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Autore: RoxanneBlackwood    23/11/2013    4 recensioni
Il punto di vista del ragazzo del distretto quattro ai 74esimi Hunger Games.
Dal testo:
"Se riesco a nascondermi nella cornucopia poi potrò prendere e qualcosa e, quando il bagno di sangue sarà finito, potrei uscire.
Sì, ce la posso fare, forse così potrò sopravvivere qualche giorno nell’arena.
La fortuna, però, non è esattamente a mio favore"
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri tributi, Cato, Katniss Everdeen
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Marcus, vengo dal distretto quattro, ho tredici anni e sono stato sorteggiato per partecipare agli Hunger Games.
Non ho speranze di vincere, questo è certo.
A casa ho due fratelli minori che non rivedrò più.
Il cuore mi batte talmente forte che ho paura che possa uscirmi dal petto.
La piattaforma sulla quale sono in piedi mi sta portando nell’arena.
Le gambe stanno per cedere, ma mi sforzo di non crollare e di mostrare ancora di più la mia debolezza.
Ed ecco che la luce del sole, o almeno qualcosa di simile che gli strateghi hanno creato per quest’anno.
La cornucopia appare davanti a me, riesco a vedere le armi e le lame che brillano. Ci sono scatole piene di vivere e di tutto ciò che ci potrà servire nell’arena.
Se riesco a nascondermi nella cornucopia poi potrò prendere e qualcosa e, quando il bagno di sangue sarà finito, potrei uscire.
Sì, ce la posso fare, forse così potrò sopravvivere qualche giorno nell’arena.
La fortuna, però, non è esattamente a mio favore, se riesco a sopravvivere non avrò sponsor e lo so perché le scommesse erano tutte a favore dei ragazzi del distretto uno, due, o i ragazzi che sembravano più grandi e massicci.
Anche a quella ragazza del dodici, – Everdeen, credo – aveva ricevuto alcune scommesse a suo favore, riuscivo a vedere i tabelloni dalla finestra di camera mia.
Sono uno dei meno favoriti, solo una scommessa è a mio favore, il mio mentore aveva speso qualche moneta per me, invano, però.
Ma chi mai scommetterebbe su di me?
Un gracile ragazzino del distretto quattro, i capelli troppo rossi e il viso troppo lentigginoso, anche solo per il mio aspetto gli sponsor non mi guarderanno nemmeno.
Mancano una ventina di secondi, poi gli Hunger Games inizieranno.
Il cuore adesso lo sento fino nelle orecchie.
Mi volto, prima a destra, poi a sinistra e vedo gli altri ragazzi pronti a scattare verso la cornucopia, i muscoli tesi, i visi contratti in una smorfia di concentrazione.
Alzo gli occhi e cerco di reprimere le lacrime.
No, non posso.
L’odore che è nell’aria è non è quello del mio distretto. Qua non c’è la salsedine, l’aria fresca, le onde che s’infrangono sugli scogli.
Mi manca casa mia, ma scaccio il pensiero dalla mente.
Tre.
Due.
Uno.
Il gong suona e le mie gambe iniziano a correre senza che io abbia dato l’impulso di muoversi.
Le orecchie mi fischiano per il forte rumore.
Sono il primo ad arrivare alla cornucopia, tutti sono troppo impegnati a sgozzarsi e non mi hanno notato.
Prendo uno zaino e lo metto in spalla, poi mi nascondo dietro una grande scatola.
Sento i rumori della battaglia che si sta consumando dietro di me.
Gli urli di rabbia e di dolore.
Il suono di piedi che cercando di scappare, correndo il più lontano possibile.
Un rumore metallico cattura la mia attenzione e capisco che qualcuno è entrato nella cornucopia, la quale è fatta interamente di metallo grigio.
Lo sento – perché e certamente un lui – frugare tra le armi e nelle scatole accanto alla mia.
D’impulso mi alzo, magari ho qualche possibilità di scappare.
Accade tutto molto lentamente, come in una scena di un qualche film.
Scatto in piedi e scavalco la scatola, il ragazzo biondo si volta verso di me.
Cato, il favorito.
Mi volto per una frazione di secondi anche io verso di lui, che con un ghigno stringe la lancia che ha in mano e mi trafigge, con un semplice movimento del braccio muscoloso, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Non sono stato abbastanza veloce, ma chi volevo prendere in giro.
Sento il sangue caldo sul mio corpo e cado a terra, i sensi mi restano per almeno qualche secondo, vedo i piedi del mio assalitore e la sua voce ovattata dire con vanto – Ne ho ucciso un altro!
Cato riprende la lancia dal mio corpo e corre fuori dalla cornucopia.
Chiudo gli occhi e perdo i sensi.
Ho perso.
Il gioco della fame è finito nel modo più ovvio.
Game over.
 
 
Angolo di Roxanne:
Avevo già pubblicato questa storia, ma è stata cancellata, penso forse a causa del mio computer ritardato. Avevo ricevuto due recensioni, ma non ricordo chi me le aveva mandate, comunque volevo ringraziarvi per le critiche e i suggerimenti, mi aiutano, davvero. Dato che in precedenza c’erano alcuni errori ho rimediato, non per fare più bella figura, ma per non rendere la lettura noiosa ^^
Allora questa è la prima One shot che pubblico, quindi siate clementi con me misera ^^’
Ho inventato il nome e altri particolari del ragazzo perché di lui non si conosce praticamente nulla, giusto per sentire questo personaggio un po’ più vicino.
Roxanne
 
 
 
  
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