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Autore: never_me    23/11/2013    2 recensioni
"Sono 5 anni che va avanti questa storia. Sono 5 fottutissimi anni che io non ho una vita. Ogni giorno mi alzo la mattina sperando che tutto questo sia solo un incubo, ma mi accorgo ogni volta che non è così [...] Mi chiamo Hope, il mio nome significa speranza, quella che mi permette di andare avanti, quella che mi aiuta ogni mattina ad alzarmi, perché sento che qualcosa ben presto cambierà, non chiedetemi cosa, ma so che ci sarà una svolta nella mia vita, lo sento dentro e poi finché niente cambierà continuerò a tagliarmi"
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"Ricordo che era mercoledì di ottobre il giorno in cui tutto cambiò. Incontrai il suo sguardo e mi persi nell’ oceano che erano quegli occhi blu. Lui era considerato il ragazzo più carino della scuola e, come avrete già capito, era il solito stronzo sciupa femmine, muscoloso, dai capelli chiari e leggermente scompigliati ad opera d’arte. Era tremendamente affascinante, ma c’era qualcosa di lui che non mi convinceva, nascondeva qualcosa in tutto ciò che faceva"
"nessuno dei due sapeva spiegarsi bene il perché di questo nostro rapporto…eravamo vicini, eravamo in sintonia…eravamo legati dal destino…"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"Uniti dal destino avverso"


