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Autore: Silly Sally    24/11/2013    0 recensioni
Mia, una ragazza bellissima e di colore, sta cercando di coronare il suo sogno di diventare una modella diversa dalle altre, senza avere un fisico scheletrico. Grazie al suo estremo opposto, ma sua completa salvezza, Joe, riesce a capire i veri valori che lei ha... ma prima che lo capisca innumerevoli peripezie attraverseranno quest'apparente amicizia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Che si tratti di un giorno qualunque, su questo non ci piove. 
Ma che si tratti di una ragazza qualunque, su questo... beh, temporali assurdi.
Lei è Mia, capelli da leonessa, voluminosi, neri, ricci e mai raccolti; abbronzatura perenne; occhi verdi con tanto di ciglia lunghe senza uso di alcun rimmel; labbra scolpite; fisico formoso e altrettanto ben strutturato... ma non a tal punto per coronare il suo sogno di modella di fama mondiale. Ma è proprio questo l'intento della nostra - futura - amata Mia; essere una modella diversa da tutte le altre, avere occhi puntati su di sè non per la sua fisionomia scheletrica, ma per le sue forme ben accentuate.
Figlia del 1997, mese Dicembre, un giorno e sarebbe potuta essere figlia dell'anno 98. 
Vive in una famiglia alquanto messa bene, apparentemente armoniosa e felice. Certamente è il luogo in cui vive a rendere il tutto così credibile e perfetto. 
Ci troviamo nel centro di New York, le casette da sogno che si vedono nei film, lei le abita. Oddio, non tutte, solo due. Una dove abita con la sua famiglia e l'altra di sua nonna, ma è come se fosse solo sua da quando sua nonna, anni precedenti, prima di morire, le promise dinnanzi a tutti i suoi nipoti, che comunque sarebbe andata, la casa sarebbe stata della -all'epoca- piccola Mia Cooper.
All'età di cinque anni, la tenerissima bambina era affezionata principalmente a sua nonna, nemmeno a sua madre, solo a sua nonna. Perché? Perché come le dedicava tempo lei, nessun'altro rusciva a fare. Nessuno riusciva ad intrattenerla così bene quanto la madre di sua madre, per lei era però la madre di tutte le madri, colei che rappresentava appieno la figura materna, colei che era scesa in terra per far sorridere tutti i bambini bisognosi e affamati, e saziarli solo con delle sane risate. Già da piccina, Mia, aveva una mentalità molto aperta. A differenza degli altri bambini, cresciuti con pane e cartoni animati, lei crebbe con pane e "Colazione da Tiffany". Non aveva la concezione della fantasia, di piccole fate che si libravano in aria e cambiavano vestiti semplicemente essendo circondate da polverine, apparentemente, sbrilluccicose e magiche. Lei credeva che si dovesse aprire l'armadio, perderci le ore e poi indossare qualcosa, che comunque non andava a tuo genio. 
Mai avuto un passato da classica bambina con un cervello riempito da unicorni e nuvole rosa, ma non perché la sua infanzia fosse difficile, semplicemente alcune cose ti annoiano da sempre, certe cose le avverti nel DNA quando non ti vanno giù.
Strano come non possa già avere un orientamento politico ben definito, evidentemente è troppo presa dai suoi studi che effettua assiduamente per la paura di deludere sè e i suoi cari.
Come ho detto in principio, la giornata del 16 dicembre, era come le altre. Neve dappertutto, gente incappucciata fino agli occhi, visi, animi e voci completamente gelide, quasi più del clima stesso. 
Niente sembra che le sorrida in questo periodo, si sente un po' esclusa da un mondo che non ha più orecchie per ascoltare le esigenze adolescenziali. 
Ha perso da poco la sua migliore amica per una discussione che è talmente ridicola che non sto a spiegare, e il suo miglior amico è partito per l'Italia. Come potrebbe andar bene un inverno gelido, se prima di tutto ad esser gelide sono le persone? Se prima di tutto chi le dava calore, adesso è andato via? Come può, Mia, una ragazza solare, doversi spegnersi per colpa di tutte le altre persone che nella loro vita non accolgono più sorrisi?
Così, dopo aver fatto otto ore di stressante e abbondante scuola, torna a casa più annoiata di sempre. Non le aspetta nessun cibo invitante quando ne ha bisogno. C'è sempre una zuppa calda pronta a sbucar fuori quando meno la si vuole. Avrebbe bisogno di un piatto di pasta al sugo, maccheroni e formaggio, una pizza, qualcosa di meno sano.
Rumoreggia col cucchiaio per dar segnali di nervosismo ai presenti nella tavola, finisce la sua zuppa e fila via nella sua camera a studiare. Cosa? Beh, assolutamente nulla, è solo un modo per ammazzare il tempo visto che l'alternativa sarebbe passarlo da sola.
Sua madre, dopo aver ripulito i residui del pranzo, si reca da Mia per chiederle di andare a spasso insieme, di comprare qualche cappello o sciarpa nuovo e chiacchierare in una caffetteria.
Lo scopo della madre non era quello di rallegrare la sua vita, ma bensì di ficcarci non il naso, ma proprio la testa. E come si suol dire "ognuno conosce i propri polli", Mia si tiene sul vago anche durante l'uscita proposta da sua madre, Willow.
- Che ti prende, tesoro? Hai qualcosa che non vuoi o non puoi raccontarmi? - 
- Mamma, hai mai avuto periodi in cui stare male è inevitabile? -
- Certo, Mia. E' nel genere umano non avere sempre dei giorni "sì", ma del resto se avessimo una vita facile, non si crescerebbe mai. -
- Ma è proprio questo che ho paura di fare : crescere. Ho un sogno che non riesco a realizzare, nessuna porta sembra aprirsi quando passo, neppure se busso. -
Sua madre si accomoda su una panchina del centro commerciale, e indica a Mia di sedersi accanto a lei.
- Vedi, piccola, io se sono quella di oggi è perchè ho lottato tanto. Se sono una madre giovanile, è perchè mi voglio bene. Tu, ti vuoi bene? -
- Ma... mamma! Che significa? -
- Rispondimi. Ti vuoi bene? Ti alzi al mattino e ti guardi allo specchio ammirandoti oppure non ci fai caso se hai un brufolo in più? -
- Faccio caso ai miei brufoli, e ne vedo ogni giorno sempre più, anche se quando mi accarezzo il viso è morbido e senza insenature come il sedere di un bambino! -
- Mia, allora non vuoi bene a te stessa. Quale porta pensi di aprire, se prima non sei preparata abbastanza per bussare?-
Mia non rispose. Capì che c'era qualcosa che non andava, e con gli occhi si guardava intorno per deviare discorso. Di tanto in tanto, nel silenzio che si creò, guardava in alto per non far scendere le lacrime che si conservavano da troppo tempo in quei occhi verdi.
Si alzò, disse a sua madre di voler passeggiare da sola per i negozi e che si sarebbero rincontrate tra una mezz'ora al posto di partenza.
Camminava distrattamente, si guardava solo intorno, senza neppure vedere dove stesse mettendo i piedi, e così urtò contro le spalle di un ragazzo alto, moro, pallido e con capelli trasandati, ma che aveva un suo fascino.
Non gli chiese neppure scusa, e proseguì. Si sentì chiamare, ma non si voltò. L'ultimo suo pensiero era quello di dialogare con qualcun altro, sarebbe scoppiata a piangere, qualsiasi fosse stato l'argomento.
  
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