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Autore: LadyMintLeaf    29/11/2013    1 recensioni
La mia prima storia in EFP è stata ispirata dal libro ma sopratutto dal film Lo Hobbit.
Nessuno di voi si è mai chiesto perchè Bilbo Baggins non avesse mai preso moglie in tutti i suoi centoundici anni?
A me è venuta l'idea di spiegarne il motivo proprio in questo racconto ambientato pressappoco alla fine del film, in una foresta non ben specificata oltre le Montagne Nebbiose, prima di Bosco Atro.
Frammento tratto dal primo capitolo:
< Non poteva semplicemente uscirsene sulla soglia di casa e mettersi a blaterare delle ragioni per cui lui era uno dei pochi Hobbit a non aver mai preso moglie.
Sapeva benissimo che se l’avesse fatto i cari Hobbit della Contea sarebbero rimasti scandalizzati da quella notizia e nessun banchetto per quanto abbondante e gratis potesse essere, avrebbe mai potuto fari dimenticare loro quella nuova notizia, che di certo avrebbe conferito definitivamente a Bilbo la notorietà di matto per eccellenza.
Soprattutto non poteva parlare di “lei” perché ella non era mai stata effettivamente la solita gioviale, allegra e paffutella Hobbit. >
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                 UNA CASA ACCOGLIENTE
 
 
<< Dannazione, sono già qui. >>. Thorin non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che un enorme bestia simile ad un lupo balzò fuori dagli alberi, correndo nella sua direzione con le fauci spalancate, pronte ad azzannare il primo nano, umano, Hobbit o mago che si fosse trovato a tiro.
 
Thorin fu però pronto a difendersi e con due fendenti ben assestati, fece crollare al suolo la bestia.
Contemporaneamente però, altri mannari avevano fatto la loro comparsa nella foresta, tentando di circondare i compagni.
 
Kili aveva immediatamente preso a scoccare frecce con il suo arco, abbattendo tre lupi prima che questi avessero anche solo il tempo di avvicinarsi a uno di loro.
Fili, al suo fianco mulinava le due grosse spadone come se fossero state bastoncini di legno privi di peso.
Bofur impugnava il piccone con entrambe le mani, pronto ad abbatterlo sul cranio di qualsiasi orco o lupo mannaro avesse solamente osato accennare ad avvicinarsi a lui e così facevano tutti gli altri nani.
 
Anche Bilbo, seppur allarmato, indietreggiando di qualche passo, senza mai staccare gli occhi di dosso a quelle creature enormi e pelose, estrasse a sua volta pungolo, tenendola alta di fronte a se, e al contempo si parò dinnanzi a Elian, seguendo un irrefrenabile istinto che lo spingeva a proteggerla ad ogni costo, con il suo piccolo corpo, in quel momento mosso da una determinazione impensabile per qualsiasi altro abitante della Contea.
 
Gandalf, seguendo l’esempio dell’Hobbit, stretto in una mano il bastone e nell’altra la lama elfica trovata nella grotta dei Troll, si era erto dinnanzi alla donna umana, facendole a sua volta da scudo umano.
 
Per ben due volte lo stregone evitò gli attacchi dei lupi, deviandone i colpi con facilità, mentre Bilbo, al suo fianco, con il corpo teso, si era limitato a agitare Pungolo nell’aria, tirando brevi stoccate quasi a casaccio, mentre l’umana, alle sue spalle, all’apparenza tremendamente spaventata, tentava di ripararsi in qualche modo dietro al suo piccolo corpo.
 
All’improvviso il millenario grido di battaglia dei nani si alzò dalla gola di Thorin echeggiando in tutta la foresta, mentre questi si gettava, con una fiamma lucente nello sguardo, contro ad un altro mannaro a portata di lama.
 
Nello stesso momento anche Gandalf si lanciò contro una bestia, brandendo la lucente lama di Glamdring.
Con una rapidità tale che Bilbo non riuscì quasi a seguirlo, recise di netto la testa del mostruoso lupo, per poi dedicare le proprie attenzioni alla belva successiva che, ringhiando, aveva preso a giragli intorno indecisa se attaccare apertamente o aspettare rinforzi.
 
