Quand’è che è successo?
Quanto ti sei trasformato nel mostro che tu stesso temevi? Quando quel bambino ha smesso di avere paura del buio? Forse quando quest’ultimo si è impadronito di lui, quando non ha fatto altro che avvolgerlo, stringendogli un cappio intorno alla gola, facendo si che soffocasse, facendo si che l’oscurità lo uccidesse lentamente e prendesse il suo posto.
Dando il nome a quell’uomo che era diventato, a quel mostro che si annidava sotto al letto del bambini.
“L’ibrido cattivo.”
“Traditore, bugiardo, manipolatore.”
Ecco cos’era Niklaus Makaelson, ecco cosa vedeva quando si guardava allo specchio, alle volte stentava persino a riconoscersi. Come aveva potuto quel ragazzino che temeva così tanto suo padre diventare così forte da ucciderlo?
E quella poteva davvero definirsi “forza”?
Klaus abbassò istintivamente lo sguardo sulle proprie mani, come si aspettasse di vederle sporche di sangue, invece esse reggevano semplicemente un pugnale, che non faceva altro che rigirarsi tra le mani ormai da parecchi minuti.
Quel pugnale che tempo prima aveva desiderato tanto, quel pugnale che lo aveva mandato dritto dritto nella trappola che Marcel e sua sorella gli avevano teso.
Aveva desiderato così tanto fargliela pagare all’ora.
In quel momento invece si sentiva interamente svuotato, come se si fosse liberato di tutta la rabbia e la tristezza, come si fosse finalmente sbarazzato di quei sospetti che alla fine si erano rivelati fondati.
Era sicuro che quell’apatia lo avrebbe consumato lentamente, come un nemico interno di cui non era capace di sbarazzarsi, di cui persino non voleva sbarazzarsi, come se fosse meglio di tutto il resto, di tutto quello che gli rimaneva.
Aveva il suo impero, ma cosa poteva farsene se ormai non poteva più condividerlo con la sua famiglia? Con i suoi fratelli?
Cosa avrebbe raccontato a suo figlio? Le gesta del vigliacco che non era stato capace di tenersi strette le persone che amava? Che era stato tradito e ingannato…
Che era rimasto solo, con il “niente” come compagnia.
Poteva persino sentire quella strana voce nella sua testa che si faceva beffe di lui:
“Cosa farai adesso, Niklaus?”
Strinse il pugnale, sino a quando le nocche non gli diventarono bianche e digrignò i denti.
 “ Pugnalerai Rebekah? O Elijah? Nessuno dei due? Oh, andiamo Klaus, sei tu quello che è stato sconfitto.”
Si sentiva proprio in quel modo, si sentiva come se avesse perso, come se tutto quel tempo passato a progettare, a illudere, a giocare sporco contro quello che credeva essere il suo migliore amico, anzi, uno degli unici amici che aveva avuto durante tutti queli secoli, fosse stato sprecato, semplicemente buttato al vento.
Tutto era stato buttato al vento.
Avrebbe voluto gridare, ma ormai non aveva più voce, neanche per esmprimere quegli strambi pensieri.
C’era solo lei, l’irritante vocetta che lo stava tormentando in quel momento, come un amica infida.
“Marcel ha ragione, sai?”
Chiuse gli occhi per qualche attimo, rabbrividendo, forse no per il freddo.
“La lealtà non si compra, a cosa è servita quella stupida moneta?”
Sospirò impercettibile quando sentii sua sorella entrare in camera. Si scoprì ad osservare ancora il pugnale, poi si voltò verso di lei.
“Nessuno dei due.”
Disse alla voce mentre sua sorella gli diceva che c’era un solo pugnale.
“Nessuno dei due.”
Avrebbe voluto ripetere quelle parole ad alta voce ad alta voce, ma la sua reazione fu ben diversa da quella che la sua mente si aspettava.
Lui non faceva mai quello che la sua mente si aspettava.