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Autore: feferica    04/05/2008    4 recensioni
La difficile scelta di Shinichi di andarsene per sempre dal Giappone e la sua ultima lettera per Ran... Accetterà quest'ultima la decisione del suo amato? Sarà disposta ad andare contro l'austero padre per seguire il suo cuore?
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I. Fiori D'Hawaii - The Letter

Fiori D’Hawaii

1. Fiori D’Hawaii: The Letter

Cara Ran,

so già che dopo aver letto questa lettera mi crederai un vigliacco, e so che avresti tutti i diritti per farlo. Però volevo solo dirti quanto mi dispiace di non averti potuto rivelare prima il mio segreto… vederti ogni giorno piangere per me, sperando in un mio ritorno, senza che io potessi o volessi rivelarti il mio segreto, mi spezzava il cuore, e più di una volta sono stato sul punto di dirti tutta la verità.

Se l’avessi fatto entrambi ci saremo sentiti meglio dentro, ma ti avrei messo in un pericolo più grande di me, e questo non lo potevo sopportare… Ma alla fine i miei sforzi non sono serviti a niente…infatti tu ha scoperto la verità nel peggiore dei modi, e quel che è peggio non sono stato io a rivelartela…

Ti ho messa in grave pericolo, e tutto solo perché speravo un giorno di poter stare con te… Avrei dovuto dirti addio fin dal primo momento che incontrai Ai…quando scoprii la verità sull’organizzazione, e lasciarti vivere la tua vita felice e spensierata, come dovrebbe essere quella di tutti i giovani della nostra età…

Non sai che dolore ho provato nel momento in cui vidi Gin posare la canna della sua pistola sulla tua tempia…quell’immagine resterà per sempre vivida nella mia mente…Non potrò mai perdonarmi di averti lasciata sola nel momento in cui avevi più bisogno di me, facendoti catturare da quegli assassini senza pietà…

Non ti chiedo il tuo perdono, perché so di non meritarmelo… Vorrei solo averti detto prima le parole che ho pronunciato solo due giorni fa, ma la mia stupidità me l’ha impedito…

Forse un giorno ci rincontreremo… Ma ti prego, non venire più a cercarmi… Voglio che tu viva felice Ran. Dimenticami e trova un ragazzo che sia capace di difenderti e amarti come io non sono stato in grado di fare per tutti questi anni.

Tu resterai per sempre nel mio cuore, anche se enormi distanze ci separeranno…

Lascio questa lettera nelle mani dei piccoli detective che mi sono stati accanto anche dopo aver scoperto la verità su me e Ai…

Perdonami, ma adesso devo andare. Ti auguro tutta la felicità possibile, Ran.

Ti amo, Shinichi

 

Le lacrime avevano già iniziato a inzuppare la carta bianca. L’inchiostro di molte lettere era ormai sbiadito, e a fatica si riuscivano a leggere le ultime righe.

Una lacrima scese dalla bianca guancia della ragazza, sbiadendo anche il nome del mittente della lettera.

La stanza era illuminata dai raggi del sole estivo che splendeva alto nel cielo. Le pareti bianche dell’ospedale abbagliavano la gente, creando una suggestiva atmosfera di pace e serenità. Per i corridoi si sentiva solo il rumore di carrelli e carrozzelle trasportate dalle infermiere, mentre nella stanza 438 risuonavano incessanti i singhiozzi di una diciottenne.

La porta si aprì, ed entrò un ragazzo della sua stessa età, i capelli scuri nascosti sotto un cappellino e la carnagione scura.

Ran si asciugò velocemente le lacrime e salutò il nuovo arrivato con un sorriso, nascondendo la lettera sotto il lenzuolo.

Il giovane rimase in piedi vicino al letto, la visiera ben abbassata per coprirgli gli occhi.

“Ran…c’è una cosa che devo dirti…” Cominciò il ragazzo.

La ragazza alzò gli occhi arrossati verso di lui, pregandolo di parlare senza mezzi termini.

“Ieri pomeriggio Shinichi ha lasciato il Giappone.”

Ran rimase paralizzata. Era come se il tempo si fosse fermato, mentre lei aveva ricevuto un altro colpo di pistola dritto al cuore.

“Mi dispiace…” Heiji Hattori, giovane detective di Osaka, pronunciò le parole con le lacrime agli occhi, mentre la ragazza distesa nel letto cercava di riprendersi da quello shock.

