Cap. 1 : America
America.
Una delle nazioni più belle del mondo, anzi forse sarebbe
meglio dire la più
bella. Una nazione veramente incantevole, piena di gente, di monumenti,
famosa
per molte cose, anche per essere considerata la nazione
dell’avventura, quella
degli avventurieri. Una nazione da sogno insomma. La nazione dove a
volte i desideri,
i sogni diventano realtà, la nazione dove
c’è un sognatore che spera di
realizzare i suoi sogni. Tutti i sogni, ma proprio tutti. La si
può definire:
“America, la nazione dei sogni”. I sogni,
già, chi non li conosce? Chi non ne
possiede almeno uno e spera di realizzarlo nella sua breve vita? Se poi
si
parla di America, allora si che forse i sogni possono diventare
realtà.
America, una parola che caratterizza una nazione unica, forse la
più grande,
forse la più bella, forse solo e unicamente America. Molti
considerano
l’America come la nazione dei ricconi, della gente snob,
della gente piena di
soldi insomma, e hanno ragione. Chi in America non possiede un conto
corrente
sostanzioso? Chi non possiede almeno una sola villa? Chi? Tutti, ma
proprio
tutti. Gli Americani proprio in questo si sono sempre fatti
riconoscere,
proprio dalla loro aria di superiorità, dal loro denaro, in
pratica hanno
sempre avuto il modo di far notare la differenza dagli altri. Ma non
tutti, per
fortuna sono cosi, ci sono americani che del loro conto corrente non se
ne sono
mai importati. Meno male che nel mondo c’è gente
cosi. Al mondo c’è infatti
anche qualcuno, che, purtroppo è stato privato di qualcosa:
chi del denaro, chi
della fama, chi invece…della famiglia, e questo secondo me
è la cosa più
dolorosa, la cosa più difficile da poter accettare per poter
andare avanti. La
famiglia è tutto, tutti ne abbiamo bisogno e non possiamo
dire di no perché
saremo dei bastardi a dire cosi, perché niente e nessuno ti
potrà colmare quel
vuoto. Chi o che cosa può rimpiazzare la famiglia? I soldi?
La fama? Il
successo? Cosa? In una sola parola: niente. Nemmeno tutto
l’oro del mondo
potrebbe mai darti un affetto troppo grande, che non ha valore. Niente
e
nessuno. Allora si può fare solo una cosa: chi , purtroppo,
sa cosa vuol dire
non avere una famiglia, deve , può, stare accanto alle
persone più fragili,
alle persone che hanno più bisogno di trovare la forza di
andare avanti, di
avere un appoggio, un sostegno, qualcuno che ti protegga. Esiste
qualcuno cosi?
Esiste qualcuno capace di fare un gesto cosi? Per saperlo facciamo un
bel salto
per tutto l’Oceano Atlantico, superiamo tutta
l’Asia e sbarchiamo in Giappone,
Tokyo per la precisione. Qui, potremo avere la risposta alla nostra
domanda.
Tokyo, una grande città, enorme ma mai quanto una
città Americana. Spostiamoci
nella zona periferica, verso l’aeroporto per la precisione,
dove molti aerei
vanno e vengono. Una ragazza dai capelli rossi, sui 16 anni a occhio e
croce,
scendeva le scale dell’aereo, che le permisero di mettere
nuovamente piede sul
territorio giapponese. A il Giappone, casa dolce casa, si
ritrovò a pensare la
giovane che indossava un paio di occhiali scuri, che impedivano di
mostrare i
suoi bellissimi occhi color nocciola. Scese le scale e potè
respirare
nuovamente l’aria di casa sua. Quanto le era mancato stare
lontana da casa sua.
Era stata lontana da casa sua, dalla sua famiglia e dai suoi amici per
troppo,
troppo tempo. Ora era tornata e avrebbe recuperato tutto il tempo
perduto. La
giovane uscì dal cecchino, che la controllò da
testa a piedi, e potè finalmente
lasciare l’aeroporto . si avvicinò alla fila dei
taxi, che aspettavano solo
qualcuno da portare e costatò che tutto era rimasto come lo
aveva lasciato. I
soliti parchi, le stesse cose allo stesso posto da dove le aveva
lasciate,
identico e preciso, nulla era cambiato. La stessa monotonia, la stessa
gente
che spettegolava, tutto uguale senza nemmeno una virgola fuori posto.
