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Autore: masterteo89    30/11/2013    0 recensioni
Ayame x OC. Il destino, sommo artefice, traccia il percorso della nostra vita. Ma sta al singolo uomo il compito di deviare nei momenti opportuni, forgiando il proprio futuro.
Questa è una storia che mostra come due individui apparentemente diversi tra loro riusciranno a superare le loro differenze, forgiando un legame indissolubile che resisterà persino all'oblio imposto dallo scorrere del tempo.
Di sfondo, in tre differenti archi avremo ambienti e quant'altro inerenti a Deathtrap Dungeon, Inuyasha e Parasite Eve 2.
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ayame, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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2- Il giardino di Minosse Eccoci quà, il primo ostacolo della camminata attraverso il labirinto. Se vi piace la storia non sate timidi e recensite, mi raccomando.

Oggi incontriamo 3 creature che potrete leggere e vedere dal bestiario (link posto nel primo capitolo) : orco, minotauro e alchimista del caos.
La colonna sonora consigliata per la lettura del capitolo è :  http://www.youtube.com/watch?v=fZjy8yVRNwg
Alla prossima! Commentate mi raccomando!

2- Il giardino di Minosse

I due compagni camminarono in silenzio per lunghi, interminabili minuti carichi di incertezza e tensione.

David era assorto nei suoi pensieri e occasionalmente gettava uno sguardo verso la figura del suo compagno silenzioso : calma e imperturbata, la giovane proseguiva con un incedere deciso e sicuro.

Quale differenza tra i due! Se Ayame si muoveva in maniera felina, fluida e silenziosa, David al confronto si sentiva impacciato e goffo. In realtà la differenza non era così marcata, ma un umano tende a sentirsi inferiore dinanzi a una novità inattesa, quali le doti fisiche degli Youkai.

Non avevano incontrato nessuna creatura, fortunatamente : sicuramente non era destinato a durare, tuttavia David non poteva lamentarsene.

Dopotutto era indifeso, a differenza della lupa al suo fianco. Quegli artigli, quelle zanne, quella lama : ogni aspetto della giovane suggeriva di prestare estrema cautela.

Non era molto loquace, ma non la si poteva biasimare : David non comprendeva la sua lingua. Inoltre, non sembrava il tipo di persona pronta a fidarsi del suo prossimo con grande facilità.

Al momento i due avevano perlustrato ogni possibile percorso, arrivando alla conclusione che l'unica uscita da quel labirinto fosse attraverso la robusta porta di legno che si parava dinanzi a loro.

Ben serrata, pareva osservare sprezzante i due sventurati. Erano in quello che pareva un enorme atrio, illuminato fiocamente da alcuni vecchi candelabri consumati dal tempo e dalla ruggine.

Si poteva udire il suono lontano delle gocce d'acqua che si infrangevano contro l'aspro terreno, probabilmente provenienti da falde acquifere nelle vicinanze.

L'odore di umidità e cera bruciata era molto intenso, ma almeno la considerazione di essere gli unici esseri viventi presenti nella sala era in qualche maniera sollevante.

Ayame, con estrema noncuranza, poggiò una mano contro il portone privo di maniglia e spinse. Tuttavia, contrariamente a ciò che si era immaginata, il portone pareva restiò a schiudersi dinanzi alla forza bruta della lupa.

A nulla valsero i suoi sforzi : spinte vigorose, calci , pugni , calci e ringhi di frustrazione non portarono ad alcun risultato. Nemmeno l'aiuto di David riuscì a risolvere il problema.

Quella porta semplicemente non desiderava aprirsi. E mentre i due rimuginavano sul da farsi, una voce alle loro spalle li fece trasalire di sorpresa. Un sibilo roco e minaccioso, incorporeo e proveniente da un punto imprecisato della sala.

