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Autore: momoko89    04/05/2008    0 recensioni
“Maryline,sono tornato” le aveva detto “E questa volta mi prenderò cura di voi.”Una donna che tenta di salvare sua figlia dagli artigli del suo passato. Cosa è disposta a fare pur di proteggerla? Un breve racconto thriller....il mio primo racconto thriller XD
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bè...ecco qua il mio primo racconto thriller.Oddio..forse 'thriller' è una parola grossa. Comunque...è un racconto nato da un esercizio di scrittura con una mia amica,quindi è una storia campata un pò per aria XD

Eh vabbè...ditemi un pò voi com'è...

Thanks ^.^

Momochan

Devo proteggerla.

“Maryline,sono tornato” le aveva detto “E questa volta mi prenderò cura di voi.”

Il ricordo di quel giorno era nitido nella sua mente come l’acqua di sorgente. I suoi occhi castani penetranti e sinceri la fissavano davanti alla porta di casa sua,come in cerca di una minima speranza che li accogliesse, mentre quei capelli scuri venivano pettinati dalla brezza che attraversava incosciente il vialetto verde e ben curato. Niente sembrava averlo mutato,nemmeno il tempo. Un tempo che vedeva due anni passati senza lui,senza quei lineamenti agghiaccianti che gli attraversavano le guance ogni momento della sua esistenza,senza quelle braccia forti e possenti che l’avevano afferrata, intimorita e torturata.

Ma soprattutto,senza quella cicatrice infuocata che la osservava senza sosta da sopra la fronte così incisiva,così ipnotica,così paralizzante.

Un anno era passato. E per tutto quel tempo era cresciuta,lei. Sì,perché anche se il suo corpo vantava ormai le impronte inevitabili della degna età di trent’anni, la sua mente continuava ad apprendere sempre cose nuove. ‘Non si smette mai di imparare,Maryline’ le diceva sua madre ‘non dimenticartelo.’ E lei non lo fece.

Continuava a prendere dalla vita. Accettava i suoi esemplari insegnamenti e ciò che le donava,come sua figlia Shelley. Uno dei doni più belli e preziosi che le potesse fare. L’aveva accettata,curata,amata,e adesso dopo ben due anni dalla sua nascita per la prima volta temeva per la sua incolumità. Una bambina così piccola,così tenera,così innocente non era in grado di difendersi da sola. Quelle piccole ditine rosa non avrebbero potuto niente contro quelle braccia forti e possenti,contro quelle montagne.

No,doveva proteggerla. Doveva salvare la vita di sua figlia ad ogni costo. Perché ormai era lei l’unica sua ragione di vita. Era per lei che continuava ad andare avanti,era per lei che viveva. Era per lei che continuava ad imparare.

Questo era il pensiero che le aveva attraversato…no! che le si era inchiodato nella mente. Aveva trovato la parete giusta per stare appeso da quando quelle fatidiche parole sul ciglio della porta di casa sua avevano trovato fiato e si erano disperse nell’aria.

Ed ora,lì in camera da letto, con quell’uomo che si era infiltrato ancora una volta nella sua vita,quel pensiero riprese a tormentarla…

‘Devo proteggerla.’diceva ‘Devo proteggere Shelley!’ No,quello non era più un pensiero. Era un grido,un urlo di disperazione che trovava nutrimento nei fantasmi del suo passato,e che non era in grado di far tacere.

Devo proteggere Shelley.

“Sai,sono contento che tutto si sia chiarito tra noi.” Maryline alzò lo sguardo su di lui,l’ombra dominante del suo corpo che sovrastava la figura fragile e snella della sua.

“Ti sono grato per avermi dato una seconda possibilità. Voglio rimediare agli errori del mio passato.”Un senso di nausea la colpì improvvisamente. Neanche il suo corpo era più in grado di sopportare quella voce ormai. Cercò di resistere al forte impulso di rimettere quel poco che aveva mangiato a cena e si concentrò su quel chiodo fisso.

Devo proteggere Shelley.

Lui si avvicinò e la strinse a sé in un abbraccio affettuoso,il suo cuore che le pulsava nell’orecchio.

Devo proteggere Shelley.

Chiuse gli occhi per un attimo,per scacciare la nausea di repulsione che le risaliva in gola.

“Le cose si sistemeranno vedrai. E tutto tornerà come prima.”

Maryline sbarrò gli occhi di colpo,il terrore e il coraggio che diventavano un’unica luce nel suo sguardo. Impulsivamente afferrò il coltello che aveva nascosto nei jeans e glielo piantò nello stomaco. Fu tutto così veloce…il sussulto del mostro che assordò la stanza,il battito del suo cuore che gli si arrestò per un secondo interminabile nel suo orecchio e il fruscio dolce della lama affilata che penetrava nella sua carne. Tutto in un attimo,un lunghissimo attimo.

Lacrime salate le annebbiarono la vista.

“Non le farai del male.”la sua voce era un sospiro assordante Spinse ancora più a fondo e come un liquido caldo e denso colò dal manico bagnandole piacevolmente la mano sentì una frenetica eccitazione trafiggerle il petto.

“Mai.” Quel sussulto freddo congelò la stanza. Con un gesto rapido lo staccò da lei e lo buttò a terra. Voleva vederlo negli occhi,voleva vedere il terrore,l’esasperazione e il pentimento che avrebbe assunto quel colore castano. Voleva vedere la morte in faccia.

E mentre godeva nel vedere il suo petto andare su e giù ripetutamente e sentirlo perdersi in ansimi che elemosinavano aiuto,prese il cuscino più vicino e si piegò su di lui.

“Ma..ry..lin..”senza neanche dargli il tempo di esalare l’ultimo respiro premette il cuscino sulla sua faccia con una forza tale che aveva paura di strapparlo. Solo allora si rese conto che stava tremando,ma non le importava più di tanto. E poi un ultimo sussurro le vibrò dall’abisso più profondo della sua gola…

“Non farai del male a Shelley.” Un ghigno paralizzante le comparve sul viso mentre sentiva le ultime energie di quel mostro agitarsi in un disperato tentativo di fuga. E allora premette ancora di più. Premette con tutta l’adrenalina che alimentava il suo corpo,senza preoccuparsi più se il cuscino avrebbe retto o meno.

Perché l’unica cosa che importava in quel momento era proteggere Shelley dall’uomo che avrebbe rovinato la sua vita come aveva fatto con lei. Strinse i denti in un ultimo sforzo di soffocamento quando si accorse che il mostro aveva smesso di aggrapparsi alla vita da un bel po’. Cautamente tolse il cuscino raggrinzito dal suo viso e lo lasciò cadere in terra. Quegli occhi spenti la guardavano pieni di terrore e morte.

E il chiodo cadde dalla parete.

Shelley era finalmente salva.

  
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