Quando uno di quegli spaventosi animali simili ai lupi si scagliò in corsa nella direzione di Elian e Bilbo, quest’ultimo riuscì, forse più per un colpo di fortuna che per vera e propria abilità, a infliggere una ferita nella zampa destra della bestia che, ancora in corsa, ruzzolò a terra lontano da loro, guaendo per quell’attacco inatteso.
 
Kili continuava incessantemente a scoccare frecce in ogni direzione, colpendo una bestia dopo l’altra.
Anche gli altri nani mulinando le rispettive armi con le tozze gambe ben piantate al suolo, avevano provveduto a sfoltire le fila dei mannari, ma questi non parevano volersi arrendere e ogni volta che ne veniva eliminato uno, altri due prendevano il posto del precedente.
Sembrava una battaglia senza fine.
 
Descrivendo un arco, la spada di Thorin affondò nel petto del mannaro a lui più vicino.
Quindi, con il volto arrossato dall’impeto della battaglia, il nano si rivolse alla donna umana che, ancora immobile alle spalle di Bilbo, osservava la rissa ad occhi spalancati.
 
<< Allora donna, vuoi deciderti a condurci alla tua abitazione? >>, le urlò senza troppi giri di parole: << O forse dobbiamo batterci contro tutti i mannari della zona, prima di ottenere le tue attenzioni? >>.
 
Nell’udire quelle parole, sul volto di Gandalf comparve un tenue sorriso.
Al contempo, Bilbo si volse a fissare il capo dei nani con un espressione allibita sul volto tirato. Non aveva mai creduto che alla fine Thorin avrebbe preso quella decisione.
Da quando era iniziata la battaglia aveva piuttosto pensato che il nano, irremovibile com’era , avrebbe preferito farsi sopraffare da un esercito di lupi, piuttosto che abbassarsi a chiedere aiuto ad una donna umana.
Evidentemente e anche fortunatamente, quella volta Bilbo si era sbagliato.
 
Annuendo vigorosamente, Elian tornò a ritrovare un poco del coraggio che fino a qualche attimo prima pareva aver totalmente perduto; e facendo cenno a tutti i presenti di seguirla, afferrò Bilbo per il polso, un attimo prima che uno dei mannari compisse il gesto di scagliarsi come una furia contro di loro.
 
Trascinandosi letteralmente dietro l’abitante della contea, prese quindi a correre in una direzione ben precisa, addentrandosi in breve nel folto della foresta.
Continuò a correre per circa dieci minuti, con alle spalle Gandalf, Thorin e tutti gli altri nani che, di tanto in tanto si voltavano ad affrontare uno o due mannari che ancora si ostinavano a dare loro la caccia, ringhiando e ululando come forsennati.
 
Poi, improvvisamente, rallentò un poco, lasciando andare il polso dell’Hobbit, frastornato da quella fuga tremendamente movimentata, ed iniziando a camminare con maggior cautela.
 
Con l’impressione di avere due tizzoni ardenti al posto dei piedi, e i capelli arruffati sul capo per la corsa troppo veloce e dissestata a cui era stato sottoposto, Bilbo lanciò un’occhiata al mago che gli era vicino che, per tutta risposta alzò le spalle in un gesto vago, limitandosi a continuare a seguire i passi della donna umana più silenziosamente possibile.
 
La compagnia, assieme alla loro nuova momentanea guida, procedette verso sud per un tempo indefinito, muovendosi veloce, per evitare di venire seguiti ancora una volta dai mannari costantemente sulle loro tracce.
 
Per tutto quel tempo, nessuno parlò, ma tutti si limitarono a concentrare le rispettive attenzioni sulla via che l’umana stava facendo seguire loro.
Una via che, ad essere sinceri poteva venire chiamata a questo modo solo con l’utilizzo di molta fantasia, visto che agli occhi dei nani, quel tratto di fitta foresta non sembrava affatto dissimile da quella da essi attraversata la notte prima durante la tempesta.
 
Bilbo camminava adesso in testa, al fianco dello stregone e di Elian che, con l’andatura sempre più sicura di chi conosceva quei sentieri nascosti fra la vegetazione e pareva averli percorsi un’infinità di volte, guidava l’intera compagnia per quelle terre a loro totalmente sconosciute.
 
Subito dietro di loro venivano Thorin, Kili, Fili, Bofur, Bombur, Ori, Nori, Dori, e poi ancora Gloin e Oin, seguiti da Balin e Dwalin che chiudeva con la sua mole poderosa la fila di nani in marcia.
 