Avevo un’immagina sfocata della mia vita. Mia madre era morta quando avevo solo 12 anni, abbandonandomi proprio nel momento in cui io avevo più bisogno di lei nella mia vita. Mio padre lavora tutto il giorno e quando la sera torna lo fa solo per lamentarsi di me, mi dice che sono una buna a nulla, che nella mia vita non concluderò mai niente e che sono solo un peso per lui. Dopo avermi rifilato queste aspre parole esce di nuovo e torna a notte fonda ubriaco fradicio, e così sono io che devo alzarmi, accertarmi che lui sia a letto, chiudere la porta di casa e sistemare un possibile disordine che ha creato lui nell’andare in camera sua.
Sono 5 anni che va avanti questa storia. Sono 5 fottutissimi anni che io non ho una vita. Ogni giorno mi alzo la mattina sperando che tutto questo sia solo un incubo, ma mi accorgo ogni volta che non è così quando sento quell’uomo urlare e dirmi che se ne sta andando a lavoro, che mi incolpa del suo mal di testa(dovuto secondo lui a eventuali rimproveri serali), che i miei 50 euro settimanali sono sul tavolo e mi saluta chiedendomi quando mi deciderò a morire, e quindi lasciare lui libero di vivere.
Sono 4 anni che mi taglio. Proprio così, ho iniziato a tagliarmi all’età di 13 anni. Ammetto che la prima volta avevo paura, ma dopo averlo fatto mi sono sentita meglio, quasi come se il dolore fisico attenuasse il dolore interiore, e il dolore interiore attenuasse quello fisico.
Scusate, stavo per dimenticare di presentarmi . Mi chiamo Hope, il mio nome significa speranza, quella che mi permette di andare avanti, quella che mi aiuta ogni mattina ad alzarmi, perché sento che qualcosa ben presto cambierà, non chiedetemi cosa, ma so che ci sarà una svolta nella mia vita, lo sento dentro e poi finché niente cambierà continuerò a tagliarmi. Ho 17 anni e , come ho già detto sono 5 fottutissimi anni che la mia vita si è fermata. Nonostante la sorte avversa mi ritengo una bella ragazza: sono alta, magra, ho i capelli lunghissimi, mossi e neri come la pece, gli occhi che giocano in un insolito contrasto di grigio e verde, degli zigomi un po’ pronunciati, bocca abbastanza carnosa e naso piccolo. Da quando ho cominciato il liceo (linguistico; voglio imparare l’inglese e quando avrò raccolto abbastanza soldi voglio andarmene dall’Italia e fuggire in America per iniziare una nuova vita) non faccio altro che indossare felpe 3 volte più grandi di me perché mi fanno sentire al sicuro da occhi indiscreti e mi creano una barriera conto il mondo. Il mio armadio è ricco di jeans di tutti i tipi, dai classici neri ai blu strappati, e l’unico tipo di scarpe che indosso sono le immancabili Converse o qualche tipo di Vans per le quali a volte risparmio settimane per riuscire a mettere da parte qualche soldo in più.
Ricordo che era mercoledì di ottobre il giorno in cui tutto cambiò. Incontrai il suo sguardo e mi persi nell’ oceano che erano quegli occhi blu. Lui era considerato il ragazzo più carino della scuola e, come avrete già capito, era il solito stronzo sciupa femmine, muscoloso, dai capelli chiari e leggermente scompigliati ad opera d’arte. Era tremendamente affascinante, ma c’era qualcosa di lui che non mi convinceva, nascondeva qualcosa in tutto ciò che faceva: i suoi sorrisi, le sue risate, il suo rapporto con gli altri, nascondevano qualcosa che, ovviamente, i suoi “amici” non riuscivano a captare.
Erano settimane che lo guardavo e erano altrettante settimane che mi sentivo osservata, ma pensavo fosse frutto della mia immaginazione, così quando quel martedì di novembre qualcosa mi trattenne per un braccio, rischiando quasi di filarmi la manica della felpa converse nuova, mi spaventai. Mi girai e i nostri sguardi s’incrociarono, rimanemmo immobili per attimi o secondi, oppure minuti e per tutto quel tempo non facevamo che stare in silenzio, come se lui stesse leggendo la mia storia dai miei occhi e viceversa, ma la verità è che io mi ero completamente persa nel suo sguardo.
Fu lui a parlare per primo.
-Ciao, mi chiamo Marco…tu sei…
-Hope- intervenni io – mi chiamo Hope
-Bhè Hope, ti va di fare un giro?
-Oh, io…ecco…
-Se non vuoi non fa niente…
-No, va bene, tanto non ho nulla di niente da fare…
-Ok…vieni andimo a pranzo
-Sì arrivo
Iniziò tutto così, la nostra storia intendo. Quando quel pomeriggio gli chiesi come mai mi aveva invitata lui mi ripose che non lo sapeva, aveva agito d’istinto e che lui da sempre retta al suo istinto, perché vuole vivere la vita appieno e non vuole rimpiangere niente.
La nostra non fu mai una vera e propria amicizia. Il mese precedente al nostro fidanzamento io lo interpreterei come il processo d’innamoramento che ci legò per tutta la vita. Nell’arco di quel tempo io imparai a conoscerlo, il mistero che si celava nel suo sguardo era la situazione economica disastrosa della sua famiglia, che però non gli faceva mancare mai niente, e nonostante tutto era unita, più forte che mai. La mia storia, invece, lo colpì molto e sono sicura che queste nostre confidenze non solo significavano che già dopo pochi giorni ci stavamo avvicinando, ma anche che la fiducia reciproca che provavamo era grande, anche se nessuno dei due sapeva spiegarsi bene il perché di questo nostro rapporto…eravamo vicini, eravamo in sintonia…eravamo legati dal destino…
Il nostro primo bacio avvenne la sera di capodanno, in un parco abbandonato, che era diventato il nostro posto, perché potevamo stare insieme senza che nessuno ci disturbasse e nonostante non fosse più frequentato c’erano i lampioni. Quella notte lui per errore mi aveva alzato una manica…
