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Autore: MC_Gramma    01/12/2013    1 recensioni
In realtà questo doveva far parte del capitolo “Perché l’unione fa la forza!” della mia long L'usignolo e la rosa ma come potrete notare mi sono fatta prendere un po’ la mano e si perdeva il filo della storia.. però mi piangeva il cuore a cancellare tutto, così ho pensato di farne uno Spin-off e pubblicarlo a parte ^^ Enjoy!
“Ehm, sono lusingato dalla tua offerta ma non credo che risolverebbe le cose.”
“Per carità, Ciambellone a sorpresa.. chiedi al criceto che corre sulla ruota un ultimo sforzo prima che trapassi e ti lasci senza capacità cognitive..” sospirò Hunter massaggiandosi le tempie, poi scandì “Non ho la minima intenzione di baciarti, farò in modo che sia Gabrielle a baciarti!”
Ah, questo ha molto più senso! Carino da parte sua aiutarlo con.. aspetta.. che ha detto!?
“G-Gabr.. tu.. tu c-come fai a..?!”
“.. a sapere che ti struggi per questa ragazza da quattro anni anche se non me ne hai mai parlato? Semplice.” lo precedette di un paio di passi, poi si voltò con un sorriso sornione “Io sono il Capitano, Nixon, e so sempre tutto!”
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hunter Clarington, Marley Rose, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Trent Nixon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Huntley is the new Finchel.'
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al giovane Cavaliere volato in cielo troppo presto
ciao Nico, dopo tre anni sono finalmente riuscita a piangere
 
 
 
 

Sabato mattina il povero Sebastian si svegliò sotto l’assalto degli altri Usignoli, i Niff in particolare avevano iniziato a saltare sul suo letto impazienti di sapere ogni dettaglio riguardante Marley e la sua esibizione: dalla sua performance nei panni di Jessica Rabbit ne erano ossessionati, avevano creato una specie di altarino con tanto di foto e orridi guanti viola – li avevano persino infilati in due mani fittizie fregate alla sorella di Jeff, che originariamente servivano per appendere anelli, collane e quant’altro.. – sgraffignati mentre Marley si stava cambiando.
“Ragazzi, smettetela di urlare!” sbottò il francese, calciando via le coperte che finirono col ricoprire Nick “Non ho ancora preso l’aspirina..”
Thad gli passò prontamente un bicchiere d’acqua, mentre Ethan vi faceva subito cadere la pastiglia solubile.
Normalmente avrebbe preso in considerazione l’idea di tenerli sulle spine in più possibile per avere un esercito di schiavetti a propria disposizione, ma in quel momento nella sua testa stava sfilando un circo e proprio adesso stavano passando gli elefanti.. dolore, atroce dolore!
“Allora?!” insistette Jeff, ora in ginocchio sul letto “Marley è stata brava?”
Svuotò in fretta il bicchiere e chiuse un momento gli occhi.
Dieci secondi di pace, non chiedo altro!
“Ehi! Allora..?”
“Ha le labbra morbide.. devo ricordarmi di chiederle che burro di cacao usa!” dichiarò il francese, notando il fondino dell’aspirina vi passò il dito e lo ciucciò avidamente “È tutto quello che so, se è brava o meno dovete chiederlo a Clarington.”
“Aspetta.. hai.. hai baciato Marley?!”
“E Santana.” si alzò, ciondolando verso la porta del bagno “Lei sì che è brava! Ha una linguetta agile..”
“Stai parlando di quella Santana? Quella che ti aveva estorto una confessione sulla granita corretta al sale grosso e l’aveva registrata nascondendo un microfono nel reggiseno?”
“Trent, non credo ci siano altre Santana Diabla Lopez in..”
“Sai anche il suo secondo nome!?” esordì Hunter, di ritorno dalla propria corsa mattutina “Allora è una cosa seria.”
“Clarington, fai poco il furbo: mi devi un bacio!”
“Io non ti devo proprio niente.”
“Anzi.. ora che ci penso.. siamo già a due baci!”
“Sssh! Non parlare, sei ancora ubriaco.”
Ed a quella dichiarazione gli Usignoli avevano tirato un sospiro.
