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Autore: vampiredrug    23/11/2013    5 recensioni
Persisto nel ribellarmi alle decisioni degli autori, quindi una piccola "what if?" post 9X06.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Io, la mia compare di misfatti Aniel (mia talentuosa falafa) e ad occhio e croce... bé, tutto Tumblr ci stavamo facendo delle legittime domande sul gap temporale della 9x06. Dove hanno passato la notte Dean e Castiel? E soprattutto, COME?
Vedere quei due separarsi a quel modo, di nuovo, mi ha spezzato il cuore. Vedere Castiel soffrire così, di nuovo, mi ha spezzato il cuore. Vedere Dean sempre combattuto fra il dovere, l'affetto per Sam e ciò che realmente vorrebbe, mi ha spezzato il cuore.
Non posso sempre stare lì a subire e a farmi spezzare il cuore.
Ecco cosa si ottiene a lasciarmi sola con troppo caffè, una tastiera e una bella dose di frustrazione.
Naturalmente, per non smentirmi, pubblico in ritardo (anch'io affetta da gap temporale?) perché avevo un capitolo da finire e brutte cose tipo vita reale di cui occuparmi. ^___^
CANON. Destiel is canon! E basta.



Don't leave me behind
 
 
 
Quando i freni dell’Impala stridettero, facendo arrestare l’auto di fronte al Gas-N-Sip con un leggero sobbalzo, Castiel trattenne il fiato, stringendo senza motivo la fasciatura di fortuna che l’altro gli aveva fatto la sera precedente fino a sentire una fitta di dolore risalire lungo il braccio, solo per potersi aggrappare a qualcosa di reale.
Per rimanere con i piedi per terra.
Per mettere a fuoco.
Il cacciatore non aveva spento il motore, segno che non volerla tirare per le lunghe con l’ennesimo addio fra loro: una cosa così tipica, così Dean, da far sorridere involontariamente l’angelo nonostante tutto.
 
Castiel trovava bizzarramente rassicurante il borbottio basso del motore in folle, così come la loro silenziosa vicinanza: era come se niente fosse cambiato nonostante tutto fosse cambiato, e per un istante sognò che il tempo non fosse trascorso, che le cose - tante, troppe cose - non fossero accadute, che tutto fosse di nuovo semplice.
Solo lui, Dean e l'Impala che filava sull'asfalto.

Osservò di sottecchi il profilo così familiare dell’altro, che aveva lo sguardo fisso di fronte a sé, le labbra perfettamente disegnate ora strette in una linea sottile di tensione e forse… forse rimorso, a conferma del fatto che Dean fosse sempre lo stesso uomo che aveva imparato a conoscere.
E amare in silenzio.
 
Non c'era mai stato bisogno di molte parole fra loro, e in fondo era bello che nonostante tutto fosse ancora così.
Nonostante gli embrioni di parole non dette, nonostante i fantasmi di gesti mai fatti, nonostante il rimpianto per gli errori di entrambi contribuisse a saturare l’aria, riuscendo quasi a sovrastare la musica crepitante diffusa dalla vecchia autoradio.

Attese ancora qualche secondo, senza nemmeno sapere cosa stesse aspettando, quindi prese un respiro silenzioso, aprì la portiera e scese dall’auto. 
Aggrappandosi al finestrino aperto, si sporse leggermente verso l’interno dell'abitacolo, cercando la forza di guardare Dean negli occhi e lasciando ancora una volta che fossero questi ultimi a parlare al suo posto, sperando che l’altro capisse.

‘Portami con te.’
 
‘Non lasciarmi solo.’
 
Dean sostenne il suo sguardo, le iridi verdi colme di rammarico, ma non disse ciò che l’altro sperava di sentire.

Castiel chinò il capo, facendo un piccolo e umanissimo cenno con la mano prima di voltarsi lentamente e tornare alla propria non-vita, perché non era vita senza Dean, quando questi richiamò la sua attenzione.
 
- Cass… - mormorò riluttante, ma con un impercettibile guizzo nello sguardo che non passò inosservato - Riguardo a quel… tatuaggio. Era... era veramente sexy. - borbottò - … E spero di rivederlo presto. - aggiunse quasi sottovoce, prima di dare gas e partire.
 
Castiel osservò la vettura nera allontanarsi in una nuvola di polvere, risalendo a sfiorare con la punta delle dita il minuscolo segno rossastro che faceva capolino dal colletto della camicia ancora troppo sbottonata.
E per la prima volta da quando era sorto il sole sorrise, perché capì che non sarebbe mai più stato solo.



FINE


   
 
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