Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: JaskaParvi    25/11/2013    2 recensioni
- Lei è denutrito e carente di vitamine. Dovrebbe recarsi in un posto speciale, abbastanza lontano, dove sarà curato alla perfezione. Ovviamente lei dovrà collaborare, ma sono sicuro che non le dispiacerà. –
Dispiacermi? Di cosa? Cosa? Parla!
- Signor Hiddleston, le consiglio vivamente di cambiare le sue abitudini alimentari e di partire per l’Italia. –
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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25 giugno
Sto per lasciare Napoli con le sue mille contraddizioni, ma prima devo pranzare, non faccio un viaggio di due ore a stomaco vuoto! Trovo un ristorantino piuttosto defilato. Si trova sotto a degli appartamenti tipici, con le classiche lenzuola bianche che penzolano pigramente dai balconi adornati con gerani rossi e bianchi. È un’immagine suggestiva. Sono in una parte di Napoli sconosciuta, genuina.
Ordino il mio primo piatto di spaghetti da quando sono in Italia. Ho aspettato di arrivare a Napoli per farlo, fidandomi della guida presa a Milano.
La cameriera mi serve i miei spaghetti con pomodorini pachino e basilico fresco. C’è una piacevole brezza che giunge dal mare e provoca dolci onde sulle lenzuola appese, decido di pranzare fuori. Mi accomodo e la cameriera mi versa dell’Aglianico Rosso e ritorna nel locale, regalandomi un sorriso molto caldo. Devo dire che i napoletani sono gente abbastanza generosa e disponibile, forse un po’ invadente, buffa e incomprensibile, ma in questi due giorni mi sono sentito bene, circondato da quello che mi è apparso come autentico affetto. È impossibile che io mi senta giù di morale in questo posto.
Gli spaghetti hanno un sapore indescrivibile, il pomodoro ha una curiosa connotazione agrodolce, la mia bocca e il mio stomaco rimangono nuovamente sorpresi per i nuovi gusti che provano. Ammetto che arrotolare gli spaghetti mi risulta difficile, ci vorrebbe un cucchiaio, ma la mia inesperienza non mi blocca, devo fare questa cosa fino in fondo con un bel lavoro di dita. Guardo il mio riflesso nel rosso rubino dell’Aglianico, alzo il calice e faccio un brindisi silenzioso a Napoli e all’Italia intera. Solo adesso comincio ad accorgermi dei grandi benefici che sto ottenendo. Pago il conto e sulla strada per l’albergo compro una vaschetta di fragole. Sono pronto a salutare Napoli e a raggiungere Siracusa. La tappa finale del mio viaggio.
Ore 17  settima tappa
Arrivo a Reggio Calabria, non ho il tempo per vedere nulla perchè il traghetto mi aspetta, corro ad imbarcarmi e via verso l'isola. Il panorama mi toglie il fiato. Appena lasciato il porto il mare cristallino si tinge di mille sfumature nella luce pomeridiana; dato che una simile vista non la posso di certo trovare in Inghilterra, passo tutta la traversata sul ponte, l'aria calda che mi muove i capelli, mentre mangio – pur essendo un'ora strana – una curiosa "polpetta fritta di riso", dalla forma vagamente piramidale che si chiama arancino. Mi ha conquistato al primo morso e in men che non si dica me ne sono mangiati due interi. Il cibo come al solito si sposa perfettamente con l'Italia e quasi mi dispiace che la traversata duri così poco. Non posso tuttavia lamentarmi, dato che non ho ancora finito con gli spostamenti: arriva il traghetto a Messina e poi ecco l'ultimo treno della mia esperienza, fino a Siracusa. Avevo pensato di prendere un aereo, per far prima, ma preferisco godermi il panorama anche se solo da un treno o da un traghetto.
Ore 20:30
Eccomi a destinazione. Siracusa, una delle più prospere città del mondo antico; meta di Grand Tour per i ragazzi romantici – mi sento un po' uno di loro, ma in versione gastronomica – e meta del mio albergo. Come sono poetico. In realtà sono esausto dal viaggio, e ho intenzione di godermi appieno le mie ultime 24 ore non sprecando alcun momento.