Ah, ora tutto si spiega! Meno male, per un attimo le loro certezze erano andate a farsi benedire: perché, se Sebastian Smithe diventasse mai etero, vorrebbe dire che manca davvero poco alla fine del mondo. Ma nessuno vi aveva più dato peso, anche perché Clarington aveva delle notizie molto più importanti: non solo erano rientrati in gara – Sebastian non poté fare a meno di chiedersi quanti soldi avesse sborsato il preside per far ritirare i cinque gruppi che li precedevano in graduatoria – ma entro pochi giorni si sarebbero esibiti contro i Dolci Diesis e le Chiavi di Viola.
I ragazzi stavano già andando nel panico: come potevano preparare un numero per le Regionali in una settimana?
Hunter disse loro di rilassarsi, godersi il weekend, perché da lunedì avrebbero iniziato un duro allenamento ma sorprendentemente quelli risposero che no, dovevano iniziare subito!
“Lunedì.” ripeté il capitano, con un sorriso sghembo “Guardatevi: Smithe è ancora rintronato per i postumi della sbronza, Sterling è più sbattuto di un uovo..” e sia lui che Nick arrossirono dopo quell’affermazione “Hall è reduce da minimo dieci ore di Assassin’s Creed insieme a Thompson, che ha litigato con la ragazza e doveva sfogarsi; Harwood invece sentiva la mancanza della sua, ma ha preferito sfogare la propria frustrazione in cucina” accennò alla quantità industriale di biscotti e torte dolci “piuttosto che masturb..”
“Abbiamo capito, Clarington, siamo tutti stanchi!” sbottò Thad, diventando viola.
“Come fa a sapere che ho litigato con Michelle?!”
“David, stai con una pallavolista..” rispose semplicemente Cameron “Se ti tira una sberla, si nota!”
Quello si massaggiò istintivamente la guancia, ancora gonfia nonostante vi avesse messo il ghiaccio appena tornato in camera, e Jon ridacchiò.
“Ma non potremmo iniziare già domani?”
“Nixon.. Nixon..”
Hunter gli si avvicinò e con un colpo secco gli passò un braccio attorno alle spalle, conducendolo in disparte rispetto al resto del gruppo. Esattamente lo stesso gesto che aveva fatto con Blaine mesi prima, e Trent tremò quando se ne accorse.
“La domenica è un giorno dedicato al riposo,” continuò il capitano, mentre uscivano dalla stanza “lo dice Nostro Signore e tu non vorrai disubbidire a Nostro Signore..” appena chiuse la porta alle loro spalle cambiò discorso e abbassò la voce “Abbiamo un conto in sospeso, io e te.”
A quelle parole, Trent deglutì sonoramente.
Sapeva che quel momento prima o poi sarebbe arrivato, fin da quando a scuola s’era sparsa la voce che aveva denunciato il capitano degli Usignoli.. in quell’occasione, a cercarlo erano stato Sebastian: gli era praticamente saltato al collo e aveva creduto davvero di morire perché nessuno riusciva a convincerlo a lasciarlo andare, ma sorprendentemente Hunter glielo strappò di dosso e intimò al francese di darci un taglio oppure anche lui avrebbe rischiato l’espulsione – “.. e non è proprio il caso.” – poi così com’era arrivato se n’era andato, senza degnare Trent di uno sguardo.
Trent sapeva di averlo ferito ma si aspettava che fosse lui a tentare di strozzarlo o che almeno gli urlasse contro, invece il silenzio e la totale indifferenza del capitano nei propri confronti lo sorpresero colpendolo molto più forte di un pugno.
E quando, dopo mesi di lontananza e silenzio, Clarington era tornato tra gli Usignoli Trent di nuovo si aspettava che il capitano gli portasse rancore e invece, lo trattava allo stesso modo di prima: aveva ripreso a chiamarlo “Porcellino”, a portarlo a correre la mattina presto insieme lui e gli aveva fatto capire che doveva seriamente iniziare a fare attenzione a quello che mangiava.. ma tutto questo Trent non lo trovava più così terribile, anzi gli era mancato avere qualcuno che gli rompesse le scatole. I suoi erano sempre in giro per lavoro, e durante le loro brevi telefonate preferivano ricordargli che “ti vogliamo bene, tesoro!” invece di tartassarlo con mille raccomandazioni, quindi fin da bambino a Trent era mancato qualcuno che lo indirizzasse, gli desse dei limiti, gli gridasse contro quando faceva qualcosa di sbagliato.