La mattina passò veloce e così anche il pomeriggio, senza che i membri della compagnia di Thorin smettessero solo un istante di avanzare.
 
Poi, verso sera, quando ormai Bilbo, esausto stava iniziando a perdere la speranza di poter giungere veramente ad un luogo più riparato e confortevole, il passaggio invisibile seguito da Elian si aprì improvvisamente davanti ai loro occhi, mentre i fitti alberi che li avevano circondati sino ad allora, si diradavano in una piccola radura.
 
Le ombre della foresta si fecero meno dense, rischiarate da una nuova luce fioca ma molto rassicurante.
E lì, nel centro esatto della radura, sorgeva una piccola costruzione di legno e pietra, la cui semplice vista andò a scaldare immediatamente i cuori dei quindici viaggiatori esausti.
 
<< Finalmente…. Casa mia. >>, mormorò Elian con voce stanca.
Ella esitò immobile al margine della radura ancora per un istante, mentre gli angoli della sua bocca si sollevavano lievemente verso l’alto, come se in quel sorriso fosse celato un silenzioso saluto alla propria abitazione.
 
Poi avanzò rapidamente verso di essa, immediatamente seguita dallo stregone grigio e da Bilbo, i cui occhi si erano fatti lucidi come quelli di un bambino davanti ad un regalo a lungo atteso.
Ad uno ad uno anche i nani li imitarono, tranne Thorin che, pareva restio a proseguire verso quella dimora sconosciuta; forse per orgoglio o per timore di dover, una volta entrato in casa, ringraziare la padrona per l’ospitalità ricevuta.
 
Non sembrava fidarsi dell’umana, anche se, almeno fino ad allora, aveva tenuto il proprio scontento per sé stesso.
Tuttavia, anche esso, dopo poco si decise a raggiungere il resto della compagnia, senza comunque mutare la smorfia poco convinta che, da quando aveva iniziato a seguire Elian per la foresta, non aveva abbandonato un solo istante il suo volto.
 
Quando alfine tutti i quindici uomini furono entrati nella piccola casetta di legno al centro della spiazzo erboso, Elian si affrettò a chiudere la porta alle loro spalle, sprangandola contro l’oscurità imminente della notte e contro ai loro famelici inseguitori.
 
 
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<< Sicuro che Elian non se la stia prendendo per tutto il cibo che ci stiamo sbafando?>>, domandò Kili, passando dinnanzi a Gandalf con un piatto colmo di carne, patate e pane in una mano e un boccale nell’altra.
 
<< E la birra che ci stiamo scolando? >>, soggiunse Fili, sbucando dalla dispensa e agitando altri due boccali verso l’alto, come per enfatizzare le proprie parole.
 
<< Oh, non credo che questo conti molto, Kili. >>, lo rassicurò lo stregone sorridendo.
Anche lui aveva approfittato della gentilezza della padrona di casa e stava pranzando allegramente con il resto della combriccola di nani: << Quando ci siamo parlati questa mattina ha detto che il denaro non le interessa. >>.
 
<< Sul serio? >> domandò Fili, ingollando una lunga sorsata di birra da uno dei boccali: << Allora posso mettermi il cuore in pace e andare a prendermi un altro ancora di questi! >>.
 
<< Ti seguo, fratello! >>, lo imitò Kili ridendo.
 
In quel momento, Thorin fece la sua comparsa accanto al mago.
Anche lui impugnava un grosso boccale pieno di birra, ma sembrava controllarsi meglio del resto dei nani, quando si trattava di bere e lo sorseggiava con tutta calma, con la sua solita espressione accigliata in volto.
 
<< Davvero alla donna non interessa se i miei uomini mangiano e bevono tutto ciò che vogliono, Gandalf? >>, domandò a voce bassa rivolto al compagno di viaggio dal manto del colore della cenere.
 
<< Se la cosa è di qualche interesse, Bombur le sta letteralmente svuotando la dispensa. >>, esclamò Bofur ridendo a squarciagola e ficcandosi in bocca un enorme pezzo di carne ben cotta.
 
<< In verità, non ha detto testualmente così. >>, rivelò Gandalf aggrottando la fronte, come alla ricerca di un pensiero offuscato: << Tuttavia le sue parole si possono interpretare anche in questa maniera, Thorin Scudodiquercia. >>.
 