Ore 20:35
Doccia lampo di 3 minuti per togliermi il caldo di dosso (ma dai?) e subito alla ricerca della mia prossima preda: il pesce. Seguo la mia dolce, meravigliosa guida e raggiungo il ristorante che ho scelto: è pienissimo e rumoroso; temo che non ci sia posto... Il cameriere è comunque disponibilissimo, mi dice di aspettare 10 minuti e riesce a liberarmi un posticino minuscolo, ma tanto sono da solo e voglio solo mangiare.
Chiedo il menù: antipasto, primo, secondo e dolce.
Tutto di pesce! –  mi assicura il ragazzo.
Preoccupato gli chiedo:
- Anche il dolce? –
3, 2, 1 e realizzo quello che ho appena detto. Complimenti per la domanda furba. Fortunatamente l'altro ride e fa cenno di no con la testa. Bene, ora aspettiamo.
Ore 21:15
Credo di avere un orgasmo da cibo, se è possibile. E sta continuando da quando ho messo in bocca il primo assaggio.
In 10 minuti è apparsa davanti a me una fiamminga di crudità di mare: ostriche, scampi, gamberi sotto sale e alici marinate. Il pane è fatto da loro. In 5 minuti è scomparso tutto.
Arriva il primo, un piatto di linguine allo scoglio che mi guarda minaccioso per la sua imponenza. Non mi faccio più spaventare dalle portate e bevo dal mio calice un sorso di vino Alcamo DOC, secco, fresco e sapido allo stesso tempo. Come al solito il mio senso del gusto gioisce mentre attacco famelico la pasta dinnanzi a me. Correzione, non solo il gusto: è un'esperienza sinestetica, completa. Finisco le linguine, finisco il vino e ne chiedo un altro calice. Mi abbandono soddisfatto allo schienale della sedia e sospiro...
Ore 22
Da quanto tempo sono seduto qui? Non lo so e non m’interessa. L'atmosfera è conviviale, il cibo ottimo e anche se sono da solo la cosa non mi pesa affatto. Sto aspettando il secondo, che arriva: cosa dire che non abbia già detto prima? Sarago alla griglia, semplice ma di una freschezza che anche i profani del pesce come me riescono a percepire. Spazzolo tutto, lascio solo le lische come ricordo del piatto. Mi stupisco di come il mio appetito sia cresciuto: sono sazio, ma non posso di certo dire di no al dolce...la mia unica debolezza!!! Dietro consiglio del cameriere mi faccio portare la specialità della casa: pannacotta al cioccolato e mandorle e a questo punto è puro piacere che si scioglie sulla lingua.
Ore 00:30
Hotel. Mi lancio sul letto, assonnato per il cibo, il vino e il viaggio. Caldo, tutto vestito. Mi rialzo, spalanco la finestra per fare entrare la frescura notturna, tiro le tende e mi spoglio, rimanendo solo in boxer. Molto meglio. Domani ultimo giorno, voglio fare un bagno per chiudere in bellezza quest'esperienza.
 
26 giugno  ottava tappa
Mi sveglio di buon mattino, ristorato e rinfrancato. Mi sento serenamente bene. Lo specchio del bagno riflette un uomo in perfetta forma. Mi brillano gli occhi, ho ripreso colore alle guance e finalmente il nervosismo e l’acidità sono scomparsi. Questa barbetta incolta mi dona moltissimo. Non è che in queste due settimane abbia dato molta attenzione al mio aspetto esteriore, ma il dottor Parker aveva ragione quando mi diceva che l’Italia mi avrebbe cambiato dentro e fuori. Ho decisamente messo su qualche chilo, ma è una cosa positiva.
Ore 9
Oggi mi darò alla frutta. La Sicilia, con i suoi profumi di arance, mandarini e limoni ha molto da offrirmi. Posso anche provare il bergamotto originale adesso e non gustarlo solamente nel tè.
