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Autore: Verdeirlanda    25/11/2013    1 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riario e il suo seguito lasciarono palazzo Medici di buon mattino.
Lorenzo e Clarice lo avevano congedato con tutti gli onori e i salamelecchi possibili, ma in realtà erano felici di liberarsi di quell'ospite indesiderato.
Ufficialmente tornava a casa, a Roma, per riferire al Santo Padre ciò che era stato deciso alla corte fiorentina. Ma ovviamente non era vero, la ricerca del Libro delle Lamine lo tratteneva a Firenze.
La carrozza e i soldati si diressero alla tenuta dei conti Frescobaldi, una famiglia fiorentina che da anni viveva a Roma, molto devota al Pontefice e disposta a prestare segretamente la loro villa di campagna a Girolamo e ai suoi uomini.
Riario e Mercuri invece si diressero verso un vecchio mulino vicino Peretola, avevano un incontro con Da Vinci.
Quando arrivarono videro Leonardo, Zoroastro e Nico seduti su un muretto davanti all'edificio.
 "Signori." salutò Riario.
"Conte." rispose Leonardo "Siete puntuale. Vedo che avete una scorta."
"Anche Voi." notò Girolamo "Giusto per essere chiari, dovesse capitarmi qualcosa il mio fidato sicario è autorizzato a prendere provvedimenti, e con questo intendo che correrebbe a confermare la denuncia contro Beatrice."
"Abbiamo un accordo no?" sdrammatizzò Leonardo "Non intendo infrangerlo."
Per ora, pensò.
Gli uomini entrarono nel mulino, Nico e Zoroastro lo fecero per ultimi, entrambi invidiavano la calma di Leonardo nell'affrontare quel viscido conte. Nico ricordava la brutalità con cui lo aveva interrogato, Zo ripensava al torto fatto a Beatrice. Ma avrebbero sopportato, in attesa di una gelida rivalsa.
Girolamo non tergiversò a lungo.
"Dunque, il giovane Nico mi aveva parlato di una chiave e di un libro." sorrise freddo in direzione del ragazzo, che strinse la mascella per il nervosismo.
"Ecco." Leonardo li prese da una sacca e li dispose su un tavolo "Questa è la chiave, e nel libro c'era questa." mostrò loro la mappa.
"Interessante...Avete già decifrato questa cartina? Sapete a che luogo si riferisce?" Mercuri avvicinandosi.
Leonardo scosse la testa: "Ancora no. È una mappa molto criptica...quando sembra di aver capito il dove ti contraddice."
"Sono certo che riuscirete nell'intento Da Vinci." intervenne Riario "So che siete motivato a non fallire."
Leo ignorò quella puntualizzazione: "E Voi Girolamo? Avete qualche tassello che può aiutarci a decifrare questo mistero?"
"Che intendete dire?"
"Beh Voi siete venuto a Firenze per cercare il Libro delle Lamine, conoscete di certo la sua natura...immagino che non Vi sareste mosso da Roma se non aveste già avuto qualcosa in mano."
"No." rispose il conte "Non ho indizi che possano aiutarVi Da Vinci. Anche a me è oscura la natura di tale libro, scopriremo il suo contenuto una volta che lo avrete trovato."
Già, il contenuto del libro...Leonardo ripensò alle parole del Turco: solo coloro che sono stati scelti dal destino potranno leggere il libro, solo a loro sarà concesso, e quando lo avranno fatto essi e i loro discendenti vagheranno nel mondo per cambiarlo in meglio.
Così aveva detto alle rovine romane.
Leo dubitava fortemente che Riario fosse tra i predestinati, non vedeva come avrebbe potuto migliorare il mondo.
"Ottimo, cerchiamo un libro di cui non conosciamo niente se non il nome." commentò sarcastico Zoroastro.
"È innegabile la sua importanza." sentenziò indispettito Mercuri "Questo libro permetterà a chi lo possiede di cambiare il corso della storia! È converrete quindi che non tutti sono degni di possederlo."
"Eh sì, non tutti sono degni." rispose Zoroastro sostenendo lo sguardo di Mercuri.
L'archivista scosse la testa di fronte a tanta impertinenza, ma non disse altro, aveva notato l'espressione severa di Girolamo. Il conte non approvava questi contrattempi puerili e futili.
"Dunque Da Vinci" riprese Riario "ora Vi spiego come ci organizzeremo. Voi lavorerete nel Vostro laboratorio, mi aggiornerete ogni settimana, non importa se non ci sono novità, Voi mi aggiornerete."
"Chiaro." rispose Leonardo "E in che modo?"
