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Autore: Fyamma    01/12/2013    2 recensioni
Spoiler terza stagione
Crossover Teen Wolf X Shadowhunters
Cosa succederebbe se il mondo dei licantropi di Beacon Hills si intrecciasse con quello dei Nephilim di New York? Tra personaggi nuovi e vecchi, vecchi nemici e nuove amicizie che sembravano impossibili, la vita di questi ragazzi prende una nuova svolta, creando le condizioni per lo sviluppo di nuovi amori e dolori. Perchè si sa, in un posto dove ci sono licantropi, Nephilim e creature soprannaturali varie non ci potrà mai essere pace.
Tratto dal prologo:
"Quando hai intenzione di dirglielo, Tris?"
"Non lo so. Glielo dirò, ma questo non... Non è il momento." Rispose.
"Non sarà mai il momento. Fa solo in modo da non protrarre troppo a lungo la cosa, o le conseguenze potrebbero non essere piacevoli per nessuno dei due."
"D'accordo. Si, hai ragione. Glielo dirò."
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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                       PROLOGUE


 

"Tieniti forte!"

La voce gli arrivò lontana, ovattata, come se avesse qualcosa nelle orecchie ad ostacolare il suo udito altrimenti acutissimo. Era tutto confuso.

Ricordava un dolore fortissimo al petto, che lo costringeva ad uscire dal suo stato di torpore, ma tutto ciò che veniva prima era il vuoto. Non ricordava come era finito in quel posto abbandonato, ne tantomeno come mai era svenuto. Tutta la giornata appena trascorsa sembrava essere stata annullata, il suo ultimo ricordo risaliva al suo pranzo veloce in un fast food, per poi riprendere in fretta le ricerche di Boyd ed Erica.

Poi si era risvegliato a sera tarda in un edificio abbandonato, con una ragazza di fronte a se che stringeva delle batterie per auto in mano e lo guardava preoccupata, e uno squarcio da artigli al torace che non accennava a guarire. La ragazza lo aveva aiutato ad alzarsi, imponendogli di restare sveglio, e lo aveva trascinato in sella ad una moto.

Ma tenere le palpebre sollevate era uno sforzo titanico, avrebbe voluto solo chiudere gli occhi per un attimo...

Lo riportò alla realtà il ruggito del motore, che ferì le sue orecchie che avevano deciso di riprendere sensibilità in quel momento. Fece una smorfia infastidita, e si strinse di più alla ragazza davanti a se, sotto l'ennesimo richiamo di tenersi forte.

Partirono sgommando, viaggiando a velocità sostenuta, quando un odore strano colpì Isaac. Pur essendo sconosciuto, il suo istinto lo associava al pericolo, e da quando era un lupo mannaro si fidava molto di più del suo istinto.

Si voltò, e dalla nebbia fuoriuscì una sagoma umana, ma riusciva a scorgere la scintilla rossa nel suo sguardo già da quella distanza. Urlò alla ragazza di accelerare, e lei ubbidì senza farselo ripetere. Isaac si strinse quasi convulsamente al suo busto, inalando il suo profumo muschiato.

Aveva vago sentore selvatico, arricchito da qualcosa di più particolare e misterioso che non aveva mai sentito prima, circondato da un odore di limone e dal tipico odore femminile. Era meraviglioso e stranamente familiare.

Uno stridore metallico lo riportò bruscamente alla realtà, e voltandosi si ritrovò il viso di uno degli Alpha allo spazio di un respiro dal suo, le sue zanne a pochi centimetri dal sua faccia. Si tirò indietro di scatto, implorando di dare gas a quel dannato motore.

Lei lo prese in parola, ma prese una svolta sbagliata e si trovò in un vicolo cieco. I due Alpha bloccarono la loro unica via di fuga, ed Isaac si sentì invadere dal l'angoscia. La ragazza girò il motore facendo in modo da avere il muro alle spalle, e sollevò la visiera del casco.

"Ti ricordi cosa ti ho detto?" Gli chiese lei.

"Di tenermi?" Ansimò lui, cercando di ignorare il dolore lancinante al fianco e alle costole. Forse ne aveva qualcuna rotta.

"Tieniti forte!" Gli ordinò, riabbassandosi la visiera.

Diede gas, dirigendosi a tutta birra contro le due sagome in controluce. Uno dei due si chinò a terra, mentre l'altro prese la rincorsa utilizzando il compagno come una sorta di trampolino e saltando verso di loro. All'ultimo minuto la ragazza svoltò, e il pugno dell'Alpha si schiantò proprio nel punto dove erano loro un attimo prima.