Tuttavia in cuor suo temeva che il capitano gli portasse ancora rancore e aspettasse solo l’occasione giusta per fargliela pagare. Forse aveva ragione, forse quel giorno era davvero arrivato.
Hunter continuò a camminare al suo fianco lungo il corridoio, le dita serrate attorno alla spalla per impedire che gli sfuggisse, e il suo silenzio lo stava facendo impazzire di nuovo.
“Ieri sera mi è stato fatto notare che non mi sono comportato bene con te.” disse finalmente, guardando fisso davanti a sé “Tra le tante cose, mi riferisco a quella sera del 22 Novembre.”
Si fermò un momento, per dare a Trent il tempo di far mente locale.
“Le Provinciali? Non hai fatto nulla di sbagliato, ci ho pensato e alla fine ho capito che avevi tutte le ragioni per non farmi gareggiare..”
“No, parlo di quello che è successo dopo.”
“Ah, allora avevo visto giusto..” sospirò, spostandosi di fronte al capitano “Senti, lo so che è tardi per dirlo ma.. mi dispiace di aver detto quelle cose, nel momento stesso che uscivano dalla mia bocca non riuscivo a capacitarmene e..”
“Ti fermo subito, Bond Street Cake!” sbottò Hunter e lui si zittì all’istante, perché quando iniziava a chiamarlo con nomi di torte voleva dire che lo stava davvero esasperando “Mi riferivo a quando, dopo averti invitato a festeggiare con gli altri perché volevo chiarire la situazione e non intendevo cacciarti sul serio, ti ho praticamente buttato tra le braccia di Sebastian immolandoti al mio posto.”
Trent si lasciò sfuggire un piccolo oh. Ricordava quel momento: un attimo prima stavano parlando e un attimo dopo s’era ritrovato invischiato in un bacio col francese, ed era stato abbastanza traumatico; fondamentalmente perché lui non aveva mai baciato nessuno, poi non pensava certo di dare il suo primo bacio ad un ragazzo, e ancor peggio che quel bacio gli fosse rubato dall’ubriachissimo Sebastian Smithe – grazie a Dio l’alcool fungeva da disinfettante altrimenti, immaginando tutte le cose che aveva fatto con quella bocca, nulla gli avrebbe impedito di fare i gargarismi con la candeggina nel tentativo di sentirsi di nuovo pulito – Non era riuscito a fare niente, a parte sgranare gli occhi, mentre quella lingua esperta si muoveva nella sua bocca senza che avesse nemmeno la forza di reagire, spingerlo via, morderlo cosicché la smettesse, e quando finalmente s’era staccato aveva anche fatto un commento sul fatto che fosse un verginello frigido.
“Mi sono lasciato prendere dal panico ma non è una giustificazione, avrei potuto agire diversamente.” riprese a dire Hunter, in tono meno brusco “Mi sento responsabile, perciò voglio scusarmi e rimediare al mio errore: mi impegnerò perché tu abbia il primo bacio che ti meriti.”
Trent corrucciò le sopracciglia, confuso. Capiva che volesse scusarsi, ma il fatto che volesse porre rimedio a qualcosa di per sé irreparabile lo lasciava quantomeno perplesso. Che diavolo pensava di fare, restituirgli il suo primo bacio? No, gli sembrava strano anche solo pensarlo, non solo perché Hunter stava con Marley ormai da diverso tempo – anche se Trent non aveva mai capito perché ci avesse messo tanto ad ammetterlo, insistendo sul fatto che fossero “solo amici”. Bah, mistero! – ma soprattutto si era sempre dichiarato neanche lontanamente bi-curioso e proprio per questo ciò che stava proponendo non stava né in cielo né in terra.
“Ehm, sono lusingato dalla tua offerta ma non credo che risolverebbe le cose.”
“Per carità, Ciambellone a sorpresa.. chiedi al criceto che corre sulla ruota un ultimo sforzo prima che trapassi e ti lasci senza capacità cognitive..” sospirò Hunter massaggiandosi le tempie, poi scandì “Non ho la minima intenzione di baciarti, farò in modo che sia Gabrielle a baciarti!”
Ah, questo ha molto più senso! Carino da parte sua aiutarlo con.. aspetta.. che ha detto!?
“G-Gabr.. tu.. tu c-come fai a..?!”
“.. a sapere che ti struggi per questa ragazza da quattro anni anche se non me ne hai mai parlato? Semplice.” lo precedette di un paio di passi, poi si voltò con un sorriso sornione “Io sono il Capitano, Nixon, e so sempre tutto!”
