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Autore: alip16    28/11/2013    2 recensioni
"La copertina era scura, in pelle, con il titolo che si vedeva a malapena, Rachel soffiò sulla superficie e ci passò la mano per pulirla leggermente, così da leggere meglio.
“Libro delle Ombre” sussurrò mentre lo aprì e un black-out colpì la casa, facendola rimanere senza elettricità."
[Crossover Glee + Charmed (Streghe)]
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Jessie St. James, Nuovo personaggio, Rachel Berry, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian, Jessie/Rachel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Caffè?” chiese la pimpante Rachel al cugino appena entrato in cucina.

Blaine sbadigliò e si portò una mano tra i capelli liberi dal gel; non gli dispiaceva lasciarli liberi di tanto in tanto. Le sorrise e si sedette.
“Grazie” rispose non appena la ragazza gli appoggiò la tazza sotto al naso, l'aroma forte e penetrante gli arrivò fino al cervello e si levò di dosso un po' di sonnolenza che gli era rimasta dalla notte non troppo tranquilla appena passata.

“Che occhiaie! Passata una brutta nottata?” gli chiese Rachel, utilizzando non esattamente troppa delicatezza. A volte avrebbe voluto tanto strozzarla, poi però lasciava correre. Dopotutto era l'unica parente che gli rimasta e un po' ci teneva a lei.

“Uhm sì, più o meno.. Direi più che altro strana.” rispose guardando un punto non preciso nel caffè fumante “ho fatto un sogno piuttosto bizzarro e-” non fece in tempo a finire di raccontare che fu bruscamente interrotto dalla cugina.
“Anche io ho fatto un sogno stranissimo! Pensa, ho sognato di combattere contro me stessa... con la spada! Una uguale a quella che ho materializzato ieri!” urlò le ultime parole, sperando di lasciare Blaine senza parole, ancora confuso dal proprio sogno e abbastanza seccato dall'ennesima interruzione.

“E questo non è tutto.”
Blaine alzò lo sguardo e fissò la ragazza, che messa da parte l'eccitazione iniziale, si fece sempre più cupa.

“Ero senza bocca, capisci? Non avevo la bocca!” iniziò a gesticolare allarmata e a parlare a perdifiato del sogno, di quello successo la notte prima. Continuò per almeno venti minuti, impedendo al cugino di dire la sua. Poi, si alzò di scatto dalla sedia e dopo alcuni passi verso una direzione indefinita si girò verso il ragazzo.

“Tu che ne pensi di quello che è successo questa notte in soffitta?” gli chiese leggermente più rilassata da quel monologo infinito.

Blaine era ancora seduto e sorseggiava il suo caffè indeciso se dire alla cugina che aveva perso il filo molto tempo prima e che di conseguenza non aveva ascoltato più niente, ma si rese conto quasi subito, mentre lei lo fissava negli occhi speranzosa di una risposta, che tutto quel discorso era servito più ai suoi nervi che a fare il punto della situazione.

Aveva imparato, mentre era a Los Angeles, che dei discorsi e delle discussioni, le persone ricordano ben poco. Magari com'è iniziato, qualche insulto a metà e alcune parole finali, ma niente di più. Le parole, inconsistenti come il vento, lasciavano il tempo che trovavano e soprattutto non lasciavano segni tangibili. Quindi gli era bastato poco per capire che, sotto a tutte quelle parole ansiose e terrorizzate, a Rachel eccitava l'idea di avere poteri magici, di essere una strega.
Lui in realtà, non sapeva bene cosa pensare. Dopotutto, anche se tutta quella storia fosse stata vera, non sapeva nemmeno se avesse dei poteri e in caso, quali fossero. Insomma, per lui era ancora tutto molto surreale, ma era come se sentisse qualcosa dentro che avesse voluto uscire ad ogni costo, come una scarica di energia che impaziente aspettava il momento giusto per mostrarsi.

Sospirò. “Non so Rachel, è stato tutto così...incredibile”
“Ma non per questo meno reale” rispose quasi subito “il tuo braccio ne è la prova”

Il braccio. Quella era l'unica prova rimasta dalla notte precedente. Ma avrebbe potuto tranquillamente essere mille altre cose. Una scottatura da ferro da stiro, o da piastra per capelli. Oppure no?

