5) Addio, Hao
I
mesi passano velocemente
da quando Benji ha messo alla porta Meg.
Lei ci ha provato ancora e
ancora a infilarsi nel nostro rapporto, ma lui non le ha mai dato retta
e dopo
un paio di scherzetti che le ho tirato con la mia abilità
magica ha capito che
non era il caso di continuare.
A volte un po’ di sano
voodoo risolve molte situazioni scomode o difficili, Benji deve avere
intuito
qualcosa perché quando la stronza ha smesso di farsi vedere
è scoppiato a
ridere e mi ha guardato complice.
Io non ho battuto ciglio,
eccetto per un piccolo sorriso sardonico.
In ogni caso Natale si
avvicina ed è molto diverso rispetto al Natale giapponese,
innanzitutto è una
festa e non si lavora e poi non è il genere di
festività che si trascorre con
il proprio ragazzo.
Natale è la festa della
famiglia per eccellenza, famiglia che io non ho più.
Mi mette leggermente
tristezza, ma non oso esternarla perché Benji sembra di buon
umore e non
capisco perché.
È una domenica fredda di
dicembre, la nebbia e il freddo la fanno da padrone per strada, io sono
sdraiata sul divano avvolta nel mio plaid, mentre Benji suona la sua
chitarra
in camera.
All’improvviso il suono
cessa e lui arriva in salotto con un sorrisone che gli va da un
orecchio
all’altro.
“Che succede?”
“Dai, andiamo a prendere
l’albero di Natale e le cose per decorare la casa.”
Io appoggio il mio libro
ed esco rabbrividendo dalla coperta.
“Se ci tieni tanto ci
andiamo, adesso vado a cambiarmi.”
Lui annuisce, io tolgo la
felpa e i pantaloni della tuta per mettermi un paio di jeans, una
maglia nera e
una felpa di Jack Skeleton.
Il tempo di mettere gli
anfibi, il cappotto e di prendere il cappotto che lui mi sta
già trascinando
per le scale. Saliamo in macchina e sembra eccitato come un bambino.
“Come mai tutta questa
agitazione?”
“Perché è la prima volta
che posso decidere io con cosa decorare casa mia e non con cose che
sono state
donate all’istituto nell’45 o giù di
lì.”
“Capisco. Ma sì! Andiamo
alla ricerca di qualcosa per decorare l’appartamento!
Partiamo dall’albero.”
Ci fermiamo in un grande
negozio di bricolage e passeggiamo mano nella mano tra gli scaffali, le
cose
per il Natale sono tra le prime.
Ci sono alberi di plastica
di diversi colori, io mi incanto davanti a un albero bianco.
“A me non piace, io sono
più per il verde!”
Protesta Ben.
“Mannò! Immaginati che il
bianco sia la neve, un magnifico abete carico di neve!”
“Magari nella campagna.
Che ne dici? Ci facciamo un giro in campagna dopo Natale?”
“Uhm, perché no? A patto
di stare lontani dal mio villaggio.”
“Giuro solennemente!”
Alla fine prendiamo
l’albero bianco e delle decorazioni e festoni blu, viola e
argentati, una bella
stella cometa argentata e un piccolo presepio con le lucine.
Arrivati a casa scegliamo
il posto migliore per mettere l’albero e lo montiamo, poi
iniziamo a mettere le
lucine. In seguito mettiamo i festoni e le palline e come ultimo tocco
finale
la stella argentata.
Mi sembra un buon
risultato.
Il piccolo presepio
finisce su un mobile del salotto, le lucine in avanzo vanno in terrazza
e sul
nostro letto, mi piacciono così tanto che ho una mezza idea
di lasciarle lì per
sempre, danno un tocco magico al tutto.
“Che belle!”
Urlo in preda
all’entusiasmo, Benji annuisce e rimaniamo un po’a
osservarle con lui che mi
abbraccia da dietro.
Ho una bellissima
sensazione di calore che mi sale dal fondo dell’anima e che
mi rende felice
come non mai.
Ho come l’impressione di
essere troppo felice e che presto qualcosa arriverà a
interrompere il mio buon
umore.
“Bello quel letto,
Mathilda. Hai sempre avuto un gusto strano, ma elegante.”
Al suono della sua voce mi
irrigidisco nelle braccia di Benji e non ho il coraggio di girarmi.
Lui
non
può
essere qui, lui deve essere a Tokyo con Tamao incinta a badare alla sua
famiglia, non ha tempo da perdere con me.
“Mathilda, non saluti i
vecchi amici?”
Questa volta mi giro e mi trovo davanti Hao e il suo sguardo
ammaliatore, che
però questa volta non fa effetto. Non mi paralizza, non
annulla la mia volontà,
scorre via come acqua sulle pietre.
“Buonasera Hao, trovo
eccessivo definirci amici.”