 
La prima volta che posò gli occhi su Gabrielle Hughes fu al consueto ricevimento di benvenuto che organizzava la Crawford Country Day.
Era il suo primo anno alla Dalton, da pochi giorni aveva conosciuto Thad, il suo compagno di stanza, Nick e Jeff – che non erano ancora i Niff, e a dirla tutta all’inizio i modi giocosi di Jeff mettevano parecchio in soggezione il serioso Nick, come se già non bastasse la differenza d’età e di.. altezza – e non aveva ancora avuto il coraggio di provare ad entrare negli Usignoli, solo dopo l’arrivo di Blaine l’avrebbe fatto e solo perché quello lo attirò all’audizione con l’inganno.
Stavano giusto parlando con David quando una ragazza lo scontrò e.. no, non era Gabrielle.. era Michelle, ed entro un paio di mesi sarebbero diventati una coppia storica ma quel loro primo incontro fu un disastro totale: essendo entrambi molto permalosi iniziarono a litigare, dandosi la colpa a vicenda per quel banale incidente, e la ragazza stava proprio iniziando a spintonarlo quando arrivarono Lucy, la sorella di Jeff – che ci mise un’intera giornata per convincerli che davvero erano gemelli anche se non si somigliavano per niente – e Gabrielle.
Si scambiarono uno sguardo, lei imbarazzata dal comportamento dell’amica, lui incantato dalla semplicità dei suoi gesti e dalla dolcezza dei suoi modi. Memorizzò ogni tratto di quel viso quadrato e leggermente paffuto nel giro di pochi secondi: le sopracciglia che come due virgolette dorate le mettevano in risalto lo sguardo, gli zigomi pronunciati, le labbra perfettamente proporzionate, il naso a patatina.. la trovò subito graziosa e anche se erano presenti ragazze molto più attraenti da quel preciso momento smisero di esistere agli occhi di Trent.
Scoprì il suo nome grazie a Lucy, che la nominò durante una delle sue consuete visite a “quel puzzone di mio fratello”.
La cercò su facebook appena rimase solo, ma così come non aveva avuto il coraggio di rivolgerle la parola non riuscì nemmeno a fare un semplice click! sul tasto Invia richiesta di amicizia. In compenso iniziò a seguire la sua pagina, scoprendo che era presidentessa del club di fotografia e ogni tanto posava per gli altri membri e per se stessa così da far pratica, e in quelle foto dov’era truccata e indossava bei vestiti invece della grigia uniforme della Crawford.. era davvero bellissima!
Più volte fu tentato di salvarne una, una sola, così da poterla portare con sé e guardarla ogni tanto ma non gli sembrava giusto, non si sentiva degno di un tale onore, e ogni volta desisteva.
Scoprì per puro caso che era nella squadra di pallavolo.
David costrinse lui e gli altri ad aiutarlo a tenere un gigantesco striscione alla prima partita da titolare di Michelle, e quando Trent vide Gabrielle andare alla battuta rischiò quasi di strapparlo tanto forte lo strinse. Persino con le ginocchiere, la coda da cavallo, il viso arrossato madido di sudore gli sembrava perfetta.. fu allora che comprese di essere innamorato e che mai avrebbe amato nessun altra ragazza al di fuori di lei.
Gli sfuggì un’esclamazione quando la vide saltare con Michelle, molto più alta, e respingere una schiacciata con un muro.
“Visto che roba?! Quella” spiegò David, indicando l’autrice delle sue dolci pene “fa salto in alto, è stata la mia Michelle a convincerla ad entrare in squadra..” il resto del discorso cadde nel dimenticatoio, ma quell’informazione si andò subito ad aggiungere alla piccola lista che stava stillando nel suo cuore.
Ed era andato avanti così per tutti e quattro gli anni del liceo, osservandola da lontano senza il coraggio di avvicinarsi e si sentì male, davvero male, quando all’inizio di quell’ultimo anno vide una sua compagna di classe coi capelli mogano e un sorrisetto che non prometteva nulla di buono trascinarsela dietro per andare a parlare con Hunter Clarington.
