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Autore: Layla    25/11/2013    1 recensioni
“Vattene via, Hao!
Non voglio più avere a che fare con te!”
Per tutta risposta mi bacia con passione.
“Vuoi che me ne vada?”
“S-sì!”
Mi ribacia di nuovo e questa volta è quasi certo che cederò.
“Vuoi che me ne vada?”
“No.”
Lui sorride, ha vinto anche questa volta.
Anche questa volta la preda è sua, inizia di nuovo a baciarmi e presto i nostri vestiti sono sul tatami.
Mi porta in camera mia e mi adagia sul futon e poi ci sono i nostri respiri, ansiti e gemiti mischiati.

{MathildaxHao. MathildaxNuovo personaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hao Asakura, Nuovo personaggio, Trio Hanagumi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5) Addio, Hao

 

I mesi passano velocemente da quando Benji ha messo alla porta Meg.
Lei ci ha provato ancora e ancora a infilarsi nel nostro rapporto, ma lui non le ha mai dato retta e dopo un paio di scherzetti che le ho tirato con la mia abilità magica ha capito che non era il caso di continuare.
A volte un po’ di sano voodoo risolve molte situazioni scomode o difficili, Benji deve avere intuito qualcosa perché quando la stronza ha smesso di farsi vedere è scoppiato a ridere e mi ha guardato complice.
Io non ho battuto ciglio, eccetto per un piccolo sorriso sardonico.
In ogni caso Natale si avvicina ed è molto diverso rispetto al Natale giapponese, innanzitutto è una festa e non si lavora e poi non è il genere di festività che si trascorre con il proprio ragazzo.
Natale è la festa della famiglia per eccellenza, famiglia che io non ho più.
Mi mette leggermente tristezza, ma non oso esternarla perché Benji sembra di buon umore e non capisco perché.
È una domenica fredda di dicembre, la nebbia e il freddo la fanno da padrone per strada, io sono sdraiata sul divano avvolta nel mio plaid, mentre Benji suona la sua chitarra in camera.
All’improvviso il suono cessa e lui arriva in salotto con un sorrisone che gli va da un orecchio all’altro.
“Che succede?”
“Dai, andiamo a prendere l’albero di Natale e le cose per decorare la casa.”
Io appoggio il mio libro ed esco rabbrividendo dalla coperta.
“Se ci tieni tanto ci andiamo, adesso vado a cambiarmi.”
Lui annuisce, io tolgo la felpa e i pantaloni della tuta per mettermi un paio di jeans, una maglia nera e una felpa di Jack Skeleton.
Il tempo di mettere gli anfibi, il cappotto e di prendere il cappotto che lui mi sta già trascinando per le scale. Saliamo in macchina e sembra eccitato come un bambino.
“Come mai tutta questa agitazione?”
“Perché è la prima volta che posso decidere io con cosa decorare casa mia e non con cose che sono state donate all’istituto nell’45 o giù di lì.”
“Capisco. Ma sì! Andiamo alla ricerca di qualcosa per decorare l’appartamento!
Partiamo dall’albero.”
Ci fermiamo in un grande negozio di bricolage e passeggiamo mano nella mano tra gli scaffali, le cose per il Natale sono tra le prime.
Ci sono alberi di plastica di diversi colori, io mi incanto davanti a un albero bianco.
“A me non piace, io sono più per il verde!”
Protesta Ben.
“Mannò! Immaginati che il bianco sia la neve, un magnifico abete carico di neve!”
“Magari nella campagna. Che ne dici? Ci facciamo un giro in campagna dopo Natale?”
“Uhm, perché no? A patto di stare lontani dal mio villaggio.”
“Giuro solennemente!”
Alla fine prendiamo l’albero bianco e delle decorazioni e festoni blu, viola e argentati, una bella stella cometa argentata e un piccolo presepio con le lucine.
Arrivati a casa scegliamo il posto migliore per mettere l’albero e lo montiamo, poi iniziamo a mettere le lucine. In seguito mettiamo i festoni e le palline e come ultimo tocco finale la stella argentata.
Mi sembra un buon risultato.
Il piccolo presepio finisce su un mobile del salotto, le lucine in avanzo vanno in terrazza e sul nostro letto, mi piacciono così tanto che ho una mezza idea di lasciarle lì per sempre, danno un tocco magico al tutto.
“Che belle!”
Urlo in preda all’entusiasmo, Benji annuisce e rimaniamo un po’a osservarle con lui che mi abbraccia da dietro.
Ho una bellissima sensazione di calore che mi sale dal fondo dell’anima e che mi rende felice come non mai.
Ho come l’impressione di essere troppo felice e che presto qualcosa arriverà a interrompere il mio buon umore.
“Bello quel letto, Mathilda. Hai sempre avuto un gusto strano, ma elegante.”
Al suono della sua voce mi irrigidisco nelle braccia di Benji e non ho il coraggio di girarmi.