" Io sono il guardiano, del passato porto la voce e divoro ogni cosa con estremo furore. Badate, voi che entrate."                                                                                                            

-- Ma cosa...-- Domandò David, guardandosi attorno. Al suo fianco, Ayame portò una mano sull'impugnatura della katana e iniziò a soffiare minacciosa, quasi fosse un felino.

-- çò°é@!-- Esclamò incomprensibile la giovane, digrignando i denti.

Per tutta risposta, una risata fredda risuonò nella sala. Poi la voce continuò.

" Riflettete o morite. Facile l'indovinello, ma assai arduo per chi è privo di cervello o intelletto.

Io sono incorporea, intangibile, tuttavia unica per ogni creatura.
Passato, presente e futuro non mi perturbano, il tempo stesso è impotente nel governare il mio destino.
Muoio dinanzi al nero oblio profondo, ma benedetta dalla luce a nuova vita sempre risorgo.
Quando il disco solare è a meta del suo percorso nei recessi dell'anima tosto recedo : tuttavia più l'astro si avvicina all'apice e al termine del suo percorso più io mi allungo.
Solo un codardo mi teme, perchè io sono te e tu sei me.
Cosa sono?"

Detto ciò, calò il silenzio. Un indovinello era l'ultima cosa che entrambi si aspettavano, a giudicare dalla faccia perplessa di Ayame e dal volto corrucciato di David.

Ma fortunatamente per loro avevano un vantaggio : David, inutile nel combattimento, non era uno sciocco e sapeva indubbiamente riflettere...a differenza di Ayame.

Dal modo in cui si umettava le labbra, il capo reclinato di lato, si intuiva chiaramente che stava cercando una soluzione ottenendo scarso successo.

Finalmente David poteva rendersi utile, e con  la consapevolezza di ciò l'ardore gli infuocò l'animo. Determinato, iniziò ad analizzare l'indovinello.

-- Il primo verso pare essere utile solo se già si ha un'ipotesi di risposta all'indovinello, è quasi una sorta di prova per verificare la liceità della risposta. Lecito è solo rispondere correttamente, a ben pensarci.--

Si accorse a mala pena dello sguardo di Ayame che lo fissava, pieno di curiosità.

-- Idem per il secondo verso. Nel terzo verso intuisco che l'ignoto si manifesta solo di giorno. O forse l'unico requisito affinchè possa esistere è una fonte di luce? Il quarto verso è interessante...mi fa venire in mente un'idea.--

Il giovane senza esitare un istante di troppo, esclamò -- La risposta è l'ombra!--.

Silenzio. Ma in breve si levò un cigolio che diveniva sempre più stridente man mano che il vecchio portone ruotava sui cardini arrugginiti. Vittoria, erano riusciti ad aprire la porta.

Ayame manifestò la sua gratitudine scoccando un effimero sorriso al giovane umano, mentre davanti a loro si apriva il percorso verso il temuto inferno di trappole e sangue. 

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David si era aspettato lunghi cunicoli o sale tetre e disabitate, in generale ambienti analoghi a tutto ciò che aveva incontrato fino a quel momento. E Ayame doveva essere altrettanto delusa, perchè non pareva affatto entusiasta all'idea di oltrepassare quella porta.

Il motivo? Si trovavano dinanzi a un vicolo cieco. Un piccolo corridoio , lungo al massimo una decina di metri, terminava bruscamente senza mostrare segni di passaggi o pertugi. Tuttavia, David aveva imparato a capire che l'apparenza era solo una facciata in quel labirinto. La realtà aveva innumerevoli facce, quasi tutte celate nell'ombra.

Dunque, avanzò cautamente di alcuni passi, preceduto da Ayame che mentre procedeva voltava impercettibilmente il capo a destra e a manca, pronta ad ogni evenienza.

L'intero corridoio era illuminato da tre torce, due ai lati e una che solitaria si ergeva al termine del passaggio. David non era neanche giunto a metà del passaggio che un rombo sordo risuonò nella sala, reboante, mentre il portone alle loro spalle si richiudeva con un tonfo sordo.