"Conoscete la famiglia Frescobaldi? Dato che ormai vivono a Roma sono stati così gentili da mettere a disposizione la loro tenuta di campagna, mi stabilirò lì fino a che non avremo concluso la nostra ricerca. Verrete Voi a farmi visita, di certo io non posso farmi vedere a Firenze." disse Riario.
Organizzarono gli incontri successivi e poi uscirono dal mulino.
Quando arrivarono alla strada Riario fu il primo a vedere Beatrice.
Era in piedi, indossava un vestito azzurro scuro, i capelli raccolti in una mezza coda, vicino a lei una sacca di pelle.
Aspettava i suoi amici evidentemente, non si mosse quando li vide, rimase immobile e attese che fossero loro ad avvicinarsi.
Ai suoi occhi era bellissima, cercò di scacciare quel pensiero ma era impossibile.
"Hai finito presto al convento." commentò Leonardo.
"Le suore avevano solo un brutto eritema causato da alcune piante." rispose lei.
Riario la salutò: "Buongiorno Beatrice." 
"Buongiorno a Voi." rispose secca lei.
"Sono lieto di vedere che state bene."
"Ah, come no." commentò lei semplicemente "Avete finito?"
"Abbiamo chiarito ogni dettaglio del nostro accordo." rispose il conte, era piuttosto amareggiato per la sua reazione, ma in fondo se l'aspettava.
Zo si avvicinò a Beatrice, le strizzò l'occhio, lei arrossì leggermente, quando la guardava così riusciva a farla sentire come una ragazzina imbranata.
"Direi che possiamo tornare a casa, giusto?" Zoroastro non vedeva l'ora di allontanarsi da Riario e Mercuri, prese la borsa di Beatrice e se la mise in spalla. "Dai a me principessa, te la porto io." 
"Zo, non è pesante." sorrise lei e cercò di prendere la borsa.
"Insisto, lasciami fare il cavaliere." scherzò lui.
C'era qualcosa nel modo in cui Zoroastro e Beatrice si guardavano, era come un'impalpabile sintonia che si poteva avvertire. Quel gioco di sguardi infastidì Riario.
"Non mi pare di avervi congedati signori." puntualizzò Girolamo, innervosito.
"Oh. Scusate. E dobbiamo aspettare un segnale specifico?" ironizzó Zoroastro.
"Vedo che la Vostra presenza si continua a rivelare molesta." commentò il conte.
"Non è solo la mia ad esserlo ..." rispose Zo.
Bea gli diede una stretta al braccio, un modo per ricordargli che le aveva promesso di tenere la bocca chiusa.
Il conte sembrava essere diventato molto più nervoso: "Volete ripetere?"
"Volevo dire...che in effetti siamo un gruppo numeroso, forse la nostra presenza Vi infastidisce...insomma, di certo preferite atmosfere più tranquille." spiegò Zoroastro.
Beatrice trattenne a fatica una risata alla scusa traballante di Zo, tossì e chiese: "Possiamo andare adesso conte?"
Girolamo evitò di proseguire la discussione e fece un gesto con la mano, indicava chiaramente che potevano andarsene.
Leonardo e i suoi si allontanarono, quanto furono distanti Zoroastro si lasciò sfuggire un'imprecazione: "Che due palle gigantesche!!! Quanto vorrei picchiarlo! Ti prego Leo, posso picchiarlo? Non tanto, solo un po', mi gratificherebbe tantissimo!"
Gli altri scoppiarono a ridere.
Camminarono verso Firenze, durante il tragitto Leonardo e Nico si trovarono diversi passi davanti agli altri due, l'allievo ascoltava rapito la descrizione che il Maestro stava facendo di una sua invenzione. 
Zo guardò Bea: "Mi spiace per prima. Ti avevo promesso di non fare il gradasso di fronte a Riario. È solo che mi ha davvero infastidito, era così evidente."
"Cosa era evidente?"
"Che era innervosito da noi due."
"Ma non credo che sappia di noi due, solo poche persone sanno che stiamo insieme." commentò lei.
"Fidati, lo avrà capito da come ci guardavamo...e poi...sai che gli ho parlato a palazzo Medici...forse alcune mie frasi..." ammise Zo.
"Cosa gli hai detto?" sospirò lei.
"Che non sei una donna a sua disposizione...e che se ti fosse successo qualcosa glielo avrei reso dieci volte tanto." 
Bea si fermò e lo guardò severa.
Zo fece spallucce: "Senti, va bene così, che lo sappia! In fondo non vedo perché dovremmo nasconderlo, meglio che gli sia chiaro che tu non sei e non puoi essere sua!" 
