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Autore: zero2757    01/12/2013    4 recensioni
Cosa fareste se aveste in mano una possibilità così grande da dover uccidere chi credevate di odiare o amare?
TRATTO DAL CAPITOLO
[...]insieme mandavano un messaggio al Conclave.
Sì, -pensò- sta volta è Davvero finita... Non, Je ne Regrette Rien... Sebastian. Je suis désolé mon coeur*
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Triade D'Amore&Odio'
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Authors Notes: Bon Soir, Je suis Micheila! <3
Questa è la mia prima storia su "Shadowhunters - Città delle Anime Perdute", in questa storia sarà presente una delle mie artiste francesi preferite, Edith Piaf.
E dato che in una parte del libro sono effettivamente a Parigi e, sempre nel solito luogo, Jace fa quel che fa... Bhe, perché non scriverci su?
Spero vi piaccia, un kiss!
Michy


Non, Je Ne Regrette Rien

Edith Piaf - Rien De Rien



Correva giù per le scale di vetro, la furia indomita negl'occhi neri.
Era scappata, scappata come fece Jocelyn anni fà, di questo Sebastian ne era certo e, mentre si infilava la sua camicia occasionale, aprì un portale.
La brezza che lo colse, quasi, lo stupì. Erano poco lontani da Parigi, in una delle campagne circostanti notò, ma la frecura dell'alba non lo fermò facendogli riprendere la marcia con più fervore. 
In quella settimana si era sempre sentito strano, cosa che a lui non succedeva praticamente mai. Non dovette fare molta strada che l'oggetto dei suoi nefasti pensieri si era materializzato di fronte ai suoi occhi scuri. 
Aveva un maglione lungo color beige di lana e sopra di esso un cappotto di velluto scuro, i leggings neri le fasciavano le gambe toniche per finire in degli spessi anfibi di cuoio del medesimo colore dei pantaloni. I capelli rossi al vento, in mano aveva un mandarino che stava sbucciado con calma maniacale e, via via che la buccia arancione e profumata veniva staccata dal frutto, lei lo gettava in acqua dove una sirenza inquietante afferrava tutti suoi scarti.
Quella visione pacifica aveva calmato un pò il battito cardiaco di Sebastian, non si aspettava che Clary fosse proprio fuori dalla porta, aveva immaginato ben altri scenari. 
Un sorriso lo colse, e quando si avvicinò alla sorella si rese conto di avere una strana sensazione alla bocca dello stomaco. 
«Clarissa, si può sapere come sei uscita dall'appartamento?» chiese lui senza far trapelare niente della sua precedente furia cieca. «Con lo stilo» rispose secca lei, mentre tra un boccone e l'altro procedeva laconica sulla riva del lago. «E potrei gentilmente sapere, dov'è che hai preso uno stilo?» domandò; le sopracciglia di Sebastian s'inarcarono per il fastidio, mentre si scacciava un ciuffo ribelle dalla fronte. «Me lo ha dato Jace, mi ha comunicato che tu eri d'accordo... e diciamo che forse si è sbilanciato su come funziona quella "casa"» Clary lasciò in sospeso il discorso, il suo spuntino era finito e quel sapore fresco e pungente che aveva in bocca le fece strizzare gli occhi verdi.
Con un sospiro, e quando si sentì finalmente pronta si voltò verso suo fratello. Da tempo si malediva, l'affetto che aveva iniziato a provare per lui in quel poco tempo passato assieme, aveva man mano preso piede. Facendole sorgere domande del tutto lecite, su moralità o immoralità. «Potrei sapere il motivo del tuo furore, Sebastian?» chiese Clary, Sebastian non rispose continuò a fissarla con quegl'occhi neri. Ad un certo punto, il giovane, s'avvicino con fare impettito e sembrò che i due non vedessero che l'uno e l'altra. «Ti va di ballare?» propose Sebastian a Clary, il suo tono era serio.
«Non c'è la muscica...» constatò lei, maledendosi perché non aveva rifiutato quell'invito. Sebastian sorrise serafico «Nessuno mai ti ha detto che... Se vuoi puoi sentire la musica ovunque tu voglia?» e detto questo, le sue braccia l'attrassero a sé e con fare morbido ed elegante incominciarono a danzare.
A Clary sovvenne alla mente il sogno di quattro mesi fa, dove felice danzava nell'enorme stanza degli Accordi di Idris; dove sorridente aveva ballato prima con Simon e poi con Jace. Dovette constatare che, purtroppo, si sentiva come in quel sogno: felice ed appagata.
«Non, rien de rien... Non, Je ne regrette rien| Ni le bien, qu'on m'a fâit| Ni le mal toût la m'est bien l'gal...*» la voce di Sebastian le solleticava l'orecchio, quasi fosse un venticello giocoso che volontariamente avesse deciso di sussurrarle i più antichi misteri del mondo tramite canzone. Clary, involontariamente, sorrise di quel lato di suo fratello che tanto le piaceva. «Sebastian, sai che non capisco il francese... Né tantomeno chi sia a cantarla...» ma non le fu concesso di finire il suo discorso che, Sebastian, aveva già iniziato il suo discorso.
«Significa:"Non ripiango niente di niente... Non rimpiango niente| Né il bene che mi è stato fatto, né il male| Non mi importa" e a cantarla era Edith Piaf. Sono sicuro che ti sarebbe piaciuta, a nostro padre faceva impazzire» a quelle parole Clary fremette, si sentiva in colpa per quel che sarebbe successo da lì a poco. 
Si sentiva in colpa per questi sentimenti che non erano propriamente adatti ad un Fratello e in più si sentiva in colpa per come Sebastian la stringeva.
Dolcemente ma non troppo, esattamente come Jace. Si sentiva in colpa verso Jace per quello che stava per fare, sentendosi sporca dentro ma comunque felice.
Clary, si alzò sulle punte e lambì le labbra di Sebastian, dando vita ad un bacio dolce che via via diveniva più possessivo e passionale.
Fu allora che il giovane si accasciò, un dolore lancinante al petto e mentre lentamente si accasciava a terra, grazie all'aiuto della sorella. Il suo sguardo era tutto per lei e per il cielo color arancio-oro dietro di lei, che le conferivano un aspetto Angelico.
Ma d'altra parte lei lo era, un angelo venuto per dargli speranza e conforto in un certo qual senso. Sebastain sorrise, «Non, Je ne Regrette Rien... Mon Amour...» e detto questo chiuse gli occhi. Clary lo guardava, non aveva intenzione di piangere per un elemento simile ma lo fece.
Lo fece per i suoi sentimenti e per quelli di lui.
«Clary» la chiamò Jace, il pugnale ancora insanguinato tra le mani e nella voce e gli occhi un fastidio che lei conosceva bene. «È finita» constatò lui, mentre con lentezza la prendeva fra le braccia ed insieme mandavano un messaggio al Conclave.
Sì,  -pensò- sta volta è Davvero finita... Non, Je ne Regrette Rien... Sebastian. Je suis désolé mon coeur**

Fin ~  




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*Il testo Non Je Ne Regrette Rien è (o era?) di prorietà della cantante, Edith Piaf
**Si, non rimpiango niente di niente... Sebastian. Mi dispiace tanto mio cuore...
   
 
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