“Eppure lo siamo.”
“No, non lo siamo.”
Lui guarda Benjamin.
“Interessante scelta, ma
non importa: tu vieni a Tokyo con me.”
“No, non ho intenzione di
seguirti.
Torna dalla tua famiglia,
non hai bisogno di me.”
“Sì, invece e tu hai
bisogno di me, non di questo ragazzino.”
Io stringo i pugni.
“Non è un ragazzino e io
non ho bisogno di te! Io non voglio essere la tua amante!”
La voce mi esce tagliente,
Hao sembra colpito, prima stupito e poi arrabbiato.
“Dunque tu ti rifiuti di
eseguire i miei ordini?”
“Sì, non sono più dalla
tua parte da tanto tempo, Hao.
Dovresti saperlo, la mia
lealtà va a tuo fratello e ad Anna.”
“Sei solo una stupida
ragazzina!”
So cosa sta per fare così
lo faccio anche io e anche Benji, in un attimo la stanza è
piena di tre
spiriti: spirito of fire, Jack e quello di Ben.
“Mathilda, contro di me?
Che speranze hai?”
“Nessuna, ma tu non mi
userai ancora!”
Lo vedo stringere i denti,
dopo di che sento uno spostamento d’aria e accanto a me
appaiono Kanna e Mari
con i loro spiriti.
“Doveva essere una
sorpresa, direi che è ben riuscita!”
Commenta caustica Kanna.
“Anche voi?”
“Anche noi!”
Hao ci guarda incredulo
per un altro lungo attimo, forse vorrebbe attaccare, ma la voce di Yoh
– chiara
dentro la nostra testa – ordina al fratello di lasciarci in
pace e di tornare
in Giappone immediatamente.
Lui si allontana a testa
bassa.
“Non tornare, non sono più
tua. Pensa a Tamao e alla creatura che porta in grembo, lascia stare
me.”
“Ogni tanto si perde.”
Commenta gelido prima di
andarsene del tutto da casa mia.
Dopo
un ciclone c’è sempre
un clima strano: ci sono macerie e
ci
sono persone che vagano instupidite alla ricerca di qualcosa o senza
nemmeno
avere realizzato a pieno quello che è successo.
Questo è quello che è
successo in camera mia, io, Benji e le mie amiche ci fissiamo con uno
sguardo
un po’ vitreo, increduli su come siamo riusciti a scampare
alla morte.
Sfidare Hao corrisponde
alla morte e noi l’abbiamo scampata bella.
“Ragazze, come mai qui?”
“Niente, siamo venute qui
per festeggiare il Natale e vedere come te la cavavi e soprattutto il
famoso
Benji.”
Io rido, mezza isterica.
“Invece vi siete trovate
davanti il vostro peggiore incubo.”
Continuo a ridere
isterica, Marion, Kanna e Benji si lanciano uno sguardo, Mari mi
trascina in
salotto e mi fa sdraiare sul divano. Poco dopo Kanna e Benji arrivano
con un
bicchierino di whisky e me lo fanno ingurgitare a forza. Solo quando il
liquido
ambrato raggiunge la mia gola torno in me.
“Non ci posso ancora
credere.”
“Nemmeno noi. Abbiamo
sfidato Hao e siamo sopravvissute.”
Rimaniamo un attimo in un
silenzio imbarazzato, poi cerco di alzarmi in piedi –
nonostante sappia di
essere pallida e poco stabile – e indico Benji.
“Ragazze, lui è Benji.”
Loro due annuiscono, Kanna
gli tende una mano.
“Piacere, io sono Kanna
Bismark.”
“Io invece sono Marion
Phauna.”
Non è cambiata per nulla,
stringe a sé la sua bambola, non fissa nessuno negli occhi e
ha una voce così
sottile che a malapena si sente.
“Molto carino, qui.”
Commenta Kanna con occhio
professionale, io guardo l’orologio: è tardi, devo
fare da mangiare.
Cerco di andare in cucina,
ma barcollo troppo e alla fine – se non fosse per Benjamin
– sarei caduta per
terra.
“Dove vai?”
“Devo prepararvi qualcosa
da mangiare.”
Lui sorride.
“Piccola, ordiniamo una
pizza, non sei in grado di cucinare, sei troppo sconvolta.”
Io faccio per replicare,
ma Kanna scuote la testa.
“Benjamin ha ragione, non
sei in grado di cucinare. Hai subito uno shock terribile, adesso
ordiniamo una
pizza e mangeremo quella.”
Io annuisco, mi sento un
automa, non riesco ancora a capacitarmi di quello che sia successo.
Benji ordina le
pizze e circa mezz’ora dopo siamo intorno
al tavolo a mangiarle, gli altri parlano, io invece taccio, la mia
sensazione
di irrealtà non se ne va.
No, non se ne va per
niente.