"Ma non capisci Zo? Per me può saperlo tutto il mondo, ma il fatto che lo sappia Riario mi preoccupa. Abbiamo visto di cosa è capace, potrebbe usare quello che c'è fra noi come ha usato l'affetto che Leo prova per me. Non voglio che abbia troppi appigli per aggiungere ricatti al ricatto che già dobbiamo subire.
Ho paura che solo per capriccio possa scagliarsi contro di te, e non voglio che ti succeda nulla. Non voglio che ti faccia del male."
Lui le prese il viso tra le mani e la baciò: "Non mi succederà nulla principessa. Starò attento."

Leonardo e i suoi rientrarono tardi dalla taverna.
Avevano bevuto e scherzato, una serata per dimenticare l'amara mattina passata con Riario.
Beatrice e Zoroastro avevano messo in atto un diabolico piano contro Nico, avevano corretto la sua birra con l'oppio di Leonardo.
All'improvviso Nico aveva iniziato a rincorrere invisibili farfalle viola con un invisibile rete, ovviamente tutto questo tra le risate dei suoi amici. Poi aveva creduto di essere un gatto e aveva iniziato a miagolare e soffiare, per poi leccarsi le mani per pulirsi la testa. E alla fine il biondino era crollato addormentato sul tavolo.
"Ma quanto gliene hai dato Bea?" chiese Zo ridendo.
"Ho aumentano la dose..." scoppiò a ridere lei "Giuro, speravo che alzasse la gamba per provare a lavarsi le vergogne!"
Leo rise: " Spetta a voi due portarlo a casa, lo sapete vero?"
Zo si caricò sulle spalle un ronfante Nico, e uscirono dalla taverna.
Leonardo tornò a casa, mentre gli altri due portavano il ragazzo a dormire.
Lucrezia era fuori dalla bottega del Verrocchio, dall'altra parte della strada, lo vide entrare nell'edificio.
Aveva deciso di parlare con lui, gli avrebbe detto tutto, ormai non poteva più rimandare.
Era un rischio, per lei, per tutti, ma sentiva che se voleva essere libera doveva dire la verità. 
Si avvicinò alla stanza di Leonardo, vi entrò chiedendo permesso.
Lui la guardò, sorpreso: "Lucrezia! Non Vi aspettavo. È una bellissima sorpresa."
Le sorrise.
Come faccio, come faccio? Il dubbio le martellava il cervello.
Lui la abbracciò e baciò, lei si lasciò stringere forte.
"Devo parlarVi Leonardo...io...devo dirVi tutto."
Lui la guardò interrogativo, Lucrezia tremava, si tormentava un nastro del vestito.
La donna tentennò per qualche istante, poi iniziò: "Non avrei mai voluto fare certe cose.
Vi ho mentito, Vi ho spiato, Vi ho tradito."
Leonardo era scioccato da questo incipit: "Ma cosa dite Lucrezia?"
Lei lo guardò, e continuò: "Sono una spia al soldo di Riario." e andò avanti senza potersi fermare, come un fiume in piena.
"Anni fa mi trasferii a Firenze per sposarmi. Mio marito era spesso a palazzo per i suoi affari, così conobbi Lorenzo. Divenni la sua amante, pensavo che prima o poi si sarebbe stancato di me, io stessa ho cercato di troncare questa relazione. Ma a Roma si è saputo, così Riario mi ha detto che dovevo continuare questa relazione per poter spiare i Medici.
Al mio rifiuto Girolamo ha imprigionato mio padre, ha minacciato di fargli del male se non gli avessi obbedito.
Così ho continuato a giacere con Lorenzo, credevo che il mio compito si limitasse agli affari di casa Medici...poi un giorno Riario mi ha detto che dovevo sedurre un altro uomo, Voi. Non capivo perché, non conoscevo il suo intento, ma non potevo rifiutare.
Lui avrebbe fatto del male a mio padre, mi ha giurato che se lo avessi contraddetto gli avrebbe inflitto terribili torture!"
Leonardo la guardava sconvolto dalle sue parole. Non poteva credere a ciò che sentiva.
"Così Vi ho avvicinato, Vi ho sedotto...pensavo che l'interesse di Roma fosse rivolto ai Vostri progetti militari.
Ma poi Riario ha iniziato a farmi domande su altre cose, su altre Vostre attività. 
