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Autore: DolceMella    03/05/2008    11 recensioni
La pioggia si presenta sotto vari aspetti... Ma quello più dolce, è quando essa si presenta con un leggero sapore salato...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salée pluie





è successo un’altra volta, maledizione. Per quale motivo, poi?
Sempre lo stesso. A volte mi meraviglio che questa monotonia possa farti davvero così male, Akane.
Ma questa volta il senso di assuefazione sarebbe soltanto un altro disastroso effetto collaterale delle mie innumerevoli deficenze mentali.

Ti ho ferito un’altra volta... Dannazione!

Prima di andartene mi hai urlato in faccia “mezzo uomo!” .
So che non ti riferivi alla mia maledizione... TI riferivi al fatto che sono un codardo, uno che pur di sviare le proprie situazioni imbarazzanti, fiscisce col rivoltare la frittata e mettere qualcun’altro in imbarazzo.

Lo sai anche tu che non sei brava a cucinare, che sei manesca e irascibile... non occorre certo che te lo dica io.

E pur sapendolo, continui a convincermi del contrario. O forse cerchi di autoconvincerti??

Se ti dico che non sai cucinare, tu ti barrichi in cucina per ore e ore, pur di riuscire a praparare qualcosa da farmi assaggiare.
All’inizio pensavo seriamente che il tuo fosse un sottinteso invito per una gita in barca sullo Stige, e che usassi la cucina come copertura.
Poi, all’improvviso, ho capito.
Tu vomlevi dimostrarmi a tutti i costi che VALEVI anche in cucina.

Se ti dico che sei violenta, come minimo mi ritrovo la tua mano impressa a fuoco sulla mia guancia. Ma lo fai per dimostrarmi che tu VALI e perciò non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno. Soprattutto da me.
Non ho ancora capito se lo devo prendere come un complimento...

Se ti dico che non sai nuotare, il tempo di 10 minuti e ti trovo con in mano la tessera fedeltà della piscina comunale e uno sguardo di sfida stampato sul volto.
Lo fai per farmi capire che la tua tenacia è sempre presente e -come dici spesso- chi la dura la vince.

Ma se non dico niente e mi ritrovi mezzo narcotizzato fra le spire di un’altra di queste folli fidanzate prese solo per la dote o per qualche stupida legge popolare, allora rimani lì, ferma, fredda.

Non mi rispondi nemmeno, ti limiti a guardarmi con la faccia di chi si è dato troppo da fare per poi non vedere nessun apprezzamento.

L’ho capito da tempo, ormai.
Tu non vuoi necessariamente SAPERE cucinare, nuotare o quant’altro... Tu vuoi solo che io ti apprezzi per quello che sei...

Così dannatamente bella, troppo onesta, ingenua e piccante allo stesso tempo, forte e tenace, coraggiosa... ma soprattutto mi sei sempre vicina, e nonostante sia quasi sempre io a salvarti in senso fisico, senza la tua presenza costante io mi sentirei totalmente perso.
Tu mi salvi l’anima...

Ma io -qesto- non te l’ho mai detto.
E finché non sarai capace di sorpendermi ulteriormente, dimostrandomi che sai anche leggere nel pensiero (cosa di cui a volte ho il dubbio) io vedo nei tuoi occhi la sfiducia, la vergogna, la rabbia, la tristezza...

Kami, Akane... Quando ti guardo mentre hai quell’espressione confusa e sofferente in volto, ho l’improvviso desiderio di abbracciarti, baciarti, urlare al mondo che tu sei mia e che nessuno deve permettersi di farti soffrire così.

Purtoppo, però, non riesco a farlo.
Per due ragioni, sostanzialmente:
Secondo...Sono quasi sempre io che ti riduco in questo stato, piccola Akane.

Guardo la finestra un’altra volta, sconsolato e nervoso, arrabbiato con me stesso e indeciso.
Guardo la pioggia che oramai cade fitta su Nerima, e non ho più dubbi.
IL tempo di prendere scarpe e ombrello e sono già fuori.