Cosa potrebbe spiegare una bruciatura di quella portata, cosa potrebbe spiegare lo stato della soffitta, cosa potrebbe spiegare i sogni assurdi quanto terrificanti. Tutte domande con una risposta - oltre all'infermità mentale - e tutte domande alle quali in cuor suo, Blaine non avrebbe mai voluto rispondere. Né alla cugina, né a se stesso.

Abbassò la testa, in direzione della ferita. In realtà il braccio gli faceva ancora male, pulsava e ogni due ore doveva cambiare le bende per non farla infettare.
“Forse hai ragione” sorrise, visto che si trovavano dentro a questo vortice di cose, tanto valeva fare buon viso a “curioso” - e mortale - gioco.

“Bene, strega, cosa suggerisci di fare, ora?” chiese con evidente tono ironico. Tono che non fu minimamente riconosciuto da Rachel che partì in quarta.
“Allora, per prima cosa io direi di studiarci per bene il libro che è in soffitta. Giusto per capire se riusciamo a... capire! Poi direi di iniziare anche di cercare di padroneggiare meglio i nostri...em, poteri”. Non poteva farci niente, ma un po' stupida si sentiva a pronunciare certe parole con così tanta naturalezza, come se fossero cose di tutti i giorni. Poi guardò il cugino, con un'espressione tra il divertito e il confuso “e forse è meglio capire se anche tu hai qualche... potere... come il mio!”

Tossì, per riprendere il discorso, comunque in imbarazzo per aver usato ancora quella parola.

“Io credo di aver più o meno capito come funz-” non finì la frase, che un grande rumore all'entrata la interruppe.

Nonostante la notte appena passata, le congetture e i pensieri, i cugini non erano comunque preparati ad affrontare una qualsiasi minaccia, in più, Blaine aveva anche il braccio ancora inutilizzabile dall'ultima visita inattesa.

Si guardarono per una frazione di secondo, confusi e impauriti, e corsero verso al rumore di porta sfondata e vetri rotti.

Il cuore di Rachel batteva fortissimo, era certa che se non ci fosse così tanto rumore, si potesse sentire rimbombare per tutta la casa. Cercava di rimanere con la mente fredda, mentre il suo istinto o spirito di sopravvivenza, le diceva di scappare dalla parte opposta; respirava a fondo per riuscire a calmare i suoi nervi.

Cosa che non servì a molto, quando arrivò all'entrata e lo vide.
Non era troppo spaventoso, infatti il suo aspetto era piuttosto normale, tranne per qualche dettaglio. Era un uomo – o almeno lo sembrava – molto alto, quasi un gigante, dalla stazza enorme, senza un pelo o capello che fosse. Ma più di tutto, ne tradivano l'identità i suoi occhi, completamente neri, completamente oscuri. Erano due pozzi infiniti di crudeltà e paura.
Non esattamente chi vorresti davanti alla porta di casa tua.

Erano tutti e tre in piedi senza muoversi, cercando di studiarsi l'un l'altro, ma Blaine e Rachel erano più che altro paralizzati dalla paura e nessuno si azzardava a fare una mossa o a dire una parola.
Fino a quel momento.

“Hahaha!! Siete ridicoli” rise in un modo così angosciante che venne la pelle d'oca ad entrambi. “Siete pietrificati dalla paura. Lui aveva ragione, non sapete nemmeno cosa state facendo. Beh, questo mi porta in netto vantaggio.”

Al contrario del mostro incontrato la notte prima, non lanciava palle di fuoco, ma quelle che avevano l'aria di essere sfere fatte di elettricità.

“Lui?” chiese Rachel, cercando di mantenersi lucida, benché fosse paralizzata dal terrore. Sì, doveva cercare di prendere tempo per pensare a qualcosa. Anche se era molto difficile pensare al da farsi con quel 'coso' che continuava a lanciare sfere in continuazione.

Serviva qualcosa per proteggersi, qualcosa che dava il tempo di respirare un attimo e pensare, le serviva uno -
“Scudo!” gridò Blaine, in direzione della cugina.
“Prego?” lo guardò confusa, strizzò gli occhi, per sentire meglio “cosa?”
“Cerca di materializzare uno scudo! Io ti copro!” le rispose
“Tu cosa? Non ci provare! Sei ancora ferito da ieri sera! Non mi sembra il caso! Non sai nemmeno quali siano i tuoi poteri! Pensiamo a qualcosa d'altro!”, ma il cugino non aveva la minima intenzione di ascoltarla, questa volta.

