River Song e il Dottore erano sempre stati stranamente d’accordo, riguardo all’educazione da dare alla figlia: entrambi, infatti, erano giunti alla conclusione che la bambina dovesse conoscere e seguire – per quanto possibile – le tradizioni di entrambe le grandi civiltà cui apparteneva.
Era per questo motivo che, appena sei mesi prima, il Dottore le aveva mostrato lo Scisma Infinito – non prima di averle chiesto se davvero fosse sua intenzione darvi un’occhiata - e sempre per la stessa ragione, Syria alternava sin dalla più tenera età periodi a bordo del TARDIS con altri sulla Terra, dove frequentava una delle migliori scuole del 51° secolo.
Il Dottore era stato categorico, su questo punto: Syria avrebbe continuato quella bizzarra altalena fino a quando non fosse stata grande abbastanza da poter decidere in completa autonomia quale delle due vite preferisse maggiormente. Solo a quel punto avrebbe potuto fermarsi in un'unica realtà.
La bambina sapeva che suo padre aveva avanzato quella proposta in ricordo di quanto accaduto con la nipote, tantissimo tempo prima: Susan aveva scelto di vivere una vita umana, terrestre.
Tuttavia Syria non riusciva a capacitarsi di come qualcuno potesse rinunciare volontariamente al TARDIS, all’universo e ai viaggi nel tempo - sulla Terra, in fin dei conti, il tempo scorreva in modo così lineare, così noioso!
La bambina attendeva solo che i genitori la ritenessero pronta a seguirli in una delle loro avventure - quelle pericolose, di cui parlavano sempre. Avventure in cui arrivare sani e salvi al TARDIS era tutto, fuorché una certezza. Allora avrebbe dimostrato loro di cos’era capace, ed entrambi avrebbero capito quanto una vita umana non facesse per lei.
Ma fino ad allora, Syria non poteva fare altro che andare a scuola insieme ad altri bambini, promettendo costantemente di non comportarsi mai in modo tale da attirare eccessivamente l’attenzione su di sè. Ma la cosa era assai difficile, considerando il suo elevato quoziente intellettivo - di gran lunga superiore a quello di una normale bambina di otto anni, e secondo i suoi insegnanti dovuto alla buona influenza della madre, che ricopriva il ruolo di professoressa di Archeologia in una prestigiosissima università...
Syria avrebbe voluto spiegare che il merito era anche di suo padre, esponente della nobile e antica società dei Signori del Tempo, ma ciò rientrava tra le cose che le erano state tassativamente proibite.
La bambina sbuffò, chiedendosi per quanto tempo ancora sarebbe dovuta rimanere in punizione.
Non era colpa sua se Oliver Strubs non era stato capace di evitare il suo pugno... Se l’avesse fatto, il suo naso sarebbe stato ancora tutto intero, e lui non avrebbe avuto alcun bisogno di mettersi a piangere come un infante! Inoltre, chi gli aveva detto di prendersi gioco di lei e dei suoi bellissimi capelli ricci – uguali a quelli di sua mamma?
La porta della classe si aprì, lasciando entrare la signora Mc Flowers.
«Syria, Syria, Syria... Quante volte ancora dovremo ripetere questa storia?» domandò l’anziana donna, la voce stanca.
A Siria dispiaceva vederla così abbattuta: la signora Mc Flowers le piaceva, in fondo. Viveva vicino alla casa di sua mamma, e si occupava di lei quando una spedizione improvvisa la costringeva a rimanere sola.
Fortunatamente si trattava di situazioni che non succedevano spesso, perché ogni volta sua madre riusciva ad avvisare suo padre con un largo anticipo della sua assenza, evitando in tal modo di interromperlo nel corso di uno dei suoi viaggi in giro per l'universo con la richiesta di andarla a prendere - cosa che lui faceva immediatamente, il più delle volte atterrando con il TARDIS in posti davvero buffi.