Ayame, che al momento era intenta a studiare la fiaccola solitaria con discreto interesse ( il supporto era interamente d'oro...interesse venale forse?) , si voltò allarmata verso l'ingresso. Dopodichè la sala cominciò a tremare, confermando i sospetti del giovane umano.

--Aggrappati a qualcosa Ayame!-- Urlò senza perdere altro tempo, afferrando a sua volta il supporto di una delle due torce laterali. Una manciata di secondi e il pavimento incominciò a creparsi e scheggiarsi, per poi franare nell'ignoto abisso sottostante.

David tentò con tutte le sue forze di rimanere aggrappato al supporto, ma lo sforzo fisico sommato al calore ustionante delle fiamme costrinserò in breve il giovane alla resa. Penzoloni sull'abisso nero come la pece, alzò rassegnato il capo verso la lupa.

-- Mi dispiace-- Mormorò, poi lasciò la presa. Ayame non ebbe il tempo di dire nulla, impotente mentre il buio reclamava la vita del suo compagno.

La guerriera analizzò rapidamente la situazione : si trovava aggrappata a una torcia nel mezzo di una sala sigillata che si apriva sotto di sè verso un oscuro abisso.

Poteva rimanere aggrappata e sperare in un miracolo, oppure poteva farsi coraggio e mollare la presa. L'idea di precipitare nell'abisso non era allettante, tuttavia pareva essere l'unica via di uscita.

Non c'era altro da fare : serrò risoluta la mascella e lasciò la presa, preparando il suo corpo ad attutire l'impatto con il suolo.

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Buio. Ayame non sapeva definire per quanto tempo fosse precipitata, sapeva solo di essere atterrata su qualcosa di molle e soffice. E non era il corpo di David, come subitò appurò tastando il terreno a tentoni. Lasciando perdere la questione, si rizzò in piedi e voltò il capo a destra e a manca. Il nero oblio incontrava il suo sguardo, ma c'era un punto in cui era possibile scorgere una piccola fonte di luce...lontana, come un'astro solitario.

-- David?-- Domandò esitante, annusando l'aria. L'odore del giovane era leggero, tuttavia era presente : l'umano era passato di quà. Non avendo alternative, la lupa si diresse verso il puntino luminoso che ad ogni passo diveniva sempre più grande.

Alla fine il "puntino" si rivelò essere una fiaccola lontana che illuminava un cunicolo ampio e fangoso, per nulla roccioso come si era aspettata. Pareva di essere in una galleria sotterranea, infatti dalle pareti spuntavano a tratti lunghe radici nodose.

In fondo al cunicolo, fortunatamente illuminato, Ayame distinse tre particolari : un tomo vecchio e polveroso, una grata metallica abbassata per tre quanti verso il terreno, e la figura di David intenta a leggere il tomo.

Ayame era quasi certa che il giovane non l'aveva udita arrivare, tuttavia dovette ricredersi quando David mosse le labbra e iniziò a parlare.

-- Ayame, siamo nei guai. Ora la situazione inizia a farsi seria.-- Poi, sottovoce ( ma Ayame lo sentì ugualmente grazie al suo fine udito) --Diamine, sapevo che avrei fatto bene a starmene in quella sala a morire dissanguato.--

Schiarendosi la voce, continuò -- Ayame, stavo leggendo questo volume. A quanto pare il barone è stato così gentile da fornire agli avvenurieri un'anticipazione di ciò che incontreranno nel loro percorso. Ma ti delizierò ancora! Senti un pò cosa c'è scritto :