Isaac sospirò sollevato, solo per mettersi ad urlare di terrore alla vista dell'enorme vetrata verso cui si dirigevano a tutta velocità.

"Frena! Frena!" Strillò terrorizzato, ma per tutta risposta sentì la risata della mora scuoterle le spalle, tra le quali lui aveva affondato il viso.

La strinse così forte da essere certo di averle fatto male, ma lei non si lamentò. Quando alla fine si scontrarono contro il vetro, Isaac era certo che il suo cuore sarebbe schizzato fuori dal petto fino ad arrivare in Canada.

Tuttavia, superando ogni sua più rosea previsione, atterrarono senza alcun danno se non qualche graffio superficiale. Almeno lui: la ragazza aveva un pezzo di vetro conficcato nel braccio, ma strinse i denti e continuò.

Ma qualsiasi cosa avesse sostenuto Isaac fino a quel momento sembrò esaurirsi, perché d'un tratto il peso delle sue palpebre divenne insostenibile. Sentì la voce di lei urlargli di non cedere, di restare con lei, ma lui non ce la faceva più, era così stanco...

Decise di chiudere gli occhi solo per un istante, e poi fu tutto buio.

Si risvegliò sul pavimento dell'edificio dentro il quale avevano fatto irruzione, la moto era abbandonata poco più in là con le ruote che ancora giravano per inerzia, e la ragazza che si tirava faticosamente su liberandosi dal casco.

Per la prima volta Isaac riuscì a distinguere bene il suo viso. I capelli erano delle onde di pura ombra che contornavano un viso bellissimo e dalla carnagione chiara, su cui spiccavano degli occhi blu mare.

Quegli occhi colpirono Isaac dritto al cuore, perché quel colore impossibile lo aveva visto soltanto un'altra volta... Negli occhi di LEI. Ma lei era morta da tempo ormai, lasciandolo solo ad affogare nel suo oceano di dolore, privandolo del suo unico appiglio per stare a galla. Osservandola non poté non riconoscere altra somiglianze, i capelli, il viso, la pelle.... Se non avesse saputo che era impossibile avrebbe pensato che fosse proprio lei.

Un suo urlo lo risvegliò dai suoi pensieri confusi, e con orrore vide i due Alpha fondersi in un unico, terrificante corpo. La bestia lancio un ruggito che lo fece piegare in due dal dolore, ma nonostante il frastuono riuscì a sentire l'ordine della sconosciuta di buttarsi a terra.

Obbedì senza pensarci due volte, aveva imparato che gli conveniva di più ascoltarla, e lei lanciò due coltelli simultaneamente mentre la cosa cominciava a correre nella loro direzione. Isaac si rese conto che però nessuna delle due lame si trovava minimamente nella traiettoria del mostro, anzi, erano a suoi lati.

Pensando di essere spacciato cercò disperatamente di strisciare via carponi, ma ad un tratto i due coltelli sembrarono tornare indietro e iniziarono a girare intorno al mostro.

Stupefatto, Isaac aguzzò la vista, e notò il sottile filo metallico che univa i due pugnali. Finalmente riuscì a capire: la ragazza non aveva affatto sbagliato a lanciare, anzi, aveva trovato il modo perfetto per mettere al tappeto quella creatura.

Il mostro iniziò a contorcersi dal dolore, mentre il filo gli passava la scossa, e si divise a formare di nuovo i due Alpha, svenuti. Si voltò verso la ragazza, che gli lanciò uno sguardo truce.

"Non ti avevo detto di tenerti?" Sbottò.

Lasciandosi andare ad una ristata liberatoria, Isaac si lasciò cadere al suolo, esausto, pensando che forse finalmente sarebbe riuscito a riposare. Attraverso le palpebre socchiuse pigramente, notò la ragazza rimettersi faticosamente in piedi e dirigersi verso di lui.

Si inginocchiò al suo fianco e gli sollevò la testa per farlo bere da una borraccia che si era portata dietro. Lui cominciò ad inghiottire debolmente, il respiro affannato, mentre lei lo guardava con un'espressione malinconica che Isaac non riuscì a comprendere.

"Ce la fai ad alzarti?" Gli chiese.

Isaac scosse la testa. Non sarebbe riuscito ad alzarsi neanche se gliene fosse dipesa la vita.