Le sorrise e fece uno scatto verso la poltrona più vicina.
Rachel era sbalordita dalla rapidità con cui arrivò al salotto e scosse la testa. Doveva concentrarsi.

Durante la nottata insonne, aveva provato ad esercitarsi con i suoi poteri e se all'inizio si era solo innervosita dalla sua incapacità di controllare il proprio dono, poco alla volta riuscì a padroneggiarlo con grande abilità. Prima un fiore, poi una forchetta infine un microfono. Era riuscita più o meno a capire il meccanismo. Solo che uno scudo in grado di proteggere due persone, o addirittura crearne due, era uno sforzo incredibilmente impegnativo. Aveva bisogno di tempo e calma per concentrarsi al meglio. Insomma, non era esattamente la situazione ideale con quelle sfere che stavano distruggendo la casa e Blaine che scattava di qua e di là come una volpe.

“Concentrati Rachel, ce la puoi fare! Sei uscita viva dalla prima di Chicago, puoi fare anche questo. Ce la puoi fare.” Chiuse gli occhi, avvertendo qualcosa dentro di sé, come una scintilla, che si espanse per tutto il corpo. Energia che le scorreva in ogni vena, in ogni nervo, una sensazione orribile e fantastica nello stesso tempo. E poi la sentì, tutta concentrata nelle mani, nelle dita e con grande sforzo riuscì a generare uno scudo. Un bellissimo scudo, fatto di pura energia, con fronzoli e ornamenti degni di un artista del Rococò. Ghirigori e fiori che si intrecciavano creando un pattern elegante e vivace, che andava a confluire in cima dove, sovrana, era incisa la triscele disegnata sul libro delle ombre. Di certo era bellissimo, ma non era certa fosse grande abbastanza per entrambi.

Si alzò di scatto chiamando il cugino, felice della prova appena superata, ma probabilmente muoversi così velocemente era stata una pessima idea, perché nell'istante in cui lo fece, tutta la forza che aveva nelle gambe venne meno e si ritrovò ancora per terra, a respirare affannosamente allo stremo delle forze.

“Rachel!” la chiamò Blaine, “Rachel, cos'hai?” la raggiunse preoccupato. Con suo grande stupore, vide lo scudo per terra. Lo prese e per assicurarsi che era davvero in grado di respingere gli attacchi del demone, si alzò e se lo mise davanti. Tutto quello che riuscì a sentire fu un grande caldo e qualcosa che rimbalzava sullo scudo stesso.

Fiero di quella protezione, la usò per portare la cugina al riparo, dietro al grande tavolo che aveva ribaltato in precedenza, a creare un'ulteriore protezione.

Il demone ghignò e con la sua voce profonda si scagliò sui ragazzi ancora una volta.
Lui sarà così felice quando gli porterò i vostri corpi senza vita, soprattutto quando gli porterò il tuo!” aggiunse indicando nella direzione del ragazzo, che si sorprese non poco.

“Scusa?” chiese indicandosi “Il mio? cosa vorrebbe dire questo?” era una minaccia? Un modo per spaventarlo? O peggio?

Il demone si limitò a ridere in maniera alquanto inquietante, poi Blaine la sentì.

Una rabbia mai provata prima e un odio talmente freddo che credeva di sentire le proprie ossa congelarsi come fosse in un freezer. Di certo non erano emozioni sue, ma di chi? Per quanto potesse essere petulante e strana, Rachel non era sicuramente così fredda. Era rimasta solo un'opzione. Il demone. Ma com'era possibile che riuscisse a sentire ciò che provava quell'essere? I demoni provavano emozioni?

Non fece in tempo a cercare risposta queste domande che un'altra scarica di sfere arrivarono nella sua direzione e riuscì ad alzare lo scudo appena in tempo per proteggersi.
Percepiva ancora tutta quella rabbia, come una grande energia che lo caricava. Energia.
Dal momento in cui lo capì, successe tutto automaticamente.
Si concentrò su quella rabbia, aprì una mano e generò una sfera elettrica. La mosse in direzione del demone, che troppo sorpreso non riuscì a scansarsi in tempo e si ferì alla spella destra.