<< Non mi fido di questa umana. >>, sbottò improvvisamente l’altro lanciando un’occhiata poco gentile nella direzione in cui, poco prima aveva visto scomparire Elian: << È troppo gentile. Troppo calma. Sembra non le importi molto se i miei uomini fanno tutto questo baccano…. Come se fosse abituata a questo genere di cose. E poi ha una dispensa piena fino all’orlo di cibo e birra. >>. Tacque un istante, prima di soggiungere, scoccando uno sguardo assai eloquente allo stregone: << Hai mai visto una donna bere birra? >>.
 
<< Le vostre donne lo fanno di continuo. >>, gli rammentò lo stregone con aria divertita.
 
<< Sono nane, Gandalf. >>, replicò seccamente Thorin; l’unico a quanto pareva non in vena di festeggiamenti: << Io intendo un umana. Elian ne ha la dispensa piena, ma stasera non ne ha toccato neppure una goccia e poi, ha l’aria di una che beve solo acqua. >>.
 
<< Non sei l’unico che nutre dei dubbi sulla troppa e sospetta bontà d’animo di Elian, Thorin. >>, tentò di rassicurarlo l’altro, chinandosi verso di lui e posandogli una mano sulla spalla robusta: << Stai certo che terrò gli occhi ben aperti, insieme a te. >>.
 
I due rimasero in silenzio per un attimo, poi Gandalf soggiunse meditabondo: << C’è qualcuno tuttavia che non sembra pensarla affatto alla nostra stessa maniera. >>.
 
<< Ti stai riferendo al mezzuomo. >>, quella di Thorin non era una domanda ma un’affermazione.
 
<< Per caso tu sai dov’è finito? >>, gli chiese Gandalf annuendo: <<. È  da quando Elian ha parlato di cena che non lo vedo. >>.
 
<< Hai provato a controllare in cucina? >>.
 
 
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Bilbo era seduto al tavolo della cucina di Elian, con davanti a sé un piatto ormai desolatamente vuoto.
 
Esattamente come tutti i nani della compagnia, non aveva saputo resistere alla fame improvvisa che lo aveva colto non appena aveva visto quante buone cose la dispensa di quella piccola casupola fra i boschi aveva da offrire e si era letteralmente gettato nella mischia, senza badare, per una volta alle buone maniere.
 
Adesso, finita la abbondante cena, con la pancia piena e lo sguardo insonnolito, Bilbo avvertiva un senso di quiete ed appagamento che da tempo non provava.
 
Il suo sguardo trasognato era perso tra le sottili gocce di pioggia che avevano ricominciato a cadere dal cielo ormai buio, fuori dalla finestra, ma i suoi occhi non le vedevano.
Stava pensando ancora una volta ad altri tempi, ad altri luoghi che adesso gli apparivano molto lontani e remoti.
 
Ripensava ai tanti anni trascorsi in pace nelle terre ridenti della Contea da cui proveniva, con tutti i suoi valori.
Ripensava alla panchina fuori casa sua e a come gli era sempre piaciuto restarsene seduto su di essa a tirare grandi boccate del vecchio Tobia, dalla sua pipa preferita, attorniato dal profumo dei fiori, mentre ascoltava ad occhi chiusi il canto degli uccelli in primavera.
 
Quelli erano i suoi ricordi più lieti, che spesso, forse anche troppe volte durante quel viaggio, erano tornati ad affacciarsi alla sua mente, facendogli rimpiangere la cara, vecchia, quieta Hobbiville.
Facendogli desiderare di non aver mai varcato la soglia per gettarsi nel mondo esterno.
 
Questa volta però, i suoi pensieri erano diversi.
Stava ripensando a casa, ma non con lo stesso senso di nostalgia.
Non come se avesse perduto tutto quanto, ma come se avesse appena trovato qualcosa di altrettanto bello e prezioso.
In quel momento non ricordava Hobbiville con rimpianto, ma la rammentava perché la casetta piccola ma confortevole di Elian gli richiamava alla mente la sua.
Si trovava bene lì.
Bene e al sicuro come non si era sentito da tanto tempo.
 