Dopo cena mostro a Kanna e
Mari la stanza in cui dormiranno, quella in cui teoricamente avrebbe
dovuto
dormire Benji, ma che lui non ha mai usato.
Loro annuiscono e
cominciano a sistemare tutto, mentre io mi faccio una
doccia. Solo molto tempo dopo – quando tutti
dormono e la casa è silenziosa – abbracciata a
Benji che dorme un sasso e mi
stringe possessivamente a sé mi rendo conto che è
successo davvero.
Abbiamo sconfitto Hao.
Con questo pensiero in
testa mi addormento sorridendo, un peso è scivolato via
dalle mie spalle, ora
posso smettere di temere che lui si faccia vivo perché non
lo farà mai più.
Posso godermi la mia
storia con Benji e tra poco è Natale e posso trascorrerlo
con la mia strana
famiglia.
Il giorno dopo mi
sveglio di buon umore, nonostante il fatto
che durante la notte ha cominciato a nevicare e io debba andare al
lavoro.
Fischietto persino mentre mi ciabatto verso il bagno per la doccia
mattutina.
Visto che sono la prima a
svegliarmi, preparo la colazione per tutti, Benji – il primo
che si sveglia –
mi abbraccia e mi bacia.
“Grazie, piccola. È stato
un pensiero gentile.”
“Figurati, ieri sera non
sono nemmeno riuscita a preparare una cena decente per te e le altre,
sono una
pessima padrona di casa.”
“Pessima padrona di casa?
Eri giustamente sconvolta
dal fatto che uno degli sciamani più feroci era appena stato
a casa tua e tu
l’avevi rifiutato, è una reazione
normale.”
Io annuisco, non del tutto
convinta.
“Senti, oggi ci vediamo al
solito posto?”
Io annuisco.
“Sì, Benji. Aspetta che
lascio un messaggio per Kanna e Mari, così se vogliono
possono venire anche
loro.”
“Ma non sanno dov’è.”
“Ci troveranno.”
Rispondo tranquilla,
bevendo il mio caffè. Ashcroft è dotato di un
senso dell’orientamento
straordinario, sa sempre come ritrovare qualcuno, me compresa.
Io e il mio ragazzo ci
vestiamo e poi usciamo per andare al lavoro, sperando in una mattinata
tranquilla. La mia si rivela una pia illusione visto che sotto le feste
la
redazione sembra diventata il covo di un gruppo di pazzi sanguinari,
perennemente insoddisfatti di ogni cosa.
C’è da avere paura ed è
con piacere che abbandono il mio posto a mezzogiorno e mezzo e passo a
prendere
Benji, che sta chiacchierando con Marion e Kanna.
Perfetto.
Fermo la macchina davanti
al negozio ed esclamo: “Forza, gente! A bordo!”
Mi ubbidiscono tutti alla
svelta.
“Giornata difficile?”
Mi chiede Kanna.
“Abbastanza difficile, da
cosa l’hai dedotto?”
“Da quel perentorio ordine
di salire in macchina.”
“Scusate. Adesso vi porto
a mangiare in un bel posto per rimediare.”
Sorridono tutti, per
fortuna.
L’incidente è archiviato.
Mangiamo tutti insieme,
Kanna e Mari mi rendono partecipe degli ultimi pettegolezzi delle terme
Funbari
e di come procedono le loro storie.
Kanna è soddisfatta, lei e
Ryu litigano spesso – hanno due caratteri forti –
ma poi fanno pace abbastanza
alla svelta, Mari e Lyserg ci vanno con i piedi di piombo. Uno ha perso
i
genitori da piccolo e l’altra ha problemi a esternare i
propri sentimenti sin
da quando la conosco.
È un miracolo che la
storia prosegua.
Finito il pranzo torno
alla casa editrice, non vedo l’ora che arrivi il 23 dicembre,
così posso
godermi almeno un paio di giorni di ferie.
E, facendosi attendere
come una prima donna, il famoso 23 dicembre arriva e io tiro un sospiro
di
sollievo, almeno fino al 26 non vedrò quella gabbia di matti.
“È finita!”
Urlo la sera
dell’antivigilia una volta tornata a casa.
“Buon per te e adesso
siediti a tavola, la cena è pronta.”
Io annuisco, felice per
quella gentilezza tipica di Kanna.
Corro in camera mia, mi
libero dei vestiti del lavoro e mi metto comoda, quando torno in
salotto sono
già tutti a tavola.
Kanna ha cucinato del
ramen per tutti, evviva!
Mi siedo e subito mi trovo
davanti a una ciotola fumante che inizio a mangiare con piacere, mi
mancava il
cibo giapponese.
Benji lo guarda un po’
scettico, ma alla fine lo mangia.
“Uhm, è buono! Brava,
Kanna!”
“Grazie mille.”
“Vi fermate per Natale?”
Chiedo io.