-Hope, ma cosa sono questi??!!?- disse indicando i miei tagli
-Sono la cosa che prima di te mi faceva stare bene, sono la dimostrazione che la vita è stronza, ingiusta e che ti lascia ferite dentro che a volte sono troppo grandi da sopportare e allora ti riduci a questo…a..a tagliarti perché ti sembra che la vita vada meglio così e finché non troverai un sostituto ci saranno le cicatrici lasciate dai solchi a farti compagnia, a farti capire che sei ancora apparentemente viva, perché in realtà hai abbandonato la vita al primo taglio, il dolore ti ha lacerato la voglia di vivere e quindi per riuscire ad affievolire tutto questo ti tagli e dai la colpa di ciò che senti alle ferite…in pratica io l’ho fatto perché ho la speranza che un giorno arrivi quel qualcuno o qualcosa che mi dia la voglia di andare avanti, che dia un senso a questa mia vita e che mi faccia tornare a sorridere e perciò preferisco dare la colpa di tutto questo mio dolore ai tagli…questo bisogno ben presto è diventato una dipendenza, non riesco a smettere, mi fa troppo male vivere, e allora per continuare ad alzarmi la mattina mi taglio, in modo da far sembrare questa sofferenza carnale e non spirituale, ma non ti preoccupare finché quei tagli non saranno verticali non rischio niente…
Quando lo guardai mi accorsi de suo sguardo, era perso, guardava  ma non vedeva, ascoltava ma non sentiva, era come se si fosse perso nel vortice dei suoi pensieri. Avrei pagato oro per sapere cosa pensava, per capire cosa era così importante da isolarlo dal mondo per un po’. Ad un tratto si girò e i nostri occhi s’incrociarono, eravamo diversi, eravamo dannatamente diversi. Io ero il buio, il mistero, la sofferenza e la timidezza; lui era la luce, l’allegria, il coraggio, la sfrontatezza. La mia voglia di vivere era ridotta ad un filo, che era sicura ben presto si sarebbe spezzato, e la sua era ai massimi livelli.
In quel momento lo capii. Capii cosa ancora mi permetteva di andare avanti, di subire litigate, dolori, prese in giro, sofferenze e tutto ciò di crudele che la vita può offrire. Lo capii davvero. Era lui…era lui che solo guardandomi mi dava la forza di tirare avanti, ma capii anche che se lui se ne fosse andato io non ce l’avrei fatta, mi ero legata troppo a lui…
Mentre pensavo tutto questo guardandolo negli occhi lui distolse lo sguardo e mi disse
-Promettimelo
-Cosa Marco?
Si girò e mi guradò ancora, ma non avvenne il nostro gioco di sguardi, se così si poteva chiamare.
-Promettimi che non lo farai più perché ora hai trovato un nuovo appiglio a cui aggrapparti…
-E quale sarebbe questo appiglio??
-Sarei io…
-Tu??
-Sì, io.
-E perché proprio tu?
Mi ostinavo a fargli queste domande, sapendo però che era vero. Era lui che da quel mercoledì di ottobre mi dava la forza…
-Perché io non ti voglio solo bene, io quando sono con te sento qualcosa dentro, sento che devo starti più vicino possibile-  cominciava ad avvicinarsi –sento che sto diventando dipendente del tuo sorriso, che mi annoierei senza te, che tu sei diventata parte essenziale della mia vita, e nel profondo del cuore so che tu senti le mie stesse cose, lo vedo dai tuoi occhi, non so come ma riesco a leggerci dentro, ogni volta che li guardo è come se mi perdessi, ma non in pensieri insensati, in pensieri pieni di te, che mi portano sempre a domandarmi cos tu stai pensando e se in questi pensieri ci sono io…
-Sì - gli dissi
-Sì cosa?
-Sì, nei miei pensieri ci sei tu quando io mi perdo nel mare delle tue iridi azzurre…
Non feci n tempo a finire di parlare che già lui si era avvicinato e la sua bocca aveva incastato la mia, le nostre lingue aveva iniziato una danza dapprima dolce e insicura e poi, dopo lo scattare della mezzanotte che indicava io nuovo anno, diventò passionale, piena d’amore, era come se ci stessimo parlando, se in quel momento la nostra vita dipendesse dall’amore che provavamo, perché io quel momento capii davvoro. Seppi con certezza che ero dipendente da lui, e così in quel bacio ci misi tutto l’amore che avevo compreso di sentire, e lui fece lo stesso.
Quando do ci staccammo, fu quasi doloroso, ma sentigli dire ciò che mi disse dopo mi rese felice di essermi staccata da lui.
-Io ti amo Hope, io non so da dove sia cominciato tutto questo, non so perché quel giorno decisi d’invitarti ad uscire, non so perché prima di farlo continuavo a guardarti. Io non so niente, so solo che ti amo. L’ho capito prima, l’ho capito vendo quei tagli, guardandoli ho capito che non potrei più vivere senza teche sono dipendente dal tuo respiro, che la tua felicità è la mia, che la tua tristezza è la mia e che il mio cuore è tuo.
-Anch’io ti amo Marco. Amo i tuoi occhi, il tuo sorriso, la tua allegria; amo il fatto che con te mi sento viva e anch’io dipendo completamente da te. Sei tu la cosa che cercavo per andare avanti, sei tu il mio appiglio alla vita. Il mio cuore  tuo, la tua voglia di vivere m’influenza, e ora come ora se tu mi lasciassi sola io non so come la prenderei. Sono completamente dipendente da te, sono completamente dipendente dal tuo respiro e quindi dalla tua vita.
Da quel momento io e Marco non ci lasciammo più. Andavamo a scuola insieme, tornavamo a casa insieme, camminavamo vicini, a volte ci fermavamo per strada e ci baciavamo sotto gli occhi di tutti. Nella nostra città non si faceva altro che parlare della “coppia legata dal destino” perché la nostra storia si diffuse. Nessuno dei due sapeva come, ma tutti vennero a conoscenza della nostra storia. Facevamo invidia. Non c’era nessuno più innamorato di noi, stavamo insieme da poco tempo, ma tutti, anche coloro che stavano insieme da anni volevano provare un po’ del nostro amore.