Syria ricordava perfettamente quando, circa tre mesi prima, aveva sentito il TARDIS materializzarsi nel giardino di casa, ed uscendo aveva scoperto suo padre appeso ad un albero a testa in giù - la caviglia incastrata in uno dei tanti rami e la cabina blu appollaiata su un altro, come se si fosse trattata del nido di qualche bizzarro volatile.
«Mi scusi. Ma Oliver Strubs…» iniziò.
Ma la donna alzò una mano, interrompendola immediatamente.
«Ne parleremo una volta giunte a casa. Ora potresti lasciarmi sola con la tua insegnante, per favore?».
Syria si imbronciò: non le piaceva affatto essere ignorata!
Uscì quindi dalla classe, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandosi scivolare a terra.
Se solo la spedizione di quel giorno non fosse stata così improvvisa!
Chissà che stava facendo suo padre in quel momento, si chiese con un sospiro. Forse stava salvando un pianeta, oppure si stava godendo una festa organizzata da Jack Harkness…
Syria trovava quell’uomo incredibile: la faceva sempre ridere, ed era uno spasso vedere la faccia di suo padre quando Jack si metteva a fare i complimenti alla sua mamma.
«Come mai quella faccia triste?».
La bambina alzò gli occhi, incontrando quelli di un giovane uomo fermo a qualche metro da lei, accanto a un armadietto.
«Papà!» esclamò, scattando in piedi e correndo tra le braccia del padre. «Che ci fai qui?».
Che sua madre fosse riuscita in qualche modo ad avvisarlo?
«Ohi! Pensavo ti facesse piacere vedermi!» replicò il Dottore, fingendosi offeso.
Syria rise.
«Ho ricevuto questo. E’ tuo, no?» continuò poi l'uomo, mettendola a terra e mostrandole la carta psichica, su cui spiccava un semplice: “Papà”.
Syria annuì, e l’uomo rimise il documento al suo posto.
La bambina pensò che molto probabilmente doveva aver inviato il messaggio poco prima, inconsciamente.
«Sono andato a casa della mamma, ma non c’era nessuno…» spiegò poi il Dottore, affondando le mani nelle tasche.
«Spedizione improvvisa. Mamma non ha fatto in tempo a dirtelo».
L’uomo annuì lentamente, poi fece spallucce.
«Beh, sono qui, ora. Che dici, facciamo un salto nell’antica Grecia? Oppure preferisci un pianeta? Io e Clara stavamo giusto andando a visitarne uno».
«C’è anche Clara?» domandò Syria, dispiaciuta.
Il Dottore studiò la sua reazione.
«Ero appena andato a prenderla, quando ho ricevuto il tuo messaggio. Le ho detto di rimanere sul TARDIS, mentre ti cercavo. Ma c’è qualcosa che non va, piccola?».
Syria scosse piano la testa.
«Dici sempre che non ti piace essere prelevato… E ho anche interrotto un viaggio con Clara! Sarai arrabbiato, ora...» mormorò.
Il Dottore sorrise.
«Tu non mi hai prelevato, Syria. Sono venuto di mia spontanea volontà. Inoltre è un po’ che Clara voleva rivederti. Allora, che ne dici?».
Syria si morse il labbro.
«Non posso venire. Non finché la signora Mc Flowers non avrà finito di parlare con la mia insegnante».
Il Dottore si accigliò.
«Che è successo?».
«Sono stata di nuovo messa in punizione. Un mio compagno, Oliver Strubs, prendeva in giro i mie capelli»
«Che hanno che non va i tuoi capelli? Sono stupendi» borbottò il Dottore, confuso.
«E’ quello che ho detto anche io! Ma lui ha continuato, dicendo che assomiglio a una pecora. Papà, ho dovuto colpirlo!».
«Syria…» sospirò il Dottore, piegandosi alla stessa altezza della figlia. «Sai che non approvo la violenza gratuita. Capisco che questo Oliver ti abbia infastidita. Ma la violenza chiama solo violenza. Perché non l’hai detto alla tua insegnante?».