*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_




NOn so nemmeno io dove sono arrivata. Dopo quel nostro assurdo litigio, ero talmente sconvolta che non ho guardato nemmeno dove mettevo i piedi.
Mi tocco incredula le guance, e noto con stupure che alcune gocce sono molto più calde di altre. le lacrime continuano a rigarmi il volto già inzuppato dalla pioggia. Il vestito mi stringe addosso come una seconda pelle, sento i jeans inzuppati che stringono le mie gambe come una morsa feroce, il maglione di lana è ormai entrato a far parte dei miei organi, tanto è incollato al seno e all’addome.
Guardo il cielo, e non vedo nessuna stella lassù... E senza rendermi conto della situazione assurda in cui mi sono cacciata, sola sotto la pioggia, accasciata al tronco di un albero, mi ritrovo a pensare.

Fino a quel momento non m’ero mai posta la domanda, ma un terribile dubbio mi assale...

IO non valgo davvero nulla?

Ripenso alle mie capacità... Fra il mucchio di ‘non sono capace’ ho catalogato troppe tra le qualtà richieste normalmente ad una ragazza.

Non so cucinare
Non so cucire
Sono manesca e facilmente suscettibile
...
...
...
Non sono nemmeno carina.
né affascinante
né bella

Tutte queste cose me le ha dette lui, come se niente fosse. Mi hanno ferita come un’arma a doppio taglio, mi hanno lacerato l’anima.
Non perché le considero vere. Oggettivamente, so di essere molto popolare fra i ragazzi.
Mi hanno ferita perché me le ha dette Lui.

Mi asciugo il vso velocemente con la manica del maglione e tiro su forte col naso.

All’improvviso mi accorgo che non piove più.
Allora, per la seconda volta, alzo gli occhi al cielo. E sono sorpesa di tutto l’azzurro che vedo.


*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*

Eccola, finalmente.
Il maschiaccio s’era fatto quasi 6 isolati prima di fermarsi. Non finisce mai di stupirmi.

La osservo meglio, e la vedo nello stesso stato -pioggia a parte- in cui l’avevo lasciata. In lacrime.

Mi avvicino lentamente, e lei, con gli occhi talmente annacquati, neanche si accorge che ormai sono solo a 1 metro dall’esserle completamente in braccio.

La copro con l’ombrello. Solo allora sembra essersi resa improvvisamente conto che la sto riparando dalla pioggia.

Quando lei si alza a fissarmi, all’inizio provo a fare il Papà Orso e la fisso con cipiglio severo. Ma rivedendo le sue guance arrossate, le sue braccia strette sul busto a darsi un po’ di calore, e il suo tremito continuo, non ce la faccio.

Papà Orso se ne va, e al suo posto compare il Ranma Preoccupato per il suo maschiaccio.
La guardo addolorato, e faccio la cosa più istintiva per darle un po’ di calore e per placare i sensi di colpa che mi divorano le viscere.

Ma quando lo faccio, so che il mio gesto non era dettato né da carità né dalla preoccupazione ‘del genitore’


*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*


Lo scruto attenta sul viso. All’inizio vuole mantenere la facciata da persona fredda e razionale, al classica faccia da grandi occasioni.
Mi aspetto che da un momento all’altro mi dica “ecco...te l’avevo detto io!!!”

Ma non lo fa.

La sua espressione cambia, e lo vedo veramante per la prima volta.

I suoi occhi, le sue mani, la sua bocca...
Tutto il suo corpo in quel momento era fatto per sentirmi... Stavamo a mezzo metro di distanza, eppure in quel momento lo sentii veramente vicino, come se i nostri cuori si fossero toccati.

Senza nemmeno capire quello che stava succedendo, sento il suo braccio stringermi di colpo al suo torace, la sua testa poggiata sulla mia spalla

“stupida...il mio maschiaccio...”

La sua presa è forte quasi da ar male, e sento che anche le sue spalle sono scosse da tremiti violenti.
Ma questa volta non è il freddo che ci fa tremare.

E quando sento il suo respiropiù affannato sul mio collo, i brividi che mi sta facendo provocare, non penso più.

Né al fatto che non so cucinare,
né al fatto che non so nuotare...

Per la prima volta, capisco che io valgo più di tutte queste cose.

Con quell’articolo possessivo accanto ad una consueta critica, ha fatto crollare quel mazzo di carte che mi ero costruita.
Tutti i miei dubbi, spazzati via dal vento.

E quando lo vedo poggiare le labbra sopra le mie, trattengo il respiro.

Le nostre lacrime, appese alle ciglia, si fondono insieme, arrivando fino alla bocca, dove conducono un sapore salato... Il più dolce che entrambi avessimo potuto sperare di assaggiare.






DolceMella



  
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