Stava per contrattaccare, quando una voce fece eco per tutta la casa.
“Basta così Bardok, puoi tornare. Sono molto soddisfatto.”
“Ma, signore. È sicuro?” rispose con tono sommesso.
“Sì. Hai fatto un'ottimo lavoro.” e l'eco sparì.

Blaine era immobilizzato con un'espressione indecifrabile in volto, il suo corpo attraversato da una forte pelle d'oca e la bocca troppo secca, senza più salivazione. Cosa che Rachel non ignorò.
“Blaine!” disse correndo verso il ragazzo, “stai bene?”
“I-Io...Sì, sto bene. Ho una strana sensazione alla bocca dello stomaco, ma per il resto tutto bene” non capiva perchè si sentisse così. Forse era una reazione all'energia negativa di quel demone, o forse era stata quella voce.

Quella voce.

Era sicuro di averla già sentita da qualche parte, solo non si ricordava dove. Non si ricordava di averla sentita ogni notte, da qualche mese a questa parte, in ogni suo sogno.

“Aaargh” l'urlo di Rachel lo riportò alla realtà molto velocemente.
“Che c'è? Un altro demone?” chiese allarmato.
“La casa! La nostra casa è un disastro!” rispose la ragazza.

Blaine sospirò. “Stai scherzando?” la guardò con un pizzico di delusione e amarezza. “La casa? Ti stai preoccupando dello stato della casa? Che esagerata.”

“Non trattarmi come una stupida! È l'unica cosa che ci rimane della nostra famiglia. Sì, oltre a tutta questa storia dei demoni, ovvio. Dobbiamo tenerla in piedi!”
“Non sei una strega? Fai un incantesimo e metti tutto a posto!” le rispose allargando le braccia, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Dopotutto, avevano dei poteri ed il minimo che potessero fare era usarli.

Rachel spalancò gli occhi, effettivamente era un'ottima idea.
“Ma non so come si fa!”
“Sei un'attrice, improvvisa!” le sorrise, se esisteva qualcuno con le capacità, quello era Rachel e la sua parlantina paralizzante.

Lei sospirò.
“Ok, fammi pensare”, prese carta e penna e si sedette circondata da un silenzio quasi religioso.

“Fai pure con calma” disse il ragazzo, mentre faceva un giro per controllare lo stato dell'entrata, del salotto e della sala da pranzo. La porta era sfondata e in frantumi, il salotto in fiamme e della sala da pranzo era rimasto qualche pezzo di legno, utile per un falò in spiaggia.

Raccolse una foto da terra che ritraeva loro due, molti anni prima, in braccio alla loro nonna, morta due giorni dopo lo scatto. Un velo di malinconia gli riempì gli occhi di lacrime appena accennate; date le ultime novità sulla famiglia Halliwell, chissà com'era morto il resto della famiglia, in verità.
Ormai non riusciva più a credere alla storia dell'incidente che gli portò via i genitori e gli zii. Troppe stranezze, troppe coincidenze. Ma era davvero troppo stano per pensarci in quel momento.

Ributtò la foto per terra e continuò il giro in quella che prima era la sala da pranzo.

“Eureka!” gridò la ragazza dall'altra parte del corridoio. Si girò verso di lei giusto il tempo per sentire il primo incantesimo ufficiale di quel curioso duo.

Il disordine in questa stanza passato diventi,
così che l'ordine all'istante faccia tutti contenti”

Blaine alzò un sopracciglio con fare deluso, davvero sperava in qualcosa di più...elaborato, ma l'effetto fu quello sperato.

Mentre la porta si ricomponeva di ogni suo pezzo, come fosse un puzzle intricato, il tavolo e le sedie della sala da pranzo ritornarono al loro originario aspetto, la carta da parati si rimise al suo posto e la fodera delle poltrone riprese il suo squillante e vibrante colore.
Era come se una brezza leggera, riordinasse tutto, come se la casa non aspettasse altro; di certo era abituata a queste cose.

Rachel si guardò intorno soddisfatta.
“Ecco fatto” sorrise radiosa. Il suo primo incantesimo. Era davvero orgogliosa di quel che riusciva ad affrontare sotto pressione. A volte si faceva prendere dal panico, ma riusciva a calmarsi e poi dava il meglio di sé. Questa era una delle qualità che possedeva che amava di più. Nonostante attacchi di panico e nervi a fior di pelle, nulla le impediva di combattere per il suo obiettivo e niente e nessuno le impediva di ottenerlo. Amici, familiari, Jessie.