Lei sospirò rassegnata, e tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni uno strano aggeggio, un cilindretto argenteo luminoso e appuntito, grande come un dito. Se lo poggiò sulla pelle e iniziò a tracciarsi sull'avambraccio sinistro un complicato disegno, ricco di curve e svolazzi.

Nell'aria si diffuse un leggero odore di bruciato, mentre il disegno appena terminato emetteva fumo, come se bruciasse la pelle. Poi si illuminò e scomparve, lasciandosi dietro solo una cicatrice argentea, e con sommo stupore del ragazzo le varie ferite di lei iniziarono a guarire.

Lei sospirò di sollievo, poi si tracciò un altro disegno. Sotto lo sguardo interrogativo del ragazzo, lei sorrise.

"Ti spiegherò appena usciamo di qui, d'accordo? Quei due li potrebbero svegliarsi da un momento all'altro."

Lui annuì stancamente, tanto anche se gli avesse spiegato qualcosa in quel momento non sarebbe stato in grado di capire nulla. Era troppo stanco e confuso.

Quando ebbe finito, la ragazza passò un braccio dietro al suo collo e un altro dietro alle sue ginocchia, e lo prese in braccio come se non pesasse più di un bambino. Gli fece fare un saltello tra le sue braccia per riequilibrare il peso e si voltò malinconica verso la moto, sapendo che le sarebbe stato impossibile usarla con lui in quelle condizioni.

Sospirando, si incamminò verso lo squarcio nella vetrata con il ragazzo semi addormentato tra le sue braccia.

Isaac, cullato dal ritmo regolare del cuore di lei, affondò il viso nel suo collo e,inalando il suo profumo, si addormentò in fretta.

 

 

 

Tris sbuffò, affaticata, l'effetto della runa di forza che si era impressa poco prima stava scemando. Affrettò il passo, ansiosa di raggiungere la macchina che suo fratello le aveva portato. Per fortuna aveva pensato a chiamarlo prima di fare irruzione nell'edificio abbandonato dove aveva trovato Isaac.

L'iratze aveva alleviato un pò il dolore delle ferite e aveva fatto rimarginare qualche graffio, ma appena arrivata a casa avrebbe dovuto occuparsi per bene delle sue ferite. Osservò il ragazzo addormentato tra le sue braccia, con un groppo in gola.

Il suo viso contornato da riccioli biondi era completamente rilassato, anche se conservava un'espressione di lieve malinconia anche nel sonno. Le labbra erano leggermente dischiuse, e strisciava la faccia contro la sua spalla in cerca di una posizione più comoda, mentre le sue dita artigliavano letteralmente la maglietta della ragazza.

Mormorò qualcosa nel sonno e sospirò, mentre Tris non poté fare a meno di sorridere intenerita. Adesso non le restava altro che arrivare all'auto, poi anche lei avrebbe avuto il suo meritato riposo.

Svoltò nella strada concordata con il fratello, costeggiata solo da magazzini e praticamente vuota a quell'ora. Infatti c'era una sola auto parcheggiata, e Tris vi si diresse svelta.

Trovò la portiera aperta e le chiavi inserite nel cruscotto, insieme ad un bigliettino nel sedile del guidatore che diceva che suo fratello era dovuto andare via e che si sarebbero rivisti a casa.

La mora sbuffò, ringraziando l'Angelo per aver deciso di prendere la patente, e cercò di adagiare Isaac sul sedile del passeggero. Tuttavia lui non sembrava affatto intenzionato a lasciarla andare, perché stringeva la sua maglietta quasi convulsamente.

Lei fu costretta ad aprirgli tutte le dita una ad una, cercando di essere più delicata possibile per non svegliarlo, e con soddisfazione riuscì nella missione. Lui si lasciò sfuggire un mugolio di protesta, poi si accoccolò meglio sul sedile.

Tris chiuse la portiera e fece il giro dell'auto, per poi accomodarsi sul sedile del guidatore. Una volta seduta si lasciò andare ad un sospiro stanco e fu tentata di riposarsi un pò li prima di ripartire. Allacciò la cintura ad Isaac per evitare che cadesse nel sonno, e nel farlo notò una macchia scura che si allargava sulla sua maglietta, sul fianco.

Gliela sollevò lentamente, scoprendo dei profondi graffi probabilmente causati da artigli.

Imprecò a bassa voce e si prese la testa tra le mani, nel panico, mentre le ferite spiccavano orribilmente sulla pelle chiara di Isaac, come a ricordarle quanto fosse inutile in quella situazione.

