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Autore: AeneadumGenetrix    28/11/2013    3 recensioni
Come Mello e Matt uscirono dalla Wammy's House...
O almeno come io immagino l'episodio.
Non è una cosa sdolcinata, perciò se vagate per efp cercando mattxmello smielate o sconce sappiate che questa non lo è :'''')
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Spegni quel fottutissimo aggeggio!- urlò Mello nell'oscurità.
Era mattina presto, troppo presto per essere già svegli.
Eppure il rosso quindicenne nicotinomane aveva già acceso uno dei suoi satanici videogiochi, senza nemmeno degnarsi di togliere il sonoro.
Saranno state le cinque di domenica, il sole non era ancora sorto, e Matt senza neanche uscire dal letto iniziava a rompere i coglioni con quella musichetta di merda che a Mello faceva venire l'emicrania. E sarebbe venuta anche al rosso, l'emicrania, quando il biondo si fosse alzato dal letto e avesse preso per i capelli il compagno di stanza sbattendogli ripetutamente la testa contro la parete.
Mello ricordava ancora i primi giorni dell'amico (poteva chiamarlo amico, dopo tutti quegli anni di convivenza?) alla Wammy's House. Il ragazzo era riuscito a sopportare i suoi videogames e il fatto che lo ignorasse sempre (come si permetteva di ignorarlo?!) per i primi tre giorni; il quarto giorno gli aveva urlato contro, e si erano picchiati. Il rosso gli aveva lasciato un occhio nero, il biondo un cerotto sullo zigomo e un livido sul braccio. Il direttore li aveva poi chiamati nel suo ufficio, ma dato che Matt era nuovo, e che tutto l'orfanotrofio conosceva il carattere irritabile di Mello, i due se l'erano cavati con una semplice ramanzina. E il nuovo orfano era stato spostato nella camera di Mello. Ed erano otto anni che il cioccolatomane doveva dividere la sua stanza con quell'idiota.

Inaspettatamente, la fastidiosissima musichetta cessò, anche se la luce non si spense.
Mello si ridistese sul materasso cercando di riaddormentarsi.
Non ci riuscì, perciò voltò la testa verso il letto del compagno di stanza, che era troppo assorto nel suo videogame per accorgersene. Gli occhiali arancioni da aviatore di suo padre per una volta non erano calati sugli occhi, e Mello ammirò per un po' i suoi lineamenti rischiarati dalla luce emessa dalla console.
Improvvisamente, il rosso si riscosse e lo guardò.
Si fissarono negli occhi per qualche secondo, azzurro nel verde, incatenati.
Poi Matt sorrise.
Mello si girò con lo stomaco in subbuglio, allungando un braccio sotto il letto per afferrare una delle tavolette di cioccolata imboscate là sotto per sfuggire ai controlli. La scartò e ne staccò un pezzo con i denti, irritato. Nessuno poteva fare questo a Mello, nessuno!
Il biondo staccò un altro morso dal cioccolato e chiuse gli occhi. 
"Quel cretino di Matt..." pensò incazzato. Poi si rilassò, distese i lineamenti e un caldo tepore lo avvolse.
L'ultima cosa che pensò, ma forse stava già dormendo, fu:"Un cretino carino, però..."

Quando si svegliò la stanza era inondata dalla luce calda del sole nascente, e Matt non era nel suo letto. Mello aveva ancora in mano mezza tavoletta di cioccolata semisciolta, e si sentiva molto arrabbiato, anche se non capiva perché.
Si alzò insonnolito e si infilò una maglietta a caso raccattata dal pavimento, tanto erano tutte uguali.
Mentre finiva scazzato la cioccolata la porta della stanza si aprì ed entrò Matt, scuro in volto.
Mello vedendolo così si preoccupò:-Ehi, Matt, che è successo?
Il rosso alzò gli occhi da terra e lo guardò con un'espressione di indefinita preoccupazione e mestizia sul viso.
-Ohi, cretino, mi rispondi?- alzò la voce Mello, iniziando a incazzarsi.
-Da Roger- disse lui, e andò a sdraiarsi sul letto, senza più parlare.
-Matt! Cretino, non fare il depresso! Che cazzo è successo?-. Si avvicinò a lui. -Matt?
Il ragazzo non rispondeva, ma restava lì, guardando il soffitto, quasi stanco. Non aveva nemmeno acceso i suoi stupidi videogiochi. Ma girò la testa e lo guardò, e sorrise.
-Oh, ma vaffanculo!- sbottò il biondo, e uscì sbattendo la porta.

