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Autore: Colli58    24/11/2013    5 recensioni
La ragazza scosse il capo. “Mi piaceva di più quando ti teneva a distanza, ma anche lei è finita nel tuo letto come tante altre, solo che tu da quando c’è lei non vedi altro.”
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Castle era rimasto in piedi in cucina, appoggiato la bancone, sorseggiando pensieroso un caffè ormai freddo, mentre Alexis finiva di sistemare distrattamente alcune stoviglie sulle mensole, in attesa che Pi fosse di ritorno.
Alcuni, forse troppi minuti di silenzio li avvolsero, anche se il tumulto dei pensieri di padre a figlia potevano sentirsi aleggiare nell’aria quasi come un temporale.
Kate prese la sua tazza ormai vuota lasciandola nel lavandino e chiedendosi se fosse il caso di evitare che Castle ingerisse del caffè. L’adrenalina che aveva avuto in corpo per tutta la giornata poteva dirsi sufficiente, inoltre era fin troppo silenzioso dopo aver stretto quel patto con sua figlia. Forse non era sicuro delle sue parole e lei stessa intuiva che per Castle era stato frutto di un grosso sforzo di autocontrollo e, perché no, anche di magnanimità. Certo non poteva dirsi un capitolo chiuso, ma solo una tregua pacifica che sperava fosse costruttiva per entrambi. Qualche nuvola nera campeggiava all’orizzonte, l’unica speranza era quella di portare il suo uomo ad essere pronto con un provvidenziale ombrello formato gigante.
Con la coda dell’occhio osservò il lembo di un inequivocabile sgargiante vestaglia da notte, scomparire dietro al muro che separava la zona giorno dal corridoio verso la camera degli ospiti, nonché stanza da letto di Martha. Sorrise tra sé pensando che la donna aveva tenuto i suoi occhi materni attenti su di loro per tutta la discussione e non ne era affatto sorpresa.
In quel momento Pi rientrò infreddolito dall’umidità della notte, stupito nell’osservare i presenti nella cucina a quell’ora improbabile.
“Ehi Mister C, party delle tre?” Chiese sorridendo ma il suo entusiasmo venne smorzato dallo sguardo teso di Alexis e quello funereo di suo padre.
Pi ignorò gli sguardi pesanti e aggiunse guardando il padrone di casa corrucciato: “Mister C non ha un bell’aspetto. Sta bene?”
 “Sì, sta bene!” Si affrettò a dire Alexis. “Beh abbiamo avuto modo di parlare un po’…” specificò avvicinandosi al ragazzo in modo protettivo.
 Castle fece un sorriso sghembo e Kate lo prese per una mano e lo tirò verso la loro stanza da letto.
“E’ tardi e credo sia il caso che ce ne andiamo tutti a riposare un po’. Ci rilassiamo e domani andrà meglio.” Aggiunse guardando Castle con un’espressione severa.
“Sì, certo riposare, ma…” replicò l’uomo guardando prima Alexis e poi Pi, “noi domani mattina dobbiamo fare una chiacchierata.” Intimò quindi a Pi.
“In tarda mattinata possibilmente…” consigliò Kate, cercando di rendere meno imperiose le parole di Castle, tanto che Alexis le sorrise grata per quell’intervento.
Castle tornò a guardarla annuendo. “Sì. Tarda mattinata…” ripeté come un automa.
Era davvero stanco. La spossatezza non era fisica, era principalmente psicologica e lo aspettava il resto della nottata probabilmente fatta di incubi ben peggiori di quello che aveva avuto in precedenza.
Sorrise alla figlia salutandola con la mano e lei rispose con lo stesso cenno.
Si lasciò trascinare in camera da letto da Kate, non sentendo nemmeno in corpo la forza per poter reagire.  In realtà non voleva reagire, voleva trovare un angolo di paradiso nella sua mente per isolarsi dal pensiero di sapere Alexis prossima all’abbandono di quella casa. Durante la giornata era passato da un dubbio odioso, ad una realtà ben più orrenda.
