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Autore: formerly_known_as_A    25/11/2013    2 recensioni
La Samezuka sta tornando a scuola dopo il torneo e Aiichirou non riesce a dormire.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aiichirou si sente stanco, pronto a sprofondare nel sonno, ma tiene gli occhi aperti a forza.

Spia Rin da dietro la frangia, i sedili in fondo al pullman occupati soltanto da loro due che lo fanno sentire un po' isolato, un po' fortunato come se avesse appena vinto alla lotteria.

Il senpai sta guardando fuori dal finestrino, il paesaggio che ormai sta diventando soltanto oscurità e luci gialle, ma che conserva un certo fascino. Lontano c'è l'oceano, la luna che si riflette in piccoli spicchi di luce sull'acqua scura.

L'interno del pullman è buio, le luci soffuse per permettere ai nuotatori della Samezuka di riposare. C'è solo una luce vera e propria solo accanto all'autista, dove l'allenatore e il capitano stanno discutendo a bassa voce, un plico di fogli in mano. Non trattengono la sua attenzione per molto e il ragazzo torna a guardare il senpai Rin -ha il permesso di chiamarlo così, ora- che socchiude gli occhi e cambia canzone sull'mp3.

Non sta ascoltando musica a tutto volume come al solito, quindi sospetta che stia cercando qualcosa per conciliare il sonno. Dubita che non riescano a dormire per la stessa ragione ma, se non altro, sembrano simili.

"Che cosa c'è, Ai?"

Aiichirou sobbalza, non ancora abituato a farsi chiamare per nome. Cerca qualcosa intorno a sé per nascondersi e fare finta di nulla, ma dopo qualche secondo di panico si rende conto che la debole luce rende il vetro anche riflettente. Vorrebbe sotterrarsi, ma si trattiene.

Lanciarsi dal mezzo di trasporto in corsa gli sembra eccessivo, soprattutto quando è così felice. Ed esausto.

"Non dormi?" aggiunge Rin, voltandosi verso di lui. Non sa cosa rispondergli senza cominciare a dire troppe parole per essere sopportato da lui.

Ma l'altro aspetta, il buon umore -se di questo si può parlare, non sta certo saltellando nel corridoio tra le poltroncine per la gioia- lo influenza al punto di voler parlare seriamente con lui?

"Sono troppo stanco." gli confessa il kohai, in imbarazzo. E, in parte, è assolutamente vero. Occuparsi di Rin, in quei due giorni, l'ha portato a non dormire per nulla per la preoccupazione, sempre un occhio fisso sul senpai per timore che abbandonasse tutto, sempre pronto a tirarlo su di morale, a proprio modo. Lo stress sta avendo la meglio su di lui, spingendolo a socchiudere gli occhi un'altra volta, quasi addormentandosi di botto.

Come ogni volta, però, un'improvvisa scarica di adrenalina lo sveglia, facendolo sbuffare.

Nonostante i due giorni spesi in uno stato di agitazione totale, la delusione di non essersi qualificato, la sofferenza nel vedere Rin crollare, è felice.

Non solo perché ora è Ai. Non solo perché Rin si è scusato e gli ha fatto delle promesse. Sente di essere stato utile in quanto Ai, non come sostituto impossibile dei ragazzi dell'Iwatobi, ma come compagno di stanza e amico. Non sa di preciso se è perché se n'è reso conto o perché lo è diventato veramente, ma pensare a se stesso come amico di Rin non lo fa dormire.

Perché chi si sarebbe mai aspettato che dopo anni in cui l'ha visto solo come un modello ideale da raggiungere, dopo essersi ritenuto fortunato ad essere in stanza con lui, sarebbe diventato suo amico? Pensava che di sarebbe sentito onorato, non degno di questo, invece è solo schifosamente felice, tanto che è certamente più probabile che sia lui a mettersi a ballare nel corridoio tra le poltroncine.

Ma non lo fa. Rin sbuffa appena, gettando un'occhiata ai compagni addormentati. Ai si chiede se soffra nel vedere la distanza che ha creato tra sé e gli altri, poi arrossisce nel rendersi conto che lui è lì. Accanto al senpai che non lo manda via, non più, perché è abituato a lui, perché sono amici -non ce la fa, l'idea è troppo luminosa e calda per non lasciarsi andare ad un versetto strozzato ogni volta che ci pensa- ed hanno bisogno l'uno dell'altro.

Almeno così pensa. E lo conferma il modo in cui Rin se lo appoggia contro, un braccio intorno alle spalle e l'aria più scocciata dell'universo sul volto.

Ma se lo tiene contro e con una voce quasi lamentosa gli dice di dormire.

"Non fare stupidaggini. Dormi." sono le parole esatte. Ai pensa distrattamente che le segnerà sul proprio diario, mentre si avvicina meglio con il corpo per aderire al suo fianco senza rimetterci la spina dorsale. Sospira e non può farne a meno, perché Rin profuma di bagnoschiuma e cloro e tutte le cose familiari e banali che apprezza quando sono sulla pelle del suo senpai.

Chiude gli occhi e, quando li riapre, per qualche motivo è sulle sue ginocchia, accoccolato per tenere meno spazio possibile. Si irrigidisce, seppur assonnato, ma Rin non reagisce, gli occhi chiusi e il respiro calmo.

Fuori c'è solo oscurità, adesso, quindi il riflesso di Ai gli restituisce un sorriso come non ne faceva da tempo.


   
 
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