Raggiunse Roger nell'ufficio del direttore, molto preoccupato; nella stanza c'era anche quell'odioso nanetto bianco di Near, intento a costruire un puzzle completamente bianco. Il bambino non alzò la testa da terra, ma Roger lo guardò cupo. Ma perché cazzo erano tutti così depressi quel giorno?!
-Cos'è successo?!- domandò scazzato Mello.
-Elle è morto- sussurrò a testa bassa il vecchio.
Calò il silenzio. Il vento fuori ululò e una folata di foglie secche turbinò nell'aria.
Mello, incredulo, si avvicinò di scatto all'uomo, appoggiandosi alla scrivania.
-Che coshai detto, Roger?! Ripetilo un'altra volta!
L'anziano direttore ripeté, alzando un po la voce, la triste affermazione:-Elle è morto
Il biondo si sporse verso di lui, turbato. -Morto?! Ma come? Come?! Vuoi forse dire che è stato ucciso da Kira? È così?!
Il nanetto albino continuò imperterrito a comporre il suo puzzle.
-È probabile- rispose Roger con voce roca.
Mello scattò in avanti e lo prese per le spalle.
-Cioè, Elle aveva giurato di mandare Kira sulla forca, e invece, Kira ha ucciso lui?
-MELLO!!- tuonò Roger.
Il ragazzo lo lasciò.
Le sue braccia caddero distese lungo i fianchi.
Mello, sconvolto, sentì che Near aveva posizionato l'ultimo tassello e aveva rovesciato il puzzle sul pavimento.
E per la prima volta in quella scena si sentì la sua voce: fredda, misurata, calcolatrice.
-Se non riesci a vincere il gioco- disse, posizionando per l'ennesima volta la prima tessera. Bianca, come tutte le altre. -Se non riesci a completare il puzzle- e attaccò un altro tassello al primo. -Sei solo un perdente.
Mello rimase ghiacciato al proprio posto, rigido e muto, poi si voltò nuovamente verso il direttore e batté un pugno sulla scrivania:-E allora? Elle chi avrebbe scelto tra me e Near?
L'uomo rispose, mesto:-Non aveva ancora deciso. E ora che è morto, non ha più modo di scegliere-. Fece una pausa, e Mello si allontanò di un passo.
-Mello, Near. Che ne dite di unire le vostre forze?
Il biondo restò attonito, le iridi azzurro ghiaccio ridotte a uno spillo.
-Sì, mi sembra una buona idea- acconsentì freddo Near, aggiungendo unaltra tessera al puzzle, ormai quasi completo.
-Impossibile, Roger. Lo sai bene che io e Near non andiamo d'accordo. Noi siamo sempre stati rivali. Sempre!
Calò il silenzio.
Il vento staccò le ultime foglie secche dai rami spogli che si agitavano davanti all'ampia finestra, mesti come Roger che pensava a quel geniale e misterioso ragazzo che era stato Elle.
-E va bene, Roger. Sarà Near l'erede di Elle. Diversamente da me, lui riuscirà a risolvere il caso con calma e sangue freddo, come fa con i suoi puzzle-.
Near posizionò lultima tessera con uno rumore secco, nitido e distinto nell'aria tesa e immobile della stanza.
-Io mi tiro fuori. Anche da questo istituto.
Si girò e andò verso la porta, mentre Roger lo minacciava:-Mello!
-Tanto ho quasi quindici anni, ormai.
Aprì la porta.
-Vivrò a modo mio.
La porta si chiuse di botto.
 
Mello entrò in camera con le lacrime agli occhi, trattenute solo dal suo orgoglio.
Sotto lo sguardo indagatore di Matt tirò fuori da sotto il letto una piccola valigia nera , una ventina di tavolette di cioccolata, alcune magliette, pantaloni di pelle e almeno duecento sterline rubate nel corso degli anni.
Poi si allacciò le scarpe e aprì la porta.
Solo allora Matt parlò:-Dove hai intenzione di andare?
-Via- rispose il biondo, secco.
L'amico si alzò e gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla.
-Allora ci vengo anchio.
Mello si girò, e lo guardò negli occhi.
Vi lesse affetto sincero.
Forse avrebbe voluto dire qualcosa di profondo, ma quello che uscì dalla sua bocca fu:-Allora muoviti, che tra dieci minuti ce ne andiamo.
 
Il rosso raccolse silenziosamente e rapidamente i suoi vestiti e i suoi videogames, e quindici minuti dopo erano entrambi in piedi di fianco a un palo che segnalava una fermata per gli autobus.
Dopo un'infinità di tempo, Mello sussurrò:-L'ho apprezzato. Grazie.
Matt sapeva quanto probabilmente gli costava pronunciare quelle parole e non disse niente.
Semplicemente, si girò verso di lui e lo abbracciò.
Mello si lasciò andare, appoggiò la fronte alla spalla di Matt e una lacrima calda scivolò giù, finendo assorbita dalla felpa dell'amico.
Allora il rosso gi prese la testa con le mani e lo guardò negli occhi.
Le iridi si erano un po' dilatate, l'azzurro gelido del suo sguardo era un po' meno freddo.
Senza smettere di guardarlo, senza sorridere, senza battere ciglio, avvicinò le sue labbra alle proprie e lo baciò.
Durò solo un secondo, pochi brevi e fugaci attimi, poi il ragazzo staccò l'altro da sè e lo guardò di nuovo negli occhi.
-Ti amo, Mello- sussurrò.
Il biondo non parlò.
Si staccò da lui, ma era più calmo.
Almeno esteriormente...
L'autobus arrivò, le porte si aprirono davanti a loro.
Tutti i posti erano vuoti.
I due ragazzi si sedettero quasi in fondo, ai penultimi posti.
Mello era vicino al finestrino.
Dopo aver osservato per un po' la monotona pianura stepposa fuori dal vetro, Mello disse piano, senza voltarsi:-Ehi, Matt...
Il rosso si girò a guardarlo, anche il biondo si girò.
E ancora l'azzurro restò incatenato nel verde, e il verde nell'azzurro.
-Ti amo anch'io

*Note dell'autrice
Ok, ok, non è la cosa sdolcinata e mielosa che vi aspettavate, ma non ero in vena oggi...
E quel "ti amo" inizialmente era un "ti voglio bene" che secondo me era forte uguale ed era più bello ma c'era chi c'era rimasta male, perciò... Non ho potuto ribellarmi dovete dirlo alla mia fantastica amica invasata, io sono assolutamente innocente.
Capito, amica invasata? Sì sto parlando con te :'')
Smettila di influenzarmi aahahahhahahaah
va be' sto sclerando è tardi meglio che io vada a dormire...
ciao gente, grazieee :''') <3
  
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