Il self control che le aveva infuso la presenza di Kate era stato molto valido, si rese conto di essere stato ad un passo da un nuovo litigio e la sua decisione gli tornava alla mente come necessaria ma crudele e completamente contro natura per il suo naturale istinto paterno.

Pi osservò la coppia allontanarsi e poi si voltò verso Alexis per avvolgerla in un abbraccio. Alexis attese il necessario affinché il padre fosse sufficientemente lontano per raccontare al suo ragazzo l’accaduto.
“Papà ed io ci siamo chiariti e… gli ho comunicato la nostra decisione di andare a vivere insieme.” Spiegò a bassa voce ma con un certo entusiasmo.
 “Fantastico, sono ancora vivo… Alexis forse esageravi su di lui.” Rispose Pi toccandosi il petto.
“Non hai notato lo guardo che ti ha rivolto al tuo arrivo?” Commentò Alexis un po’ seccata al pensiero, ma almeno suo padre aveva accettato di fare il primo passo, quello di parlare con Pi l’indomani.
“L’ho visto un po’ sbattuto, pensavo non avesse digerito il maiale.” Valutò il ragazzo grattandosi la barba distrattamente. “Però avevamo deciso di farlo insieme e dopo il rientro di Miss B al distretto.”
Alexis annuì e poi lo obbligò a sedere. “Doveva andare così ma gli eventi mi hanno portato ad un anticipazione del discorso. Mi dispiace.”
“Ok. E’ andata?” Chiese quindi per avere ragguagli in merito.
“In un certo senso è andata. Ma sarà dura, mi rendo conto che le cose non si sistemeranno a breve.”
Pi alzò le spalle. “Prima o poi gli passerà. A cena è stato… una furia.” Disse sgranando gli occhi pensando che Castle avesse le sue ragioni. Pi non riteneva di considerarle sbagliate se le si vedeva dal suo punto di vista, il difficile stava nel fargli capire che c’erano altri buoni punti di vista.
Alexis iniziò a sistemare il divano affinché tornasse ad essere il giaciglio per la notte di Pi. “Eh beh… avevi anche ragione sui miei sentimenti verso di lui.” Si scusò.
“Non vuoi che sposi miss B?”
“No, sul fatto che non lo perdonavo per essersi innamorato. Un po’ ho paura di perderlo. Kate è stata molto rassicurante. Lei è in gamba, mi piace e papà l’adora però... c’è una parte di me che lotta con questa idea.”
Pi le accarezzò la testa rossa. “Non devi competere con lei, non c’è ragione.”
Alexis sorrise. “Lo so ma è qualcosa di istintivo e basta.”
“Dovrò dormire ancora su divano?” Osservò dando una mano alla ragazza.
“Non è il caso di tirare troppo la corda. Anche se papà non è felice di questa mia decisione vuole aiutarmi per il college e per la scuola di medicina post laurea. Gli sto chiedendo molto…”
Pi le sorrise dolcemente. “Alexis, non c’è bisogno che ti scusi. Lo capisco, questa è casa di Mister C e dobbiamo sottostare alle sue regole. Non va poi così male.”
Una volta sistemate lenzuola e coperte, Alexis si sedette sul divano.
“Non smetterà di andare al distretto.” Disse con un tono più sommesso. Pi annuì. “Lo dici come se fosse un argomento in discussione, a me non è mai sembrato ci fosse molto da discutere.” Aggiunse candidamente sedendo accanto a lei e abbracciandola.
“Certo… perché il padre a rischio è il mio!” Sbottò Alexis.
“Gli somigli, hai anche tu questo sarcasmo quando sei arrabbiata…” Rispose Pi alzando le spalle.
“Tu sei così convinto che sia la cosa giusta? Perché?” Chiese Alexis sconsolata.