Lui non può essere qui, lui deve essere a Tokyo con Tamao incinta a badare alla sua famiglia, non ha tempo da perdere con me.
“Mathilda, non saluti i vecchi amici?”
Questa volta mi giro e mi trovo davanti Hao e il suo sguardo ammaliatore, che però questa volta non fa effetto. Non mi paralizza, non annulla la mia volontà, scorre via come acqua sulle pietre.
“Buonasera Hao, trovo eccessivo definirci amici.”
“Eppure lo siamo.”
“No, non lo siamo.”
Lui guarda Benjamin.
“Interessante scelta, ma non importa: tu vieni a Tokyo con me.”
“No, non ho intenzione di seguirti.
Torna dalla tua famiglia, non hai bisogno di me.”
“Sì, invece e tu hai bisogno di me, non di questo ragazzino.”
Io stringo i pugni.
“Non è un ragazzino e io non ho bisogno di te! Io non voglio essere la tua amante!”
La voce mi esce tagliente, Hao sembra colpito, prima stupito e poi arrabbiato.
“Dunque tu ti rifiuti di eseguire i miei ordini?”
“Sì, non sono più dalla tua parte da tanto tempo, Hao.
Dovresti saperlo, la mia lealtà va a tuo fratello e ad Anna.”
“Sei solo una stupida ragazzina!”
So cosa sta per fare così lo faccio anche io e anche Benji, in un attimo la stanza è piena di tre spiriti: spirito of fire, Jack e quello di Ben.
“Mathilda, contro di me?
Che speranze hai?”
“Nessuna, ma tu non mi userai ancora!”
Lo vedo stringere i denti, dopo di che sento uno spostamento d’aria e accanto a me appaiono Kanna e Mari con i loro spiriti.
“Doveva essere una sorpresa, direi che è ben riuscita!”
Commenta caustica Kanna.
“Anche voi?”
“Anche noi!”
Hao ci guarda incredulo per un altro lungo attimo, forse vorrebbe attaccare, ma la voce di Yoh – chiara dentro la nostra testa – ordina al fratello di lasciarci in pace e di tornare in Giappone immediatamente.
Lui si allontana a testa bassa.
“Non tornare, non sono più tua. Pensa a Tamao e alla creatura che porta in grembo, lascia stare me.”
“Ogni tanto si perde.”
Commenta gelido prima di andarsene del tutto da casa mia.
 