" Avventuriero che intrepido affronti il mio labirinto, benedetto dalle tenebre e dal dragone Melkor, bada! Ti trovi nel Giardino di Minosse, nel territorio degli alchimisti che ricercando l'immortalità hanno ottenuto solo follia e dannazione eterna.
Due di loro hanno risposto alla mia chiamata, animati da nefasti intenti. Se vuoi raggiungere la loro dimora dovrai inanzitutto sopravvivere al loro malizioso gioco :  superata questa grata la clessidra comincerà a girare. Ogni granello di sabbia rappresenterà lo scorrere inesorabile della tua vita. Quattro rintocchi di una campana. Tre parti di un congegno ti apriranno la via. Ma tarda anche solo di un istante e rapido giungerà il quinto rintocco. E al quinto rintocco i minotauri verranno rilasciati. " --

Non vi era scritto più nulla. Le altre pagine bel volume erano ingiallite e consumate, ma prive di parola alcuna. Esalando un lungo sospiro, il giovane si appoggiò schiena contro la vecchia grata.

Ayame dal canto suo pareva determinata e intrepida, infatti la mano appoggiata sul pomo della sua katana si contraeva e distendeva spasmodicamente, quasi desiderasse estrarre la lama e fiondarsi in battaglia.

-- Ayame-- Disse infine David, incrociando il suo sguardo -- Dobbiamo essere rapidi e prudenti. Ma soprattutto rapidi. Non sappiamo quante bestie ci troveremo ad affrontare, inoltre te sei l'unica in grado di combattere. Dobbiamo categoricamente azionare le tre parti del fantomatico congegno prima che suonì il quinto rintocco.--

La lupa chinò il capo in assenso, poi senza perdere altro tempo i due strisciarono sotto alla vecchia grata arrugginita. Lasciandosi così alle spalle l'ultima oasi sicura.

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Il Giardino di Minosse a quanto pare era un grande spiazzo scavato nella terra, ai lati del quale si aprivano numerose gallerie. La sala, pur non essendo enorme, si estendeva in altezza fino a perdersi nel buio in lontananza. E in alto, nella penombra, si intravedeva un camminamento sopraelevato, una sorta di ponte.

La piazza era invasa da radici robuste e secolari, e tra gli spiragli di quelle appendici nodose si potevano intravedere resti di ossa umane e corazze arrugginite. L'intero locale puzzava di aria stagnante e morte.

Singolari erano le strutture adese alle pareti. Le pareti infatti , anche se per lo più ricoperte di terra, erano di pietra e cinerei ingranaggi facevano capolino dalla roccia, girando lentamente e producendo sinistri cigolii. In effetti si poteva udire un fioco rumore di ingranaggi e giunture in movimento, facendo intuire quanto artificiale fosse quell'ambiente.

Ma non potevano perdere tempo. Scavalcando alcune radici, i due compresero di dover operare una scelta poichè le gallerie erano troppe ed il tempo troppo poco.

-- Che si fa?-- Domandò David prima che il suono delle sue parole venne soffocato da uno ben più sinistro.

DONG...il primo rintocco.

Alla loro sinistra si apriva una scalinata , tuttavia il passaggio era bloccato da una grata metallica spessa e robusta. Probabilmente era lì che dovevano dirigersi non appena avessero attivato il congegno.

Le altre gallerie invece parevano tutte uguali tra loro. Parevano, la parola fondamentale.

Un luccichiò attirò l'attenzione del giovane che rapido si mosse verso l'imboccatura di un cunicolo. Per terra, calpestato e quasi sotterrato, spuntantava un filo. Ma non era un normale spago, bensì un filo sottile e dorato.

-- Il vello d'oro?-- Mormorò David, rigirandosi il filo tra le mani. Qualcosa non quadrava. Quell'indizio puzzava d'inganno.

Le parole concitate e senza senso di Ayame lo scossero dai suoi pensieri. A quanto pare stava tentando di fargli capire di seguirla.

Non appena la raggiunse, vide che in mano teneva un filo di spago sfilacciato e sporco di terriccio. Ma non appena lo ebbe esaminato, David scosse il capo. Stava iniziando a leggere uno schema in tutto ciò.

