro calore e dalla loro semplice presenza so di poter lasciar andare tutto ciò che sono agli occhi degli altri. Ora sono solo un figlio che ha perso i genitori,un fratello che visto la lenta morte del proprio gemello,un marito che ha dovuto lasciar andare una moglie torturata dal dolore e un padre che sopravviverà ai propri figli.

P.S.
Il dettaglio delle petunie viola intrecciate fra i capelli di Glorfindel non è casuale:nel linguaggio dei fiori sono simbolo di conforto e consolazione.
  
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