“No, domani partiamo per il
Giappone o Anna ci ammazza.”
“Ho capito, in questi
giorni c’è sempre il pienone alle terme,
vero?”
Loro annuiscono.
“Beh, peccato. Magari la
prossima volta veniamo io e Benji da voi.”
“Sarebbe molto bello.”
Mi risponde Mari con la
sua solita voce priva di inflessioni.
Finito di mangiare lavo io
i piatti e raggiungo il resto della truppa in salotto, stanno guardando
un film
alla tv.
Non è il massimo, è la
classica storia di Natale, ma se ci sono loro va bene. Passiamo il
tempo a
commentarlo sarcasticamente e
alla fine
si fanno le undici e mezza. Sarebbe bello uscire, ma sono stanca,
così
rimandiamo a domani.
“Vabeh, ragazze.
Io andrei a letto.”
Loro annuiscono e ci diamo
la buonanotte.
Benji mi prende per mano e
mi porta alla nostra camera, appena entrati lui si butta sul letto.
“Simpatiche le tue amiche,
Kanna soprattutto.”
“Sì, ma anche Mari lo è,
solo che ha qualche problema a esprimere i propri sentimenti.”
Lui ridacchia.
“Non si era capito.”
Io mi sdraio accanto a
lui.
“Ancora non ci credo che
abbiamo cacciato Hao.”
“Anche io non ci credo, ma
è successo e questo significa che possiamo stare insieme in
pace, diciamo.”
“Uhm, sì!”
Rispondo, soffocando uno
sbadiglio.
“Sei davvero stanca,
Match.”
Io annuisco.
Lui con gentilezza, mi
spoglia e mi mette in pigiama, poi si sdraia accanto a me. Io striscio
volentieri tra le sue braccia, che mi si chiudono attorno.
“Ho desiderato questo
momento da quando mi sono alzata.”
Lui annuisce soddisfatto.
“ E tra poco è Natale, non
vedo l’ora di festeggiarlo con te.”
“Anche io.”
Detto questo cado in un
sonno senza sogni, che viene interrotto solo da Benjamin la mattina
dopo.
“Piccola, le tue amiche se
ne vanno.”
Io scatto in piedi e mi
vesto alla velocità della luce, poi corro in salotto. Kanna
e Mari hanno le
loro valigie già pronte. Senza dire nulla abbraccio prima
Kanna e poi Mari.
“Mi mancherete, ragazze.”
“Anche tu ci mancherai, ma
la tua vita è qui, adesso.
Hai Benjamin, che mi
sembra un bravo ragazzo.”
“Lo è, a che ora avete il
volo?”
“Alle nove.”
“Vi accompagno io
all’aeroporto, sono già vestita.”
Mi metto il mio cappotto
nero e loro mi imitano, Benji esce ciabattando dalla mia camera e si
ferma
davanti a noi.
“Arrivederci, ragazze. Mi
ha fatto piacere conoscervi.”
“Anche a noi, vedi di
trattare bene Match o te la vedrai con noi!”
Lui alza le mani.
“Calma, signore. Prometto
di trattare bene Mathilda.”
Kanna annuisce
soddisfatta, Mari lo guarda inespressiva.
Usciamo tutte e tre
dall’appartamento, carichiamo le loro valigie in macchina e
poi io mi metto
alla guida. C’è un po’ di traffico, ma
non arriviamo ritardo, per fortuna.
Una volta arrivate dentro
la grande struttura dell’aeroporto arriva il momento
più difficile: salutarle.
Ho un groppo in gola e mi viene da piangere.
Le abbraccio di nuovo.
“Kanna,mi raccomando non
distruggere il povero Ryu e cerca di stare bene.
Mari, sono sicura che
imparerai a ridere e sorridere, ti auguro tanta fortuna con
Lyserg.”
“Tu invece prenditi cura
di te, ti auguro tanta fortuna con Benji, mi sembra un bravo ragazzo,
nonostante
le apparenze.”
“Lo so, sono davvero
felice di avervi rivisto.”
“Anche io, sono felice.”
Ci abbracciamo di nuovo,
poi loro si avviano verso le partenze internazionali e a me si stringe
il
cuore, staccarsi dalle proprie amiche fa sempre male, ma ormai siamo
grandi.
Ognuna di noi ha diritto
alla propria vita, la mia è a Londra, la loro è a
Tokyo.
Esco dall’aeroporto un po’
amareggiata, pensando che nulla rimane eterno, nemmeno le hanagumi, poi
penso a
Benji e mi scappa un sorriso.
Entro di nuovo in macchina
e mi dirigo verso quella che ho imparato a chiamare casa mia. Al mio
arrivo la
colazione è già in tavola e le decorazioni
dell’albero sono accese, Ben mi
aspetta sorridente.
Sì, la mia vita è qui e non mi pento di essermene
andata.