Che mare fantastico! Mi fiondo in un bar e tolgo gli occhiali da sole, ci vuole un po’ prima che i miei occhi si abituino al cambio di luce. Ordino la famosa granita siciliana. Non sono a Catania, ma spero comunque di saziare la mia curiosità. Fino ad oggi sapevo poco e niente della granita. La tipa dietro il bancone, fattezze tipicamente mediterranee e lunghi capelli ricci, mi accontenta subito e mi versa la granita in un capiente bicchiere di plastica con cannuccia verde. Il mio colore preferito. In un primo momento non mi rendo conto di quanto sia fredda, ma il sapore autentico di arancia e mandarino calma un po’ i brividi polari che mi vengono lungo la schiena. Beh, alla fine è una bella sensazione. Se vivessi qui mangerei tutti i giorni una granita, che rinfresca tutto il corpo, un po’ di sollievo dal caldo quasi africano. Bevo il succo sciolto alla fine del bicchiere facendo più rumore del dovuto con la cannuccia. Mi sento scendere la fresca granita fin nello stomaco e mi lascio scivolare nella sedia, appagato in ogni senso e in tutti i sensi.

- Calamosche. – mi fa la ragazza dietro il bancone, notando che guardo con estremo interesse le foto e i quadri appesi al muro.
- Cos’è? – chiedo in italiano.
- La spiaggia più bella d’Italia. –
Voglio andarci. Chiedo subito informazioni e la tipa è contenta di darmi una mano. Mi regala una cartina e traccia in giallo fluo il percorso che devo fare. Ottimo! Saluto, riconoscente ed esco. Destinazione mare.
Ore 9:45
I miei occhi non hanno mai visto niente di così straordinario. Dopo quasi un’ora di cammino, prima in auto poi a piedi, sono arrivato a Calamosche. È come se il cielo con tutte le stelle si fosse sciolto nella sabbia dorata. Il mare è una tavola di cristallo che luccica sotto il sole cocente di metà mattina. È semplicemente fantastico. In giro non c’è quasi nessuno, è un posto abbastanza appartato. L’uomo che mi ha fornito il passaggio mi lascia l’ombrellone sulla spiaggia dopo averlo portato in spalla per venti minuti. Mi sento un filino in colpa per il poveretto, anche perché io non so piantare e aprire un ombrellone, quindi gli toccherà faticare un altro po’. Quando lui se ne va mi stendo sul telo da spiaggia che ho portato, all’ombra. Sono dopotutto un inglese e non vado d’accordo con la tintarella, a meno che non voglia rosolare per benino fino a raggiungere la cottura media.
Ore 10
Basta. Questo libro ormai mi annoia. Sento il dolce suono del mare, delle piccolissime onde che s’infrangono sul bagnasciuga, lo so, è un richiamo, non resisto. Decido di sfidare la calura e mi avvio con passo esperto sugli scogli che formano il promontorio della spiaggia Calamosche. Arrivo fino alla fine, fino all’estrema punta del promontorio e il mio sguardo si perde all’orizzonte. Sono arrivato anche alla fine di questo viaggio. È stata una fantastica esperienza. Ripenso a tutti i disastri combinati, alla sbornia presa in Toscana e a quella sconosciuta nel mio letto. Mi scappa da ridere adesso. E vorrei davvero sbottare in una grande risata rivolta al mare turchese. E pensare che io non volevo neanche farlo questo viaggio. Mi sento decisamente vivo. Vivo di una vita che non avrei mai potuto trovare in Inghilterra. Adesso il sole mi sta dando fastidio. Devo tornare al più presto sotto l’ombrellone. Guardo giù. Tra me e l’acqua ci saranno sei metri. Ma sì. Io sono un nuovo me, completamente rinnovato in animo e corpo, segnato da ciò che ho fatto e visto in questo viaggio italiano. Lascio le infradito sugli scogli, mi carico di adrenalina, prendo la rincorsa e mi butto dal promontorio direttamente nell’acqua quasi bollente. Non sento e non vedo più niente. Sensazione di libertà assoluta. “Sono venuto, come chi lascia uno stagno per tuffarsi nel mare, ed a sazietà cerca di placare la sua sete.”