“Oh Alexis sono così carini insieme: lui parla parla… è il lato fantasioso, lei è quella che lo rimette in riga, il lato pragmatico. Sono adorabili anche quando discutono. Sono come quelle coppie di pappagallini…” mimò con le mani un tenero idillio tra i pollici e gli indici di entrambe le mani.
Alexis lo fulminò con lo sguardo. “Paragonare mio padre e la sua futura moglie ad una coppia di inseparabili non è un immagine così gradevole ai miei occhi, non credi?”
Pi tentennò con il capo. “A me non sembra una cosa così brutta. Sono davvero carini! Solo che tu non li vedi con gli stessi occhi.”
“Fai sembrare mio padre infantile più di quel che è.” Aggiunse Alexis cercando di scacciare l’immagine che Pi aveva creato nella sua mente con quel paragone.
“Non so se è infantile, in fondo sta bene, è la sua vita. Sa cosa vuole e lui indubbiamente vuole Miss B ed il distretto. E’ il suo karma.” Commentò cercando di convincere Alexis.
“Sai, abbiamo fatto un patto. Io accetto Kate e lui accetta te.” Spiegò Alexis.
“Accettare nel senso di acconsentire…?” Pi si meritò uno sguardo deplorevole e lui sorrise. “Mister C scrive romanzi gialli basati su omicidi realistici, non è così stupido quello che ho chiesto.”
Alexis rise e apprezzò l’ironia. “Mi raccomando domani, quando parlerai con lui…”
Pi la guardò con aria interrogativa. “Sii te stesso, ma non così te stesso…” Alexis abbassò le spalle scuotendo il capo. Stava chiedendo l’unica cosa che non voleva, ovvero mostrare Pi per quello che non era.
“Non fa nulla, sii te stesso e basta.” Disse prima di baciarlo e poi lasciarlo per andare a dormire nella propria stanza.

Quando Castle giunse nella propria stanza si lasciò cadere a peso morto sul letto sotto gli occhi attoniti di Kate, la quale aveva ormai capito che la notte sarebbe stata lunga e probabilmente priva di sonno.
Sbuffò con la faccia immersa nelle coperte. Lei andò a infilarsi nel letto. Sentiva freddo. Castle si sollevò quel tanto per togliersi la vestaglia da camera per poi buttarla con noncuranza verso la sedia.
Rotolò sulla schiena fino a raggiungere il proprio lato del letto, ma non si coricò. Rimase sdraiato a guadare il soffitto con espressione grave e sospirò a lungo.
“Rick…” lo richiamò Kate per riportarlo indietro da quel baratro di pensieri preoccupati in cui era caduto.
Lui si voltò verso di lei e accennò un sorriso.
“Grazie.” Disse lui a bassa voce. “La tua presenza è stata determinante.” Chiuse gli occhi cerchiati e li strinse.
Kate si sporse verso di lui. “Te la sei cavata egregiamente. Con qualche sbavatura… ma è andata bene.”
“Non so, se prima non capivo quale rimostranza avesse contro di te, adesso proprio non riesco a capire quale futuro possa vedere accanto a Pi.”
Castle si mosse voltandosi sul fianco. “E’ troppo giovane…”
“Non è la fine del mondo. Avrete ancora tempo di parlarvi e di capirvi. Però non puoi fare molto in questo momento, hai fatto quanto potevi. Cerca di chiudere gli occhi qualche ora, riposati.”
Gli disse Kate facendo scorrere le sue dita tra i capelli lisci del ciuffo e sollevandoglieli dalla fronte, in un amorevole gesto di conforto.
“Ok, cerchiamo di dormire un po’.” Rispose Castle con un mezzo sorriso. “Ne abbiamo bisogno entrambi.” Disse guardando l’ora sulla sveglia appoggiata sopra il comodino. Erano le tre e mezza. Allungò la mano per spegnere la lampada. Si raddrizzò a sedere e poi si fece posto sotto le coperte, scivolando sulla schiena, avvicinandosi a Kate. Lei avvertì con piacere il tepore del suo corpo. Solo in quel momento si era resa conto che la tensione accumulata durante quel confronto non le aveva fatto percepire il freddo. Castle era caldo e confortevole, così lei si avvicinò a lui in cerca di quell’aura di calore che sapeva emanare.
