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Autore: Chocolateater    30/11/2013    1 recensioni
Carolina è una ragazza come tante altre. Lascia Milano per trasferirsi a Roma e nella sua nuova scuola trova nuove amiche: Giulia, una ragazza poco più piccola di lei con la passione per la moda e felicemente single, e Elena, più grande di lei, che diventa come una sorella maggiore. Nell'aria fresca di Roma, troviamo in questa storia amori, delusioni, colpi di scena, fatti improvvisi e non calcolati, notti fantastiche e uno splendido Natale. Carolina rappresenta l'adolescente insicura, romantica e riflessiva, che ama leggere e ascoltare musica a tutto volume nelle giornate più buie, ma che alla fine è capace di trovare il bello in ogni piccola cosa.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 1 - ODORE DI CARAMELLO E FRAGOLE.

Quando mia madre mi disse del trasferimento all'inizio non volevo crederci.
Non era possibile. Avrei dovuto lasciare Milano per sempre e con lei tutti i miei più cari amici e compagni di scuola. Per non parlare della mia casa e della mia solita vita.
Per la tanta rabbia e tristezza che provavo in quei giorni nessuno aveva il coraggio di venirmi a parlare o a consolare, e così decisi di riportare su carta le mie angosce. Non uscivo più e quasi non mangiavo. Era un po' come una forma di protesta, ma alla fine capii che mi dovevo solo adattare alla situazione e sottomettermi a forze maggiori. Tutto incominciò con i miei. Litigarono pesantemente e da quel giorno decisero di separarsi. Questo però avrebbe portato ad un trasferimento perché la nostra casa era di proprietà di mio padre e non ce l'avrebbe lasciata neanche per tutti i soldi che potevamo tirare fuori dalle nostre tasche. Ed eccoci qua, in macchina da più di quattro ore, in direzione Roma.
Subito i miei pensieri vanno al mio futuro. Cosa troverò a Roma di così importante da rimpiazzare Milano e i miei vecchi amici? Mi troverò bene nella nuova classe? 
Una lacrima mi riga il viso fino ad esplodere sulla pagina del libro che sto leggendo, formando una piccola macchia. Dopotutto non potevamo fare altrimenti. A Roma ci ospiterà mia nonna e nel frattempo mi toccherà trovarmi un lavoretto per aiutare mia madre a comprare una casa tutta nostra.
—Puoi alzare un po'?—chiedo a mia madre. Alla radio c'è una canzone. Sinceramente non la conosco, ma mi dà un senso profondo di libertà. Abbasso il finestrino e il vento fresco di settembre mi accarezza il viso, e il sole tiepido e sbiadito mi illumina gli occhi. Sto un po' così, senza dire niente e senza pensare. Voglio liberarmi di ogni paura che ho avuto finora. 
La testa mi si svuota. Piano piano riesco a non pensare più a niente. Anzi, riesco a pensare solo a cose che mi rendono serena. Penso al mare, al fruscio del vento caldo estivo, allo scricchiolio delle foglie sotto ai piedi in autunno e alla tranquillità di fronte ad una cioccolata calda in una burrascosa giornata invernale. Intorno a me non sento altro che la canzone. Cerco di capirne il testo in inglese, ma poi mi rinuncio. Non ne ho la forza, o forse non ne voglio proprio avere. —Rimetti la testa dentro, Caro. Non vorrai prenderti un raffreddore per il tuo primo giorno di scuola— mi dice mia madre. Giusto, la scuola. Tutta l'ansia che avevo provato ad eliminare ritorna così all'improvviso che inizio a sentirmi veramente male. Subito mi piombano in testa mille pensieri. E se non riuscirò a fare amicizia con nessuno? E se mi eviteranno perché sono nuova? Come mi giudicheranno?
Ritiro su il finestrino e spengo la radio. Niente, è inutile provarci. Domani sarà il giorno più brutto della mia intera vita. Come se mi leggesse nella mente, mia madre si ferma al primo Autogrill. Restiamo in silenzio in macchina. 
I minuti passano lenti e pesanti. Le lancette dell'orologio sul mio polso sembrano essersi fermate. Inizio a sentire un pizzicorio dietro la nuca, ma forse è solo un po' di mal di testa e cerco di non farci caso. Il caldo mi confonde la mente e inizio a vederci doppio. —Carolina, nemmeno io avrei mai immaginato ciò che sta accadendo. Credimi. So che per te sarà ancora più difficile per via degli amici che hai dovuto lasciare.— Si volta verso di me e mi dà un bacio sulla fronte, proprio come faceva ogni sera dopo avermi raccontato una fiaba. Le stesse emozioni, lo stesso profumo del rossetto rosa delicato. Lo stesso senso di benessere che ho sempre provato.
Mi ritornano alla mente ricordi confusi della mia infanzia, quando tornavo a casa la sera per cena dopo aver passato il pomeriggio da un'amica. Sul momento di andare a dormire, mi infilavo sotto le coperte disfatte e facevo finta di essermi addormentata. Sentivo mia madre che saliva le scale per venirmi a dare il bacio della buonanotte. Mi trovava con gli occhi chiusi e allora, silenziosamente, mi rifaceva le coperte e mi sfiorava la fronte con le labbra morbide. —Buonanotte, Carol.
—Non preoccuparti per me.—Le rispondo. Accenniamo entrambe un debole sorriso e rimette in marcia.
Inizio a sentire un leggero picchiettio alla finestra. Pioggia autunnale. Lenta, soffice e fine che quasi non si sente. Man mano prende un ritmo sempre più incalzato e piano piano le mie palpebre si fanno più pesanti

