Dedicata a Shinkocchi_ , aka la mia Cuccia, Cucchiaia o Emu che dir si voglia, che oggi diventa vecchia come me  ♥

 
 
 
I dont’ love you, but I always will

 
Rin Matsuoka è fatto così. E’ il tipo di persona che ritiene che tutto gli sia concesso, che non conosce il significato di parole come ‘scusa’ o ‘per favore’, semplicemente perché nella vita non ha mai avuto la necessità di usarle.

Se da bambino si dimenticava di portare gli occhialini ad allenamento non si faceva problemi ad usare quelli di qualcun altro.

«Prendo in prestito i tuoi.»
Non era una domanda, perché una domanda avrebbe implicato che tu avessi scelta, che tu potessi dirgli di no, e quest’ultima è un’altra delle parole che il vocabolario di Rin Matsuoka non si è mai preoccupato di contemplare.
Ti sorrideva, ti lanciava uno sguardo provocatorio e se ne andava con i tuoi dannati occhialini. Anche solo provare a ribattere sembrava stupido, perché lui sapeva già di aver vinto, e proprio per questo vinceva. A te non rimaneva che adattarti, guardarlo andar via mentre faceva pigramente oscillare quegli occhialini, i tuoi occhialini. Spesso tornavi a casa con gli occhi rossi di cloro, senza aver ricevuto nessun ringraziamento, e potevi soltanto ritenerti fortunato se lui non aveva passato l’allenamento a lamentarsi di quanto i tuoi occhialini fossero troppo larghi, o troppo stretti, o di un brutto colore, o producessero un suono poco soddisfacente quando ne faceva schioccare l’elastico dietro la nuca prima di tuffarsi.

Crescendo non è cambiato. Quando vuole qualcosa, Rin Matsuoka lo otteneva allora come la ottiene adesso.

Dunque Makoto non si stupisce la prima volta che Rin lo afferra per il colletto della divisa per costringerlo ad abbassarsi, né tantomeno quando preme forte le labbra contro le sue.

«Io ti piaccio.»

Come sempre non è una domanda. E’ un dato di fatto, un’imposizione, forse una minaccia, ma sicuramente non una domanda.  
Makoto non sa se Rin gli piaccia o meno. Un po’ lo invidia, un po’ ne è affascinato, un po’ non lo sopporta e un po’ vorrebbe averlo tutto per sé. L’unica cosa che sa con certezza è che a Rin, di quello che prova lui, non può importare di meno, perché semplicemente non è quello il punto. Il punto è quel bacio improvviso, il punto è che i loro visi sono ancora talmente vicini che i loro respiri si mescolano, il punto è che tutto ciò è così piacevole da star male. E’ un fatto fisico, immediato, ancora così infantile in fondo.
Da piccolo gli rubava gli occhialini e adesso pretende di rubargli il cuore. E’ ovvio, e irritante, e adorabile.
E’ Rin, il solito presuntuoso Rin, che adesso sorride di meno e nuota per un’altra squadra, ma che gli sta lanciando lo stesso sguardo provocatorio di sempre e come sempre non gli sta lasciando scelta. 
Quindi Makoto annuisce. Annuisce anche se una parte di lui gli dice che non dovrebbe, che è sbagliato e che la reazione più legittima e costruttiva in quel momento sarebbe togliergli quell’espressione soddisfatta dalla faccia a suon di pugni.
Eppure non lo fa. Forse perché in effetti non ha mai preso a pugni nessuno, o forse perché Rin è tremendamente bello con quel sorriso vincente, anche più del solito.

«Lo sapevo.», dice, «Ti sono sempre piaciuto.»

«Anche quando prendevi i miei occhialini senza permesso?»

«Soprattutto quando prendevo i tuoi occhialini senza permesso.»

Rin Matsuoka è fatto così.
E Makoto Tachibana comincia a pensare che potrebbe davvero innamorarsi di lui.