Montparnasse odiava le risse.
Perché mai qualcuno vorrebbe malmenarsi in gruppo solo per stropicciarsi i vestiti e macchiarli di sangue?
Diede uno sguardo al bancone dell’osteria in cui si trovava. Era rovesciato a terra, contornato da frammenti di bicchieri rotti e uomini che si stavano picchiando senza una ragione precisa.
Sospirò ed uscì dal locale.
Faceva freddissimo, e c’era neve in ogni millimetro quadrato si potessero poggiare i piedi.
Montparnasse odiava la neve.
Gli si poggiava sempre sui vestiti, bagnandoli tutti.
Sospirò pesantemente, calciando un cumulo di poltiglia grigia-biancastra in mezzo alla strada. Con un tempo del genere, cosa avrebbe potuto fare? Andare a casa, certo. Ma lui una casa vera e propria non ce l’aveva.
Girovagava per Parigi scegliendo appositamente le vie più buie, i vicoli disabitati e pericolosi. Si diceva che era benissimo capace di difendersi, quindi perché non rischiare e mettere alla prova la sua bravura? D’altronde non aveva assolutamente nulla da fare.
Rivolgeva occhiate piene di disappunto ai pochi lampioni che incontrava.
Montparnasse odiava la luce.                                               
Certo, gli piaceva essere ammirato per la sua bellezza, quando era giorno e il sole brillava sulla sua testa. Ma che senso aveva illuminare la notte? Nessuno, per l’appunto.
I piedi lo condussero in un posto che conosceva bene. L’avrebbe potuto quasi chiamare ‘la sua casa’. Non gli andava di dormire nella catapecchia di Brujon e Gueulemer.
Montparnasse odiava passare il tempo con loro, all’infuori di rapine e svaligiamenti.
Alzò gli occhi per vedere la totalità del palazzo che aveva di fronte. Si diresse pian piano, camminando in punta di piedi, verso il portone cadente.
Salì le scale senza produrre il minimo rumore. Le sue pupille verdi, tagliate leggermente in verticale, brillavano al buio come quelle di un gatto.
Si fermò un attimo dinnanzi ad una delle porte, e sospirò di nuovo. Entrò.
La camera era gelida, sembrava facesse più freddo lì che fuori sulla neve.
Gli occhi di Montparnasse incontrarono quelli della giovane, che si alzò in piedi in un secondo.
Lui voleva solo un posto dove dormire, in una notte come quella.
Vattene, Montparnasse. Torna da dove sei venuto.
Dove sono gli altri?
In prigione. Io sono riuscita a non farmi prendere.
Montparnasse sorrise. Si sedette a gambe incrociate sul materasso sporco.
Cosa ci fai ancora qui?
Io non me ne vado.
Eponine scosse la testa ed alzò gli occhi. Il silenzio era a dir poco assordante. Si affacciò alla finestrella, e vide che stava nevicando.
Non poteva negargli una notte al riparo, una volta tanto.
Sei sicuro di voler rimanere qui?
Sì.
Bene.
Lei assunse un’aria di sfida.
Buona notte, allora.
Con due grandi falcate, raggiunse la porta e se la chiuse dietro, senza curarsi di non fare rumore.
Montparnasse iniziò a ridere, solo, al buio e al freddo in quella stanza squallida.
Se c’era  qualcosa che non odiava, era Eponine.
 



L' Angolo dell' Autrice

Buonasera a tutti! Grazie per aver letto questa flash fic uscita praticamente dal nulla XD 
Diciamo che ho voluto impersonarmi con Montparnasse, un personaggio che sinceramente mi affascina molto, ma che non ho praticamente mai analizzato. 
Questa è solo una piccola scena del 'quotidiano' in cui lo vediamo interagire con Eponine... spero solo che il tutto non sia troppo OOC XD
Fatemi sapere se avete degli appunti da fare, o delle cose che proprio non vi sono piaciute (?)... insomma, ditemi che ve n'è parso!
A presto (si spera),
rosa_bianca