Arrivò un
taxi e vi entrò, costatando che l’autista aveva un
accento strano, un accento
che per la rossa era impossibile da non riconoscere: era americano.
Sorrise a questa
cosa, aveva da poco lasciato l’America e invece per ironia
della sorte si era
ritrovata con un autista americano. Il giovane si fece dire
l’indirizzo, ma
visto che non era molto abituato, la rossa decise di parlargli nella
sua
lingua, in modo da farsi capire. Il giovane la capì
immediatamente, lasciandosi
alle spalle quella mezz’ora di traduzione, che non capiva
niente, e portò la
giovane alla meta. Mentre il taxi si muoveva, la giovane
osservò attraverso il
finestrino tutto ciò che per ben 3 anni aveva lasciato. Le
era mancato tutto di
quella città, e ora ritrovarsi nuovamente li le faceva uno
strano effetto.
Arrivò a destinazione, e prese le valigie, una targhetta
argentata spiccava su
un campanello: Mitamura. Avvicinò il dito vicino al
campanello, ma si ricordò
di avere ancora le chiavi. Aprì la sua borsetta, che cadeva
lungo il suo fianco
esile, e la mise nella serratura , facendola scattare. Entrò
e notò che la casa
era rimasta uguale, la stessa. Quanti ricordi in quella casa, quanti.
Belli,
brutti, tristi, ma comunque ricordi bellissimi. Appoggiò le
valigie, si levò
gli occhiali da sole e sentì nell’aria il suono
del pianoforte. Qualcuno stava
suonando e suonava pure bene. Si avvicinò al salotto, da
dove sentiva provenire
il suono e vide un giovane coi capelli castani, che suonava il
pianoforte. La
rossa rimase a
osservarlo, senza che lui
si accorgesse della sua presenza., poiché stava di spalle
verso la porta. Il
giovane finì e un rumore di battiti di mani gli
arrivò nelle orecchie. Non la
riconobbe subito – A quanto pare Miriam sei arrivata presto
oggi.- proferì il
castano, rimanendo sempre di spalle.- almeno qualche volta arrivo
presto eh
fratellone?.- ribattè ironica - Ma sentitela, guarda
che…- il giovane non
completò la frase perché, di scatto, si
voltò in direzione di quella voce
cristallina: non poteva credere ai suoi occhi nocciola, che erano
proprio come
quelli della ragazza che lo osservavano divertito- Strawberry?.- chiese
titubante. Domandò come se avesse davanti un fantasma.- ma
come tratti cosi tua
sorella dopo 3 anni di lontananza?.- Il castano subito
scattò dalla sedia e
abbracciò forte, anzi fortissimo, quella sorella che era
stata via per troppo
tempo. L’abbracciò talmente forte che
rischiò di strangolarla- q…quando sei
tornata? Ti sarei venuto a prendere all’aeroporto.- esclamò al
settimo cielo .- al mio paese
questo si chiama sorpresa. Tu di dove sei?.- ribattè
divertita la giovane.- dio
santo sorellina mi sei mancata troppo.- e
l’abbracciò nuovamente. In lontananza
si sentì il rumore della porta aprirsi, e dei passi
avvicinarsi alla porta.
Sulla soglia, 2 donne, fecero cadere tutte le borse che avevano in mano
e
subito si precipitarono ad abbracciare quella ragazza troppo familiare
per
loro. L’abbracciarono fortissimo.- Amore corri, è
tornata la peste.- urlò la
donna più “anziana”, verso la porta, e
poco dopo, un uomo la varcò, rimanendo anch’egli
sorpreso di quella sorpresa.
Finalmente lasciarono respirare la giovane, che potè sedersi
sul divano.-
allora figliola dimmi tutto.- esclamò al settimo cielo
Alexandra, sua madre.-
niente mammina, sto benone.- rispose Strawberry facendo le spallucce.-
allora
racconta sorellina, come sono gli Americani?.- asserì
Miriam, la sorella
maggiore, guardando quella minore in modo malizioso, estremamente
malizioso,
che la portò in una fragorosa risata.- lo sai sorellona , i
ragazzi sono
stronzi, ma gli Americani hanno quel tocco che li diffidenza. Sono
più stronzi
degli stronzi normali.- e detto questo scoppiarono tutti a ridere.
