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Autore: JessyJoy    26/11/2013    9 recensioni
In quel momento lo riconobbi, era famoso, conoscevo il suo nome, più di una volta avevo fantasticato usando lui come protagonista. I suoi occhi azzurri, il suo volto magro, il sorriso malizioso, non potevo sbagliare: era Jared Leto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRA LE RIGHE DI UN CAFFÈ

 

La neve cadeva lenta sulle strade di NewYork, i marciapiedi erano affollati di passanti frettolosi che si apprestavano a terminare le ultime compere, le luminarie inondavano le vie con i loro colori gialli e azzurri, il Natale era ormai alle porte.

Era pomeriggio inoltrato, ero seduta su una poltrona in chintz al tavolo di un bar, guardavo fuori dalla finestra, il vetro reso opaco dal calore del locale in cui mi trovavo. Vi scrissi distrattamente il mio nome, osservandolo mentre brillava alla luce di quella giornata che stava terminando; lo cancellai con la manica del maglione, numerose goccioline caddero sul bordo in legno. Tornai a voltarmi verso il tavolo, una tazza di tè fumante era appoggiata accanto al mio portatile. Ero stanca, mi trovavo lì da quella mattina, ma dovevo finire gli ultimi capitoli e inviare il manoscritto al mio editore entro sera. Ero stata fortunata, mi ero trasferita in quella città nella speranza di incontrare qualcuno che realizzasse il mio sogno: pubblicare un libro. Ed ora che finalmente l'avevo trovato, non riuscivo a terminare il tutto, sentivo come se mancasse qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe lasciato il lettore stupito, che lo invogliasse a leggere nuovamente il racconto, e qualunque cosa fosse, tardava ad arrivare.

Il suono del campanello della porta mi distrasse dai miei pensieri, sollevai lo sguardo, un uomo era entrato, portandosi dietro una folata di vento e neve; indossava un lungo cappotto nero e stivali marroni dalla punta consumata. Lo osservai, aveva i capelli lunghi e la barba sfatta. Si appoggiò al bancone. Una cameriera si avvicinò sorridente, sembrava si conoscessero molto bene. Lui ordinò un caffè lungo e lei sparì oltre gli scaffali, seguita dal suo sguardo, che si posò insistente sul suo fondoschiena ondeggiante.

In quel momento lo riconobbi, era famoso, conoscevo il suo nome, più di una volta avevo fantasticato usando lui come protagonista. I suoi occhi azzurri, il suo volto magro, il sorriso malizioso, non potevo sbagliare: era Jared Leto. Sorridendo mi domandai cosa potesse fare in un locale così piccolo, quasi sconosciuto. Ma forse la grandezza non era per lui, forse una volta sceso dal palco preferiva rintanarsi nell'anonimato e nell'ombra, osservando i movimenti delle persone attorno a lui, come anch'io adoravo fare.

Ma la cameriera sembrava sapere perfettamente chi fosse. Gli posò una tazza davanti, mentre lui le allungava una generosa mancia. Osservai le loro dita sfiorarsi, invidiai quelle della ragazza, e odiai il suo volto, aveva addosso gli occhi di Jared e io desideravo la stessa fortuna. Lui le stava parlando e io non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Era bellissimo, misterioso, quasi poetico con quello sguardo smarrito, di chi non sa dove andare o cosa fare. Forse era proprio quello che ci voleva nel mio racconto, un cavaliere romantico con un passato misterioso e un'ombra sulla sua anima.

Iniziai a scrivere febbrilmente, le parole sgorgavano dalle mie dita e io non potevo far altro che lasciarle prendere vita su quelle pagine bianche. Sollevai lo sguardo per trarre un altro breve istante di ispirazione, prima che fosse troppo tardi, prima che lui se ne andasse, lasciandomi nuovamente nella mia disperazione. Ma quello che vidi quando i miei occhi si spostarono dallo schermo, mi fece perdere un battito del mio cuore: quegli occhi chiari, così belli da non sembrar neanche umani, erano posati su di me. Mi stava osservando, aveva guardato le mie dita muoversi impazientemente sulla tastiera, senza sapere di essere la mia ispirazione. Abbozzò un sorriso, le mie guance presero violentemente colore, poi lui voltò nuovamente il suo viso e tornò a parlare con la ragazza dietro il banco. Il suo semplice guardarmi, mi aveva fatto sentire importante, anche solo per un istante, per un breve secondo si era realizzato il mio desiderio, avere i suoi occhi posati sulla mia pelle; lui non sapeva chi fossi, non mi conosceva, ma da quel momento sapeva che esistevo e mi bastava.

Sospirai, sorseggiando il tè che ormai si stava raffreddando. Sognando qualcosa di più, qualcosa che non si sarebbe mai avverato, lo scrutai di sottecchi, non volevo farmi scoprire ad osservarlo. Era bellissimo, non potevo far a meno di lasciare la mia mente vagare per cieli sconosciuti. Immaginai le sue dita sfiorare la mia pelle, le sue labbra baciare la mia bocca, il suo respiro sul mio collo mentre mi stringeva a sè.

Scossi la testa, non potevo, dovevo smetterla, mi sarei fatta soltanto del male. Tornai al mio racconto, alla descrizione dettagliata di un nuovo personaggio che in realtà si trovava a pochi passi da me e non lo sapeva. Forse il destino della protagonista sarebbe stato diverso, l'avrebbe incontrato, gli avrebbe parlato, facendosi amare da lui, spettava solo a me decidere se regalarle quell'immensa fortuna.

Uno sgabello strusciò sul pavimento di legno, alzai gli occhi un'ultima volta, lo vidi allacciarsi il cappotto e posare alcune banconote sul bancone, fece un cenno alla cameriera e poi si diresse alla porta. L'aprì, il gelo delle strade di NewYork invase per un breve istante il locale. Si voltò dalla mia parte, mi guardò e ancora una volta il mio cuore perse un battito. Poi uscì, lasciandomi confusa e imbarazzata.

Lo seguii con lo sguardo mentre mi passava accanto, dall'altra parte del vetro. Non si voltò più verso di me, proseguì dritto, avvolto nel suo cappotto nero.

I fiocchi di neve cadevano sul bordo della finestra, ognuno con una forma diversa. Sospirai, fissando il vuoto. Sapevo non avrei mai più incrociato i suoi occhi dal vivo e probabilmente il giorno seguente non si sarebbe più ricordato di me.

Dopotutto lui era Jared Leto, mentre io, non ero nessuno.

  
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