Jessie.

Il suo sorriso si ripiegò su se stesso molto velocemente e con una sensazione sgradevolissima alla bocca dello stomaco si lasciò cadere per terra, una mano sulla bocca e una sulla pancia, come a trattenere un conato di vomito. Le lacrime arrivarono non seppe da dove e iniziavano ad offuscarle la vista, con la porta d'entrata che si sfocava sempre di più.

Blaine, accorse subito e cercò di capire cosa stesse succedendo, se fosse ferita o esausta o se fossero lacrime di gioia. Capì subito che quelle, erano tutte meno che lacrime di gioia. Dalla ragazza sentì solo alcuni singhiozzi e brontolii, non capiva davvero che cosa stesse dicendo e di cosa stesse parlando.

“Come farò?” piangeva la ragazza.
“Rachel, come farai a fare cosa? Spiegati!” cercava di essere d'aiuto, ma in qualche modo, sentiva che non avrebbe potuto fare niente per quello che provava la cugina. In qualche modo, nel suo profondo, sentiva chiaramente quello che la ragazza provava e fu investito da un'onda di emozioni terribili. Angoscia, paura, rammarico e senso da colpa. Ma ancora non capiva il perché.

Quel perché, rientrò in casa in quel preciso momento, sorridente e all'oscuro di tutto.

“Hey, ragazzi! Finito di litigare?” salutò allegro Jessie. Allegria che durò circa due secondi quando vide la sua ragazza accasciata sul pavimento all'entrata, in lacrime.
“Rachel!” si affrettò verso di lei, “cos'è successo? Perché stai piangendo?” tentò di chiedere, mentre l'aiutava ad alzarsi. Girò leggermente la testa verso Blaine, che non aveva ancora aperto bocca, insicuro su cosa dire. Lui scrollò lentamente le spalle mimando un 'non lo so' e cercò una scusa plausibile, che ovviamente non trovò.

“Non è niente” rispose Rachel, cercando di rimettersi in sesto, “un crollo nervoso, credo. Ma ora sto bene. Grazie” sorrise debolmente e si alzò in punta di piedi per baciare il suo ragazzo, ancora visibilmente preoccupato.

“Ok, perché io ho ottime notizie.” sorrise.
Oh, quel sorriso. Funzionava contro ogni malessere di Rachel. Secondo lei, sicuramente sarebbe riuscito a guarire anche un cancro. Niente la faceva stare meglio. Si alzò ancora sulle punte e gli rubò un altro bacio, felicemente e confusamente ricambiato.

“Quali?” chiese ricambiando il sorriso, come nulla fosse accaduto.
“Ho trovato lavoro al New Conservatory Theatre!” spiegò entusiasta.

Impiegò l'ora successiva a fare la ricostruzione di come si era presentato negli uffici del direttore del teatro e gli avesse fatto un provino così su due piedi. Ovviamente l'uomo l'aveva subito adorato e dopo venti minuti di contrattazioni sullo stipendio, sulle ore settimanali e su alcuni cambiamenti che voleva apportare ai test di ingresso, fu assunto ufficialmente come nuovo insegnante di recitazione.
Raccontava di com'era felice di tornare a dare lezioni in teatro e di come la sua vita stesse tornando alla normalità, mentre si adattava alla nuova città.

Mentre ascoltava quelle parole, gli occhi di Rachel ricominciarono ad appannarsi leggermente e con una scusa abbandonò quell'avvincente conversazione, direzione soffitta.

Entrò e ritrovò la stanza esattamente come la sera prima, quando il demone non aveva distrutto o mandato a fuoco tutti i loro ricordi. Probabilmente l'incantesimo di poco prima, aveva funzionato su tutta la casa, non solo sul piano inferiore. Sorrise all'eventualità di non dover mai pulire tutta quella villa.