Ma perchè non guarivano? Tris era a conoscenza della natura del ragazzo, da brava cacciatrice qual'era sapeva riconoscere un licantropo quando lo vedeva. E sapeva anche che a quel punto le ferite sarebbero dovute guarire.

Continuando ad imprecare, pescò il cellulare dalla tasca dei pantaloni, componendo con dita tremanti il numero del fratello. Per fortuna rispose quasi subito.

"Pronto?" Gracchiò la voce dall'altro capo della linea.

"Hey." Rispose lei con voce tesa.

"Ah, Tris, sei tu. Scusa se non sono potuto restare ma ho... Avuto un problema improvviso ecco." Dalla voce sembrava sfinito, a quanto pareva non era stata una nottata rilassante per nessuno. Tris si ripromise di chiedere spiegazioni al fratello una volta finito tutto.

"Tranquillo, non ti ho chiamato per quello. L'ho trovato. Solo che... È ferito, e non accenna a guarire. Che faccio?" C'era una nota disperata, una velata supplica, nella voce di Tris, e il fratello non poté non accorgersene.

"Ok, Tris, sta tranquilla, Isaac è un licantropo, ci deve essere un motivo se non guarisce. Prendi il suo telefono e chiama il suo Alpha, dovrebbe essere Derek Hale. È lui il capo branco del luogo." Cercò in tutti i modi di rassicurare la sorella, sapendo quanto ci tenesse a quel ragazzo.

"Ok... Ora ci provo. Ti richiamo." Fece per riattaccare, ma il fratello la bloccò.

"Quando hai intenzione di dirglielo, Tris?" Gli domandò.

Lei si mordicchiò il labbro, nervosa.

"Non lo so. Glielo dirò, ma questo non... Non è il momento." Rispose.

"Non sarà mai il momento. Fa solo in modo da non protrarre troppo a lungo la cosa, o le conseguenze potrebbero non essere piacevoli per nessuno dei due."

"D'accordo. Si, hai ragione. Glielo dirò il prima possibile."

Riattaccò sospirando pesantemente e quasi si gettò addosso al ragazzo, in cerca del suo cellulare. Lo trovò nella tasca posteriore dei jeans, ma era così spaventata che quasi non si imbarazzò per dove stava mettendo le mani.

Grazie all'Angelo non aveva il blocco allo schermo.

Scorse la rubrica (che poi era quasi vuota) fino a trovare il numero di Derek e cominciò a bersagliarlo di chiamate, ma rispondeva sempre la segreteria. Imprecò per l'ennesima volta, abbastanza forte da svegliare Isaac.

Lui protestò e fece per tornare a dormire, ma lei lo bloccò precipitosamente.

"Nonononono non ti addormentare. Ascoltami, sei ferito e non guarisci, ho provato a chiamare Derek ma non risponde... Hai qualcun altro a cui rivolgerti in queste situazioni?"

Lei gli afferrò le spalle, pronta a scuotergliele se fosse stato necessario. Lui invece rispose senza farsi pregare.

"Si." Disse, rassegnato. "Chiama Scott McCall."

E a quel punto Tris si fece sfuggire un'imprecazione ancora più colorita.

 

AUTHOR'S CORNER

Buona sera ^^

Sono nuovissimissima in questo fandom,una mia amica sabato scorso mi ha fatto vedere il primo episodio, e mi sono innamorata a tal punto della serie che mi sono vista tutti gli episodi fino a meta della terza stagione in una settimana xD

Non so se si è capito, ma il mio personaggio preferito è Isaac. L'ho adorato fin dal primo episodio in cui è comparso, e ho odiato il padre come la fame.

Ho visto tuti gli episodi della terza stagione in italiano, e in attesa delle prossime uscite non ho potuto ignorare l'impulso di scrivere una storia incentrata sul mio personaggio preferito. Non sopporto l'idea che dopo tutto quello che ha passato ora non abbia piu nessuno.

E' una storia scritta assolutamente di getto, l'intero capitolo l'ho scritto in un pomeriggio, qundi qualsiasi critica è ben accetta. Ovviamente anche i complimenti sono graditissimi... cioè, non è che voglio che mi facciate i complimenti anche se la storia non vi piace insomma intendo che ogni tipo di recensione è gradita, ecco.

Adesso mi taglio la lingua prima che uno divoi mi venga a sgozzare. 

Spero solo che nessuno programmi il mio omicidio per aver pubblicato questo scempio... e se sarò ancora viva ci vediamo alla prossima. 

Au Revoir!

 

-Fyamma ;)


  
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