Forse fu in quell’occasione che il Capitano degli Usignoli si accorse della sua segretissima passione per quella ragazza, Hunter si accorgeva sempre di tutto.. e Trent si ripromise di ringraziarlo, se le cose fossero andate secondo i piani, mentre in quel corridoio gli spiegava di avergli organizzato un appuntamento al buio con Gabrielle.
 
Il piano era molto semplice in realtà: domenica pomeriggio avrebbe portato Gabrielle a Lima, dove era appena arrivato il Luna Park Itinerante, dopo qualche giro sulle giostre sarebbero saliti sul Veliero e lui avrebbe insistito per andare nella gabbia; lì, complici le leggi della fisica, sarebbero inevitabilmente finiti vicini e il bacio sarebbe venuto da sé.
Davvero un buon piano, ma Clarington non aveva tenuto conto di un piccolo dettaglio: il Luna Park era arrivato in città, certo, ma lo stavano ancora montando!
“Ehm.. mi sa che.. ho sbagliato giorno..” balbettò Trent, diventando rosso di vergogna.
Gabrielle fu tanto carina e comprensiva e cercò di sdrammatizzare.
“Tranquillo, non sai quante volte succede anche a me!” gli assicurò con un sorriso imbarazzato “Potremmo tornare a Westerville e fare un giro lì..”
E Trent acconsentì perché se lo guardava con quegli occhi poteva chiedergli qualsiasi cosa. Non riusciva a capire di che colore fossero: un momento erano verde scuro con dei ricami bruni attorno alla pupilla, un attimo dopo schiarivano diventando completamente verdi oppure scurivano assumendo una sfumatura castana tendente al dorato sotto una certa luce.. però restavano sempre dolci, lo fissavano tremando indecisi su quale punto del suo viso soffermarsi e sebbene Trent si sentisse arrossire non distolse mai lo sguardo perché era come vivere un sogno e voleva godersi ogni momento fino all’inevitabile risveglio.
Risalirono sulla corriera – anche la macchina gli aveva dato dei problemi, per fortuna Hunter gli aveva prestato quei biglietti altrimenti sarebbe anche arrivato in ritardo – e durante il tragitto continuarono a parlare di situazioni imbarazzanti e figuracce che avevano collezionato negli anni.
Le raccontò di quella volta che lo mandarono a prenotare un tatuaggio per Cameron, come regalo di compleanno, e quando la ragazza gli chiese “A colori o in bianco e nero?” lui rispose “Ovviamente in bianco e nero, quelli a colori sembrano finti” e solo dopo s’era accorto che quella ne aveva le braccia piene! L’aveva guardato malissimo, e alla fine aveva anche perso i dieci dollari di acconto perché Cameron aveva cambiato idea e Trent di certo non si fece più vedere in quello studio..
Gabrielle rilanciò raccontandogli di come l’estate scorsa, durante una Crociera in famiglia, avesse raggiunto sua madre – che si sarebbe messa a parlare anche con le pietre – mentre chiacchierava con una signora inglese e parlando era uscito fuori che a lei piacesse cantare. Subito la tizia le suggerì “Se sei brava, potresti andare a X Factor!”
“Quella merda?!” commentò lei, senza riuscire a trattenersi “Piuttosto che farmi vedere lì faccio il giro dell’America in autostop con la chitarra sulle spalle..”
Quella rimase zitta e quando se ne andò sua madre iniziò a ridere e le spiegò che quella donna era la madre di Zain Malik dei One Direction!
“Ho passato il resto del viaggio ad evitarla, mia madre invece sembrava lo facesse apposta, ogni due secondi era con lei!”
“Dai, in fondo te la sei presa col programma, non hai mica insultato suo figlio.”
“Poco ci mancava!” ridacchiò lei, poi le venne un dubbio “Oddio.. non è che a te piacciono, vero?!”
“No! Cioè.. avevamo preparato un numero per le Provinciali, ma io alla fine non ho partecipato e..”
“Giusto, tu sei negli Usignoli!”
L’entusiasmo con cui lo disse la portò senza accorgersene ad appoggiare la mano sul suo braccio, e per il resto viaggio Trent sperò che i suoi racconti la distraessero abbastanza da non interrompere quel contatto.
Proprio nel momento in cui le sue preghiere sembrava fossero state ascoltate – quando scesero, Gabrielle lo prese a braccetto! – e il loro appuntamento iniziasse ad andare per il verso giusto, la ragazza propose di prendere un the o un caffè o qualsiasi altra cosa per ripararsi dalla tramontana che li stava implacabilmente attaccando e lui acconsentì ma proprio mentre si mettevano in fila si accorse di non avere più il portafogli.