Ha voluto informazioni sui Vostri spostamenti, sulle Vostre ricerche riguardo all'ebreo impiccato, se Vi avessi mai visto in compagnia di un turco...non capivo il nesso ma qualche giorno fa ho sentito mentre parlava a Mercuri del Libro delle Lamine...e allora ho capito, ho capito cosa voleva...mio padre mi raccontava alcune storie da bambina, credevo fossero leggende e invece..."
Leonardo la bloccò: "Voi sapete del Libro?" 
Lei continuò: "Mio padre mi diceva di essere membro di un gruppo di persone che hanno a cuore il destino del mondo. Mi diceva che non importava essere cristiani, ebrei, musulmani...si era legati dal desiderio di migliorare il mondo, perseguendo una missione che aveva qualcosa di divino. Diceva che anch'io un giorno avrei dovuto fare la mia parte."
"È un Figlio di Mitra?" la interruppe Leonardo.
"Sì." rispose lei "Ho avuto dei dubbi in passato, ma ora so che era tutto vero. Mio padre mi raccontò che in questo libro è scritto un messaggio che solo alcuni eletti potranno conoscere, con esso cambieranno il mondo."
Leo era sbalordito. Non solo Lucrezia era una spia, addirittura suo padre un figlio di Mitra.
Era tutto assurdo. 
L'aveva avuta attorno per tanto tempo e non aveva capito nulla della sua identità.
"Perché mi raccontate tutto?? Perché tanta onestà improvvisa?" era nervoso, ferito.
"Io so che mio padre darebbe la vita perché questo Libro non cadesse in mani sbagliate.
So che non sopporterebbe l'idea che una cosa così preziosa finisse nelle grinfie di Sisto IV, sacrificherebbe tutto perché non accadesse.
E Voi potete impedirlo Leonardo, potete fare in modo che il Libro venga custodito da chi è puro di cuore. 
Ma non lo ho fatto solo per questo."
"Allora perché?" quasi gridò lui.
"Perché ho capito di amarVi Leonardo. Non posso fare questo a Voi, l'unico uomo che mi ha fatto sentire speciale, ed amata!" le lacrime le bagnavano il volto "MentirVi era doloroso Leonardo, credetemi."
"Mai quanto lo è per me scoprire queste verità Lucrezia." rispose lui.
Rimasero in silenzio per un po', poi lei disse: "Ho ancora il compito di sorvegliarVi, Riario teme che vogliate imbrogliarlo. Inizierò a mentire a lui, gli fornirò false informazioni sulle Vostre mosse, e se vorrete fargliela pagare un giorno io Vi darò una mano. 
Sono sicura che mio padre approverebbe la decisione di andare contro Girolamo, per il bene della causa. Spero di poterlo vedere libero un giorno." si asciugò una lacrima. 
Leonardo aveva iniziato a camminare per la stanza, era agitato, quello che provava per Lucrezia erano state le sensazioni più belle che avesse mai vissuto: "Io mi sono innamorato di Voi...ma mi chiedo quanto possa valere un amore così..quello che provo è tutto nato da un inganno."
"Se è amore Leonardo..."
"Non so cosa sia adesso Lucrezia, e adesso non voglio provare nulla, nulla che abbia visto la luce in questo modo." disse Leonardo col cuore colmo di sofferenza.
In fondo lei non riusciva a dargli torto.
"Se ci aiuterete per contrastare Riario, noi aiuteremo Voi per salvare Vostro padre. Ci proveremo almeno." decretò Leonardo "Ora...vorrei rimanere da solo."
Lucrezia lo guardò, voleva abbracciarlo ma temeva fosse una pessima idea: "Mi perdonerete mai Leonardo? Potrete mai tornare ad amarmi?" 
Lui la amava a sua volta, sarebbe dovuto bastare...ma non riusciva a farlo bastare per dimenticare tutto, per perdonarla.
"Io posso capire le Vostre motivazioni. Io stesso ho ceduto al ricatto di Girolamo per salvare mia sorella. E sono felice che vogliate redimerVi aiutandomi.
Ma prima che possa fidarmi nuovamente di Voi, prima che possa ancora accoglierVi come una persona amata...dovrà passare del tempo Lucrezia."
Lucrezia annuì e si avviò per uscire.
Prima di andarsene lei gli disse: "Farò di tutto per Voi, per avere il Vostro perdono, e spero di poter riaccendere quell'amore che so avete provato per me."
Leonardo la guardò, avrebbe voluto fermarla, abbracciarla, dirle che non importava.
Ma si sa, l'orgoglio spesso è più forte di tutto, e lui rimase lì, seduto, senza fare nulla, lasciandola andare. 