Castle le diede un bacio tra i capelli. “Sono felice che non ce l’abbia con te comunque.”
Lei sorrise. “Anche io.”
“Buonanotte Kate.”
“Notte.” Rispose lei chiudendo gli occhi. “Cerca di dormire.” Ripeté.
Castle rimase fermo sentendo il suo respiro farsi regolare.
La guardò a lungo, posando gli occhi stanchi sui suoi capelli, sulla sua testa reclinata al cuscino accanto a lui.
Bella, intelligente e determinata. Profonda ed emotivamente capace di colpirlo, avvolgerlo, confortarlo.
Ma nonostante la tranquillità che la sua presenza riusciva a donargli, nonostante la stanchezza lo stava mettendo al tappeto, il pensiero fisso di Alexis gli fece concentrare lo sguardo su un angolo buio della stanza e della mente. Che futuro poteva prospettarsi a sua figlia per una scelta del genere? Perché voleva fare un passo così importante a soli 19 anni? Perché non si voleva godere più libertà e anche gli agi di una vita comoda come quella che lui poteva permettergli di fare? Perché voleva prendere un impegno così difficile rischiando di perdersi gli ultimi anni di spensierata giovinezza, magari finendo in un matrimonio sbagliato come aveva fatto lui. La sua vita era stata costellata da errori che sua figlia aveva vissuto accanto a lui, sebbene alcune volte in tenera età. Non poteva non averne notato gli effetti collaterali spiacevoli, le serate passate a bere fino a stare male.
Sbuffò e scosse il capo cercando di allontanare quella sensazione di errore e di inadeguatezza che sentiva attanagliargli gli arti. Si mosse e sentì Kate muoversi di conseguenza. Cercò di tenersi calmo per non farla svegliare, passando inesorabili minuti a controllare il proprio respiro e il battito cardiaco.
Ma i pensieri tornarono, impetuosi a fargli visita. I ricordi dell’infanzia di Alexis, che più volte aveva ripercorso in giornata tornarono ai suoi occhi e una volta di più si sentì frustrato e deluso per la strada che stava per intraprendere. Si mosse agitato per l’ennesima volta andando a svegliare definitivamente Kate.
La donna sospirò, si alzò sulle braccia e accese la luce allungandosi verso il comodino. Guardò il suo uomo e scosse il capo.
“Vuoi parlarne ancora un po’?” Chiese e lui cercò di scusarsi.
“Mi dispiace piccola.” Disse alzandosi e afferrando il proprio cuscino. “Ti lascio dormire in pace, vado a mettermi sulla poltrona dell’ufficio. Preferirei il divano ma è già occupato.” Disse con il suo solito sarcasmo ma Kate afferrò il cuscino dell’uomo e lo tirò con un colpo secco, trascinando con sé anche un Castle impreparato a quella reazione, facendolo ricadere sul letto.
“Rick Castle, dove credi di scappare?” Chiese in tono perentorio, tono a cui Castle sapeva di non avere scampo.
“Hai bisogno di riposo ed io continuò ad agitarmi e così…” cercò di spiegare ma Kate lo ammutolì con un bacio mozzafiato. Castle restituì il bacio con altrettanto trasporto e finì col tornare sotto le lenzuola.
Quando il suo uomo fu di nuovo sotto le coperte con lei, Kate puntò i suoi occhi in quelli azzurri e un po’ spaesati di lui.
“Ho accettato di sposarti non certo per farti dormire sulla sedia alla prima difficoltà. E poi non è nemmeno un nostro litigio.” Sentenziò usando un tono più dolce del precedente. Castle si sentì un po’ stupido.