Iniziò a controllare ogni tasca, sempre più agitato, e lei non poté non notarlo.
“Qualcosa non va?”
“Credo.. ho paura che..”
“Mi stai facendo preoccupare, Trent, che hai?!”
“Beh, per tornare al discorso di prima.. credo proprio di stare per collezionare un’altra figuraccia..” si schiarì la voce e, per non farsi sentire dagli altri clienti, le si accosto “Ho dimenticato il portafogli sulla corriera.”
Gabrielle trattenne una risata per non metterlo ancor più in imbarazzo.
“Cose che capitano!”
“Sì, solo a me..”
“Non preoccuparti, credo di avere abbastanza dietro da..”
“NO!” l’interruppe quasi urlando “Un gentiluomo paga sempre al primo appuntamento.”
“Ma se il gentiluomo non ha soldi come fa a pagare?”
Trent insistette che no, non avrebbe accettato un simile compromesso – Hunter l’avrebbe scuoiato vivo non appena l’avesse scoperto! – e uscirono senza prendere niente. Mentre camminavano in silenzio, il ragazzo iniziò a chiedersi se il suo comportamento potesse sembrare egoista ed orgoglioso e più il tempo passava più se ne convinceva; si volse verso Gabrielle per provare a rimediare in qualche modo e nel farlo le loro mani si scontrarono. “Che mano fredda” commentò proprio mentre lei mormorava “Che mano calda” e senza aggiungere altro intrecciarono le loro dita, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“È perché le tengo sempre in tasca”
Accompagnò quella semplice spiegazione infilando le loro mani unite nella tasca del giubbotto e quando Gabrielle gli sorrise comprese che era tutto a posto.
Vagarono senza meta per le vie di Westerville, parlando per ore ed ore senza mai sperimentare silenzi imbarazzanti o trovarsi in disaccordo su qualcosa: a entrambi piaceva cantare ma nel ballo avevano qualche difficoltà; erano bravi in cucina ma solo se si parlava di biscotti per lui e muffin per lei.
“Anche se l’ultima volta” confessò imbarazzata “a metà cottura, mi sono accorta di aver dimenticato il latte..”
“Io ho fatto di peggio, una volta ho confuso il barattolo dello zucchero con quello del sale!”
E il loro colore preferito era il giallo, seguito a pari merito dal rosso e dal blu.
“Infatti adoro il blazer della Dalton!”
“Piace molto anche a me. E credo che ti stia davvero bene!”
“Beh.. di sicuro mi fa più snello..”
“Non dire così!” lo rimproverò Gabrielle, posando la testa sulla sua spalla “A me piaci come sei.”
“Ah sì?!” chiese Trent, con una violenta tachicardia in atto.
“Non ho mai sopportato gli atleti, sembrano così finti! Ho sempre avuto un debole per i ragazzi robusti..” cercò il suo sguardo e fece un piccolo sorriso, mentre le sue guance si coloravano appena “.. per uno solo, in realtà!”
Si sollevò veloce sulle punte e premette la bocca sulla sua guancia, e quando fece per ritrarsi Trent la trattenne: le labbra di lei erano leggermente screpolate e grattavano contro le sue ma non aveva alcuna importanza, aveva desiderato assaporarle fin dal primo momento che l’aveva vista e non aveva intenzione di procrastinare oltre. Come se volesse modellarsela addosso, se la strinse contro finché non sentì aderire al proprio corpo ogni curva di quello di lei e Gabrielle gli passò le braccia attorno al collo, permettendogli di approfondire il bacio. A quel punto il mondo smise di roteare sul proprio asse. La gente passava e li fissava, Trent sentiva i loro commenti irritati e li ignorava, proprio come scriveva quel poeta francese di cui ora gli sfuggiva il nome.. c’era solo lei, c’erano solo loro ed era meraviglioso.
 
“HUNTER! HUNTER!” gridò Trent, col poco fiato che gli restava in corpo, spalancando la porta.
“Nixon, sei impazzito!?” sbottò Sebastian, tirandogli una pallina di carta e mancandolo “C’è gente che sta cercando di studiare qui..”
A differenza del francese, il capitano gli rivolse un sorriso sghembo e gli fece cenno di sedersi, cosa che Trent fece dopo aver preso la sedia ed averla rivolta verso il letto dove il ragazzo era sdraiato.
