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Autore: LORIGETA    04/05/2008    13 recensioni
Eccomi a voi con la mia 1° Song-fic (e penso l'ultima XD) a dire il vero non volevo pubblicarla, ma mi spiaceva accantonarla in una cartella del PC.
Sono i pensieri di Vegeta che sta per partire, Bulma si dispera...sotto una pioggia battente il loro addio, accompagnato dalle note della bellissima canzone dei Negroamaro.
Grazie per la lettura.
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cade la pioggia.

( in azzurro è il testo della canzone.)

 

 

 

Cade la pioggia e tutto lava,
cancella le mie stesse ossa.
Cade la pioggia e tutto casca
e scivolo sull'acqua sporca.
sì, ma a te che importa?
E poi rinfrescati se vuoi,
questa mia stessa pioggia sporca
dimmi a che serve restare lontano, in silenzio, a guardare la nostra passione
che muore in un angolo e non sa di noi...non sa di noi…

 

Il cielo è stato privato del suo limpido azzurro, fitti nembi scrosciano una pioggia incessante, che ci frusta la pelle; il debole bagliore di un lampo rischiara per un momento i nostri sguardi cupi e tutt’attorno regna il silenzio.  

Le gocce fredde si mescolano alle lacrime, che lente scivolano sul tuo viso stanco. 

C’è qualcosa che vorresti farmi sapere e la tua bocca si schiude appena: è un urlo soffocato il tuo, un'implorazione che, per quanto ti ostini a voler dire, ti muore in gola, finché un sussurrò viene alle labbra.    

“Non partire …”  

Non giungono parole da me, solo un’espressione dura e arrogante.

Desiderio di te o potere, cos’ha più importanza?

Questo pensiero agisce in uno strano modo sul mio cervello, mi turba e mi rende capace di provare incertezze.

A te che importa, donna? Vuoi trattenermi per quale scopo?

Sei incinta? Arrangiati.

Appari sconvolta, benché non rinunci alla tua cocciutaggine; stai scherzando forse? Il mio posto non è qui…

Cerco dentro di me una risposta, ma so che è nei tuoi occhi che posso leggere tutto.

Tu mi ami…

Bruscamente evoco il ricordo delle nostri notti, di sensazioni sublimi, sotto al fruscio delle lenzuola di seta, avvinti da un’impetuosa passione.

Cade la pioggia, ancora …

L’abito bianco che indossi e un tutt’uno con il tuo esile corpo e ora mi mette persino a disagio la biancheria che s’intravede dalla trasparenza del tessuto bagnato.

Senza dir nulla ti guardo, forse per l’ultima volta.

Rinfrescati, se vuoi, di quest’acqua e fa scorrere via la tua amarezza, accoglila come l’accoglie la terra arsa e fatti dimentica di un sentimento che non posso corrispondere.

Sollevo le braccia al cielo, allargo i palmi delle mani e ricevo il tocco della pioggia: nemmeno so il motivo del mio gesto e neanche comprendo questa strana sensazione che sto provando.

Sono zuppo, fradicio dalla testa ai piedi, ed è come se la pioggia mi sfiorasse e diventasse sporca; il contatto con la mia carne le fa perdere limpidezza, scorre sul mio corpo e ne assorbe le nefandezze, impregnandosi, divenendo impura.    

Se avessi capito cosa ti aspettava, forse non avresti lasciato che accadesse; la notte non mi avresti accolto nella tua stanza ed è inutile che rimani in silenzio a guardami, mentre ti volto le spalle.   

 

Cade la pioggia e tutto tace,
lo vedi sento anch'io la pace.
Cade la pioggia e questa pace è solo acqua sporca e brace,
C'è aria fredda intorno a noi; abbracciami se vuoi,
Questa mia stessa pioggia sporca,
dimmi a che serve restare lontano in silenzio, a guardare la nostra passione
che muore in un angolo e dimmi a che serve sperare? Se piove non senti dolore,
come questa mia pelle che muore, che cambia colore, che cambia l'odore.

 

Il mio viso è bagnato ed è una maschera d’indifferenza, eppure bastano i tuoi occhi per farmi stare male; in un altro momento mi sarei sdegnato di questa debolezza, ma in realtà adesso sento il cuore oppresso e questa verità mi fa desiderare un tuo abbraccio. 

Credo che rimarrà inesaudito, questo bisogno: sono tante le gocce che scorrono dappertutto sul mio corpo e sono inquinate delle infamie che ho commesso. 

Voglio essere leale, cosa posso darti?

Tu forse non sai fino a che punto la mia coscienza è macchiata, quante volte le mie mani hanno spezzato vite innocenti: è un passato di gesta macabre, il mio, che non potresti mai nemmeno immaginare. 

A che serve sperare? Non posso mutare ciò che sono.

Io non sono un uomo, sono un saiyan, e rifiuto di farmi dominare da umani sentimenti, da pentimento e vergogna. 

Cerco soltanto di capire perché mi sto trattenendo, perché, invece di perdere tempo con te, non salgo su quella maledetta navicella.

Smettila di ostinarti a rimanere in piedi: sei sfinita.