Quella
rosata, quella voce cristallina era stata lontana da casa per troppo,
troppo
tempo, e ora che era tornata, non volevano più che se ne
andasse via. – dai su
ti aiuto a portare le valigie. Insomma Steve ti muovi ad aiutare tua
sorella??.- proferì Miriam urlando in modo da farsi sentire
dal fratello, che
aveva già preso 2 valigie e le stava portando al piano di
sopra, nella camera
di Strawberry , che in tutti quegli anni era rimasta la stessa, non era
cambiata, a parte il fatto che i capelli rosso fuoco erano cresciuti e
le
ricadevano ricci sulle sue esili spalle. Entrarono nella stanza e la
rossa
constatò che tutto, ma proprio tutto era rimasto normale.
Respirare l’aria di
casa le era mancato troppo.- la prossima volta fai un trasloco.-
proferì Steve
con ironia, mentre la valigia cadeva pesantemente sul pavimento.- mamma
come la
fai lunga.- ribattè Miriam, mentre aiutava a mettere in
ordine la valigia.
Strawberry li osservò e constatò che pure loro
erano rimasti gli stessi, si
mandavano battutine ma in fondo si volevano un bene
dell’anima. In men che non
si dica la stanza era perfetta, pronta per accogliere nuovamente la sua
padrona. Il pomeriggio passò cosi, tra risate, racconti e
cose varie e quando
fu ora di cena, finalmente poterono gustare la presenza
dell’altra componente
della famiglia, che pregustava la serata con i suoi racconti comici.
– Come
sempre sei la solita.- asserì Eric, il capo famiglia.- ma
cosa ci volete fare
se li prendo tutti io?.- rispose Strawberry facendo i palloncini con le
guance.
Facendoli scoppiare a ridere. La serata termino cosi . Strawberry stava
aiutando sua madre a fare i piatti.- ti vedo strana, è
successo qualcosa?.- -
nulla,.- rispose semplicemente la rossa mentre asciugava i piatti, ma
Alexandra
non ne era cosi sicura.- Steve come sta facendo tra
università e locale?.- - ce
la fa ce la fa non preoccuparti. Tu piuttosto ti sei fatta fare il
cambio?.- -
certo.- detto questo lasciò i piatti e andò in
bagno a farsi un bagno caldo. Si
lasciò cadere nell’acqua calda e
ripensò a tutto quello che era successo in
quei 3 anni. Chissà se anche i suoi amici non
l’avevano dimenticata. Tra 2
giorni avrebbe visto come erano cambiate le cose. Uscì
dall’acqua e
frizionandosi i capelli andò in camera sua. Posò
il suo sguardo sulla foto che
aveva sul comodino, mentre si sedeva sul letto. Che ritraevano la sua
famiglia:
Alexandra ed Eric, con in braccio lei e Miriam, mentre Steve stava in
piedi
facendo il gesto di vittoria. Quanto era piccola in quella foto, aveva
si e no
un 4- 5 anni. Quella foto era stata fatta
quando era appena
passato un anno
da quando... Scacciò violentemente i ricordi che
l’assillavano la testa e
dopo aver asciugato i capelli, si
addormentò, cullata dal mondo dei sogni. Già i
sogni, stanno sempre in mezzo
visto? Magari un legame c’è. Il giorno dopo era un
bellissimo lunedì.
Strawberry si alzò molto
presto, forse
per il fuso orario chissà, e aprì
l’armadio, facendo scorrere la mano fino alla
sua divisa scolastica. Mentre la indossava quanti ricordi le venivano
in mente.
Si preparò e scese al piano di sotto, dove non fece nemmeno
colazione. Aspettò
invece che Steve e Miriam si preparassero per andare
all’università, in modo da
poter fare metà strada insieme. I 3 uscirono di casa, mentre
Alexandra usciva
per andare in ospedale ed Eric all’università (
Alexandra perché è un medico,
Eric perché un professore universitario) . durante il
tragitto i 3 fratelli non
scambiarono parola e appena arrivata sotto scuola, la rossa li
lasciò. Vide
tutti i ragazzi entrare in classe non appena la campanella non fosse
ancora
suonata, che strano. Si avviò all’entrata e una
chioma mora le si presentò di
spalle. Era Mina. Strawberry, senza farsi vedere le parò gli
occhi con le
mani.- chi sei?.- chiese scocciata Mina. La rossa di tutta risposta
scoppiò a
ridere e quando Mina si voltò, gli occhi le si riempirono di
lacrime.-non…non
può essere.- - Sono io Mina, mica sono un fantasma?.-
ribattè divertita
Strawberry, mentre le lacrime di Mina cadevano copiose dai suoi occhi.