Syria fece spallucce.
«Era solo un pugno».
Il Dottore si lasciò sfuggire un ghigno.
«Se è come quello di tua madre e tuo nonno…» mormorò, prima di riscuotersi. «Va bene, ma promettimi che la prossima volta proverai prima a parlare».
Syria s’imbronciò.
«E se non dovesse funzionare?»
«In quel caso non vorrei essere nei panni di chi ti ha fatto arrabbiare» rispose lui, dandole un buffetto.
Syria sorrise radiosa, e stava per replicare, quando la signora Mc Flowers uscì dalla classe.
La donna si guardò intorno preoccupata, in cerca di Syria, e quando la vide in compagnia del Dottore, il suo viso sbiancò.
Si fece avanti, quasi intimidita.
«Syria, che ne dici se ora andiamo a casa?» propose, cercando di non mostrarsi troppo nervosa.
Per tutta risposta, la bambina prese la mano del Dottore, un grande sorriso sul volto.
«Non posso venire a casa con lei, signora Mc Flowers» disse.
«E perché mai?»
«Ehm… Salve» s’intromise il Dottore, porgendo la mano libera alla donna. «Penso che Siria intenda dire che verrà con me».
L’anziana donna guardò alternativamente la mano tesa e il Dottore.
«E lei sarebbe…?».
«Oh, giusto. Piacere, sono il Dottore».
«Dottore chi?» chiese la donna.
Syria riuscì chiaramente a percepire un piccolo brivido, come una piacevole scossa elettrica, attraversare il corpo del padre - quasi che adorasse quando qualcuno gli rivolgeva quella domanda.
«Solo il Dottore» rispose l'uomo.
La signora Mc Flowers parve confusa.
«Lei quindi è il dottore di Syria?» chiese.
Che la bambina dovesse sottoporsi a qualche visita a sua insaputa?
Syria represse a stento una risata nel vedere l’espressione del padre.
«No… Sono il Dottore. E’ così che mi chiamo. O meglio, è così che mi chiamano gli altri. A volte anche io chiamo me stesso in questo modo, è vero. Ma…» tentò di spiegare, prima di fare spallucce. «Ad ogni modo, sono il padre di Syria».
L’uomo guardò la sua interlocutrice, sperando che questa avesse capito.
«Syria è mia figlia» aggiunse, scandendo bene ogni parola - tanto per essere sicuro.
L’anziana donna si accigliò, chiedendosi da dove fosse saltato fuori quello strano individuo e se Syria fosse davvero al sicuro, al suo fianco. Non sembrava, infatti, una persona con tutte le rotelle al posto giusto...
«Io davvero non riesco a capire…» iniziò.
Il Dottore lanciò un’occhiata esasperata alla figlia, che continuò a ridacchiare sommessamente.
Poi il Gallifreyano prese un profondo respiro, ripromettendosi di usare termini facili e assolutamente non–tecnici.
«La mamma di Syria – questa bambina – è mia moglie. Io sono suo padre. Non di mia moglie!» si affrettò ad aggiungere, nel timore che la confusione della donna potesse aumentare a dismisura. «Sarebbe terribilmente sbagliato, e assolutamente fuori luogo».
La Signora Mc Flowers aprì e chiuse la bocca per qualche istante.
«Certo, avevo capito» disse infine.
Per chi l’aveva presa, per una stupida?
«Ne è sicura? Perché se non lo è, non c’è nessun problema. Ho a che fare spesso con persone non molto brillanti, ed inoltre sono bravo con i grafici e gli schemi colorati!» si offrì il Dottore, allegro.
Siria ormai non ne poteva più dal ridere: era diventata tutta rossa in viso, e le faceva anche male la pancia.
La donna fece per ribattere, ma rinunciò.
«Quindi suppongo che sia interessato a quanto l’insegnante di Siria mi ha appena detto» disse, invece.
«Veramente io e lei stavamo giusto per raggiungere un’amica sul…» iniziò il Dottore, indicando qualcosa alle sue spalle.