Dopo un ciclone c’è sempre un clima strano: ci sono macerie  e ci sono persone che vagano instupidite alla ricerca di qualcosa o senza nemmeno avere realizzato a pieno quello che è successo.
Questo è quello che è successo in camera mia, io, Benji e le mie amiche ci fissiamo con uno sguardo un po’ vitreo, increduli su come siamo riusciti a scampare alla morte.
Sfidare Hao corrisponde alla morte e noi l’abbiamo scampata bella.
“Ragazze, come mai qui?”
“Niente, siamo venute qui per festeggiare il Natale e vedere come te la cavavi e soprattutto il famoso Benji.”
Io rido, mezza isterica.
“Invece vi siete trovate davanti il vostro peggiore incubo.”
Continuo a ridere isterica, Marion, Kanna e Benji si lanciano uno sguardo, Mari mi trascina in salotto e mi fa sdraiare sul divano. Poco dopo Kanna e Benji arrivano con un bicchierino di whisky e me lo fanno ingurgitare a forza. Solo quando il liquido ambrato raggiunge la mia gola torno in me.
“Non ci posso ancora credere.”
“Nemmeno noi. Abbiamo sfidato Hao e siamo sopravvissute.”
Rimaniamo un attimo in un silenzio imbarazzato, poi cerco di alzarmi in piedi – nonostante sappia di essere pallida e poco stabile – e indico Benji.
“Ragazze, lui è Benji.”
Loro due annuiscono, Kanna gli tende una mano.
“Piacere, io sono Kanna Bismark.”
“Io invece sono Marion Phauna.”
Non è cambiata per nulla, stringe a sé la sua bambola, non fissa nessuno negli occhi e ha una voce così sottile che a malapena si sente.
“Molto carino, qui.”
Commenta Kanna con occhio professionale, io guardo l’orologio: è tardi, devo fare da mangiare.
Cerco di andare in cucina, ma barcollo troppo e alla fine – se non fosse per Benjamin – sarei caduta per terra.
“Dove vai?”
“Devo prepararvi qualcosa da mangiare.”
Lui sorride.
“Piccola, ordiniamo una pizza, non sei in grado di cucinare, sei troppo sconvolta.”
Io faccio per replicare, ma Kanna scuote la testa.
“Benjamin ha ragione, non sei in grado di cucinare. Hai subito uno shock terribile, adesso ordiniamo una pizza e mangeremo quella.”
Io annuisco, mi sento un automa, non riesco ancora a capacitarmi di quello che sia successo.
Benji ordina  le pizze e circa mezz’ora dopo siamo intorno al tavolo a mangiarle, gli altri parlano, io invece taccio, la mia sensazione di irrealtà non se ne va.
No, non se ne va per niente.
Dopo cena mostro a Kanna e Mari la stanza in cui dormiranno, quella in cui teoricamente avrebbe dovuto dormire Benji, ma che lui non ha mai usato.
Loro annuiscono e cominciano a sistemare tutto, mentre io mi faccio una  doccia. Solo molto tempo dopo – quando tutti dormono e la casa è silenziosa – abbracciata a Benji che dorme un sasso e mi stringe possessivamente a sé mi rendo conto che è successo davvero.
Abbiamo sconfitto Hao.
Con questo pensiero in testa mi addormento sorridendo, un peso è scivolato via dalle mie spalle, ora posso smettere di temere che lui si faccia vivo perché non lo farà mai più.
Posso godermi la mia storia con Benji e tra poco è Natale e posso trascorrerlo con la mia strana famiglia.
Il giorno dopo  mi sveglio di buon umore, nonostante il fatto che durante la notte ha cominciato a nevicare e io debba andare al lavoro. Fischietto persino mentre mi ciabatto verso il bagno per la doccia mattutina.
Visto che sono la prima a svegliarmi, preparo la colazione per tutti, Benji – il primo che si sveglia – mi abbraccia e mi bacia.
“Grazie, piccola. È stato un pensiero gentile.”