“Hai ragione ma sai, questa cosa di Alexis imperversa nella mia mente, appena cerco di chiudere gli occhi…”
“Altri ananas con banane armate?”
“Anche peggio. Ma tu cerca di dormire, io mi arrangio. Non credo riuscirò a essere rilassato stanotte.”
Lei lo guardò con occhi di chi stava per affrontare una sfida importante. “Le dovresti conoscere quelle paroline che si dicono sull’altare…”
“Il Sì?” Kate negò con la testa.
Castle strizzò gli occhi. “Nella buona e nella cattiva sorte…” mormorò di nuovo piacevolmente sorpreso della sua reazione e sorrise riuscendo a capire le intenzioni di Kate.
Lei si morse le labbra. “Appunto.”
“Mi sento così impreparato. So di non avere scuse, ma credimi se ti dico che quella ragazza è testarda più di me e farà ciò che vuole infischiandosene dei miei consigli. Non volevo far diventare questa giornata un incubo anche per te, volevo solo portarti al mare e distrarti un po’. Mi dispiace.” Ripeté per l’ennesima volta in quella giornata. Castle le prese le mani e Kate lo guardò con serietà.
“Non ti devi certo scusare con me perché ami tua figlia. E’ un lato di te che amo, non pensare nemmeno per un istante che mi sia di peso. Però lascia che io ti aiuti a… venire a capo di questa situazione. Non voglio starne fuori…” Spiegò con calma. Lui sorrise, accarezzandole le mani e facendo scorrere i pollici su dorso di quelle di lei.
“Non voglio tenerti fuori. Senza di te stasera io avrei fatto un gran casino.” Ammise.
Lei tornò ad abbassare lo sguardo. Sospirò e appoggiò la testa a quella di lui. Quelle parole la confortavano, entrambi dovevano imparare a muoversi l’una verso l’altro cercando di non farsi bloccare da barriere psicologiche.
“Non è mia figlia ma le voglio bene e ti capisco, so che non è facile per te.” Aggiunse lei muovendo la testa contro quella di Rick, come un gatto che fa le fusa. “Potrei ripetertelo all’infinito se ti potesse far stare meglio.”
“Ne sono felice…” rispose lui in tutta sincerità. L’aveva coinvolta, voleva così. Era felice che lei non trovasse la cosa semplicemente noiosa o di troppo.
“E poi ho preso freddo ai piedi poco fa, ho bisogno del tuo calore.” Aggiunse Kate cercando di smorzare la tensione. Era un momento in cui lasciarsi andare a quelle sensazioni brucianti che si sentiva dentro non avrebbe aiutato il suo uomo. Il desiderio che aveva di lui avrebbe forse spento per qualche ora le preoccupazioni di Castle ma non le avrebbe dissolte.
Lui sorrise divertito da quella sua richiesta indiretta. Allungò le mani lungo le gambe di lei, facendole piegare le ginocchia fino a raggiungere i suoi piedi. Uno alla volta le tolse i calzini ai piedi e li strinse tra le mani, sfregandoli vigorosamente.
“La decisione di Alexis ti spaventa come spaventa ogni padre che si rispetti…” commentò quindi cercando di trovare le parole adatte per tranquillizzarlo.
Castle annuì col capo. “Mi chiedo se non abbia imparato niente dai miei errori.”
Kate sospirò. “E’ una ragazza con la testa sulle spalle. Sembra una decisione presa con la testa e non solo con il cuore.”
“O con gli ormoni.” Finì Castle.
Kate gli scoccò un’occhiata pungente.
“Ok, a lei piace Pi ma è un amore importante? Non basta stare bene insieme Kate, io e te lo sappiamo, non basta per convivere, per affrontare il problemi della vita. Io stesso ho fatto tanti errori per arrivare fino a qui.” Continuò Castle.