Si avvicinò con passi veloci al tavolo con il Libro delle Ombre e riprese a sfogliarne le pagine, più in sovrappensiero che altro. Vedeva scorrere uno dietro l'altro, disegni di esseri infernali e creature assurde cercando di costringere il cervello a prendere tutto per vero.
Demoni, stregoni, unicorni, fate, sirene, tutto quello che la sua mente pensava come fantasia infantile, si rivelava esistere. Pensava a questo e a come avrebbe fatto con la sua vita. Non sapeva cosa fare, dire a Jessie la verità o tenerlo all'oscuro. Ma questo, l'avrebbe messo di sicuro in pericolo e Jessie era la persona alla quale teneva di più, era la cosa più preziosa che possedeva. Stare con lui significava privarlo di una vita normale o addirittura di una vita.

Era così concentrata nei suoi pensieri, che ancora una volta non sentì Blaine che entrò in soffitta.
“Il tuo ragazzo sa essere anche più petulante di te, se s'impegna!” cercò di sdrammatizzare l'aria pesante formatasi nella stanza, a vuoto.
Poteva sentire la disperazione della cugina, ne provava il tormento.
Aveva capito quale fosse il suo potere, ma quello non era proprio il momento adatto per parlarne. Le mise una mano sulla spalla e cercò di sussurrare nella maniera più gentile possibile.
“Cosa c'è, Rachel?” la risposta gli arrivò in un sospiro.
“Sai che di me ti puoi fidare, dimmi cosa ti affligge. Sono diventato bravo ad ascoltare.”

Come prima, l'unica cosa che riusciva a sentire erano brontolii e versi ambigui.
“È...è per lui, vero?” chiese serio, ma in qualche modo gentile “per Jessie”

La ragazza respirò singhiozzando e si asciugò le lacrime che le rigavano il viso; cercò di calmarsi, ma più pensava e più cadeva nella depressione.
Insomma, un segreto era aver macchiato i cuscini del divano con il pomodoro della pizza, un altro è essere una strega e rischiare ogni giorno la vita. Tua e quella delle persone che ti circondano.

“Ok, ascoltami” le disse il cugino, appoggiandole le mani sulle spalle, sostenendola sia con i gesti che con le parole. “Senti, non ti dirò cosa devi fare, non ti darò consigli inutili su cosa è meglio e cosa no. Ma devo dirti che ci sono cose nella vita che sono estremamente difficili da guadagnare. La fiducia, l'amore, il rispetto. Sono le cose più complicate da donare a qualcun altro, non sottovalutarle. Ci sono persone che muoiono prima di aver la possibilità di trovare qualcuno che le meriti,o prima di potersi rendere conto che magari quel qualcuno è sempre stato lì. Perciò davvero, pensa bene prima di prendere una decisione, ma non costringerti a scegliere cosa è meglio e per chi. Segui quello che ti dice il cuore, e se ne hai bisogno, temporeggia. Non c'è nulla di male nel prendere tempo quando si tratta di seguire quello che dice il cuore, specialmente se si tratta di vita o di morte.”

Non osò rispondere a quel bellissimo discorso, ma Rachel notò che verso metà, gli occhi d'orati e brillanti di Blaine, erano diventati ancora più lucidi del solito e si limitò ad annuire man mano che sentiva quelle parole, sempre più convinta fossero giuste.

“Ok” tirò su con il naso. “Ok hai ragione, devo pensarci un po' su. Non sono decisioni da prendere così su due piedi. Ne va comunque di due vite.” disse, trovandosi d'accordo con sé stessa.
“Fai anche tre.” rispose un po' stizzito Blaine. Dopotutto, loro erano la sua famiglia e l'ultima cosa che avrebbe mai voluto era quella di vedere la propria famiglia in pezzi.

“Senti” chiese la ragazza “secondo te chi è quel lui di cui parlava quel demone... Barlock?”
Blaine alzò le sopracciglia, curioso e si diresse verso il Libro Delle Ombre. “Non ne ho idea, ma magari il libro potrà risponderci, dopotutto è a questo che serve, no?” chiese retorico. “A proposito, mi sa che dobbiamo studiarlo un pochino. Può essere utile.” disse girando le pagine delicatamente.

“Hai ragione, focus.” annuì.

