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Autore: Ichigo_91    01/05/2008    15 recensioni
2 ragazzi cosi diversi: lui il classico playboy, freddo, cinico, che pensa sempre e solo a se stesso, lei invece il suo esatto opposto: dolce, gentile, sempre disponibile per gli altri, che si preoccupa prima per gli altri e poi per se stessa, ma che purtroppo si porta nel cuore un dolore troppo grande. Potranno mai 2 persone cosi diverse, rendersi conto nel tempo, che invece sono cosi simili?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1 : America

America. Una delle nazioni più belle del mondo, anzi forse sarebbe meglio dire la più bella. Una nazione veramente incantevole, piena di gente, di monumenti, famosa per molte cose, anche per essere considerata la nazione dell’avventura, quella degli avventurieri. Una nazione da sogno insomma. La nazione dove a volte i desideri, i sogni diventano realtà, la nazione dove c’è un sognatore che spera di realizzare i suoi sogni. Tutti i sogni, ma proprio tutti. La si può definire: “America, la nazione dei sogni”. I sogni, già, chi non li conosce? Chi non ne possiede almeno uno e spera di realizzarlo nella sua breve vita? Se poi si parla di America, allora si che forse i sogni possono diventare realtà. America, una parola che caratterizza una nazione unica, forse la più grande, forse la più bella, forse solo e unicamente America. Molti considerano l’America come la nazione dei ricconi, della gente snob, della gente piena di soldi insomma, e hanno ragione. Chi in America non possiede un conto corrente sostanzioso? Chi non possiede almeno una sola villa? Chi? Tutti, ma proprio tutti. Gli Americani proprio in questo si sono sempre fatti riconoscere, proprio dalla loro aria di superiorità, dal loro denaro, in pratica hanno sempre avuto il modo di far notare la differenza dagli altri. Ma non tutti, per fortuna sono cosi, ci sono americani che del loro conto corrente non se ne sono mai importati. Meno male che nel mondo c’è gente cosi. Al mondo c’è infatti anche qualcuno, che, purtroppo è stato privato di qualcosa: chi del denaro, chi della fama, chi invece…della famiglia, e questo secondo me è la cosa più dolorosa, la cosa più difficile da poter accettare per poter andare avanti. La famiglia è tutto, tutti ne abbiamo bisogno e non possiamo dire di no perché saremo dei bastardi a dire cosi, perché niente e nessuno ti potrà colmare quel vuoto. Chi o che cosa può rimpiazzare la famiglia? I soldi? La fama? Il successo? Cosa? In una sola parola: niente. Nemmeno tutto l’oro del mondo potrebbe mai darti un affetto troppo grande, che non ha valore. Niente e nessuno. Allora si può fare solo una cosa: chi , purtroppo, sa cosa vuol dire non avere una famiglia, deve , può, stare accanto alle persone più fragili, alle persone che hanno più bisogno di trovare la forza di andare avanti, di avere un appoggio, un sostegno, qualcuno che ti protegga. Esiste qualcuno cosi? Esiste qualcuno capace di fare un gesto cosi? Per saperlo facciamo un bel salto per tutto l’Oceano Atlantico, superiamo tutta l’Asia e sbarchiamo in Giappone, Tokyo per la precisione. Qui, potremo avere la risposta alla nostra domanda. Tokyo, una grande città, enorme ma mai quanto una città Americana. Spostiamoci nella zona periferica, verso l’aeroporto per la precisione, dove molti aerei vanno e vengono. Una ragazza dai capelli rossi, sui 16 anni a occhio e croce, scendeva le scale dell’aereo, che le permisero di mettere nuovamente piede sul territorio giapponese. A il Giappone, casa dolce casa, si ritrovò a pensare la giovane che indossava un paio di occhiali scuri, che impedivano di mostrare i suoi bellissimi occhi color nocciola. Scese le scale e potè respirare nuovamente l’aria di casa sua. Quanto le era mancato stare lontana da casa sua. Era stata lontana da casa sua, dalla sua famiglia e dai suoi amici per troppo, troppo tempo. Ora era tornata e avrebbe recuperato tutto il tempo perduto. La