E’ inutile, la tua genialità non può aiutarti, non puoi inventarti niente per impedirmi di partire. Per quanto ancora sopporterai questo diluvio misto di emozioni e di acqua, che sferzano la tua pelle? 

 

 
Tu dimmi poi che senso ha ora piangere? Piangere addosso a me,
che non so difendere questa mia brutta pelle così sporca,
tanto sporca com'è sporca questa pioggia. Sporca, sì, ma tu non difendermi adesso,
tu non difendermi adesso.
Tu non difendermi, piuttosto torna fango, sì, ma torna e dimmi
a che serve restare lontano, in silenzio, a guardare la nostra passione che non muore, ma cambia colore.
Tu fammi sperare che piove e senti pure l'odore di questa mia pelle,
che, bianca, non vuole colore, non vuole colore.

 

Cade la pioggia …

E’ così difficile prendere una decisione e agire? Andarsene lontano, dimenticarti…

Non me ne frega niente se stai male, al diavolo i tuoi sentimenti: non mi commuovono.   

Questo temporale non si placa e nemmeno le tue lacrime smettono di sgorgare.

Ti avvicini ogni istante di più, ma non posso esserti di consolazione; non ti porgerò una spalla su cui appoggiarti, su cui piangere: io sono Vegeta. 

Ti sei gettava fra le mie braccia e mi sento vacillare. L’amore ti ha reso folle; anziché odiarmi mi stai difendendo, trovi delle scusanti al mio comportamento, mi rendi migliore di quello che sono: è solo una falsa illusione.

Smettila di fissarmi con i tuoi occhi azzurri e tornatene a casa: non serve darsi un addio e tantomeno restare a guardare lo spegnersi d’una passione.

Con la faccia scura, ti scosto da me: sto per andarmene e non sai se mai tornerò. Soprafatta dalla disperazione ti getti in ginocchio, il viso nascosto fra le mani, i capelli gocciolanti: stai tremando. 

Pioggia sporca, come la mia anima; pochi passi e salgo a bordo, lo sportello si chiude al tocco di un pulsante…

Folle d’orgoglio, mi appoggio alla parete di metallo: il rimorso non lo conosco, ma per la prima volta avverto un nodo alla gola, che non deriva dall’aver perso un combattimento. Respiro lentamente e le mie mani forti e possenti stringono la stoffa della tuta fradicia.

Istintivamente guardo fuori dalla finestra circolare e tu sei ancora lì, sotto la pioggia.

Dio, come sei bella!

Faccio appello a tutta la mia durezza per non tornare sui mie passi e innesto il pilota automatico. 

 

 
Nuvole che passano e scaricano pioggia come sassi
e ad ogni passo noi dimentichiamo i nostri passi,
la strada che noi abbiamo fatto insieme.
C’è tanto sulla pietra il nostro seme
a ucciderci a ogni notte con rabbia;
gocce di pioggia calde sulla sabbia.
Amore, amore mio,
questa passione passata come fame ad un leone
dopo che ha divorato la sua preda e abbandonato le ossa agli avvoltoi;
tu non ricordi, ma eravamo noi.
Noi due abbracciati fermi nella pioggia,
mentre tutti correvano al riparo
e il nostro amore è polvere da sparo.
E' solo un battito di cuore
e il lampo illumina senza rumore
e la mia pelle è carta bianca per il tuo racconto,
ma scrivi tu la fine: io sono pronto…

 

Sono esterrefatto di me stesso, un brivido mi risale la schiena e il sangue che scorre nelle mie vene mi rimprovera, ma al pensiero del tuo bel viso, della tua voce vellutata, non riesco più a mentire, a essere malvagio, a reprimere un'angoscia venata di tristezza.  

Sei colei che a lungo ho cercato, la sola capace di redimere la mia indole di predatore e non voglio che si spenga questa scintilla che mi riscalda il cuore. 

Non so se è per questo che ora perdo lo sguardo nelle stelle che mi circondano; non avevo mai preso in considerazione l’idea di legarmi, di essere padre, ma se la mia pelle fosse carta bianca, vorrei che fosse la tua mano a scrivere gli anni a venire.

Quando ritornerò sulla terra, fiero e potente dell’oro, forse sarò pronto a rivederti; devo solo riuscire a convincere me stesso, perché non è facile confessare di non poter fare a meno di te.

“Bulma, scrivi tu il finale della mia vita: è questo che voglio.” 

 

Cade la pioggia e tutto tace, lo vedi: sento anch'io la pace…

 

 

Fine.

 

 

Ciao, eccomi a voi con la mia prima Song-fic, ero davvero incerta se pubblicarla, ma mi spiaceva accantonarla in una cartella del PC.

L’idea è arrivata  il 1° maggio, mentre seduta sull’ erba ascoltavo accanto ai miei amici il CD dei Negroamaro e all’improvviso ho pensato a lui, a Vegeta.

Appena sono tornata a casa l'ho scritta...

Ci terrei molto ad un vostro parere, anche negativo e intanto vi ringrazio per la lettura.

A presto.

LORIGETA ^^

  
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