Sfogliare il Libro Delle Ombre era come immergersi nei desideri più profondi di una persona. C'erano incantesimi per ogni cosa; per creare porte, muri o passaggi. Incantesimi d'amore, per soggiogare le menti e per leggere nel pensiero. Furono incuriositi da quello della verità e intrigati da quello del sapere. Rime che potevano donargli fortuna, fama e chissà cos'altro.
Sicuramente avrebbero dovuto stare attenti a non farsi tentare troppo, perché sicuramente esistevano regole da rispettare che non comprendevano il poter utilizzare quegli incantesimi per delle sciocchezze.

“Fermo, fermo, fermo!” gridò Rachel all'improvviso “torna indietro!” e il cugino ubbidì, certo di aver perso qualche decimo di udito dall'orecchio destro.

Barlock
Demone di grande potere.
Di lui si sa poco, se non che è sotto il controllo di un potente stregone o angelo nero.
Alla ricerca di grandi poteri, non uccide quasi mai le sue vittime, preferendo invece lasciarle alla mercé di altri demoni. Non lavora né per il bene, né per il male.
Si sconfigge grazie al Grande Potere.”

“Mh, è un bene?” chiese Blaine grattandosi la testa “non capisco”.
“Non lo so, fatto sta che siamo ancora vivi. Probabilmente il suo compito era solo di testarci. Forse non erano sicuri del fatto che noi avessimo ricevuto i poteri. Oppure non lo so. In ogni caso mi domando cosa sia questo grande potere” disse preoccupata.
“Potrebbe essere qualsiasi cosa, non saprei.”

Dopo vari minuti di domande senza risposte, Blaine sospirò e sorrise.
“Meglio non impuntarci troppo su questa cosa, se no è addirittura peggio, ok? Sono sicuro troverai presto una soluzione.”

Rachel, che aveva le mani sul viso, con le dita sulle tempie cercando di concentrarsi e di pensare a qualcosa che non fosse vivere senza di lui o vederlo morire per mano di qualche demone, annuì per niente convinta e abbracciò il cugino. Sicuramente sarebbe ridotta molto peggio se non ci fosse stato lui. Esattamente come quando erano piccoli e i suoi nervi erano messi a dura prova, bastava qualche parola gentile del cugino a farla stare subito meglio.

Al piano di sotto intanto, Jessie stava mettendo a posto la spesa fatta sulla via del ritorno dopo essere stato al teatro, quando un inserzione sul quotidiano gli balzò all'occhio.
Il locale P3 era, dopo una grande serie di sventurati investitori, appena ritornato sul mercato.

Si ricordò di tutti i racconti della sua ragazza su quel posto, che apparteneva alla sua famiglia da qualche generazione. Questo finché i suoi genitori morirono in un'incidente insieme ai suoi zii e la gestione del locale passò da un proprietario all'altro molto velocemente, dato che nessuno rimaneva al timone per più di un paio di mesi. Un peccato, secondo lui, perché quel posto era perfetto. Ottima posizione, ottime possibilità di profitto e con gli alcolici e le band che suonavano in live, aveva il potenziale di essere un'ottima fonte di guadagno.

Cerchiò l'inserzione con la penna e iniziò a pensare come potesse convincere i cugini a investire in un così grosso affare. Era comunque sicuro che, grazie al suo carisma, la fortuna sarebbe stata dalla sua. Doveva solo pensare alle mosse giuste da fare e alle cose giuste da dire. Dopotutto, se era riuscito a convincere Rachel a fare il bagno nuda qualche anno prima al mare, era sicuramente capace di tutto. Gli serviva solamente un po' di preparazione.

Tornò in sala da pranzo, e notò un foglietto giallo sul tavolo. Lo raccolse e ne lesse una strana filastrocca in rima. Si chiedeva da dove uscisse e non sapeva bene perché, aveva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se qualcosa di brutto fosse successo, ma non gli diede troppa importanza.

Sentì un miagolio provenire dalla finestra, e vide la gatta appallottolata su sé stessa. Si avvicinò e iniziò ad accarezzarla. Sorrise al suono delle fusa che arrivò dal felino e dimenticò la brutta sensazione appena avuta.

“Sai Nyx, ho come l'impressione che saranno mesi duri, quelli a venire.” disse in tono quasi solenne, mentre l'aria fredda autunnale entrava dalla finestra facendo oscillare le tende nuove scelte appositamente dalla mania del controllo di Rachel.