giovane uscì dal cecchino, che la controllò da testa a piedi, e potè finalmente lasciare l’aeroporto . si avvicinò alla fila dei taxi, che aspettavano solo qualcuno da portare e costatò che tutto era rimasto come lo aveva lasciato. I soliti parchi, le stesse cose allo stesso posto da dove le aveva lasciate, identico e preciso, nulla era cambiato. La stessa monotonia, la stessa gente che spettegolava, tutto uguale senza nemmeno una virgola fuori posto. Arrivò un taxi e vi entrò, costatando che l’autista aveva un accento strano, un accento che per la rossa era impossibile da non riconoscere: era americano. Sorrise a questa cosa, aveva da poco lasciato l’America e invece per ironia della sorte si era ritrovata con un autista americano. Il giovane si fece dire l’indirizzo, ma visto che non era molto abituato, la rossa decise di parlargli nella sua lingua, in modo da farsi capire. Il giovane la capì immediatamente, lasciandosi alle spalle quella mezz’ora di traduzione, che non capiva niente, e portò la giovane alla meta. Mentre il taxi si muoveva, la giovane osservò attraverso il finestrino tutto ciò che per ben 3 anni aveva lasciato. Le era mancato tutto di quella città, e ora ritrovarsi nuovamente li le faceva uno strano effetto. Arrivò a destinazione, e prese le valigie, una targhetta argentata spiccava su un campanello: Mitamura. Avvicinò il dito vicino al campanello, ma si ricordò di avere ancora le chiavi. Aprì la sua borsetta, che cadeva lungo il suo fianco esile, e la mise nella serratura , facendola scattare. Entrò e notò che la casa era rimasta uguale, la stessa. Quanti ricordi in quella casa, quanti. Belli, brutti, tristi, ma comunque ricordi bellissimi. Appoggiò le valigie, si levò gli occhiali da sole e sentì nell’aria il suono del pianoforte. Qualcuno stava suonando e suonava pure bene. Si avvicinò al salotto, da dove sentiva provenire il suono e vide un giovane coi capelli castani, che suonava il pianoforte. La rossa rimase a osservarlo, senza che lui si accorgesse della sua presenza., poiché stava di spalle verso la porta. Il giovane finì e un rumore di battiti di mani gli arrivò nelle orecchie. Non la riconobbe subito – A quanto pare Miriam sei arrivata presto oggi.- proferì il castano, rimanendo sempre di spalle.- almeno qualche volta arrivo presto eh fratellone?.- ribattè ironica - Ma sentitela, guarda che…- il giovane non completò la frase perché, di scatto, si voltò in direzione di quella voce cristallina: non poteva credere ai suoi occhi nocciola, che erano proprio come quelli della ragazza che lo osservavano divertito- Strawberry?.- chiese titubante. Domandò come se avesse davanti un fantasma.- ma come tratti cosi tua sorella dopo 3 anni di lontananza?.- Il castano subito scattò dalla sedia e abbracciò forte, anzi fortissimo, quella sorella che era stata via per troppo tempo. L’abbracciò talmente forte che rischiò di strangolarla- q…quando sei tornata? Ti sarei venuto a prendere all’aeroporto.- esclamò al settimo cielo .- al mio paese questo si chiama sorpresa. Tu di dove sei?.- ribattè divertita la giovane.- dio santo sorellina mi sei mancata troppo.- e l’abbracciò nuovamente. In lontananza si sentì il rumore della porta aprirsi, e dei passi avvicinarsi alla porta. Sulla soglia, 2 donne, fecero cadere tutte le borse che avevano in mano e subito si precipitarono ad abbracciare quella ragazza troppo familiare per loro. L’abbracciarono fortissimo.- Amore corri, è tornata la peste.- urlò la donna più “anziana”, verso la porta, e poco dopo, un uomo la varcò, rimanendo anch’egli sorpreso di quella sorpresa. Finalmente lasciarono respirare la giovane, che potè sedersi sul divano.- allora figliola dimmi tutto.- esclamò al settimo cielo Alexandra, sua madre.- niente mammina, sto benone.- rispose Strawberry facendo le spallucce.- allora racconta sorellina, come sono gli Americani?.- asserì Miriam, la sorella maggiore, guardando quella minore in modo malizioso, estremamente malizioso, che la portò in una fragorosa risata.