Stava ancora riflettendo sull’insolito ma gradevole stato d’animo che lo pervadeva, quando qualcuno posò davanti a lui un grosso boccale di legno, colmo di birra schiumosa, spezzando il sonnolento contatto visivo con la pioggia al di fuori della finestra e il tenue filo invisibile dei ricordi a cui si era legato per un istante.
 
Sorpreso, Bilbo si affrettò a sollevare lo sguardo assonnato sul nuovo venuto, scoprendosi una volta ancora a fissare il volto di Elian; ed in un batter di ciglia si ritrovò completamente sveglio.
 
<< Ho pensato che avresti gradito un boccale di birra, dopo cena. Ho dovuto letteralmente lottare contro undici nani assetati per potermene impadronire. >>.
 
<< Io.. Si… Gra….Grazie.. >> farfugliò Bilbo, scoccando occhiate nervose tutt’intorno a sé.
 
Poi, senza sapere che altro fare, messo in agitazione dal pensiero che Elian avesse trovato il tempo, fra tutto il baccano che i nani stavano creando in casa sua, di pensare proprio a lui, afferrò il boccale fra le mani e ne trangugiò gran parte del contenuto, prima di annuire e mormorare: << Ci voleva proprio. >>.
 
Elian sorrise, divertita da qualcosa che a Bilbo al primo momento sfuggì completamente.
Il volto dell’Hobbit si fece serio, mentre esso aggrottava le sopraciglia continuando a non capire; almeno fino a quando la donna si avvicinò a lui e gli sfiorò le labbra con la punta delle dita, ripulendogliele dalla schiuma che vi era rimasta sopra.
 
Avvampando in volto come un peperone, Bilbo tossicchiò e voltò il capo di nuovo verso la finestra, per evitare come meglio poteva di fissare la donna stupenda a pochi passi da lui.
 
Anche così però questo gli era impossibile, poiché il riflesso di Elian si rispecchiava attraverso il vetro della finestra e, ancora una volta Bilbo si ritrovò a pensare di non aver mai incontrato in vita sua una creatura tanto bella.
 
<< Sei stato coraggioso, la notte scorsa nella foresta, quando mi hai protetto dai mannari. >> tornò a
mormorare lei, facendosi seria, ed attirando di nuovo le attenzioni dell’abitante della Contea.
 
<< Thorin Scudodiquercia ti dipinge come un piccoletto che ha passato la sua esistenza a vivere come un coniglio in buchi scavati nella terra; poco abile nell’uso delle armi e bravo solo ad un gioco a me sconosciuto detto tira castagna. >>, proseguì ella, senza far troppo caso allo sguardo desolato assunto dall’Hobbit a mano a mano che lei continuava a parlare.
 
<< Thorin ti ha detto questo? >>, sussurrò alla fine Bilbo, fissando il piano del tavolo dinnanzi a sé.
 
<< Non sembra provare una grande ammirazione nei tuoi confronti. >>, convenne Elian, scuotendo il capo e facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli scuri sulle spalle.
 
<< Già. >>, sospirò l’Hobbit, bevendo un'altra piccola sorsata di birra dal boccale: << Avrei dovuto immaginarlo….. >>.
La sua voce si smorzò di colpo ed esso tacque, quasi ferito dal fatto che Thorin avesse parlato di lui in una maniera che non poteva certo definirsi lusinghiera, proprio con Elian.
 
<< Però ho anche sentito dire da altri nani che una volta hai salvato lo stesso Thorin da un branco di orchi. >>, continuò la donna, assumendo un  tono di voce quasi ammirato.
 
<< Fu solo un colpo di fortuna. >> borbottò Bilbo, stringendosi nelle spalle: << La verità è che Thorin ha ragione. Ho deciso di seguire la compagnia per via del mio spirito Tuc, ma a volte mi sento solo un peso per loro. >>.
 
<< Se tu non ti fossi unito alla compagnia di Thorin, adesso io non sarei qui a parlarti. Non sarei…. >>, Elian smise di botto di parlare, chinando il capo in un gesto che le fece scivolare gran parte dei capelli accanto al viso, adombrandoglielo e facendo apparire la sua espressione ancora più sconsolata del dovuto.
 
Bilbo scosse il capo: << Qualcun altro ti avrebbe trovato e salvato. >>.
 