Avevo anche smesso di tagliarmi. Non ne avevo più bisogno e dopo quella serata glielo avevo promesso. Ormai la vita mia aveva ripagata di tutta la sofferenza causatami in 5 anni. Se mi chiedessero se ne fosse valsa la pena soffrire 5 anni per tutto questo, avrei senz’altro riposto che sì, avrei sofferto ancora se fosse servito.
Persi la verginità con lui. Ricordo che avevamo compiuto un mese insieme e aveva organizzato una serata bellissima nel nostro parco. Petali di rose ovunque, luci candele, ma soprattutto lui…
Ci addentrammo nel nostro parco. Lo avevo riconosciuto anche se lui mi aveva coperto gli occhi con una benda. Quando me la tolse rimasi a bocca aperta. C’erano petali di rose ovunque, i lampioni erano spenti, ma tutto era illuminato da selle candele; al centro del giardino c’era un tavolo per due e due piatti coperti. Era molto semplice, come me del resto, era essenziale, ma era perfetto.
-Ti piace?
-è stupendo- dissi con le lacrime agli occhi
-Mai quanto te, amore
Amore, quando disse quella parola i miei occhi non riuscirono più a cacciare indietro le lacrime e due di esse scivolarono lungo le mie guance…
-Hey Hope, perché piangi, mia avevi detto che ti piaceva…oh aspetta è perché ti ho chiamato amore, se ti da fastidio non lo dico più…
Non lo lasciai finire e gli dissi
-Ridillo
-Cosa?
-Come mi hai chiamata…
-Amore(?)
-Suona così bene dalla tua voce
Sorrise e poi mi disse
-Ti amo, Hope. Ti amo, amore mio. Ti amo, vita mia.
A quelle parole lo baciai. Fu uno dei baci più lunghi che ci demmo.
-Ti amo anch’io, amore della mia vita.
Continuammo a baciarci, prima con dolcezza e poi con più passione. Mi prese in braccio e mi distese su una coperta, si posizionò su di me e la sua bocca si staccò dalla mia, ma non ebbi il tempo di protestare che iniziò a lasciarmi baci ardenti sul collo. Gli tolsi la maglia e lui fece lo stesso con la mia felpa, vedendo per la prima volta il corpo minuto che si celava sotto quello stato di tessuto. Per qualche secondo rimase a guardarmi, non so se era sorpreso del mio essere così magra o se stesse contemplando il mio corpo, fatto sta che subito dopo si avvicinò al mio orecchi, prese a baciare e mordicchiare il lobo e mi disse
-Sei bellissima
Non ebbi la forza di ripondere, ero troppo concentrata sul piacere che mi stava dando solo con quei baci. Ci pensò lui a continuare
-Amore, è la tua prima volta…sei sicura di volerlo?
Annuii  e inizialmente cercò di ritrarsi, ma poi si sciolse del tutto e così lo feci anch’io. Mi baciava ovunque, mi sussurrava cosa dolci all’orecchio e mi mordicchiava la pelle.
Fu la cosa più bella  che mi successe,  non mi fece male come tutte dicono, al contrario fu una valanga di piaceri che mi fece sentire più sua e me lo fece sentire più mio. Fu magico.
Un giorno però tutto finì. Stavo tornando a casa, era il nostro secondo mese insieme e stavolta volevo organizzare io qualcosa di speciale e quindi gli avevo detto di lasciarmi sola fino a che non lo avessi chiamato. Mio padre non c’era e addobbai la casa per la serata e la mia casa era sistemata in modo simile a come aveva preparato lui il parco, ma non ci diedi peso, l’importante eravamo io e lui insieme.
Quando lo chiamai mi disse che sarebbe arrivato a casa mia in poco tempo e che non stava più nella pelle per la serata, era un po’ nervoso, mi doveva chiedere non so cosa.
La verità è che a casa mi non ci arrivò mai. Un’autista ubriaco lo investì qualche isolato prima di casa mia. Mi sentii morire. Quando me lo dissero non ci credevo. La polizia aveva chiamato me perché sul suo cellulare il mio numero era messo sui preferiti.
Corsi. Corsi come se non ci fosse un domani come se mi stessero prendendo in giro, come se correndo così veloce potessi tornare indietro nel tempo e quando lo vidi mi accasciai su di lui. Iniziai a gridare e a piangere. Il destino aveva giocato con me ancora una volta. Mi aveva resa felice come non mai, mi aveva fatto raggiungere livelli di felicità che nemmeno pensavo esistessero e poi mi aveva tolto tutto.
Ancora una volta.
Poggiai la mano sulla sua giacca e sentii qualcosa di duro che sembrava fosse nella tasca interna. Abbassai la zip e misi la mano nella tasca e vi trovai un scatolina e un foglietto. Iniziai a leggere…
“Hope, io ti amo più della mia stessa vita. Ci siamo parlati perché il mio istinto era attratto da te prima ancora che lo fossi io. Ti ho amata dal primo momento passato insieme.
I tuoi sorrisi erano diversi da quelli delle altre ragazze, avevano qualcosa di misterioso, erano rari, ma erano veri. Noi due non siamo mai stati davvero amici. Noi siamo stati solo innamorati, pensa ho anche diviso la nostra bizzarra storia in fasi:
1-Osservazione. Tutto era cominciato in un mercoledì di ottobre i nostri occhi si sono scontati e io non ho più potuto fare a meno di guardarti.
2- Innamoramento. Dopo che ti ho chiesto di uscire ho cominciato a conoscerti ed ad amarti. Il mese in cui siamo stati apparentemente amici è servito a farci innamorare ed è per questo che non siamo mai stati legati dall’amicizia.
3- dichiarazione e felicità. Mi sono dichiarato a te e tu ti sei dichiarata a me e da subito ho sentito di amarti più della mia stessa vita. Ti amo, amore mio.
 