L'acqua è calda ma lo sbalzo di temperatura tra l'aria e il mare si sente e apro gli occhi incurante del sale. Non vedo chiaramente, ma l'acqua è talmente cristallina che mi pare di essere in una piscina. Rimango in apnea il più a lungo possibile, i miei capelli che ondeggiano nella corrente: è tutto ovattato, sento solo pace intorno a me. Credo che affascini stare sott'acqua perché in qualche modo ti riporta a quando non eri ancora nato, completamente immerso in fluidi. Sento che non riesco più a trattenere il fiato, quindi con due forti colpi di gamba raggiungo la superficie. È come essere rinati. Stupefacente. Respiro a pieni polmoni e mi sento euforico, l'adrenalina che ho ancora in circolo nelle vene mi rende eccitato e spericolato. Sono solo, tutta la spiaggia mi appartiene! Devo rituffarmi dalla scogliera, ne sento il bisogno! Guadagno la riva abbastanza velocemente e raggiungo il punto da cui mi sono appena gettato. Ho un po' di fiatone ma voglio farlo di nuovo in questo profondo mare blu. Stavolta mi azzardo a prendere un po' di rincorsa, giusto due passi e faccio un urlo liberatorio quando i miei piedi si staccano dalla roccia. Per un meraviglioso istante mi sembra di rimanere sospeso in aria, prima di ricadere nel mondo ceruleo sotto di me.
AHIA! Merda, ho sbattuto il piede contro uno scoglio! La botta improvvisa mi fa aprire la bocca che si riempie di acqua salata. Riemergo velocemente tossendo: il cuore mi martella nel petto. Mi sono preso un brutto spavento. Appena tocco coi piedi il fondale subito abbandono l'acqua e mi dirigo verso l'ombrellone, avvolgendomi nel telo e facendo respiri profondi. Non posso fare a meno di riderci su: sembra che sia destino che quest'esperienza sia stata un continuo altalenarsi di momenti grandiosi e picchi di sfortuna epici. All'ombra mi controllo il piede (era quello – ormai non più – sano) e vedo solo dei graffi rossi sul collo; niente di grave, bruciano solo un pochino. Con tutti questi graffi sembra che io sia andato nella giungla amazzonica più che in Italia per un tour gastronomico...Sono fortunato a non essermi fatto niente perché continua a non esserci un'anima viva qui nei dintorni. Comincio a canticchiare sovrappensiero e all'improvviso realizzo che domani sarà tutto finito, tornerò a Londra nella solita routine. Provo un forte dispiacere. Ripenso a tutto quello che ho fatto in questi giorni, a come mi sia sentito vivo, entusiasta e allegro. Prendo in mano le tre cose che mi hanno accompagnato per tutto il viaggio: la mia guida, tutta piena di orecchie, segnalibri, sottolineature e con un'aria decisamente vissuta; il mio frasario di italiano, non in condizioni migliori, che mi ha salvato in diverse situazioni e questo diario. Sono quasi alle ultime pagine e mentre mi abbronzo i piedi (non ci sto tutto rannicchiato sotto l'ombrellone e voglio stare comodo) comincio a rileggermi.
Rileggo l'odio verso il dottor Parker, il mio evidente cattivo umore, il brutto stato di salute a Londra e non posso fare a meno di sorridere quando arrivo ad alcuni momenti, fino a scoppiare a ridere alla mia assurda "notte brava" in Toscana; fortunatamente il viaggio è poi andato liscio e mi sono potuto concentrare solo sul cibo... Ad ogni piatto che leggo mi sento il sapore in bocca e l'odore nelle narici, come se ce li avessi davanti. E poi arrivo alla fine, il cerchio si chiude.
Ora è particolarmente caldo, faccio un ultimo tuffo per rinfrescarmi (non dalla scogliera, non si sfida il volere divino) e comincio a raccogliere le mie cose. Mi chiedo cosa mi riserverà l'ultima sera italiana.

 
---Jaska's corner---
E siamo all'ultima tappa del Grand Tour Hiddlestoniano... Che dire, forse mi sono immedesimata un po' troppo nel nostro protagonista perché provo anch'io una forte nostalgia per quest'ultimo capitolo in terra italica!
Come sempre, mille grazie a chi segue/preferisce/commenta e soprattutto a chi si ritaglia qualche minuto per leggere! 
Ci vediamo al prossimo capitolo di chiusura!
Con tanto rakkaus,
Jaska

 
  
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