“Figurati, ieri sera non sono nemmeno riuscita a preparare una cena decente per te e le altre, sono una pessima padrona di casa.”
“Pessima padrona di casa?
Eri giustamente sconvolta dal fatto che uno degli sciamani più feroci era appena stato a casa tua e tu l’avevi rifiutato, è una reazione normale.”
Io annuisco, non del tutto convinta.
“Senti, oggi ci vediamo al solito posto?”
Io annuisco.
“Sì, Benji. Aspetta che lascio un messaggio per Kanna e Mari, così se vogliono possono venire anche loro.”
“Ma non sanno dov’è.”
“Ci troveranno.”
Rispondo tranquilla, bevendo il mio caffè. Ashcroft è dotato di un senso dell’orientamento straordinario, sa sempre come ritrovare qualcuno, me compresa.
Io e il mio ragazzo ci vestiamo e poi usciamo per andare al lavoro, sperando in una mattinata tranquilla. La mia si rivela una pia illusione visto che sotto le feste la redazione sembra diventata il covo di un gruppo di pazzi sanguinari, perennemente insoddisfatti di ogni cosa.
C’è da avere paura ed è con piacere che abbandono il mio posto a mezzogiorno e mezzo e passo a prendere Benji, che sta chiacchierando con Marion e Kanna.
Perfetto.
Fermo la macchina davanti al negozio ed esclamo: “Forza, gente! A bordo!”
Mi ubbidiscono tutti alla svelta.
“Giornata difficile?”
Mi chiede Kanna.
“Abbastanza difficile, da cosa l’hai dedotto?”
“Da quel perentorio ordine di salire in macchina.”
“Scusate. Adesso vi porto a mangiare in un bel posto per rimediare.”
Sorridono tutti, per fortuna.
L’incidente è archiviato.
Mangiamo tutti insieme, Kanna e Mari mi rendono partecipe degli ultimi pettegolezzi delle terme Funbari e di come procedono le loro storie.
Kanna è soddisfatta, lei e Ryu litigano spesso – hanno due caratteri forti – ma poi fanno pace abbastanza alla svelta, Mari e Lyserg ci vanno con i piedi di piombo. Uno ha perso i genitori da piccolo e l’altra ha problemi a esternare i propri sentimenti sin da quando la conosco.
È un miracolo che la storia prosegua.
Finito il pranzo torno alla casa editrice, non vedo l’ora che arrivi il 23 dicembre, così posso godermi almeno un paio di giorni di ferie.
E, facendosi attendere come una prima donna, il famoso 23 dicembre arriva e io tiro un sospiro di sollievo, almeno fino al 26 non vedrò quella gabbia di matti.
“È finita!”
Urlo la sera dell’antivigilia una volta tornata a casa.
“Buon per te e adesso siediti a tavola, la cena è pronta.”
Io annuisco, felice per quella gentilezza tipica di Kanna.
Corro in camera mia, mi libero dei vestiti del lavoro e mi metto comoda, quando torno in salotto sono già tutti a tavola.
Kanna ha cucinato del ramen per tutti, evviva!
Mi siedo e subito mi trovo davanti a una ciotola fumante che inizio a mangiare con piacere, mi mancava il cibo giapponese.
Benji lo guarda un po’ scettico, ma alla fine lo mangia.
“Uhm, è buono! Brava, Kanna!”
“Grazie mille.”
“Vi fermate per Natale?”
Chiedo io.
“No, domani partiamo per il Giappone o Anna ci ammazza.”
“Ho capito, in questi giorni c’è sempre il pienone alle terme, vero?”
Loro annuiscono.
“Beh, peccato. Magari la prossima volta veniamo io e Benji da voi.”
“Sarebbe molto bello.”
Mi risponde Mari con la sua solita voce priva di inflessioni.
Finito di mangiare lavo io i piatti e raggiungo il resto della truppa in salotto, stanno guardando un film alla tv.