“E di noi, puoi dire la stessa cosa?” Chiese lei accarezzandogli il torace e avvicinandosi a lui per quanto poteva. I massaggi ai piedi che le stava facendo erano piuttosto piacevoli e le sue mani calde avevano già portato alla giusta temperatura le sue estremità.
Castle la guardò seriamente. “Certamente non è affatto la stessa cosa. Tra noi è diverso.” Non si aspettava quel genere di domanda da lei. “Hai forse dei dubbi su noi due?” Chiese preoccupato.
Kate scosse il capo. “No, dubbi ne ho avuti troppi per troppi anni. No, solo non puoi paragonare la nostra relazione alla loro Rick, noi abbiamo avuto la nostra dose di esperienze. Al contrario loro sono giovani e la vita non li ha ancora messi alla prova. Ma questo non significa che la loro storia non sia vera, che il loro non sia amore solo perché non è sofferto.”
Castle si sporse in avanti e andò a lasciare un baciò sulle braccia che Kate allungava verso di lui.
Il loro amore era stato sofferto, negato, allontanato per poi tornare a sconvolgere le loro anime con più forza di prima. Forse la difficoltà di arrivare a lei gli aveva donato un metro differente per misurare l’importanza di una relazione, ma Castle percepiva con assoluta certezza che con lei era tutto diverso. Vero? Sì. Vero, tangibile e maledettamente bello.
Lei fece scivolare i suoi piedi lungo le gambe dell’uomo, raddrizzando le ginocchia e permettendogli di avvicinarsi fino ad abbracciarlo mettendogli le mani attorno al collo.
“Non voglio vederla fare sbagli di cui si potrebbe pentire.” Mormorò Castle stringendo Kate a sé e riprendendo a baciare la sua testa. Kate chiuse gli occhi godendosi quelle attenzioni. Era così strano per lei attardarsi in coccole simili eppure così bello da sembrare irreale.
“Non potrai impedirle di fare le sue esperienze. Gli errori fanno parte della vita. Lei potrà comunque contare su di te, questo glielo devi far capire.”
“Ma non voglio diventare nonno prima di…” Castle si fermò prima di andare a toccare un tasto forse troppo prematuro.
“Di?” Chiese Kate alzando gli occhi e puntandoli in quelli di lui.
“Prima dei 60 o 65 anni?” Disse sbarrando gli occhi.
Kate lo fissò. “Di?” ripeté per dargli un’ultima chance di dire la verità.
“Di… dargli un fratellino o una sorellina.” Terminò Castle titubante.
Kate arricciò il naso divertita, Castle intuì che non era sorpresa. “Ok, ottimo motivo.” Rispose tranquillizzandolo. Si guardarono con un sorriso complice, anche se nessuno aveva ancora una vera volontà di affrontare quell’argomento. Non ancora.
“Ok…” Rispose Castle di rimando. Kate prese ad accarezzargli lentamente le tempie, imprimendo una leggera pressione sui lobi con movimenti circolari dei pollici. Rick chiuse gli occhi e mugugnò compiaciuto.
“Se questo è quello che intendeva mia madre sul fatto di manipolarmi per farmi capitolare, prendo in considerazione l’idea di abbonarmi.”
“Credo che tu abbia già stipulato con me un patto che preveda un abbonamento di lunga durata.” Commentò Kate ridendo.
“Allora ammetti che mi stai distraendo?” Mormorò lui sempre ad occhi chiusi.
“Non era questa la mia intenzione, solo quella di trovare un modo per farti addormentare.”
“Come con i bambini?”
“Più o meno.” Rispose lei, infilando i piedi tra quelli di lui e appoggiando meglio la testa sul cuscino.
“Funziona.” Bofonchiò Rick aprendo e richiudendo gli occhi, muovendo compiaciuto la sua testa per alcuni secondi. In pochi minuti si addormentò e Kate lo seguì di lì a poco.

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Due coppie a confronto. E poi ci stava un momento di approfondimento Caskettoso... Ho bisogno di romanticismo, si nota?

 

  
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