“Direi che è andata bene!” esclamò poi, come se sapesse fin dall’inizio che sarebbe finita così.
Lui fece sì con la testa, senza fiato per rispondere, eppure non riusciva a smettere di ridere.
“.. Tieni.” riuscì finalmente a dire, passandogli un libro.
Hunter inarcò un sopracciglio, ma allungò comunque la mano.
“L’avevo preso un po’ di tempo fa.. perché a Natale eravamo in rotta, e comunque non c’eri.. quindi anche volendo non sarei riuscito a farti un regalo..”
“Oh, guarda! Marley ha un rivale..” mormorò Sebastian, col viso piantato sul libro di Storia.
“Non è sui vampiri, ma è della stessa autrice.” proseguì Trent, accennando alla sfilza di libri sulla libreria dell’altro “Credo che ti possa piacere.”
“Nixon..”
“Accettalo, è per sdebitarmi!”
“Ma ero io quello in debito, ora siamo di nuovo allo stesso punto di prima..”
“Facci vincere le Regionali e saremo pari.” concluse Trent, alzandosi e prima di uscire aggiunse entusiasta “Non vedo l’ora di iniziare le prove, Capitano, sono carichissimo!”
Appena la porta si chiuse, Sebastian cacciò via il libro e volse con un ghigno verso il compagno di stanza.
“Ok! Ora che se n’è andato, rispiegamelo..”
L’altro sbuffò: “Ancora, Smithe?!”
“Dai, Clarington, voglio capire come ci sei riuscito!”
“Mi sono ispirato ad una delle tante comprovate tattiche di mio nonno Edmond.” spiegò, posando il libro da una parte “Funziona solo nei mesi invernali o in una serata di inizio primavera come questa: esci con la ragazza di turno, non prendi la macchina così sarete costretti a girare a piedi e lasci il portafogli a casa così non potete rifugiarvi in un bar o in caffetteria..”
“E se pagasse lei?”
“Assolutamente no, un gentiluomo non può permettere che ciò accada! Quindi.. continuate a girare a vuoto nel tentativo di scaldarvi camminando, finché non siete talmente infreddoliti che decidi o lei ti chiede di riportarla a casa.”
“Scusa, ma un gentiluomo non cederebbe la propria giacca a..”
“Smettila di interrompermi! C’è un motivo per tutto questo, devi solo lasciarmi parlare!” lo zittì e riprese “Arrivati sotto casa, ti metti con le spalle contro al portone, in modo che non possa entrare, e attacchi a parlare di qualsiasi cosa.. entro poco la poverina ti salterà addosso perché, dopo tutto il freddo preso, sarai l’unica cosa in grado di scaldarla.”
“E perché non l’hai spiegato anche a Trent?”
“Prima di tutto, Trent si sentirebbe male al pensiero di ingannare un’altra persona, quindi non potevo far altro che manomettere la sua macchina staccando la batteria, sfilargli il portafogli mentre gli auguravo buona fortuna e instradarlo con qualche consiglio giusto e qualche informazione sbagliata sapendo che avrebbe seguito entrambe. E poi.. è il genere di tecnica che si adotta con una di cui non ti frega niente, ma questa potrebbe essere l’eccezione che conferma la regola..”
“Tutto questo è estremamente ingegnoso, malvagio e altruista insieme.”
“Non vedo né la novità né il mistero.”
Sebastian scoppiò a ridere, poi tornò ai suoi compiti mentre Hunter riprendeva il libro e iniziava a leggere la trama sul retro.
“Pensi di dirglielo, prima o poi?” chiese il francese.
“Un giorno.. se e quando si sposeranno..” rispose distrattamente l’altro, e con un ghigno criminale concluse “Sarà un ottimo discorso per il brindisi!”
“Concordo.”
 
 
 
 
 
-.-.- Angolino dell’Autrice -.-.-
Ehi! Che vi avevo detto, mi sono fatta un pochino prendere la mano.. ^^”
Per chi se lo stesse chiedendo, il libro che Trent regala ad Hunter è “Lo schiavo del tempo” della grandissima regina dell’horror Anne Rice, invece la poesia a cui fa riferimento Trent è “I ragazzi che si amano” di Jacques Prévert.
Bene, e con questo vi saluto ;)
  
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