Non è il massimo, è la classica storia di Natale, ma se ci sono loro va bene. Passiamo il tempo a commentarlo sarcasticamente  e alla fine si fanno le undici e mezza. Sarebbe bello uscire, ma sono stanca, così rimandiamo a domani.
“Vabeh, ragazze.
Io andrei a letto.”
Loro annuiscono e ci diamo la buonanotte.
Benji mi prende per mano e mi porta alla nostra camera, appena entrati lui si butta sul letto.
“Simpatiche le tue amiche, Kanna soprattutto.”
“Sì, ma anche Mari lo è, solo che ha qualche problema a esprimere i propri sentimenti.”
Lui ridacchia.
“Non si era capito.”
Io mi sdraio accanto a lui.
“Ancora non ci credo che abbiamo cacciato Hao.”
“Anche io non ci credo, ma è successo e questo significa che possiamo stare insieme in pace, diciamo.”
“Uhm, sì!”
Rispondo, soffocando uno sbadiglio.
“Sei davvero stanca, Match.”
Io annuisco.
Lui con gentilezza, mi spoglia e mi mette in pigiama, poi si sdraia accanto a me. Io striscio volentieri tra le sue braccia, che mi si chiudono attorno.
“Ho desiderato questo momento da quando mi sono alzata.”
Lui annuisce soddisfatto.
“ E tra poco è Natale, non vedo l’ora di festeggiarlo con te.”
“Anche io.”
Detto questo cado in un sonno senza sogni, che viene interrotto solo da Benjamin la mattina dopo.
“Piccola, le tue amiche se ne vanno.”
Io scatto in piedi e mi vesto alla velocità della luce, poi corro in salotto. Kanna e Mari hanno le loro valigie già pronte. Senza dire nulla abbraccio prima Kanna e poi Mari.
“Mi mancherete, ragazze.”
“Anche tu ci mancherai, ma la tua vita è qui, adesso.
Hai Benjamin, che mi sembra un bravo ragazzo.”
“Lo è, a che ora avete il volo?”
“Alle nove.”
“Vi accompagno io all’aeroporto, sono già vestita.”
Mi metto il mio cappotto nero e loro mi imitano, Benji esce ciabattando dalla mia camera e si ferma davanti a noi.
“Arrivederci, ragazze. Mi ha fatto piacere conoscervi.”
“Anche a noi, vedi di trattare bene Match o te la vedrai con noi!”
Lui alza le mani.
“Calma, signore. Prometto di trattare bene Mathilda.”
Kanna annuisce soddisfatta, Mari lo guarda inespressiva.
Usciamo tutte e tre dall’appartamento, carichiamo le loro valigie in macchina e poi io mi metto alla guida. C’è un po’ di traffico, ma non arriviamo ritardo, per fortuna.
Una volta arrivate dentro la grande struttura dell’aeroporto arriva il momento più difficile: salutarle. Ho un groppo in gola e mi viene da piangere.
Le abbraccio di nuovo.
“Kanna,mi raccomando non distruggere il povero Ryu e cerca di stare bene.
Mari, sono sicura che imparerai a ridere e sorridere, ti auguro tanta fortuna con Lyserg.”
“Tu invece prenditi cura di te, ti auguro tanta fortuna con Benji, mi sembra un bravo ragazzo, nonostante le apparenze.”
“Lo so, sono davvero felice di avervi rivisto.”
“Anche io, sono felice.”
Ci abbracciamo di nuovo, poi loro si avviano verso le partenze internazionali e a me si stringe il cuore, staccarsi dalle proprie amiche fa sempre male, ma ormai siamo grandi.
Ognuna di noi ha diritto alla propria vita, la mia è a Londra, la loro è a Tokyo.
Esco dall’aeroporto un po’ amareggiata, pensando che nulla rimane eterno, nemmeno le hanagumi, poi penso a Benji e mi scappa un sorriso.
Entro di nuovo in macchina e mi dirigo verso quella che ho imparato a chiamare casa mia. Al mio arrivo la colazione è già in tavola e le decorazioni dell’albero sono accese, Ben mi aspetta sorridente.
Sì, la mia vita è qui e non mi pento di essermene andata.

 

 

   
 
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