“Non…Non è stata colpa tua…Ha deciso…di lasciare il Giappone a causa mia…” Ran aveva lo sguardo perso nel vuoto, mentre il ragazzo la osservava silenzioso, “E’ colpa mia se Shinichi se n’è andato!” Le urla di Ran risuonarono per il corridoio dell’ospedale, facendo accorrere alcune infermiere.

“Se non l’avessi seguito l’altro giorno a quest’ora lui sarebbe qui! Dovevo dirgli che non sono rimasta a casa quando se n’è andato! Avrei dovuto fidarmi di lui! È stato anche ferito per colpa mia!” Le infermiere accorse alle urla della ragazza rimasero immobili a fissare la scena davanti a loro, ma un’altra persona era sullo stipite della porta…

“Kogoro!” Esclamò Heiji, vedendo l’uomo osservare mesto la figlia.

Il detective si avvicinò alla ragazza, e sedendosi sul letto le accarezzò amorevolmente i capelli.

“Ran, figlia mia, ti prego non piangere.” Disse dolcemente l’uomo.

Heiji lasciò la stanza, allontanando la marea di infermiere e pazienti fermi davanti alla porta.

Kogoro rimase con Ran, lasciandola sfogare sulla sua spalla, e solo quando si calmò riprese a parlare.

“Ascolta Ran, devi dimenticarlo.” L’uomo guardò la figlia negli occhi, che di risposta li sgranò sorpresa, “Se te lo dico è per il tuo bene. Se non fosse per lui a quest’ora non saresti in un letto d’ospedale a piangere, per di più ferita al braccio!”

Ran abbassò la testa, indignata.

“Come puoi venire qui a chiedermi una cosa simile?” I pugni stretti ai lembi del candido lenzuolo, “Ma ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo??!! Se sei venuto qui solo per chiedermi una cosa simile scordatelo! Non puoi decidere della mia vita! Ormai sono grande e posso fare le mie scelte!”

La ragazza si alzò dal letto, dalla parte opposta a dove si trovava il padre. Si avvicinò alla finestra e scostò le sottili tendine bianche, facendo trasparire alcuni raggi di luce.

“Ran! Sono tuo padre, e come tale devo impedirti di farti fare scelte che rimpiangerai per tutta la vita! Quel ragazzo è un pericolo! Lo è sempre stato fin da quando eravate piccoli, ed io l’ho sempre saputo!” Kogoro si alzò dal letto velocemente, avvicinandosi alla porta.

“Bhe… Almeno se n’è andato. Non credo che tornerà indietro molto presto, ma è meglio così. Vedi di dimenticarlo in fretta e di trovarti qualcuno che sia meno…pericoloso.” Il detective sparì dietro alla porta, mentre lasciava Ran in lacrime davanti la finestra.

Kogoro era cambiato molto negli ultimi tempi, diventando molto severo con la figlia e odiando Shinichi più di quanto non lo facesse prima che rientrasse in maniera spropositata nella vita di tutti loro. Sapeva da tempo del profondo affetto che si era instaurato tra i due ragazzi, e si era sempre opposto ad una loro possibile relazione, temendo che la figlia potesse restare ferita dai comportamenti del ragazzo. Ma ora le cose era mutate in peggio, e senza che Ran se ne rendesse conto.

‘Ho deciso!’ Pensò sicura la ragazza, e senza pensarci troppo raggiunse l’armadio bianco della stanza, prese uno zaino posto sullo scaffale e la lettera ancora nascosta tra le pieghe del lenzuolo.

Se la rigirò tra le mani, cercando qualche indizio per ricondurla a lui, poi un ricordo le balenò in testa. Aprì il cassetto nel quale aveva ritirato la busta che le avevano recapitato i bambini, e trovò sul fondo un piccolo portachiavi a forma di fiore bianco, con una sfumatura gialla verso il pistillo.

Rimase incantata da quello splendido regalo. Improvvisamente si ricordò di averlo già visto da qualche parte, e un ricordo confuso le tornò alla memoria.

Quello era il fiore che Shinichi le aveva regalato appena tornato dal viaggio alle Hawaii di qualche anno prima. Gliel’aveva portato non appena sbarcato dall’aereo, per consegnarglielo prima che si seccasse.

Si riprese da quel dolce ricordo e si trasferì in bagno, dove si preparò per partire.

  
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