 

                                                                                     ***

 

Non avevo mai conosciuto mia nonna. Mi è apparsa una vecchietta tutta dolce che ama fare maglioni, leggere libri e cucinare torte. Ora è giustamente ricoperta di sottili rughe, ma si vede benissimo che in gioventù era una ragazza veramente bella. È più o meno alta come me, col mio stesso taglio degli occhi. La cosa più buffa è la sua camminata: non si sta mai ferma e ha sempre voglia di fare qualcosa. A confronto, sono molto più pigra di lei. Mia madre mi ha raccontato che per lei non è mai stata una madre molto presente per via del suo lavoro, la giornalista, che la teneva spesso fuori casa. Ma quando nel fine settimana riusciva a ritagliare del tempo per mia madre e per i miei zii ci metteva tutta se stessa, li amava come tutte le madri dovrebbero amare i propri figli. Spero di diventare come lei, un giorno. Il suo appartamento è più di grande di quanto mi fossi immaginata. Tra le stanze si sente un vago odore di caramello e fragole. Dov'essere una donna davvero favolosa. Ci ha fatte accomodare sempre sorridendo e insistendo nel portarmi lo zaino dei vestiti.
—Nonna, lasciami fare, sono forte!—Le ridacchio scherzosamente.
—Non sarò forte come una volta, ma ancora riesco a reggermi in piedi e questo è già qualcosa per una donna di 78 anni!—Ribatte lei mostrando la dentiera dritta e perfetta.
La casa è graziosa. Si apre con un ingesso e prosegue col salotto/cucina/sala da pranzo, portando verso un corridoio che collega tre camere da letto e un bagno. A quando pare avrò una camera tutta per me, i miei libri e i miei pensieri. Nonna mi guida felicemente verso l'ultima porta del corridoio, la mia futura stanza, e la apre con cura. Il mio cuore inizia a battere più forte. Fra pochi istanti vedrò la mia stanza, il mio rifugio, il luogo dove incatenerò tutti i miei pensieri.
Mi ritrovo in una stanzetta vuota. Non c'è assolutamente niente all'interno. Pareti bianche, parquet e una finestra ampia che fa scintillare il bianco rendendo impossibile non strizzare leggermente gli occhi. Tutta la mia curiosità svanisce in così poco tempo che mi ritrovo con la bocca aperta.
—Non fare quella faccia, i primi giorni dormirai con tua madre. Ho deciso di liberarti la stanza perché così potrai riempirla con quello che vuoi tu.— Mi sorride.
È vero. Non avrò regole da seguire, potrò prendere tutto lo spazio che voglio per tutte le mie cose.
Nonna mi guida verso un'altra stanza, sempre col mio zaino sulle spalle. È più grande, ma meno luminosa di quella che mi ha fatto vedere prima. 
—Questa è la camera di tua madre, e per le prime volte anche la tua.—Mi sorride. Sì, dai, potrei accontentarmi, non è così male. È abbastanza vuota anche questa, ma ho comunque un letto matrimoniale, un armadio e una porta-finestra che si affaccia sul balcone. —Ti lascio ambientare, allora.—Dice nonna, e mi chiude la porta alle spalle. Lascio cadere i miei due zaini e la valigiona per terra e inizio a guardarmi intorno. Dentro un cassetto dell'armadio trovo un pacco con all'interno tantissime lettere impacchettate con cura. Prendo la prima e la apro con cautela. Erano di mio nonno e mia nonna. Erano lettere d'amore. La richiudo e la rimetto a posto, non volevo sembrare subito l'impicciona di turno.
Apro la porta-finestra e mi ritrovo in un piccolo balcone che si affaccia su Roma. La vista è veramente fantastica, ma ostacolata dal cielo nuvoloso. 
—Dovrai abituartici, Carolina.—Mi dico.