<< Forse. >>, ammise Elian tornando a fissare Bilbo in viso con improvviso trasporto: << Ma non sarebbe stata la stessa cosa. >>.
 
Meravigliato da quest’ultima impensata affermazione, l’Hobbit sollevò gli occhi dal boccale di birra, guardando Elian senza premurarsi di nascondere la propria incredulità.
 
Rimase un attimo assorto, senza sapere che cosa rispondere, poi mormorò: <<….. Come ti ho già detto, sono un Hobbit molto fortunato. >>.
 
<< Fortunato….>>, ripeté Elian con aria meditabonda, quasi stesse parlando più a sé stessa che al Hobbit seduto al tavolo dinnanzi a lei: << Ma è davvero solo la fortuna ad averti accompagnato nelle tue avventure sin qui? >>.
Il suo tono di voce pareva essere improvvisamente cambiato e quando ella pronunciò queste ultime parole, Bilbo ebbe l’impressione di captare una nota più dura e indagatrice in quella voce fino a poco prima gentile.
 
Quando Bilbo tornò a sollevare i suoi occhi su di lei, la sorprese con lo sguardo fisso sulla giacca rossa che esso indossava.
 
<< Non capisco a cosa tu ti stia riferendo. >>, si affrettò a esclamare, coprendo con una mano la tasca semiaperta della giacca.
 
Per un attimo ancora ella parve restia ad allontanare lo sguardo da lui e dall’indumento che portava.
Poi, tuttavia, si costringersi a guardare altrove.
Forse avrebbe parlato di nuovo, ma non lo fece.
Gandalf si stava avvicinando a grandi falcate al tavolo dove Bilbo era seduto e, quando Elian lo vide, parve farsi più agitata.
 
<<….. Non importa. >>, borbottò infatti con fare evasivo: << Ora sarà meglio che vada a dare uno sguardo agli altri ospiti. Non vorrei che mettessero troppo a soqquadro la mia povera casetta. >>.
E così dicendo fece per allontanarsi in tutta fretta dal tavolo in cucina.
 
Prima di oltrepassare la porta che conduceva in salotto, tuttavia, ebbe un nuovo attimo di esitazione, come se avesse deciso di andarsene, ma non ne avesse la reale intenzione.
Si fermò sulla soglia, poggiando la mano sull’intelaiatura della porta, quindi si volse di nuovo verso l’Hobbit, esclamando allegramente: << Comunque sono contenta che sia stato tu a vedermi nella foresta. >>.
 
Il sorriso si affacciò sul volto di Elian in maniera così inaspettata e smagliante che Bilbo ne venne totalmente spiazzato e si ritrovò a ricambiare quel gesto come un idiota, continuando a sorridere anche quando ella fu ormai lontana e Gandalf ebbe preso il suo posto.
 
Per un istante, lo stregone che era subentrato alla giovane padrona di casa, restò a osservare il piccolo abitante della contea senza proferire parola; con in volto un’espressione divertita.
Poi, all’improvviso si mise a parlare, annunciando a gran voce: << Sembri felice, mio caro
amico. >>.
 
<< Eh? >>, Bilbo rimase interdetto ancora per una frazione di secondo, poi battendo le palpebre come se avesse appena fissato la sfera incandescente del sole, parve riuscire a mettere a fuoco la figura ammantata di grigio del vecchio mago pellegrino.
 
<< Oh, Gandalf. Non ti avevo visto. >>, bofonchiò.
 
<< Lo avevo notato. Eri così preso a guardare Elian che nemmeno l’attacco di un mannaro ti avrebbe potuto smuovere da lì. >>.
 
<< Io non stavo…… >> fece per schermirsi Bilbo, senza ottenere comunque grandi risultati.
 
Lo stregone lo interruppe infatti a metà frase, riprendendo in mano le redini del discorso con la
sua solita parlantina sciolta e decisa: << È da quando abbiamo lasciato la Contea che non vedevo sul tuo volto un’espressione così tranquilla e sorridente. >>.
 
<< Sono semplicemente lieto di poter essere stato utile. >>, replicò questa volta con maggior prontezza l’altro, iniziando a farsi rigirare il boccale adesso semivuoto fra le mani.
 