- lo sai sorellona , i ragazzi sono stronzi, ma gli Americani hanno quel tocco che li diffidenza. Sono più stronzi degli stronzi normali.- e detto questo scoppiarono tutti a ridere. Quella rosata, quella voce cristallina era stata lontana da casa per troppo, troppo tempo, e ora che era tornata, non volevano più che se ne andasse via. – dai su ti aiuto a portare le valigie. Insomma Steve ti muovi ad aiutare tua sorella??.- proferì Miriam urlando in modo da farsi sentire dal fratello, che aveva già preso 2 valigie e le stava portando al piano di sopra, nella camera di Strawberry , che in tutti quegli anni era rimasta la stessa, non era cambiata, a parte il fatto che i capelli rosso fuoco erano cresciuti e le ricadevano ricci sulle sue esili spalle. Entrarono nella stanza e la rossa constatò che tutto, ma proprio tutto era rimasto normale. Respirare l’aria di casa le era mancato troppo.- la prossima volta fai un trasloco.- proferì Steve con ironia, mentre la valigia cadeva pesantemente sul pavimento.- mamma come la fai lunga.- ribattè Miriam, mentre aiutava a mettere in ordine la valigia. Strawberry li osservò e constatò che pure loro erano rimasti gli stessi, si mandavano battutine ma in fondo si volevano un bene dell’anima. In men che non si dica la stanza era perfetta, pronta per accogliere nuovamente la sua padrona. Il pomeriggio passò cosi, tra risate, racconti e cose varie e quando fu ora di cena, finalmente poterono gustare la presenza dell’altra componente della famiglia, che pregustava la serata con i suoi racconti comici. – Come sempre sei la solita.- asserì Eric, il capo famiglia.- ma cosa ci volete fare se li prendo tutti io?.- rispose Strawberry facendo i palloncini con le guance. Facendoli scoppiare a ridere. La serata termino cosi . Strawberry stava aiutando sua madre a fare i piatti.- ti vedo strana, è successo qualcosa?.- - nulla,.- rispose semplicemente la rossa mentre asciugava i piatti, ma Alexandra non ne era cosi sicura.- Steve come sta facendo tra università e locale?.- - ce la fa ce la fa non preoccuparti. Tu piuttosto ti sei fatta fare il cambio?.- - certo.- detto questo lasciò i piatti e andò in bagno a farsi un bagno caldo. Si lasciò cadere nell’acqua calda e ripensò a tutto quello che era successo in quei 3 anni. Chissà se anche i suoi amici non l’avevano dimenticata. Tra 2 giorni avrebbe visto come erano cambiate le cose. Uscì dall’acqua e frizionandosi i capelli andò in camera sua. Posò il suo sguardo sulla foto che aveva sul comodino, mentre si sedeva sul letto. Che ritraevano la sua famiglia: Alexandra ed Eric, con in braccio lei e Miriam, mentre Steve stava in piedi facendo il gesto di vittoria. Quanto era piccola in quella foto, aveva si e no un 4- 5 anni. Quella foto era stata fatta quando era appena passato un anno da quando... Scacciò violentemente i ricordi che l’assillavano la testa e dopo aver asciugato i capelli, si addormentò, cullata dal mondo dei sogni. Già i sogni, stanno sempre in mezzo visto? Magari un legame c’è. Il giorno dopo era un bellissimo lunedì. Strawberry si alzò molto presto, forse per il fuso orario chissà, e aprì l’armadio, facendo scorrere la mano fino alla sua divisa scolastica. Mentre la indossava quanti ricordi le venivano in mente. Si preparò e scese al piano di sotto, dove non fece nemmeno colazione. Aspettò invece che Steve e Miriam si preparassero per andare all’università, in modo da poter fare metà strada insieme. I 3 uscirono di casa, mentre Alexandra usciva per andare in ospedale ed Eric all’università ( Alexandra perché è un medico, Eric perché un professore universitario) . durante il tragitto i 3 fratelli non scambiarono parola e appena arrivata sotto scuola, la rossa li lasciò. Vide tutti i ragazzi entrare in classe non appena la campanella non fosse ancora suonata, che strano. Si avviò all’entrata e una chioma mora le si presentò di spalle. Era Mina. Strawberry, senza farsi vedere le parò gli occhi con le mani.