La figlia gli aveva già raccontato ogni cosa, che senso poteva avere sentire le medesime parole, seppur dette da un’altra persona?
Inoltre quella buffa vecchietta, per quanto simpatica, non gli sembrava certo molto affidabile. Era chiaro che doveva avere seri problemi a livello intellettivo...
Sospirò rassegnato. In fondo, che male avrebbe fatto accontentarla?
«Se proprio ci tiene, perché no?» sorrise incoraggiante.
«Il suo temperamento la preoccupa. Mi ha riferito che ci sono giorni in cui è tranquillissima, e quasi non si ci accorge della sua presenza; ma altri – come oggi - in cui è impossibile trattenerla. Sa che ha rotto il naso a un suo compagno?».
Al Dottore sfuggì un sorrisetto.
«Allora è proprio come quello di River e Rory...» mormorò impercettibilmente.
«Come dice?»
«Dicevo che Syria me l’ha accennato giusto qualche minuto fa».
La signora Mc Flower fissò il Dottore in attesa che continuasse la frase, ma l’uomo non disse altro.
«E non pensa che sia giusto farle comprendere quanto sia sbagliato quello che ha fatto? Non so se lei è il tipo di persona che approva l’utilizzo delle punizioni, ma…» lo incalzò.
Il Dottore giocherellò distrattamente con i riccioli biondi della bambina.
«Un tempo lo ero, ma ora ho cambiato idea» disse, pacatamente.
«Beh, forse dovrebbe tornare a farlo».
Il Gallifreyano ghignò, senza alzare gli occhi dal suo innocuo passatempo.
«Si fidi, è meglio di no».
L’anziana donna studiò nuovamente il Dottore.
«Ci siamo già incontrati?».
L’uomo fece spallucce.
«Sono un tipo che viaggia molto, di conseguenza incontro tante persone. Ma non dimentico mai una faccia, e la sua non ricordo di averla mai vista, mi spiace».
La signora Mc Flowers parve interessata.
«E’ anche lei nel campo archeologico, come sua moglie?» chiese.
«Buon Dio, certo che no! Avere a che fare con quell’enorme ammasso di pettegolezzi...! Preferirei mille volte di più ricevere un sonoro colpo in testa» replicò il Dottore, disgustato.
«Allora cosa la spinge a viaggiare tanto, se posso chiederlo?»
«In realtà la mia è più che altro una ricerca…».
La donna sgranò gli occhi.
«Oh, ora ho capito! Lei si fa chiamare 'Dottore' perché è un ricercatore! Ma certo!».
Il Gallifreyano scoccò un’occhiata rassegnata alla signora Mc Flowers. Povera donna, era proprio irrecuperabile!
«Se vuole vederla così… Sì, sono un ricercatore» replicò, comprensivo.
Era meglio assecondare le convinzioni di quella simpatica vecchietta, per non spezzarle il cuore. In fondo lei ce la metteva chiaramente tutta.
La signora Mc Flowers sorrise a Syria, decisamente più sollevata.
«Beh, non mi sembra educato trattenervi oltre. Fai la brava, Syria. E vieni pure a trovarmi, uno di questi pomeriggi»
«La ringrazio per l’invito» rispose educatamente la bambina.
La donna strinse la mano del Dottore.
«E’ stato davvero un piacere conoscerla… Dottore» rise.
Poi se ne andò, lasciandoli soli nel corridoio.
Il Gallifreyano guardò la figlia, perplesso.
«Umani. Sono così bizzarri».
Le rivolse un gran sorriso.
«Allora... Antica Grecia e poi un gelato con Clara?».
Una nuova (e spero piacevole) fanfiction con Siria. Avevo davvero bisogno di pubblicarne una, dopo alcuni recentissimi spoiler sull’episodio natalizio di quest’anno che mi hanno decisamente “messo a terra” XD
Le recensioni sono sempre ben gradite ^^.
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