<< O sei naturalmente soddisfatto per l’ottima cenetta che Elian ha preparato con le sue mani? >>, indagò Gandalf sorridendo: << Vedo che tu più di tutti hai gradito particolarmente. >>.
Gli occhi acuti del mago si mossero nell’ombra del cappello grigio, indirizzandosi sul panciotto verde che l’amico indossava, con l’unico bottone reduce dal viaggio nella caverna di Gollum che pareva stentare a restare chiuso.
 
Lo sguardo che Bilbo indirizzò sul vecchio amico e compagno di viaggio, brillava adesso di una luce giocosa, mentre posandosi una mano sullo stomaco, dichiarava: << Era da tanto che non mangiavo delle leccornie simili. Non ho resistito, Gandalf e, come si dice fra noi Hobbit, ho mangiato fino a saziare ogni angolo. Dovrei inoltre porgere i miei complimenti alla cuoca. Era tutto estremamente squisito. >>.
 
<< Allora non ci sarà spazio per una fetta di torta finale. >>, esclamò Balin, facendo la sua comparsa nella cucina con in mano a sua volta un grosso boccale pieno di birra fino all’orlo: << Ho sentito dire dalla stessa Elian che è il piatto forte della serata. Io non me la perdo di certo. >>.
 
<< Basta che voi nani ne lasciate una fetta anche per me. >>, rise Gandalf, lanciando un’occhiata divertita al vecchio guerriero. 
 
<< E una anche per me! >>, intervenne Bilbo prontamente: << Credo che un posticino lo troverò ancora, qui da qualche parte, per assaggiarne una fetta…. O magari due. >>.
 
<< Naturale. >>, lo incalzò Gandalf, incrociando le braccia sul petto.
Aveva lasciato il bastone e Glamdring davanti alla porta d’entrata della casetta, insieme al resto delle armi dei nani; al bastone di Bilbo e a Pungolo: << Mai pronunciare la parola torta se nei paraggi c’è un Hobbit affamato da mesi. >>.
 
<< La prossima volta starò ben attento e tenerlo a mente. >>, garantì Balin, strizzando l’occhio all’indirizzo del mago.
 
<< Elian è stata molto gentile ad ospitarci in casa sua e a preparare tutte queste buone cose da mangiare. >>, rifletté Bilbo all’improvviso.
 
<< Hai ragione. >>, convenne prontamente con lui Gandalf, battendogli una mano sulla
spalla: << Ma credo che questo sia il suo modo per sdebitarsi con noi….. E con te soprattutto, mio caro Bilbo. Tu più di tutti meriti le sue attenzioni. Se la notte scorsa non l’avessi vista aggirarsi ferita per i boschi, a quest’ora non saremmo qui al calduccio in questa casa accogliente a discuterne allegramente. >>.
 
Bilbo assentì quasi distrattamente, spostando di nuovo il proprio sguardo verso la finestra.
La pioggia aveva adesso cessato di scendere dal cielo e qualche timido raggio di luna aveva iniziato a fare capolino fra le nubi, rischiarando un poco la radura all’esterno.
 
<< C’è una cosa però Gandalf che mi sono chiesto sin da quando sono corso ad avvertirti della presenza di Elian nel bosco. >>, rivelò all’improvviso, senza voltarsi a guardare in faccia il mago, mentre gli parlava, ma continuando a osservare la sua immagine nel vetro leggermente appannato della finestra: << Davvero tu non l’avevi notata? Davvero pur con la tua vista magica non eri riuscito a percepire la sua presenza? >>.
 
<< Oh, Bilbo. Temo di essere stato troppo concentrato nell’osservare ciò che si trovava dinnanzi a noi, per riuscire a scorgere quello che era rimasto indietro. >>.
Il mago tacque; quindi si allontanò da Bilbo, lasciandolo di nuovo solo al tavolo dove era stata servita la cena.
 
L’Hobbit seguì per un istante le mosse dello stregone grigio, osservandolo di sottecchi mentre si andava a sedere in un angolino del salotto, accanto al camino acceso, poi distolse in fretta lo sguardo, tornando a dedicarsi al boccale di birra posato sul tavolo dinnanzi a lui.
 
Anche mentre sorseggiava quella birra aspra e alquanto forte, però, Bilbo non riuscì a scacciare da sé l’impressione che Gandalf sapesse molto di più di quello che desse a vedere e, seppur fosse suo compagno di viaggio e suo amico, non gli volesse rivelare tutta la verità.
  
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