A Nocturnia, autrice di storie meravigliose,                                                                                                                                                                  per avermi ispirato.                                                                                                                                                                                                                                                                                       

Talia fissava la dispensa con insistenza.
Aveva fame. Tanta fame.
Quando era nella Setta c'era sempre qualcuno ad occuparsi di lei, qualcuno che le dava da mangiare quando aveva fame, che le dava da bere quando aveva sete e che le ordinava di uccidere suo figlio quando questo si ribellava.
Per questo se n'era andata.
Damian non doveva essere un figlio, piuttosto un erede, quell'erede che suo padre aveva visto in Bruce, quell'erede in grado di comandare la Setta.
Suo figlio non era mai stato un bambino normale, a soli dieci anni era già in grado di combattere come un uomo ed era intelligente come tale.
Peccato!Un vero peccato che avesse scelto – come Bruce – di rinunciare alla setta per servire la “giustizia”.
A quel punto era toccato a Talia eliminarlo. In fondo lei era la madre, suo l'errore sua la soluzione.
E aveva obbedito. Come sempre, d'altronde.
Ma ora aveva detto basta, se n'era andata via conscia che la Setta avrebbe chiesto vendetta, conscia di non avere un altro posto dove andare, conscia di stare perdendo tutto quello che aveva.
Era stato quasi comico che fosse andata a chiedere aiuto proprio a loro, proprio a lei.
Sapeva che quelle tre erano le uniche rimaste della criminalità di Gotham, le uniche che erano riuscite a sfuggirgli.
E chissà perchè.
Aveva bussato alla loro porta in una sera di pioggia – figuriamoci – ed era venuta Ivy ad aprire, con i suoi capelli di fuoco e i suoi occhi luccicanti.
Poi l'aveva affiancata Arlecchino e infine Selina.
Inutile dire che le avevano chiuso la porta in faccia prima che iniziasse a parlare.
Non si fidavano di lei.
Selina non si fidava di lei.

“Che ci fai qui?” le aveva ringhiato la rossa quando si erano decise almeno ad ascoltarla.
“Ho bisogno di un posto dove stare!” aveva ammesso senza troppi giri di parole.
“E che ti fa pensare che ti lascieremo entrare?”
“Niente” ammise “ma tentar non nuoce”, aveva sorriso debolmente.

L'avevano accolta nonostante le repliche di Selina.
L'avevano accolta perchè lei era come loro: donna, criminale, sola.
Si alzò dal divano e si diresse verso la dispensa, doveva pur esserci qualcosa di commestibile!
Frugò distrattamente tra le stoviglie e intravide un contenitore di porcellana finemente decorata. La prese, sopra c'era un adesivo: PROPRIETA' DI SELINA! GIU' LE MANI!
“Al diavolo!” bisbigliò togliendo il coperchio e iniziando a mangiare i biscotti.
“Ti piacciono proprio tanto le cose che mi appartengono!”
Talia si voltò di scatto, Selina era vicino alla porta, appoggiata allo stipite.
Doveva essere incazzata.
Molto incazzata.
“Pensavo che il tuo papino ti avesse insegnato a leggere !” la raggiunse e le tolse bruscamente la scatola dalle mani.
“Avevo fame!” la fissò con aria di sfida, ignorando la frecciata di poco prima.
“E allora vai a comprarti qualcosa!”
“E' mezzanotte!”
“E quindi? Hai paura del buio?” ghignò.
“Ti ho preso un biscotto! Non mi sembra necessario farne una tragedia!”
No, tu non mi hai preso solo un biscotto! Mi hai preso l' unico uomo che io abbia mai amato! Mi hai preso tutto!
“Sono TRE biscotti, veramente!” si limitò a rispondere.
C'era qualcosa che le divideva, un abisso insormontabile.
In un altra vita avrebbero anche potuto essere amiche, considerato quanto fossero simili.
Donne.
Criminali.
Amanti.
Madri.
Sorrisero tristemente entrambe, probabilmente pensavano la stessa cosa.
“Ti prometto che non li toccherò più!” esclamò Talia ironica, facendo per uscire dalla stanza: “Buonanotte!”
Selina la bloccò.
“Che vuoi?” replicò sgarbata.
“Cos'era lui per te?”
Selina la fissava dritto negli occhi, inutile cercare di evadere l'argomento, la Gatta voleva una risposta.
La pretendeva.
“Per mio padre era l'erede perfetto per la setta!”
“E per te?”
Deglutì.
“Dobbiamo parlare di questo?”
“Sì”
“Beh – urlò Talia piena di rabbia – è stato l'unico uomo di cui mi sono innamorata!”
Selina non accennava ad abbassare lo sguardo, continuava a fissarla inespressiva.
“Credevo che fossimo tutto e invece non eravamo niente! Io non ero niente! Una semplice marionetta nelle mani di mio padre! Lui ha potuto andarsene finchè
era in tempo, io no!
Ma vuoi sapere il perchè? Perchè oltre a me lui aveva qualcuno, aveva te! Ci sei sempre stata tu tra di noi! La tua ombra ci ha impedito di essere felici così come la Setta! Ecco cos'era lui per me: il mio mondo! E tu l'hai mandato in frantumi!”
Uscì dalla stanza senza difficoltà e sparì nel corridoio buio.
Selina sospirò.
C'era davvero un abisso insormontabile tra loro, e aveva le sembianze di un pipistrello feroce che viveva nascosto nell'oscurità della notte.
Un pipistrello che alla fine avevano perso entrambe.




Salve! Questa è la mia prima fanfiction nel mondo del Cavaliere Oscuro! Ho immaginato cosa sarebbe successo se Talia dopo aver ucciso Damian avesse deciso di ribellarsi alla setta e avesse fatto parte, seppure per un po', delle Sirene!
Fatemi sapere che ne pensate con una (o più) recensioni!
Baci!