Beatrice e Zoroastro avevano accompagnato Nico a casa ed erano tornati alla bottega, arrivarono in tempo per scorgere una figura che si allontanava velocemente.
"È Lucrezia. Riconosco il mantello." disse Beatrice.
Nel cortile videro Leonardo, pallido e triste.
"Leo! Che succede? Hai una faccia." commentò Zo.
Bea lo guardò, aveva capito: "Riguarda Lucrezia vero? L'abbiamo vista andare via di fretta..."
Leonardo si prese la testa fra le mani: "Era tutto un imbroglio, un inganno..." si alzò e tornò nel suo laboratorio.
Beatrice e Zoroastro lo seguirono.
Leo si guardò attorno, poi con uno scatto rapido afferrò il modellino in legno della sua macchina volante e lo scaraventò contro il muro con un grido.
Bea sussultò, poche volte aveva visto suo fratello così infuriato.
Leonardo prese in mano un altro modellino di legno e lo lanciò contro la scrivania.
Zoroastro si avvicinò all'amico, gli bloccò le braccia: "Calma Leo! Adesso devi fermarti e calmarti!" 
Leonardo si divincolò con un rantolo: "Mi ha mentito Zo! Mi ha preso in giro! Lei dice di amarmi ma allo stesso tempo mi tradisce!"
Bea chiese: "Lucrezia? Perché? Che ti ha detto?" 
Si staccò dalla presa di Zo e respirò a fondo: "È una spia, Riario l'ha mandata a controllare le mie mosse."
Raccontò ai due cosa gli aveva confessato la Donati, della sua intenzione di redimersi aiutandoli.
Zo e Bea erano esterrefatti, sospettavano che il conte avesse delle spie, ma mai avrebbero immaginato che Lucrezia fosse una di queste.
"Ora capisco perché Riario era così informato."  commentò Zo "La scelta di rapire Nico, il mio incidente con la tua macchina volante...era lei a fornirgli ogni dettaglio."
"Gli ha detto tutto quello che le ho raccontato in questi mesi, ogni mia mossa, ogni elemento della mia vita." Leo tremava per il nervosismo.
Beatrice accarezzò la schiena del fratello: "Mi dispiace davvero Leonardo."
"Dispiace più a me, sono stato uno stupido!"
Zoroastro intervenne: "Cosa pensi di fare Leo?"
"Lei dice che inizierà a proteggere le mie vere intenzioni mentendo a Riario."
"E tu le credi?" chiese Zo.
Leo scosse la testa: "Non lo so. Mi ha ferito e non credo di essere obiettivo adesso."
Beatrice commentò: "Ha sbagliato, questo è innegabile. Ma devi anche tenere conto che c'era la vita di suo padre in gioco. Ognuno di noi farebbe l'impossibile per tenere al sicuro le persone che ama. Secondo me devi considerare quello che ha fatto stasera, ha fatto la cosa giusta alla fine, perché non vuole più essere un burattino nelle mani di Riario."
"Quindi devo fidarmi?" domandò Leo "Devo crederle?"
Bea riflettè poi gli disse: "Fidarsi totalmente forse è presto, capisco le sue ragioni ma non la rendono meno responsabile di ciò che ha fatto. Ma ha avuto il coraggio di dirti tutto e sfidare il conte, non dimentichiamo che sta mettendo in pericolo se stessa e suo padre con questa decisione. Quindi proviamo a darle un'occasione per dimostrare che vuole redimersi." gli diede un bacio sulla tempia.
Leo le sorrise e annuì, Beatrice riusciva sempre a chiarirgli la mente.
"Tu che ne pensi Zo?" chiese Leonardo. 
Zoroastro guardò l'amico, sospirò: "Credo che Bea abbia ragione. Possiamo solo darle una chance per dimostrarci che è pentita. Terremo gli occhi aperti e vedremo cosa succederà."
Quando fu rimasto da solo Leonardo si sdraiò sul letto, con gli occhi chiusi ripensò a come aveva conosciuto Lucrezia, ricordava i suoi occhi brillanti alla luce delle candele, le sue parole gentili e il suo sorriso, Dio quel sorriso lo aveva rapito. Pensava sarebbe stato solo un piacevole intermezzo e invece lei gli aveva regalato le emozioni più belle che avesse mai provato.
Il suo cuore di nuovo voleva follemente fidarsi ma la sua testa lo metteva in guardia da lei.
Leonardo odiava piangere, ma non poté evitare che alcune lacrime silenziose gli scivolassero sulle guance.
Si era innamorato.
Pensò che anche Lucrezia diceva di amarlo, ma era vero o era l'ennesima bugia?



  
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