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Autore: Martina Sapientona    01/12/2013    2 recensioni
Cato e Clove. Sempre e Per Sempre.
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cato, Clove
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Happy birthday little Clove

Sentivo dei passi all’ingresso del corridoio. Guardai il piccolo orologio da polso che mia nonna mi aveva regalato a Natale. Aveva il cinghietto giallo e il quadrante arancione. Non sapevo leggere l’ora e quindi era inutile ma era bello essere come i grandi e avere un orologio. Stavo giocando con le mie bambole di pezza. Mi ricordo che ne avevo una che mi aveva cucito una mia lontana prozia. Era simile a me. L’avevo anche chiamata Clove.
Ero una bambina vivace. I miei capelli neri come il carbone incorniciavano il mio visino bianco latte e i miei occhioni verde foresta scrutavano il mondo curiosi, pronti ad imparare cose nuove. Avevo quattro anni e quello era il giorno del mio compleanno.

- Mamma!! – gridai saltandole in braccio ricollegando i passi sentiti prima.
- Ciao tesoro mio!! – disse mia mamma stringendomi a sé e facendomi girare come una principessa. Mia mamma era la donna più bella e più buona di tutto il distretto 2. Aveva dei lunghi capelli neri come i miei che, in quel momento erano leggermente bagnati per la neve che stava cadendo silenziosamente nel giardino di casa nostra e in tutti i giardini del distretto. I suoi occhi erano verdi, verdi speranza. Verdi allegria. Era sempre molto curata in tutto ciò che faceva. Era la mamma che tutti avrebbero voluto avere.

Altri passi, questa volta più pesanti, varcarono la porta di casa.
- Brrr!!! – disse mio padre chiudendo l’ombrello nero.
- Papà!!! – dissi cercando di scendere dalle braccia della mamma ma ci avviammo insieme. Mi lanciai tra le braccia dell’uomo con il cappotto scuro che lo faceva sembrare un gigante. Mio padre era un uomo distinto, elegante e un po’ timido. I suoi capelli erano di un marrone scuro, come la corteccia degli alberi e i suoi occhi erano di un nocciola inusuale. Era magrissimo e alto circa un metro e novanta. Ai miei occhi di quattro anni appariva come il gigante buono delle favole che mii raccontavano la sera i miei genitori.
- Ti ho portato due regali piccina mia – disse papà baciando delicatamente la mia fronte – ma li potrai aprire solo dopo cena – mi disse papà. Non mi rassegnai e iniziai a fare i capricci per averli subito. Dopo qualche minuto corsi in bagno imitando un aeroplano con le mie esili braccine per lavarsi le mani. L’uomo baciò la mamma a fior di labbra.
- Bentornato Danny, com’è andata oggi al lavoro? – chiese la mamma staccandosi dalle labbra del marito.
- Splendidamente Amy, cosa c’è per cena? – chiese il Danny massaggiandosi lo stomaco brontolante.
- Pizza!!! – rispose la mamma tra le mio feste e quelle di suo marito. Ci sedemmo tutti a tavola e consumammo la nostra cena ridendo tra le battute della mamma e tra le mie impressioni bizzarre del mondo di fuori.

Ad un tratto la luce si spense e una lucina tremolante si avvicinò lentamente al tavolo.
- Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri alla piccola Clove, tanti auguri a te!! – cantarono in coro mamma e papà posando la torta sul tavolo e battendo le mani. Accesero la luce e tagliarono la torta che aveva fatto mamma. Non mi era ancora permesso usare i coltelli, ma mi affascinavano tantissimo. Vedevo riflessa sulla lama che a contatto con le mie piccole dita paffutelle sembrava provocare una leggera scarica di adrenalina che invadeva tutto il mio corpo dandomi una sensazione di sicurezza. Erano come calamite per me e, alle volte, mi sedevo davanti al ceppo della cucina e li fissavo, incantata dal loro luccichio.
- Ora voglio i regali!!! – esclamai agitata. Avevo quasi paura, ma quella paura buona di quelle cose che non riesci più a non avere.
- Ok, hai vinto bambina mia – disse mio papà estraendo da una piccola bustina due piccoli pacchettini. Scartai il primo con grande cura, attenta a non rovinare nemmeno un centimetro della carta che lo avvolgeva. Mi ritrovai in mano un quadernetto con la copertina nera, perfettamente vuoto, e una penna molto preziosa in una scatolina. All’inizio ero perplessa ma poi mi ricordai che all’inizio di quest’anno sarei dovuta andare a scuola e imparare a scrivere. Sarebbe stato il mio diario. Lo decisi nell’istante dopo aver spacchettato il regalo. Abbracciai i miei genitori felici di vedere il sorriso spuntare sulle mie labbra. Il secondo pacchettino invece era molto strano. Sembrava incartato con tantissima cura e precisione. Lo spacchettai un po’ più velocemente dell’altro e mi ritrovai in mano un coltello con il manico scolpito. Feci passare un dito sulla lama fredda facendomi uscire un poco di sangue dal polpastrello. E’ stata l’unica volta che mi sono tagliata con un coltello.
- Per proteggerti. – disse semplicemente mia madre vedendo la mia espressione incantata sul mio riflesso sulla lama affilata.

POSTILLA DELL'AUTRICE

Un'altra Clato. Lo so... c'è ne sono troppe ma adoro alla follia questa coppia. Spero che la storia vi piaccia e ditemi cosa ne pensate. Un abbraccio. Martina Sapientona
  
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