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Autore: formerly_known_as_A    28/11/2013    1 recensioni
C'era qualcosa in lui, qualcosa di straordinariamente tenero che Na'imah avrebbe voluto corrompere e proteggere allo stesso tempo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti di Scheherazade'
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Non era la prima volta che si incontravano.

Non era neppure la prima volta che Na'imah sgattaiolava via dal palazzo, ma era decisamente una novità che lo facesse per incontrare di proposito il capo delle guardie.

Capo delle guardie che trovava nel contempo affascinante e adorabile, doveva ammetterlo.

Na'imah fece un sorriso un po' storto, vedendolo spuntare nel vicolo e scese dal barile su cui si era seduto per aspettarlo. La concubina l'aveva aspettato per ore, annoiandosi a morte, ma ne era decisamente valsa la pena.

“Raja'!” cinguettò, la voce troppo alta che risuonò nelle vie deserte come un grido, quasi, pronta a svegliare chiunque fosse nel raggio di duecento metri da quel deposito. Gli saltellò incontro, ben conscio di averlo già in pugno dal primo istante.

Almeno, così era convinto.

“Na'imah, sei ancora fuori dal palazzo.” constatò l'altro. Era ovvio che fosse fuori! Non era mica arrivato fino a lì mentre dormiva, lo sapeva benissimo!

Na'imah gonfiò le guance, appoggiandosi al braccio della guarda per guardarlo dal basso. Non era particolarmente alto e Raja' gli sembrava davvero un gigante.

Gli accarezzò quasi casualmente gli addominali, mordicchiandosi il labbro e finendo per mandare all'aria la maschera innocente. Al diavolo, aveva pensato a lui per tutta la settimana, ogni notte, non aveva nessuna intenzione di arrivare all'alba senza neppure un piccolo bacio.

“Devi essere un grande guerriero...” commentò, soddisfatto dal rossore delle sue guance e la rigidità della sua schiena.

Forse anche più di un bacio, se se la fosse giocata bene.

Sfregò appena la guancia sul suo braccio muscoloso, quasi facendo le fusa come una piccola tigre, ma non fece in tempo a terminare la carezza sul ventre che l'uomo lo prese per le spalle e lo spostò di quasi un metro dal suo corpo.

Mise il broncio, come sempre quando gli veniva rifiutato qualcosa che sentiva di essersi guadagnato.

A dire il vero, avrebbe dovuto ritenersi fortunato a non essere ucciso, ma era uno dei grossi lati positivi dell'essere una concubina ed un ragazzo. Tanto più che ormai la sua figura quasi femminile stava svanendo con la crescita e in poco tempo sarebbe stato ben poco utile.

“Raja', non sei per nulla divertente.” si lamentò, strascicando le parole e tornando subito all'attacco una volta che la guardia lo lasciò andare. Gli toccò le spalle, andandogli dietro e massaggiandole con mani esperte. Lo fece ridere il modo in cui era teso. Era il lato adorabile che lo incuriosiva e che gli impediva, nel contempo, di infilargli una mano nei pantaloni ed accelerare tutto quel processo.

Era divertente vederlo arrossire, balbettare, cercare qualche scusa per mandarlo via e nel contempo altrettante per passare qualche minuto in più con lui. Era divertente farlo innamorare, anche se era crudele.

Ma Na'imah non lo faceva con vera cattiveria. Era un po' infantile, un po' viziato, ma nel contempo sapeva di avere bisogno di quelle attenzioni, di sentirsi importante, ora che stava diventando un uomo.

“Na'imah, se qualcun altro ti vedesse, avresti problemi.”

Si bloccò, le mani piatte sulle sue scapole, la bocca appena aperta per la sorpresa.

Era davvero preoccupato?

Scivolò davanti a lui con passo leggero, senza guardarlo. Posò la testa sul suo sterno con forza, per colpirlo. A Raja' mancò il respiro, a Na'imah il coraggio di chiamarlo idiota.

“Raja'. Se hai così paura che mi vedano, possiamo andare a casa tua.” lanciò, perché era diretto in tutto, era sua abitudine. E chiedere o parlare di sesso faceva anche parte del suo compito a palazzo. Non gli era mai capitato di arrossire.

Era molto più abituato al morso che gli fece sul collo, le mani che lo spingevano contro il muro e rapide accarezzavano ogni centimetro di quel petto quasi completamente nudo. Anche il Sultano era un guerriero. Anche lui aveva muscoli e cicatrici, forse anche più di Raja'.

Ma c'era qualcosa in lui, qualcosa di straordinariamente tenero che Na'imah avrebbe voluto corrompere e proteggere allo stesso tempo.

Non era giusto che Raja' non approfittasse di lui, ogni volta che lo trovava fuori da palazzo. Non erano giusti la sua gentilezza, il modo in cui gli parlava, il sorriso che gli rivolgeva quando si salutavano.

Erano preziosi, ma gli facevano ogni giorno più male.

Per questo, quando poggiò finalmente le labbra su quelle della guardia, il corpo premuto contro il suo con disperazione, si aspettò un bacio feroce che non avvenne mai. Ci furono braccia a circondarlo e il suo nome sussurrato in un sospiro, ma di nuovo il dolore per tanta dolcezza.

“Possiamo.” gli disse infine, con il respiro corto, le dita tra i suoi capelli e nella sua schiena.

Na'imah gli rivolse un sorriso luminoso, ben diverso da quello di un bambino che ottiene un giocattolo nuovo dopo mille capricci.

No, quello era completamente diverso.

   
 
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