Presa da
uno scatto Mina l’abbracciò e pianse di gioia. Le
era mancata un casino e ora
eccola li, davanti ai suoi occhi..le sembrava impossibile –
amica mia devi
dirmi tutto.- chiese Mina, mentre entravano in classe. La rossa le
raccontò
tutto e non appena mise piede in classe, tutti i loro compagni
l’abbracciarono,
felici di rivedere una cara –vecchia-amica. Il professore
entrò in classe e il
primo giorno di scuola andò via cosi. Appena usciti da
scuola, Mina accompagnò
Strawberry al locale del fratello. Durante il tragitto parlarono dei
loro
vecchi tempi, raccontandosi quante più cose possibili, in
quei 3 anni che erano
state lontane. Arrivarono al locale, pieno per giunta, e Strawberry
vide suo
fratello indaffarato per le troppe ordinazioni. Si mise a ridere e cosi
dicendo
si avviò verso di lui. – e tu cosa ci fai qui?.-
proferì Steve sorpreso di
vederle li.- sono venuta a darti una mano ma se non vuoi ciao.- Messo
alle
strette Steve fu costretto ad accogliere l’aiuto. Mina si
andò a sedere, mentre
Strawberry si mise il grembiule, andando a prendere le ordinazioni.
Strawberry
però sentiva chiaramente di essere osservata, ma non si
spiegava perché, magari
era una sua impressione,dopotutto con tutti quei clienti era normale
sentirsi osservate,
ma lei sentiva uno sguardo strano..non sapeva nemmeno lei spiegarsi
cosa. Mina,
però, la strattonò per un braccio, avvicinandola
al suo tavolo.- ma ti rendi
conti di chi hai preso le attenzioni??.- chiese Mina, facendole
l’occhiolino.-
di chi sentiamo.- sbottò la rossa.- di Ryan Shirogane.-
asserì Mina, facendo voltare
la rossa verso un tavolo , dove appunto, un giovane biondo sui 18 anni, non faceva
altro che incollar ei
suoi occhi color del mare sul suo corpo. – e chi sarebbe??.-
- lui è il ragazzo
più corteggiato della scuola. Gli vanno dietro tutte,
perfino quelle di prima!!!!.-
La rossa, infastidita, strattonò il braccio di Mina,
lasciandola da sola e
perplessa. La rossa andò vicino al biondo per prendere
l’ordinazione, che
continuava a osservarla, senza distogliere lo sguardo.- desidera?-
domandò
Strawberry prendendo il blocchetto- purtroppo quello che voglio non
è in
vendita.- asserì guardandola maliziosamente. La rossa
afferrato il concetto lo
mandò a quel paese.- se non ti sta bene, va da un'altra
parte dove sono sicura
che quello che vuoi è in vendita.- Mina rimase sbalordita da
quell’atteggiamento, ma non si meravigliò
perché era nella sua natura essere
cosi. Mina vide però Ryan alzarsi e dirigersi verso
Strawberry, che era di
spalle e che non si rese conto di niente. Il ragazzo la
strattonò.- nessuno mi
ha mai parlato cosi.- asserì fastidioso, mentre la rossa
mollava la presa.- a me
i tipi come te non mi sono mai piaciuti. Quindi sloggia.- ci
pensò Steve a
fermare tutto, che aveva visto un’arai strana- che succede
qui?.- chiese
notando la strana
aria che c’era tra i
2.- niente, il ragazzo stava andando via.- rispose la sorella, mentre
andava da
Mina. Ryan invece la osservò: mai nessuno lo aveva trattato
in quella maniera.
Quella ragazzina non sapeva con chi aveva a che fare.
Ed ecco a
voi il primo cap!! mi farebbe molto piacere che mi diceste la
verità di quello
che ne pensate..veramente!!!comunque giacchè me lo avete
chiesto, no, non sono
ingessata ma ho un problema alla gamba che forse si dovrebbe risolvere
con
l’operazione ç_ç… comunque tornando al
cap, non ditemi che sono stupida XDXD Già lo so mi starete
per dire “manuè ma
il cognome non è Momomiya???”, non preoccupatevi
se il cognome è Mitamura un
motivo c’è XDXDXDXDXD. Alla prossima
Kiss8i^o^