La gatta di tutta risposta, miagolò e continuò a fare le fusa, quando qualcosa o qualcuno, catturò la sua attenzione sulla strada. Si alzò sulle quattro zampe, bloccando Jessie dalla sorpresa e miagolò balzando sull'erba.

“Nyx! Nyx, dove vai?” urlò, ma il gatto era già sparito chissà in quale giardino del vicinato.

Sospirò. Quante prime donne vivevano in quella casa. Quanta pazienza.
Ma almeno una di loro sapeva come prenderla.

“Jessie” si avvicinò Rachel “cosa guardi?” chiese curiosa.
“Niente, solo la gatta che è andata a fare un altro giro di perlustrazione nel vicinato” le rispose.

Lei sorrise, doveva dimenticare tutto e pensare solamente alla sua felicità. Sua e del suo ragazzo. Era troppo importante, non avrebbe mai permesso che gli accadesse qualcosa e avrebbe preferito morire che lasciarlo. Blaine aveva ragione, per ora avrebbe fatto bene a lasciare le cose come stavano. Dopotutto, non era scritto da nessuna parte che avrebbe dovuto decidere in quel momento.

“Sono felice di questo trasferimento” sorrise Rachel, “sono felice di essere tornata qua dopo questo tempo. Con te.” lo abbracciò. Jessie sorrise e la strinse tra le braccia appoggiando la sua testa su quella della ragazza.

Blaine scese le scale e vedendoli non poteva fare a meno di provare un pizzico di invidia.
Sicuramente la cugina aveva trovato la sua anima gemella. Colui con il quale passare tutta la vita, e lui si era trasferito a San Francisco senza dirlo a nessuno, senza che qualcuno lo accompagnasse per questo nuovo capitolo della sua vita. Ma forse era meglio così.
Poteva ricominciare da capo. Fare le scelte giuste e magari aprirsi un po' di più. Dopotutto quella era casa sua, non c'era posto al mondo che gli dava la stessa sicurezza e la stessa sensazione come villa Halliwell.

Andò ad aprire la porta, sicuro non sapendo bene come, che da lì a poco, il campanello sarebbe suonato.
Era deciso ad imparare tutto ciò che avrebbe potuto dal Libro delle Ombre, ma anche dai suoi poteri. Aprì la porta lentamente, lasciando che i suoi pensieri fluissero liberi.
Sì, per la prima volta si sentiva al sicuro e protetto, senza paura che qualcosa andasse storto. Come se fosse protetto.

“Blaine Anderson, giuro che ti ammazzo!”






____________

TAM TAAM TAAAAAAAAAM
Blaine, dovresti saperlo che non si devono pensare certe cose o ci si tira addosso la sfiga più nera!
Te le devo dire io queste cose? Come osi pensare di essere al sicuro?? muahahaha

Comunque, amici, dopo avervi lasciato con questo grandissimo ''wtf è finito così? Ma davvero? Sei ubriaca?'' (ovvio che lo sono!), non posso far altro che ringraziarvi per la vostra pazienza e il vostro supporto.

In questo capitolo scopriamo parte del potere di Blano che, come tutti voi sapete DI CERTO, si tratta dell'empatia. All'inizio ero davvero indecisa tra premonizioni ed empatia, poi pensando al musino e agli occhioni di Blano, ho optato per quest'ultima. Sorpreeesaaaa!
Quelli di Rach, invece, sono molto più simili a quelli di Billie (8^ Stagione) e li trovo molto adatti a lei, non chiedetemi perchè. \(ˆ–ˆ)/

Con queste due cosine a cavolo vi saluto e vi lascio l'appuntamento per il prossimo capitolo che risponderà a domande importanti:
- Chi vuole ammazzare Blaine? (Oltre a me e alla Mirma)
- Chi è lui? (So che tanto lo sapete già tutti)
- Ma davvero il P3? (Sì! ERETICI!! u.u)

Come sempre ringrazio Aaron Spelling per aver creato il mio tf preferito e Ryan Murphy per aver rovinato quello che poteva essere Glee.

Ho l'impressione di aver dimenticato qualcosa.. boh!! 
Aspetto i vostri pareri come sempre (anche sul nuovo bannerino obv) e vi lascio la mia pagina per nuovi spoiler con l'ashtag #TheGreatPower (Ogni tanto li lascio mascherati da post a caso, ma non lo sono hahah)
Lov'ya
ali

   
 
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