 

 

                                                                                    ***

 

Ed eccomi qua. Sdraiata sul letto a pensare. Lo trovo particolarmente scomodo e scricchiolante, ma dopotutto sono ospite e non voglio sembrare antipatica. La casa è fantastica, mia nonna è dolcissima ed affettuosa. Ha fatto una torta per l'occasione e ne ho mangiate due fette abbondanti. Non è questo che mi preoccupa. Io domani dovrò andare a scuola, il mio primo giorno di scuola del secondo superiore qui a Roma. Dovrò essere il più aperta possibile, non potrò isolarmi ed essere invisibile agli occhi di tutti. Il problema è che non sono mai stata brava in queste cose.
Guardo l'orologio. Sono le 2.10 di notte e ancora non sono riuscita ad addormentarmi. I pensieri mi vorticano in testa e non riesco a risposare. Alla fine tutta questa preoccupazione sarà inutile? Spero proprio di sì. Mi fa rabbrividire l'idea di rimanere sola come un cane per altri quattro lunghissimi anni. 
La crostata della nonna mi riviene su. Niente, non ce la faccio, mi alzo lentamente per evitare che mi ritrovi una molla del materasso in testa. Giro come uno zombie per la casa. Percorro il corridoio e arrivo in cucina. Accendo la luce e metto su una camomilla. —Così forse riuscirò a dormire.—Completo con le parole ciò che stavo pensando. 
Intanto mi metto ad osservare le foto appoggiate alla libreria. In una c'è mia nonna da giovane, la riconosco. E quell'uomo affascinante dovrebbe essere mio nonno. Chissà se troverò anche io una persona d'amare in quel modo qui a Roma.
Bevo velocemente la mia camomilla calda e mi brucio la lingua. Non importa, non vedo l'ora di riaddormentarmi e non pensare più a niente.
Mi ristendo sulle lenzuola fresche e affondo la faccia sul cuscino. Mi tappo le orecchie. Silenzio. Vuoto. Finalmente riesco ad addormentarmi. Domani sarà o la più brutta o la più bella giornata della mia vita. Toccherà solo a me decidere. 

GRAZIE PER LA LETTURA! È IN CORSO LA STESURA DEL 2 CAPITOLO, MA NEL FRATTEMPO MI LASCI UNA RECENSIONE?:3 OPPURE MANDAMI UN MESSAGGIO, RISPONDERO' AL PIÙ PRESTO:) -Elena.
  
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