Allo sguardo interrogativo di Ayame, David spiegò -- Questo posto si ispira vagamente al labirinto del Minotauro della mitologia. Di conseguenza, penso che gran parte dei cunicoli conduca solo ad una perdita di tempo.--

Ayame fece un cenno con il capo, pensosa. Evidentemente era giunta anche lei a simili ipotesi, tuttavia si era sbagliata su un piccolo particolare.

-- Ayame, l'idea di seguire il cunicolo con il filo di spago è buona, ma temo non sia la giusta scelta.--

Senza dare tempo alla lupa di replicare (non che tanto ne avrebbe capito le sue parole...) continuò -- Il filo di Arianna era di lana, non di spago o quant'altro. Cerchiamolo e troveremo sicuramente la galleria giusta. O almeno lo spero...--

DONG...il secondo rintocco.

Senza perdere altro tempo si divisero e cercarono il cunicolo con il filo di lana all'imboccatura.

Lo trovarono...solo che ne trovarono due anzichè uno.

-- Mmm...ho sbagliato?-- Tentò David, facendosi piccolo sotto lo sguardo accusatore di Ayame. --...Ningen no baka-- Replicò la lupa, scuotendo il capo sconfortata. O almeno a David parve di sentire quelle parole. Non comprendeva il giapponese, ma era certo che la donna avesse commentato negativamente le sue qualità intellettive.

Piccolo lupo ingrato...la prossima volta le avrebbe lasciato fare, e poi avrebbe riso lui.

Decisero di separarsi per esplorare entrambi i cunicoli contemporaneamente. Scelta stupida ma obbligata, il tempo stringeva.

E fu così che Ayame si ritrovò dopo una lunga camminata a sbattere il muso contro una bella parete rocciosa. Solida, dura, implacabile. E del congegno? Neanche una traccia.

Nel frattempo David stava maledicendo il destino e in generale ogni singolo santo in paradiso.

Aveva trovato i tre pezzi del congegno, o meglio, le tre leve del congegno. Purtroppo non aveva preso in considerazione l'ipotesi che fossero sorvegliati da qualcuno.

E fu così che si ritrovò nascosto dietro una delle tante colonne che decoravano la stanza del congegno. Ma non era solo, dopo una fuga precipitosa una creatura sporca e rumorosa lo stava cercando senza tregua.

Girando tra le colonne, un grosso orco dalla pelle verdastra e nauseabonda stava cercando il malcapitato avventuriero, desideroso di farlo a pezzi.

La creatura, alta almeno due metri, era fisicamente diversa dagli orchi delle fiabe : non era gigantesca, anzi! Aveva la stazza di un comune uomo, anche se un pò più alto e muscoloso. E apparentemente era anche stupido come una capra.

Ma anche una capra può diventare pericolosa se brandisce una sciabola.

David era con le spalle al muro, non poteva fare altro che tentare di fuggire. Ma mentre rifletteva su come sfuggire alla creatura, il muso della bestia fece capolino da dietro la colonna dove il giovane si stava nascondendo.

L'orco lo afferrò per il collo e lo gettò sul pavimento roccioso, ruggendo di gioia. David non perse tempo : repentinamente si alzò in piedi e si gettò di lato quando la sciabola della creatura descrisse una traiettoria ad arco con il chiaro intento di decapitarlo.

Quando l'orco mancò il bersagio ruggì confuso, grattandosi il capo e osservando con attenzione la lama della sua sciabola. -- Ma sei il fratello tardo di Shrek?-- Commentò David rialzandosi in fretta.

Dandosela a gambe levate, l'orco alle sue spalle all'inseguimento, fu così che Ayame li trovò. Senza perdere tempo in inutili chiacchiere, si sbarazzò in fretta dell'orco con un fendente fulmineo della sua affidabile katana.

David, pallido come un cencio, non perse tempo a ringraziare profusamente la lupa per avergli salvato la pelle. Ayame si limitò a sorridere rassicurante , facendo un gesto di noncuranza come per fargli capire di non stare a pensarci troppo.