Ora sono pronto a cominciare con te una nuova fase. Al diavolo il fatto che siamo giovani e che stiamo insieme solo da 2 mesi io sento di amarti troppo, sono completamente dipendente da te e non m’interessa che cosa penseranno gli altri. Prima di farti questa domanda ti vorrei chiedere scusa se tutto questo l’ho dovuto leggere è che non ero sicuro di riuscire a parlare con i tuoi magnifici occhi davanti, avevo paura di dimenticarmi tutto e qualcosa mi diceva che sarebbe stato meglio scrivertelo.
Ora sono pronto, dunque:
Hope, amore, vuoi sposare questo povero diciassettenne dubito dopo che entrambi avremo compiuto diciotto anni?”
 
Le lacrime scendevano a fiumi, non riuscivo a crederci, davvero mi avrebbe fatto la proposta. Aprii anche la scatolina e dentro giaceva un anello con un diamantino e un’incisione:
“Ti amo, Hope. Soposami”
-Siii - gridai -Siii ti sposo però ora pari gli occhi, ti prego fallo per me!!
Non successe nulla. Indossai l’anello e finalmente alzai lo sguardo. Aveva iniziato a piovere. Poi  vidi a terra una bottiglia di vetro, la ruppi a terra e mentre iniziai a fare un taglio profondo e verticale lungo la vena principale iniziai a dire
-Ti amo Marco, te l’ho detto, tu sei la mia vita, senza di te per me non vale la pena esistere. Ora muoio con te, ma ricorda io e te siamo morti solo fisicamente, perche il nostro amore è più forte di tutto, anche della morte, le nostre anime sono legate dal destino e io vengo con te, non ti lascio staremo insieme anche nella morte.
Hope si distese a fianco al ragazzo gli prese la mano, poggio l’a testa su suo petto e morì.
Il giorno dopo su tutti i giornali c’erano titoli come: “L’amore va oltre la morte” oppure “il destino li ha uniti, li ha divisi, ma il loro amore è per sempre”e questi articoli parlavano di una coppi di ragazzi innamorati, forse i più innamorati sulla terra, morti il giorno prima, lui a causa di un incidente e lei ,a causa della morte del suo amato, si è suicidata sul corpo del ragazzo. Il 17enne avrebbe chiesto alla ragazza di sposarlo e insieme avrebbero scoperto che lei era incinta.







 

Angolo autricee

ciaoooo a tutti sono never_me è la mia prima One shout, spero vi sia piaciuta... vi ho fatti commuovere??Ditemi di sì!! Incrocio le dita, spero anche che qualcuno l'abbia letta, ci ho messo il cuore a sciverla...ciaooo se vi è piaciuta recensite!! 

Un bacio,

never_me

  
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