- chi sei?.- chiese scocciata Mina. La rossa di tutta risposta scoppiò a ridere e quando Mina si voltò, gli occhi le si riempirono di lacrime.-non…non può essere.- - Sono io Mina, mica sono un fantasma?.- ribattè divertita Strawberry, mentre le lacrime di Mina cadevano copiose dai suoi occhi. Presa da uno scatto Mina l’abbracciò e pianse di gioia. Le era mancata un casino e ora eccola li, davanti ai suoi occhi..le sembrava impossibile – amica mia devi dirmi tutto.- chiese Mina, mentre entravano in classe. La rossa le raccontò tutto e non appena mise piede in classe, tutti i loro compagni l’abbracciarono, felici di rivedere una cara –vecchia-amica. Il professore entrò in classe e il primo giorno di scuola andò via cosi. Appena usciti da scuola, Mina accompagnò Strawberry al locale del fratello. Durante il tragitto parlarono dei loro vecchi tempi, raccontandosi quante più cose possibili, in quei 3 anni che erano state lontane. Arrivarono al locale, pieno per giunta, e Strawberry vide suo fratello indaffarato per le troppe ordinazioni. Si mise a ridere e cosi dicendo si avviò verso di lui. – e tu cosa ci fai qui?.- proferì Steve sorpreso di vederle li.- sono venuta a darti una mano ma se non vuoi ciao.- Messo alle strette Steve fu costretto ad accogliere l’aiuto. Mina si andò a sedere, mentre Strawberry si mise il grembiule, andando a prendere le ordinazioni. Strawberry però sentiva chiaramente di essere osservata, ma non si spiegava perché, magari era una sua impressione,dopotutto con tutti quei clienti era normale sentirsi osservate, ma lei sentiva uno sguardo strano..non sapeva nemmeno lei spiegarsi cosa. Mina, però, la strattonò per un braccio, avvicinandola al suo tavolo.- ma ti rendi conti di chi hai preso le attenzioni??.- chiese Mina, facendole l’occhiolino.- di chi sentiamo.- sbottò la rossa.- di Ryan Shirogane.- asserì Mina, facendo voltare la rossa verso un tavolo , dove appunto, un giovane biondo sui 18 anni, non faceva altro che incollar ei suoi occhi color del mare sul suo corpo. – e chi sarebbe??.- - lui è il ragazzo più corteggiato della scuola. Gli vanno dietro tutte, perfino quelle di prima!!!!.- La rossa, infastidita, strattonò il braccio di Mina, lasciandola da sola e perplessa. La rossa andò vicino al biondo per prendere l’ordinazione, che continuava a osservarla, senza distogliere lo sguardo.- desidera?- domandò Strawberry prendendo il blocchetto- purtroppo quello che voglio non è in vendita.- asserì guardandola maliziosamente. La rossa afferrato il concetto lo mandò a quel paese.- se non ti sta bene, va da un'altra parte dove sono sicura che quello che vuoi è in vendita.- Mina rimase sbalordita da quell’atteggiamento, ma non si meravigliò perché era nella sua natura essere cosi. Mina vide però Ryan alzarsi e dirigersi verso Strawberry, che era di spalle e che non si rese conto di niente. Il ragazzo la strattonò.- nessuno mi ha mai parlato cosi.- asserì fastidioso, mentre la rossa mollava la presa.- a me i tipi come te non mi sono mai piaciuti. Quindi sloggia.- ci pensò Steve a fermare tutto, che aveva visto un’arai strana- che succede qui?.- chiese notando la strana aria che c’era tra i 2.- niente, il ragazzo stava andando via.- rispose la sorella, mentre andava da Mina. Ryan invece la osservò: mai nessuno lo aveva trattato in quella maniera. Quella ragazzina non sapeva con chi aveva a che fare.

Ed ecco a voi il primo cap!! mi farebbe molto piacere che mi diceste la verità di quello che ne pensate..veramente!!!comunque giacchè me lo avete chiesto, no, non sono ingessata ma ho un problema alla gamba che forse si dovrebbe risolvere con l’operazione ç_ç… comunque tornando al cap, non ditemi che sono stupida XDXD Già lo so mi starete per dire “manuè ma il cognome non è Momomiya???”, non preoccupatevi se il cognome è Mitamura un motivo c’è XDXDXDXDXD. Alla prossima

Kiss8i^o^

  
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