DONG...il terzo rintocco.

Il tempo stringeva veramente! Senza indugiare oltre i due si fiondarono verso il congegno in fondo alla sala.

Sorpresa, un'altra trappola li attendeva. Dannato labirinto, dannati alchimisti.

In fondo alla sala c'erano tre leve con scolpite tre iniziali : A , I , D.

Alle spalle del congegno, oltre a numerosi ingranaggi immoti, vi era una scritta scolpita nella dura roccia:


Io sfidai il sole e annegai.
Io sfidai il sole e mi portai dietro il dolore
Io sfidai il buonsenso : mi fidai incautamente del mio prossimo.

L'ordine in cui mi presento non è la chiave. Il canuto precede il tenero virgulto, ma è saggio dare la precedenza a un cuore infranto. "

-- Meraviglioso. Un nuovo indovinello. Tuttavia stavolta è facile, basta ricordarsi la mitologia. Ayame?--

La lupa sorrise compiaciuta, poi mormorò --A , D , I--

--Infatti-- Concluse il giovane. -- Come immaginavo. I stà per Icaro, che sfidò il sole e questi gli sciolse la cera, facendolo precipitare nelle acque. Dedalo invece fu abbastanza saggio da volare basso, e potè raccontare come morì suo figlio. A invece stà per Arianna, che venne abbandonata sull'isola deserta da Teseo. Dedalo era l'architetto del labirinto di Minosse mi pare...tutto torna.--

Intorno a loro, piccole fenditure inquietanti si aprivano nella roccia e David era certo che se avessero sbagliato la sequenza ne avrebbero subito le conseguenze. Probabilmente letali. Ma non potevano sbagliarsi.

-- Il canuto precede il giovane, ovvero Dedalo viene prima di Icaro, ma il cuore spezzato che simboleggia Arianna viene prima di Dedalo.--

DONG...il quarto rintocco.

--Dannazione! Aziona le leve Ayame!-- Esclamò concitato il giovane.

Ayame non perse tempo, ma prima indicò a David di iniziare ad avviarsi verso la sala.

Non se lo fece ripetere due volte! Anche perchè dopo neanche 30 secondi che stava correndo Ayame giunse al suo fianco, correndo in maniera quasi rilassata.

...David era invidioso della sua superiorità fisica e atletica.

Giunsero nella sala che il quinto rintocco era appena suonato. La grata aperta che conduceva alla scalinata si stava richiudendo e loro avevano ancora tutta la sala da percorrere!

David non fece in tempo a registrare ciò che stava succedendo che si ritrovò a penzolare in braccio alla lupa, mentre questa pareva stesse volando sul terreno, scavalcando le radici con una grazia sovrumana.

Quale velocità! Fu un attimo, i due si ritrovarono sulla scalinata proprio un secondo prima che la grata si richiudesse alle loro spalle.

Ce l'avevano fatta, erano riusciti appena in tempo a oltrepassare il Giardino!

Dietro di loro, ruggiti bestiali iniziarono a levarsi, ma loro non ebbero il coraggio di voltarsi a guardare.

Qualcosa di massiccio e possente stava scuotendo impotente la grata, tentando inutilmente di abbatterla. Se i due compagni si fossero voltati, avrebbero visto negli occhi una leggenda. Ma nessuno dei due ebbe il coraggio.

La scalinata scolpita nel cuore della roccia era fiocamente illuminata e pareva girare a chiocciola, perdendosi in alto in lontananza. A quanto pare stavano per affrontare una bella scarpinata che li avrebbe condotti alla tana dei fantomatici alchimisti.

E David non potè fare altro che chiedersi se i minotauri non fossero il frutto di qualche perverso esperimento su qualche essere umano innociente. L'intuito gli suggeriva che probabilmente i suoi sospetti erano fondati. 
  
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